lunedì 15 dicembre 2025

Il caos nel governo francese segnala un crescente rischio per l'Eurozona

L'oro che sale di prezzo non è solo il ripudio del dollaro come valuta fiat. Per anni non è stato in un bull market primario perché faceva nuovi massimi in rapporto alla rupia, al rublo, al dong, al pèso... ma non alla valuta di riferimento mondiale. Quando l'oro rompe al rialzo rispetto al dollaro e a tutte le altre valute allora è una cosa diversa; in questo scenario possiamo avere sia l'oro che il DXY che salgono in tandem. Quindi, sì, il mondo sta correndo verso l'oro e i motivi, a mio giudizio, sono due. Sicuramente non è per l'inflazione, visto che gli USA si trovano in un ambiente in cui il credito si sta contraendo (l'IA non compenserà questo assetto). No, si tratta di rischio geopolitico e istituzionale. Le valute fiat stanno mostrando crepe strutturali, i mercati obbligazionari stanno mostrando crepe strutturali, la capacità di emettere nuovo debito in base al bacino fiscale sta mostrando crepe strutturali. Ci stiamo allontanando da un mondo globalizzato dove il commercio sarà propriamente valutato, scevro dalle distorsioni protezionistiche e monetarie alimentate da un sistema estorsivo/estrattivo piuttosto che produttivo. Più in profondità, lo spostamento dalla “consensus politics” di matrice anglo-francese alla “power politics” di matrice sino-russa-statunitense. Lo Stato profondo italiano è di gran lunga peggiore di quello americano dato che è più vecchio. La mera sopravvivenza politica della Meloni in questo ambiente, con colpi al cerchio e alle botte, è di per sé una vittoria. In questo caso particolare potremmo dire che l'Italia è un proxy di quello che si potrà vedere negli USA dove l'oro verrà rivalutato ai prezzi correnti (inizialmente) spostando finalmente il cartellino del prezzo dai ridicoli $42 l'oncia. Infatti così come Milei e l'Argentina sono stati un esperimento anticipato per quanto riguarda tagli e ridimensionamento dello stato nell'economia, la Meloni e l'Italia potrebbero essere l'esperimento in materia di aumento dell'equity. Per l'UE e la BCE è un anatema: sia dal punto di vista di bilancio che di credibilità dell'unione (a livello di facciata). L'incalzante censura europea altro non è che l'anticamera di un processo più ampio volto a impedire che i capitali (rimanenti) in Europa lascino il continente, soprattutto quando dovrà arrivare l'haircut sui debiti insostenibili europei. Potremmo definire la mossa sull'oro della Meloni come un messaggio mafioso indiretto degli USA all'UE. Soprattutto in chiave risolutiva del conflitto tra Russia e Ucraina. Comunque non bisogna farsi illusioni: sia l'amministrazione Trump che di riflesso quella Meloni non riusciranno a risolvere decenni di sconquassi durante i loro attuali termini di governo. Siamo ancora sulla soglia di una trasformazione, la quale richiederà come minimo 10 anni per essere portata a termine. E comunque meglio questa di prospettiva che il mondo distopico e tirannico della cricca di Davos & Co.

____________________________________________________________________________________


di Thomas Kolbe

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/il-caos-nel-governo-francese-segnala)

Il Primo Ministro francese François Bayrou non ha ottenuto la fiducia del Parlamento a settembre, ponendo fine al suo governo. Sebbene i mercati siano rimasti sostanzialmente calmi, ciò non significa che la crisi del debito francese sia stata rinviata.

Dopo soli nove mesi di mandato, il quarto governo del presidente Emmanuel Macron è crollato. Il Primo ministro, François Bayrou, ha perso il voto di fiducia sul suo bilancio incentrato sull'austerità con 364 voti a favore e 194 contrari. Bayrou ha poi annunciato le sue dimissioni.


Bayrou ha riconosciuto la gravità della situazione

Bayrou si era assunto la responsabilità della grave situazione delle finanze pubbliche francesi e ha tentato di imporre un programma di risanamento fiscale. Con un debito pubblico al 114% del PIL e una previsione di indebitamento netto del 5,4% per quest'anno, il piano includeva tagli alla spesa per €44 miliardi, il congelamento delle pensioni e la riduzione di due festività nazionali: misure pensate come un'ancora di salvezza per l'economia in difficoltà.

Sia la maggioranza parlamentare che ampi settori della società francese si sono opposti al programma di riforme. Gli scioperi generali sono fioccati.

Con le dimissioni di Bayrou, l'indeciso Emmanuel Macron si è ritrovato ad affrontare il compito di nominare un quinto Primo ministro in due anni. Fino alle prossime elezioni dell'aprile 2027 qualsiasi governo, indipendentemente dalla sua composizione, si troverà ad affrontare gli stessi problemi. Qualsiasi forma di consolidamento fiscale sarà affossata da fazioni politiche radicate. La Francia è bloccata in una situazione di stallo politico, cosa che rende il consolidamento del debito apparentemente impossibile.

 

La strada verso il disastro 

Questa bizzarra situazione rivela che l'élite politica francese – e sempre più in tutti gli stati dell'UE sotto pressione dei propri debiti – non riesce più a far prevalere le necessità economiche sulle divisioni ideologiche. Il mancato voto di fiducia è stato l'ennesimo chiodo nella bara dell'UE e presto si manifesterà sui mercati come un problema per l'Eurozona, man mano che gli investitori si renderanno conto dell'impotenza politica della Francia.

Prima delle sue dimissioni Bayrou ha apertamente criticato lo stile di vita francese, individuando nello Stato sociale un problema critico. Ora sperimenta in prima persona che chiunque metta in discussione i numerosi privilegi del sistema di welfare viene punito senza pietà dal punto di vista politico. La Francia difende la sua società fondata ormai sui trasferimenti sociali come una vacca sacra, anche se questa posizione conduce direttamente alla catastrofe fiscale.


Il rischio di contagio in Europa

Per i mercati finanziari gli eventi di Parigi non sono una buona notizia. Gli “OAT” francesi, i titoli del Tesoro, hanno mostrato scarsa reazione immediata al crollo del governo. Poi, però, sono stati sottoposti a crescenti pressioni a causa della crisi sovrana incombente. I rendimenti sono aumentati e lo spread rispetto ai Bund tedeschi, il benchmark europeo, si è ampliato fino a 90 punti base, segnalando un rischio crescente.

I titoli di Stato francesi sono ora scambiati con un premio di rischio significativo, molto simile al debito britannico. Il rischio di contagio incombe sull'Eurozona se i mercati si rivolgessero ad altre nazioni ad alto debito come Spagna, Italia, o Grecia, innescando una reazione a catena che ricorderebbe la precedente crisi del debito sovrano.

La Francia rimane in subbuglio e la attende un altro test cruciale: Fitch pubblicherà la sua valutazione del rating creditizio.

Sebbene un declassamento immediato sia improbabile – la Francia si attesta già su AA- con outlook negativo – un rientro nella categoria A è ora una possibilità concreta. Ciò costringerebbe gli investitori istituzionali a vendere obbligazioni francesi, aumentando ulteriormente i costi di rifinanziamento e aggravando la spirale del debito francese. Il Paese perderebbe gradualmente il suo status di benchmark “quasi privo di rischio” nell'Euroarea.

 

Valutazione dei rischi

Un andamento simile è emerso sui mercati monetari, dove l'euro ha addirittura guadagnato leggermente rispetto al dollaro. Segnali dell'imminente crisi del debito sovrano potrebbero provenire anche dai metalli preziosi: oro e argento hanno temporaneamente raggiunto massimi storici, confermando una costante tendenza al rialzo sostenuta dalla domanda delle banche centrali in tutto il mondo.

Gli investitori privati ​​e gli operatori istituzionali dovrebbero prendere nota: la consapevolezza delle imminenti crisi sovrane è aumentata dopo i gravi shock di mercato diciotto mesi fa. L'oro offre un rifugio sicuro senza rischio di controparte.

La BCE si trova di fronte a un difficile equilibrio: in caso di un nuovo intervento, dovrà bilanciare il controllo dell'inflazione con la stabilità finanziaria. L'aumento degli spread può distorcere la trasmissione della politica monetaria, costringendo a misure mirate di liquidità senza abbandonare del tutto la stretta monetaria. I commentatori di mercato avvertono di un “inverno nervoso” per gli spread dell'Eurozona.


Scontro inevitabile

La Banca Centrale Europea, ultimo baluardo dell'Eurozona in caso di vendite obbligazionarie dettate dal panico, è rimasta invisibile durante il caos francese. La calma degli scambi dopo il fallimento del voto di fiducia e i rendimenti stabili dei titoli di stato francesi e dell'euro suggeriscono che la BCE potrebbe essere intervenuta silenziosamente con acquisti di supporto selettivi. La conferma arriverà con il prossimo rapporto del TCI, che rivelerà le transazioni delle banche centrali.

Fino ad allora, le speculazioni continueranno, a meno che le fughe di notizie non vengano a galla prematuramente.

I cinici potrebbero sostenere che i mercati si sono abituati al dramma francese e stanno semplicemente aspettando il capitolo successivo, cosa che potrebbe riguardare problemi di liquidità. Nel complesso la graduale svendita del debito pubblico a lungo termine sui mercati globali continua. La Francia rimane sotto stretta osservazione a causa delle continue turbolenze politiche e delle sfide fiscali irrisolte.

La grande resa dei conti sul mercato obbligazionario incombe come una nube oscura e l'incessante accumulo di debito pubblico scatenerà prima o poi violente tempeste. L'architettura finanziaria globale poggia su fondamenta fragili: un sistema monetario fiat basato su debito sovrano che per essere “gestito” ha bisogno di dosi crescenti di inflazione.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.


Nessun commento:

Posta un commento