venerdì 11 settembre 2015

Pericolo intellettuale tossico: aspiranti keynesiani-signoraggisti





di Francesco Simoncelli


Vorrei iniziare questo commento presentando la ridicolaggine di personaggi come Krugman e tipi che lo seguono, i quali spengono le proprie facoltà cerebrali e pendono dalle sue labbra solo perché "ha vinto un Nobel". Krugman è un pagliaccio, non un economista. Non sorprende se non ne azzecca una, e ogni volta è costretto a fare figure da scemo nonché cimentarsi in bislacche correzioni delle sue previsioni sconclusionate.




Ecco questa è la prova che la "scienza" keynesiana altro non è che vuoto economico. I saltimbanchi keynesiani affermavano che senza lo stimolo statale, la disoccupazione sarebbe arrivata al 9%. Invece lo stimolo c'è stato e la disoccupazione è arrivata al 10%. Pagliacci, mille volte pagliacci. L'articolo che mi preparo a dissezionare, invece, è l'ennesima prova di come determinati soggetti, che ancora seguono una teoria morta con la stagflazione degli anni '70, ma che si è trasformata in un mostro sotto steroidi che sta divorando lentamente la produttività e l'economia di mercato, credano di poter ritornare ad un interventismo soft rispetto a quello hard di cui siamo testimoni oggi. Tentano di giustificare politiche partorite da un arrogante come Keynes, che addirittura credeva di poter invertire il ciclo economico con uno schiocco di dita. In realtà, l'attuale stato in cui versano le economie occidentali e, più in generale, globali è proprio il frutto delle giustificazioni originali che Keynes fornì negli anni della Grande Depressione, enunciate in quel manuale illeggibile chiamato Teoria Generale. Potete star certi che la maggior parte di coloro che si professa keynesiana, non ha letto quel pattume intellettuale. Gli insegnanti ancora assegnano tale testo ai loro allievi, ma nessuno lo legge e si prosegue ad applicarlo "per sentito dire".

Io ho fatto questo sforzo. Non solo, ma ho duplicato tale sforzo leggendo un manuale più agile e coerente scritto da Hazlitt nel 1955, The Failure of  the "New Economics". In genere, i keynesiani non leggono né l'uno né l'altro. Le loro tesi sono state smontate non solo dalla storia, ma ogni volta che hanno dovuto re-inventare il loro credo i fatti pratici hanno smontato sequenzialmente le loro capriole intellettuali. Ciononostante persistono ancora nel voler fornire "ricette" e spiegazioni. Perché? Perché sono finiti sul banco degli imputati. Il keynesismo ha aleggiato nelle sale delle istituzioni pubbliche e accademiche sin dal 1936. Ora che i nodi stanno venendo al pettine, e le giustificazioni fornite all'apparato statale e, più in generale, interventista, stanno creando abomini economici, cercano di divincolarsi sventolando la scusa puerile di come Keynes non sia stato capito o applicato "giustamente". Cosa vuol dire? In realtà, stanno solamente invitando l'apparato statale ad intervenire di più e spostare l'asticella dell'invasione nella sfera individuale sempre più in alto. Non sanno fare altro. Il loro motto è sempre stato questo: "Se qualcosa ha fallito, più della stessa cosa che ha fallito funzionerà".

Detto questo, iniziamo il nostro percorso di dissezionamento. Potete trovare l'articolo originale a questo indirizzo.

Occorre davvero chiarezza e verità oltre le ideologie, altrimenti il rischio concretissimo è quello di dare indicazioni completamente errate sulle soluzioni da attuare. E ancor di più urge questo compito di chiarezza per chi ha a cuore la dottrina della Chiesa, poiché in materia c’è poca conoscenza e molta mistificazione.

Sono d'accordo. C'è bisogno di chiarezza quando si espongono i fatti al pubblico più ampio. In questo articolo, non ne troveremo. Ciò che invece ci ritroveremo di fronte sarà confusione e un minestrone di teorie keynesiane/signoraggiste. Quando si fa riferimento ad un testo oscuro o contradditorio come la Teoria Generale, questi sono i risultati.

Non c’è dubbio sul fatto che questo mondo moderno, in questi ultimi cinquanta anni, ha prima proposto e poi perseguito un modello di crescita che non teneva conto dei limiti umani e del bene comune. All’inizio tutto sembrava poter stare insieme, poi quando è stato chiaro che così non poteva essere, purtroppo ha prevalso il potere di chi aveva interessi personali ed è rimasto privo di potere chi si prodigava per il bene comune. Ora siamo al punto in cui i beni comuni vengono sottratti ai popoli in nome di un pareggio di bilancio e/o un dovere di pagare i debiti che sembra essere divenuto un dogma superiore a qualsiasi altro.

L'autore, a quanto pare, si scorda di menzionare come sin dalla seconda metà degli anni '40 il keynesismo è diventato dominante nelle aule accademiche. Economics di Paul Samuelson è stato il testo di riferimenti nelle aule universitarie, non l'Azione Umana di von Mises o Capitalism and Freedom di Friedman. I banchieri centrali sono stati formati secondo i dettami della teoria economica spiegata da James Tobin, non da Friedrich Hayek. In questo modo l'economia è stata sin da allora considerata una sorta di sistema chiuso simile ad una vasca da bagno, dove gli interventi delle banche centrali avrebbero potuto aggiungere quella cosa mistica nota come "domanda aggregata" e di conseguenza raggiungere la piena occupazione delle risorse materiali e umane e il PIL potenziale. La realtà è stata ben diversa, poiché ciò che abbiamo ottenuto è stato clientelismo ed una stagnazione economica/intellettuale crescente che ci ha portato alle attuali condizioni.

In poche parole, nel corso del tempo lo stato, insieme alla sua filiale nota come banca centrale, non ha fatto altro che predare continuamente il bacino della ricchezza reale nello sciocco tentativo di permettere a coloro che fanno parte della sua sfera clientelista di vivere al massimo col minimo sforzo. Infatti, l'interventismo centrale nei mercati attuato dalla banca centrale è servito fondamentalmente a ridistribuire potere dai decisori ultimi di mercato del passato, i consumatori, a quelli attuali, i pianificatori centrali e i loro clienti. Il potere della stampante monetaria è riuscito a creare questo risultato, non gli "interessi personali (o spiriti animali)" eterei e il cosiddetto "bene comune". L'autore in realtà sta spostando l'attenzione dell'ignaro lettore sulla presunta avidità di alcune persone, mancando totalmente il punto di come in un ambiente di libero mercato non si sarebbe mai arrivati ad avere livelli d'intervento nella misura che abbiamo visto sin dal 2008. Esaltando il "bene comune" s'ignora la proprietà privata delle risorse, unico modo attraverso il quale le scelte degli individui contano per davvero; mentre la gestione del bene comune è sempre affidata ad una figura super partes, quale lo stato, il quale si presume ingenuamente sia qui per il nostro bene. Non è così. Questa è la fallacia che Keynes ha ereditato da Burke.



LA DOTTRINA KEYNESIANA E LA SUA PREDOMINANZA NELLE SALE ACCADEMICHE

L'autore poi pretende di farci credere che il keynesismo non abbia alcuna colpa originale per l'attuale stato in cui versa l'economia mondiale.

Il semplice fatto che due eventi hanno segnato l’architettura monetaria e finanziaria internazionale dalla Seconda Guerra mondiale ad oggi: gli accordi di Bretton Woods del 1944 e l’abolizione degli stessi accordi nel 1971. Con tali accordi le richieste keynesiane furono abbandonate in favore di quelle dell’economista statunitense Harry Dexter White (mentre Keynes rappresentava l’Inghilterra). Il motivo è semplice: il progetto di Keynes era equilibrato e prevedeva una camera di compensazione per la gestione dei rapporti creditori (e debitori) tra gli stati, mentre il modello proposto da White era sbilanciato a favore degli Stati Uniti, poiché prevedeva che tutte le monete degli stati potessero essere cambiate in dollari con un rapporto stabile e i dollari potevano essere cambiati in oro (sempre con un rapporto stabile). Ovviamente gli Stati Uniti poterono imporre il loro modello per la forza di essere il grande vincitore della guerra e il paese verso cui si erano indebitati molti stati anche loro vincitori. L’economista White è stato anche il grande artefice della creazione del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale.

La critica dell'autore è esilarante. Proprio perché non ha nulla a che fare con la realtà: il keynesismo è la "religione" dominante nelle aule universitarie. O lo ignora, o mente sapendo di mentire. Ma vorrei stare al gioco per un momento, proprio per sottolineare come le sue posizioni siano lo stesso incocludenti e fuorvianti. Qual era la differenza tra le posizioni di White e Keynes? Sostanzialmente nessuna. Entrambi invocavano la presenza di un'autorità super partes affinché direzionasse gli scambi globali tra gli attori di mercato. Nessuno dei due voleva lasciare il passo al libero mercato. Nessuno dei due voleva tornare ad un gold coin standard pre-1914. Nessuno dei due immaginava un ruolo passivo dello stato e della banca centrale. Keynes era un interventista cronico, White un comunista; entrambi avevano "ricette" che a loro modo di vedere avrebbero avvantaggiato il commercio mondiale. Non avevano intenzione di restituire lo scettro di "re" del mercato ai consumatori. Entrambi li reputavano troppo "volubili". C'era bisogno di controllo. C'era bisogno di stabilità. C'era bisogno di un leader. L'Inghilterra aveva ormai compromesso la credibilità della sterlina agli occhi del mondo.

Non fu un caso se il dollaro nel 1945 divenne l'unica valuta di riserva mondiale. Stava per finire un'era, come era accaduto per la Spagna, il Portogallo e l'Olanda secoli prima. Ciononostante non si voleva lasciare che lo stato arretrasse di un millimetro. Gli interventi nell'economia si erano fatti troppo ingenti e la burocrazia troppo estesa per essere smantellata.

Ora, dato che con Bretton Woods il modello keynesiano è stato rifiutato, accusare Keynes del disastro della crisi odierna (scoppiata dopo sessant’anni dalla sua morte!) è una cosa completamente fuori dalla realtà. Gli accordi di Bretton Woods non potevano funzionare e non potevano durare perché consegnavano di fatto il controllo monetario mondiale agli Stati Uniti e perché la quantità di oro depositato non poteva essere sufficiente a coprire tutta la moneta in circolazione. L’aumento della moneta era necessario per sostenere la crescita economica americana e mondiale, ma ormai negli anni Sessanta tutti sapevano che non c’era abbastanza oro al mondo per coprire la moneta in circolazione. Quando nel 1971 il presidente americano Nixon annunciò pubblicamente che gli Stati Uniti avrebbero smesso di garantire il cambio dei dollari con l’oro, non fece altro che rendere palese e ufficiale ciò che tutti sapevano: non c’era abbastanza oro per tutta la moneta in circolazione. Da allora il prezzo dell’oro in dollari è iniziato a fluttuare e così anche i cambi monetari, che fino ad allora erano stati tenuti stabili grazie al continuo intervento delle banche centrali.

Era un gioco a livello di geopolitica. L'Inghilterra agli occhi del mondo non aveva più credibilità a livello monetario, e accettare una sua proposta sarebbe equivalso ad un errore strategico da parte degli Stati Uniti, i quali, come accadde nel 1925, dovendo dividere lo scettro di valuta di riserva con la sterlina, furono spinti a svilire il dollaro per sopprimere la fuga d'oro dai lidi inglesi e in questo modo accesero la miccia che successivamente avrebbe dato fuoco alle polveri della Grande Depressione. Gli Stati Uniti avevano l'occasione di andare da soli. La sfruttarono. Ma l'idolatria di Keynes non svanì. Soprattutto nelle aule universitarie. In realtà, non viene venerata la sua figura in quanto tale, bensì la sua giustificazione agli interventi positivi nei mercati. La pianificazione centrale non chiede altro. È per questo che al giorno d'oggi le politiche di Keynes sono state pompate con steroidi: lo stato risponde alla legge di Parkinson, ovvero, estenderà la sua influenza in base ai fondi che riesce ad incamerare. Non si può tornare indietro. Perché? Lo spiegò Ludwig von Mises nel suo capolavoro del 1950, Planned Chaos. Quando la pianificazione centrale dell'economia inizia la sua marcia interventista per controllare sacche crescenti dell'economia di mercato, essa non si potrà fermare fin quando non avrà sotto il suo controllo l'intero quadro economico. Qualunque cosa sfugga a tale controllo rappresenterà la miccia che farà scoppiare l'intera struttura.

Bretton Woods non era altro che un'estensione del precedente gold exchange standard, una costruzione burocratica che andava a sostituire il gold coin standard che venne abolito nel 1914 quando i governi dell'Europa rubarono l'oro della popolazione stipato nelle banche commerciali. Poi ogni governo inflazionò la propria offerta di moneta per sostenere gli sforzi bellici: tassazione attraverso l'inflazione. Il gold exchange standard vide la luce alla Conferenza di Genova nel 1922. Il sistema si basava su questo presupposto: convertibilità in oro delle due valute principali, la sterlina e il dollaro. Fu un accordo tra governo e governo. La Gran Bretagna andò in default nel 1931. Uscì dal gold coin standard: 1925-1931. Gli Stati Uniti andarono in default nei primi mesi del 1934: ci volevano $35 per un'oncia d'oro, non più $20. Lo zio Sam derubò i governi del mondo. Aveva già fregato il popolo americano, il cui oro era stato confiscato l'aprile precedente: l'Ordine Esecutivo 6102 di Roosevelt.

Nel 1969 il governo degli Stati Uniti stava per fregare di nuovo i governi del mondo. Avevano comprato IOU del Tesoro USA sull'ipotesi che avrebbero potuto redimere l'oro a $35 l'oncia in qualsiasi momento. Dalla seconda metà degli anni '50 fino alla seconda metà degli anni '60, gli Stati Uniti si dedicarono a riempire la vasca da bagno economica della nazione di domanda aggregata. Ciò fu particolarmente evidente con le politiche "guns and butter" di Lyndon Johnson, le quali alimentarono il fuoco espansionistico artificiale degli USA. Welfare state e la guerra del Vietnam misero in ginocchio lo zio Sam, il quale vide quasi arrivare lungo le sue coste le navi mandate da De Gaulle per ritirare l'oro immagazzinato presso la NYFED. Quell'oro era ormai andato. Infatti il 15 agosto del 1971 Nixon chiuse unilateralmente la finestra dell'oro. Il mondo si ritrovava quindi IOU del Tesoro USA che non erano più coperti da oro.

Pensate alla riserva frazionaria. Ora pensate alla rehypothecation dell'oro. Sono esattamente la stessa cosa, oro di terzi posto come garanzia a fronte di molteplici certificati cartacei su tale oro. Durante la seconda guerra mondiale molte nazioni europee pensarono di immagazzinare il proprio oro oltreoceano, presso quello che era noto come un paese neutrale: gli Stati Uniti. C'era una certa fiducia nei confronti degli USA all'epoca, quindi quell'oro venne lasciato a Fort Knox anche successivamente, soprattutto con la Guerra Fredda alle porte. Proteggerlo costava molto e le commissioni per l'immagazzinamento non erano abbastanza. Quindi gli USA decisero di trarvi profitto emettendo certificati cartacei basati su quest'oro ed incassare qualcosa. Il gioco andò avanti fino al 1971, quando i debiti dello zio Sam lo stavano prosciugando del suo oro. Una volta chiusa la finestra dell'oro, si pensava, nessuno avrebbe richiesto indietro tutto il proprio oro, quindi gli USA si spinsero oltre. Fusero il metallo giallo di altri paesi e lo spacciarono come proprio per impegnarlo come garanzia. Presto quest'oro avrebbe avuto più possessori. Non solo, ma le emissioni cartacee sull'oro non smisero certo di circolare nei mercati mondiali: strumenti finanziari coperti presumibilmente da un certo quantitativo d'oro da cui trarre profitto.

Al giorno d'oggi nessuno sa quanto oro ci sia a Fort Knox, per anni Ron Paul ne ha chiesto una revisione senza successo. La Germania ha chiesto di vedere il suo oro presso Fort Knox: richiesta negata. Ha chiesto, quindi, di poterlo rimpatriare. La risposta è stata: "Più in là... in futuro..." La Germania ha desistito. Sa cosa sta accadendo. Sa che il mercato dei futures sull'oro è un gigantesco incidente annunciato in cui esistono tonnellate di cartaccia a fronte di una piccola quantità d'oro fisico. Sa che il suo oro non esiste più (o perlomeno quello con il suo marchio). Sa che la Cina e la Russia non molleranno quello accumulato finora, e una volta esaurita quella piccola quantità i contratti futures verranno rimborsati in moneta fiat piuttosto che con l'asset sottostante qualora richiesto: game over. Di conseguenza, deve guardarsi intorno per appropriarsi della quantità d'oro che desidera. Rivolgendo lo sguardo alla Grecia, ad esempio. Quindi, no, il problema non è che non c'è abbastanza oro; il problema è che quell'oro è semplicemente svanito. E' davvero bizzarro come certe idee sciocche possano attecchire nella mente di persone presumibilmente preparate dal punto di vista economico, ma che invece dimostrano solamente di non aver un minimo di base teorica alle spalle e, soprattutto, di dover ricorrere a miti sfatati da tempo per portare avanti le loro tesi sballate e senza senso.

Scrisse F. A. Hayek in Prices and Production: "Sembrerebbe che le ragioni comunemente avanzate come prova che la quantità del mezzo di scambio in circolazione dovrebbe variare al variare della produzione (se aumenta o diminuisce) siano interamente infondate. Sembrerebbe anche che la caduta dei prezzi proporzionale all'aumento della produttività, che necessariamente accade quando la quantità di denaro rimane la stessa e la produzione aumenta, non sia interamente pericolosa, ma infatti il solo mezzo per evitare mal direzionamenti della produzione."



INTERFERENZE NEL SISTEMA MONETARIO

L'autore prosegue ignorando come gli Stati Uniti abbiano potuto concentrare nelle loro mani tutto quel potere: limitazione del libero mercato. Privarono i consumatori del mezzo attraverso il quale si può mantenere onesta l'asta generale di cui tutti gli attori di mercato fanno parte: l'oro. Lo stato vuole autonomia, e s'intende autonomia dai consumatori. Questi ultimi esercitavano il controllo sullo stato in due modi prima del 1914: votando e possedendo monete d'oro. Lo stato tollerò questo stato di cose fino a quando scoppiò la prima guerra mondiale. Poi, invocando il patriottismo, cercò nuovi modi per intereferire con le decisioni dei consumatori. Lo stato reclamò l'autonomia sul denaro perché vuole autonomia dalla popolazione.

La denuncia unilaterale degli accordi di Bretton Woods misero in chiaro anche un’altra cosa: così come quegli accordi erano stati concepiti per la supremazia monetaria e finanziaria degli Stati Uniti, anche la loro cancellazione era stata decisa e operata per lo stesso motivo. E oggi, con la crisi odierna, è precisamente quella architettura monetaria e finanziaria ad essere andata in crisi.

Il problema con affermazioni simili, è che servono ad accalappiare gli sprovveduti. Sono un prodotto civetta. I keynesiani hanno sempre fatto ricorso a questi sotterfugi per ottenere consensi. L'autore di questa accozzaglia di lettere senza senso, opera sugli stessi binari. Getta nella mischia determinate affermazioni plausibili che, in realtà, confondono causa ed effetto e contorcono totalmente la realtà economica che si presume debbano spiegare. Il lavoro di chi confuta quest'ennesima espressione di "gioco delle tre carte" intellettuale, è faticoso e spesso viene soprasseduto da coloro che hanno assorbito la lezione keynesiana. Questa è la classica teoria della montagna d'immondizia: è facile gettare un sacchetto della spazzatura in cima a degli altri, il lavoro difficile arriva quando bisogna smaltire tale montagna; e nonostante tutto l'impegno che ci si possa mettere per smaltirli, la semplicità con cui verranno gettati nuovi sacchetti sarà superiore al lavoro impiegato per smaltirli.

C'è una conseguenza non vista: tossicità diffusa. Lo stesso vale per la teoria keynesiana: intossicherà fino alla morte patrimoniale coloro tanto sciocchi da cadere nella sua trappola.

Il 15 agosto 1971 Nixon annunciò al mondo che era diventato keynesiano e da quel momento in poi l'America avrebbe seguito politiche interventiste sempre più invadenti, gettando i semi del suo disastro futuro.




Il seguente passaggio è un estratto dal libro di David Stockman, The Great Deformation:

[...] Durante quel periodo ci fu una massiccia espansione di moneta e credito alimentata dalla FED. Questo, a sua volta, generò la più grande impennata nell'inflazione dei prezzi delle commodities sin dal 1919.

Il petrolio greggio fece da apripista. Dopo essere stato valutato sul mercato mondiale a $1.40 al barile quando Nixon si riunì insieme al suo staff a Camp David nel 1971, nei quattro anni successivi salì ad un picco intermedio di $13 al barile e nel 1980 arrivò a $40 al barile.

Vennero incolpate le forze politiche piuttosto che quelle economiche per l'impennata mondiale dei prezzi del petrolio post-1971 — in particolare il presunto aggiotaggio del cartello dell'OPEC. Infatti, fatta eccezione per un breve periodo durante la guerra del Medio Oriente nel 1973, il petrolio fluiva regolarmente nel mercato.

Il problema non era una carenza di petrolio, ma un fiume di denaro e una domanda gonfiata. Tra il 1972 e il 1974 l'economia globale raggiunse un ritmo d'espansione incandescente, in parte dovuto alla trazione del boom di Nixon. Ad esempio, le importazioni non petrolifere verso gli Stati Uniti aumentarono del 15% nel primo anno dopo Camp David, poi accelerarono al 22% l'anno successivo e infine arrivarono al 28% nei dodici mesi terminanti nell'agosto 1974. Questi aumenti giganti nei beni importati erano letteralmente fuori scala.

Mentre la domanda statunitense accendeva un boom di produzione in tutto il mondo, aumentarono il numero delle fabbriche mondiali. Inoltre stava emergendo una forza ancora più potente. In risposta alle inondazioni di moneta e credito della FED, le banche centrali di tutto il mondo si accodarono con la loro espansione monetaria.

Compravano dollari e vendevano le proprie valute al fine di prevenire la pressione al rialzo sui tassi di cambio, insita nel nuovo mondo delle valute fluttuanti. In altre parole i banchieri centrali, avveduti fino a quel momento, si trasformarono in stampatori di denaro seriali per legittima difesa, perché dovevano contrastare la marea di dollari emessa da Arthur F. Burns.

Infatti, con i tassi di cambio non più fissi e visibili, un processo di svalutazione competitiva più subdolo divenne il modus operandi quotidiano. In questo modo la FED propagò le sue politiche inflazionistiche a tutta l'economia mondiale.

Quindi è stata una tempesta di denaro e credito che ha generato la prima bolla delle materie prime dopo il 1971, non il cartello dell'OPEC. Poiché se il problema fosse stata la sedicente manipolazione dei prezzi da parte del cartello petrolifero, non si spiegherebbero i vari boom nelle commodities durante lo stesso periodo di tempo.

Ovviamente non vi era alcuna prova di accordi di cartello nei mercati del riso, del rame, della pancetta di maiale, o del sego industriale. Eppure, tra il 1971 e il 1974, il riso passò da $10 a $30 per quintale, mentre la pancetta di maiale salì da $0.30 per libbra a $1.

Analogamente, il costo di una tonnellata di rottami d'acciaio salì da $40 a $140; lo stagno saltò da $2 a $5 per libbra; e il prezzo del caffè si impennò vertiginosamente fino a quasi otto volte, da $0.42 a $3.20 per libbra. Anche il sego industriale partì per la tangente, passando da $0.06 a $0.20 per libbra; e più o meno lo stesso schema si ripetè per il prezzo del grano, del rame, del cotone, del piombo, del legname e della soia.

Inutile dire che il primo ciclo inflazionistico del denaro fluttuante fu uno shock per i funzionari politici, in particolare per la Federal Reserve e il suo presidente. Mentre il presidente Burns era un pusillanime quando doveva scontrarsi con le richieste di Washington, rimase un falco anti-inflazione quasi per una questione di fede.

Così quando Nixon dovette affrontare lo scandalo del Watergate, Burns rinsavì e premette energicamente il pedale del freno monetario. Di conseguenza l'espansione del credito bancario a due cifre si arrestò, aumentando solo dell'1.2% nel 1975.

La stagflazione rappresentò la tomba del keynesismo. Dalle sue ceneri nacque il neo-keynesismo. I keynesiani, spacciando le loro favolette, vorrebbero tornare ad un interventismo soft. Non è possibile. Perché? Perché quando si da un dito allo stato, finisce per prendersi tutto il braccio.

Purtroppo nel frattempo è nata la moneta unica europea: l’euro. Dico purtroppo perché quando è stata concepita, nel corso degli anni Novanta, la finanza e l’economia americana sembravano vincenti e quindi quello stesso modello è stato applicato anche per la costruzione dell’architettura monetaria e finanziaria europea. In altre parole, quello che era un modello sbagliato fondato sostanzialmente sui profitti è divenuto in Europa un modello criminale per l’espansione dei grandi capitali e lo sfruttamento dei popoli più deboli.

Notate il verbo sottolineato. E' importante notare una cosa del genere. Perché? Perché i keynesiani non hanno la minima idea del perché ci sia una crisi. Credono nei fantomatici "spiriti animali" e di conseguenza si affrettano ad arrivare alle soluzioni partorite dalle loro menti diaboliche. Non hanno una teoria su cui fare affidamento. Hanno la matematica. Che ruolo ha avuto la matematica nel "prevedere" il fallimento della Lehman? Nessuno. Hanno le statistiche. Che ruolo hanno avuto le statistiche nel "prevedere" il fallimento della Lehman? Nessuno. I keynesiani si limitano a guardare i monitori dei pc e a trarre le conclusioni. Vivono d'illusioni e cercano di spargerle anche nella testa degli sprovveduti. Se non volete fare la fine di quegli sciocchi che si sono ritrovati all'ultimo minuto davanti ai bancomat delle banche greche, vi conviene iniziare a studiare materiale accademicamente serio. Ignorate le idee confuse. Ignorate il keynesismo. Ho dedicato un'intera sezione del mio blog per spiegare costantemente perché bisogna ignorare il keynesismo. Potete trovarla a questo indirizzo: http://francescosimoncelli.blogspot.it/search/label/keynesismo

A differenza dei keynesiani, gli Austriaci hanno una teoria solida attraverso la quale poter affermare con relativa sicurezza quali comportamenti conudurranno ad un ciclo economico. Quando la Federal Reserve stimola l’economia, abbassa il tasso d'interesse attraverso l’aumento dell’offerta di moneta. Dato che non ha risparmi, crea nuovo denaro. Supponiamo che la Federal Reserve crei $1,000,000 in nuovo denaro e con esso acquisti i bond dalle banche. Le banche hanno ora un extra di $1,000,000 nelle loro riserve. Le banche sono tenute a mantenere in riserva, o alla Federal Reserve, solo una frazione (il 10% oggi) dei prestiti che concedono da depositi che ricevono dai clienti. Il risultato è che la Federal Reserve e le banche possono creare fino a $10,000,000 di nuovo denaro in eccesso dal nulla. La nuova moneta riduce il tasso d'interesse, illudendo l'ambiente economico che siano nuovi risparmi accumulati dai consumatori. Tuttavia, è il nuovo denaro che aumenta l’offerta di denaro e gonfia salari e prezzi. I risparmi dei consumatori non fanno aumentare salari e prezzi.

Inoltre i consumatori non hanno ridotto il loro consumo e il tasso d'interesse più basso li porta a consumare di più. In questo modo i consumatori e gli imprenditori si ritrovano a lottare per fondi, beni e servizi limitati. A causa dell’aumento dei salari e dei prezzi, gli imprenditori hanno bisogno di più denaro di quanto avevano originariamente previsto per terminare i loro progetti. Se la Federal Reserve decide di salvare gli imprenditori, deve ripetere con le banche lo stesso balletto di creazione di nuovo denaro. Anche in questo caso i prezzi ed i salari saliranno, e di nuovo gli imprenditori avranno bisogno di più fondi.

Alla fine, per paura di creare iperinflazione, la Federal Reserve si fermerà dal gonfiare l’offerta di denaro. E quindi le aziende falliranno e la disoccupazione aumenterà, tutto come risultato del fatto che la Federal Reserva ha creato nuovo denaro per abbassare il tasso di interesse per stimolare l’economia.

Ma l'autore del pezzo non dice niente di tutto ciò. Si limita a gettare fumo negli occhi del lettore senza dare spiegazioni. Getta il classico sacchetto sulla montagna d'immondizia e se ne va. Pensa che nessuno lo noterà. Non è così. Anzi, le sue idee da qui in poi diventano più folli, perché sebbene dica che l'attuale modello sia sbagliato, non condanna il denaro fiat e il cartello della banca centrale. Non vuole che il libero mercato decida il destino di entrambi. No, si limita ad affermare che le banche centrali non "stampano per lo stato". Vedremo più avanti perché questa è una sciocchezza.

Infatti, come gli studi economici hanno sempre insegnato, la fluttuazione dei cambi serve ad assorbire la differente velocità di crescita di economie che sono strutturalmente diverse. In mancanza della fluttuazione dei cambi monetari, la differente crescita economica (e la differente crescita dei profitti) si scarica sul costo del lavoro, cioè sulla parte più debole tra le varie fasce sociali ed economiche.

Fluttuazioni rispetto a cosa? Stiamo parlando di denaro fiat. Stiamo parlando di denaro scoperto. Questo significa che tali fluttuazioni non sono impostate da un libero mercato competitivo, bensì dagli artifici delle banche centrali. Manipolare la moneta non ha niente a che fare con una crescita sostenibile dell'economia. L'aver sganciato il denaro dall'oro, ha permesso scelte arbitrarie sconsiderate da parte dei decisori della politica monetaria. Main Street ne paga le conseguenze perché solitamente riceve per ultimo (o per niente) il denaro di nuova creazione.



CONFONDERE CAUSA ED EFFETTO

In questa sezione del suo testo, l'autore attua una trasformazione. Non si capisce il perché. In realtà, non si capisce dove voglia andare a parare con il suo articolo. Sto offrendo questo mio contributo affinché egli possa considerare i suoi errori sotto una luce diversa e in tal modo diradare la sua confusione. Non mi aspetto che cambi idea. Non mi aspetto che risponda a quanto detto finora. Mi aspetto solamente che capisca quanto sia confusa la sua posizione. Infatti, di punto in bianco spuntano fuori tesi signoraggiste. Sebbene non valga più la pena andare avanti da questo punto in poi data l'insensatezza delle tesi a cui fa riferimento l'autore, mi sono fatto forza e ho continuato.

Quindi non è semplicemente la nascita dell’euro a preparare e provocare la crisi attuale, ma è quella struttura monetaria per cui vengono limitati o annullati i cambi monetari tra aree economiche con una struttura differente e una crescita differente. In Italia questa architettura monetaria è iniziata nel 1981, cioè con quell’atto arbitrario noto come il “divorzio della Banca d’Italia dal Tesoro”: con una semplice comunicazione via lettera, la Banca d’Italia smetteva di acquistare i titoli di Stato italiani, i quali finivano così venduti al mercato al miglior offerente. Ma essendo pochi i soggetti autorizzati a tale mercato, ci voleva poco affinché si mettessero d’accordo e facessero scendere il prezzo dei titoli italiani (cioè facessero salire il costo degli interessi per noi contribuenti) ed esplodere il nostro debito pubblico.

In sintesi, l'autore ci sta dicendo che lo stato, verginella di turno che finisce inconsapevolmente nel vicolo buio, venne ricattato dalla Banca d'Italia che s'impose affinché divenisse un soggetto indipendente e smettesse di comprare titoli di stato. Sciocchezze. Prima del 1983, la Banca d'Italia e lo stato italiano erano una sola cosa, ovvero, i titoli di stato erano un proforma poiché la banca centrale italiana finanziava il Tesoro italiano attraverso il conto della tesoreria. Il divorzio tra la Banca d'Italia e lo stato italiano si rese necessario per l'insostenibilità dei volumi richiesti dal Tesoro e per non ingolfare i patrimoni tangibili delle banche. Il problema, però, venne solo spostato perché si trasferì al debito pubblico. Pertanto il debito non scoppiò a causa del divorzio, ma fu il divorzio che divenne necessario in seguito all'aumento dell'indebitamento, non più sostenibile solo dal sistema bancario commerciale. Alla maggior parte degli italiani, invece, quella a cui piace l'intervento dello stato per scopi clientelari o per semplice ignoranza, piace confondere causa ed effetto. L'autore non fa eccezione.

La festa delle esportazioni trainata principalmente dalla macchina statunitense si era raffreddata e lo stato, per conservare l'ampliamento della sua sfera d'azione che aveva raggiunto in quegli anni, dovette iniziare a spendere in deficit per sopravvivere un giorno in più alla scure che si sarebbe abbattuta sui suoi conti fiscali. Iniziò a saturare il proprio "bilancio" emettendo quantità impensabili di titoli di stato. Se la Banca d'Italia non si fosse separata dallo stato, conservando una certa credibilità, avremo sperimentato anche noi un'iperinflazione come accadde nel 1985 in Israele.

Siccome questo è accaduto alle economie e ai bilanci di tutti i paesi europei, questo vuol dire che non è dipeso dalla corruzione o dall’inefficienza italiana, ma da una struttura sbagliata che ha peggiorato le condizioni di tutti. A completare l’opera del disastro dei conti pubblici e la rovina delle diverse economie, alla fine degli anni Novanta nasce l’euro e le monete nazionali assumono un cambio fisso tra loro (e con l’euro). Poi nel 2001 nasce anche l’euro di carta e spariscono le monete nazionali. Ovviamente la nascita dell’euro è avvenuta grazie alla nascita della Banca centrale europea, la quale dal 2001 ha iniziato a stampare moneta secondo una modalità che non poteva andare bene a tante economie tanto differenti tra loro. Inevitabilmente la Bce avrebbe favorito alcuni (i più forti politicamente e finanziariamente) e sfavorito gli altri.

Tutti i paesi europei? Quali? Non lo dice. Non alla Germania, il cui debito pubblico è inferiore di circa il 25% rispetto al picco raggiunto alla fine degli anni '90. Non alla Svizzera, il cui debito pubblico è inferiore del 12% rispetto al picco del decennio scorso. Non alla Finlandia, il cui debito pubblico ha sperimentato un trend ribassista fino allo scoppio della crisi economica europea nel 2010. Se davvero il trend fosse stato quello verso una disastrosa esplosione dovuta a politiche fiscali tutte uguali, a quest'ora il debito pubblico sarebbe un problema simile a quello italiano. Invece c'è chi taglia spese e tasse, senza al contempo aumentare la spesa in deficit e quindi prosperare. Non a caso la Germania è l'unico paese che ancora dà credibilità all'unione degli zombie europea. Sono i contribuenti tedeschi che stanno fornendo soldi e rating di credito per i vari salvataggi dei PIIGS. Sono la garanzia ultima dietro i meccanismi di salvataggio. Lo sono sempre stati. Sin da quando è nato l'euro, gli investitori internazionali si aspettavano politiche monetarie e fiscali conservatrici in linea con la "rigidità" tedesca.

È per questo motivo motivo che l'Italia, ad esempio, o la Grecia, hanno visto un florido mercato per i loro titoli obbligazionari sovrani. Oltre ad essere posti come garanzia per i prestiti dalla BCE, tali titoli erano richiesti anche da investitori internazionali poiché si riteneva che ormai il convoglio europeo avrebbe seguito una linea fiscale sonante imposta da trattati stringenti. Gli investitori internazionali hanno mangiato la foglia e si sono fidati dei pianificatori centrali. Hanno sbagliato. Hanno sbagliato in modo ingenuo. Il loro errore si è palesato in modo concreto alla vigilia dell'haircut dei bond greci in seguito allo scoppio della crisi economica. Di punto in bianco il 75% del loro "investimento" era sparito. Infatti, a differenza di quanto sostiene l'autore, i paesi che hanno beneficiato della sconsideratezza monetaria della BCE sono stati quelli fiscalmente irresponsabili. Ovvero, quelli che hanno sottratto risorse scarse a tutti gli altri incrementando il loro deficit.

In breve, è quella che Philipp Bagus definisce come tragedia dei beni comuni.



IL CUORE DEL PROBLEMA: LA RISERVA FRAZIONARIA

Successivamente l'autore del pezzo parla di riserva frazionaria e di come le banche commerciali possano creare denaro dal nulla. Lo fa in modo confuso e poco chiaro. Non comprende come il denaro depositato in una banca non è più di proprietà di colui che l'ha depositato, ma quest'ultimo vanta semplicemente un credito nei confronti dell'istituto bancario. Di conseguenza la banca comemrciale può disporre come meglio crede delle riserve in suo possesso, poiché obbligata a possederne solo una frazione in forma tangibile. Ciò principalmente per sopperire alle richieste di rimborso o prelievo da parte dei depositanti. Infatti l'interesse che i depositanti ricevono sui loro depositi deriva proprio dal prestito dei fondi che loro hanno consegnato alla banca. Essi pensano scioccamente che sia la banca a pagarli per aver avuto la bontà di depositare i fondi. In realtà, dovrebbe essere il contrario perché la banca dovrebbe fornire semplicemente un servizio di immagazzinamento e di conseguenza ricevere un pagamento per tale compito.

Invece la maggior parte delle persone non si accorge che i loro depositi vengono impiegati per fornire prestiti a terzi e nonostante ciò essi hanno la pretesa di voler ritirare qualsiasi somma possano desiderare poiché possessori legittimi del denaro depositato. Qualora qualcuno volesse ritirare tutta la somma depositata, la banca commerciale dovrebbe prima liquidare parte dei suoi asset e poi rimborsare quanto richiesto. Problema: che succede se alcuni attivi sono inesigibili? Avviene una disconnessione tra attivi e passivi, cosa che scatena un panico tra i depositanti i quali si affrettano per ritirare quanto più prima possibile i loro depositi. La banca va in bancarotta, i primi a ritirare i loro depositi forse riescono a salvare il loro patrimonio e la maggior parte dei depositanti rimane con un pugno di mosche in mano. Era questa l'essenza delle vecchie corse agli sportelli bancari.

Per analizzare come l’espansione del credito viene piramidata attraverso il prestito a riserva frazionaria, è utile consultare il libro di Murray Rothbard, Il Mistero dell'Attività Bancaria. All’interno di un ipotetico sistema bancario competitivo con un tasso del 20% sulle riserve obbligatorie e supervisionato dalla FED, Rothbard descrive nel dettaglio come le banche espandono il credito:

Per farla semplice, supponiamo che la FED compri un bond per $1,000 da Jones & Co. e questi depositi il denaro nella Banca A, Citibank. Il primo passo lo abbiamo già visto (Figura 10.9), ma verrà visualizzato di nuovo nella Figura 11.1. I depositi a vista, e quindi l’offerta di moneta, aumenteranno di $1.000, posseduti da Jones & Co., ed anche le riserve di Citibank saliranno di $1.000″.

FIGURA 11.1 La Banca Centrale compra titoli di Stato

Il moltiplicatore del denaro consiste in: 1/Riserva Obbligatoria e con una riserva obbligatoria del 20%, il moltiplicatore diventa 5:1; quindi, in teoria, Citibank potrebbe creare circa $4,000 dal nulla e prestarli mantenendo $1,000 a portata di mano come richiesto. Ma Citibank non può subito estendere incautamente il credito con un moltiplicatore di 5:1, creando così un deposito a vista da $4,000 per il mutuatario: in questo modo rischierebbe che il denaro appena creato possa finire in possesso di una banca rivale che potrebbe richiedere un pagamento, il quale non potrebbe essere rimborsato. $4,000 richiesti; Citibank ne ha solo $1,000.

Rothbard ne prende atto e spiega che Citibank, probabilmente, “espanderà con molta più cautela e moderazione”.

Se Citibank dovesse espandere il credito dell’80% o di $800 e creare un deposito a vista sotto forma di un prestito a Macy’s, il negozio può a sua volta acquistare mobili da Smith Furniture Co. Smith Furniture Co. deposita quindi gli $800 nel suo conto con Chembank; questa, quindi, chiama Citibank per gli $800, che essa paga attraverso le sue riserve di $1,000, fornite inizialmente dall’acquisto della Fed di un bond da Jones & Co. La figura successiva di Rothbard mostra come l’offerta di moneta sia stata inizialmente ampliata dalla creazione del prestito da $800 da parte di Citibank:

FIGURA 11.3 Espansione del credito con banche in competizione

L’offerta di moneta è passata da $1,000 a $1,800; un aumento dell’80%. Ma come fa notare Rothbard per quanto riguarda Citibank:

il suo aumento dell’offerta di moneta è garantito dagli iniziali $1,000, ma ora un’altra banca, la Banca B, è esattamente nella stessa posizione in cui Citibank si trovava prima, eccetto che per le riserve: queste sono di $800 invece che di $1,000. In questo momento, la Banca A ha accresciuto l’offerta di moneta con l’aumento originario delle riserve per $1,000, ma anche la Banca B, ChemBank, ha compiuto un aumento extra di $800.

La figura qui sotto mostra il risultato finale:

FIGURA 11.4 — L’espansione del credito con più banche

La Federal Reserve potrebbe avere iniettato $1,000 nell’economia ma, ora, l’offerta di moneta consta di $1,800 ($800 creati dal nulla).

Con gli $800 extra, Chembank può ora effettuare un altro prestito di $640 (80%) ad un altro prestatario, Joe’s Diner, che potrebbe poi acquistare merci da un fornitore, Robbins Appliance CO., il quale è titolare di un conto con la Banca C, altrimenti conosciuta come banca Great Neck. Di nuovo, un deposito è stato creato dal nulla grazie alle precedenti transazioni. Queste le scritture contabili delle banche alla fine dell’espansione:

FIGURA 11.6 — La seconda e la terza banca

Compiuta la transazione e ricevuto il denaro da Chembank (che rimane con $160 di riserva, abbastanza per soddisfare il requisito del 20%), diviene chiara la funzione della riserva frazionaria. [...] Il processo bancario di espansione creditizia ha un effetto a catena a partire dalla banca iniziale: ogni “onda”, però, è progressivamente meno intensa. Per ogni banca che accresce l’offerta di moneta di un ammontare minore (nel nostro esempio, la banca A aumenta i depositi di $1,000, la banca B di $ 800 e la banca C di $640), ciascun istituto bancario, allo stesso tempo, aumenta i suoi prestiti in maniera descrescente (la banca A di $800, la banca B di $640) e le aumentate riserve vengono distribuite alle altre banche, anch’esse in maniera decrescente (banca A $200, banca B $160).

Il prossimo passo sarà compiuto dalla banca C, che estenderà nuovamente, fino a soddisfare i requisiti di riserva: e così di banca in banca, con una diminuzione progressiva dell’effetto a catena.

In seguito l'autore del pezzo che stiamo analizzando inquadra in modo esatto la figura che protegge ed abilita, col beneplacito degli stati, queste pratiche truffaldine..

Ovviamente la giostra del profitto facile col denaro creato dal nulla non poteva durare e soprattutto non poteva essere senza conseguenze. Ma come è potuto iniziare iniziare tutto ciò? Di chi la responsabilità? Le responsabilità sono molte, ma se da qualche parte occorre puntare l’indice accusatore, questo va puntato verso quella istituzione che ha stabilito le regole e aveva il dovere di controllare: la Banca centrale europea.

Poi, però, ricade, nella confusione incolpando gli speculatori e non le deformazioni causate dal credito fiat e dal denaro a buon mercato che abbassa artificialmente il costo e il rischio dei carry trade.

La realtà è che dal marzo 2000 in poi i mercati finanziari di tutto il mondo, gonfiati dall’eccesso di moneta, hanno iniziato a cadere perché ormai tutti si erano convinti che quei prezzi erano troppo alti e quindi i venditori hanno iniziato a prevalere sui compratori. Anzi, sui mercati speculativi è possibile operare allo scoperto e quindi vendere prima (al prezzo più alto) e comprare poi (quando il prezzo è caduto) realizzando così un profitto anche con il mercato in caduta. Ma se questo diventa il comportamento dominante, allora succede che gli speculatori finanziari realizzano giganteschi profitti mentre le azioni di aziende reali diventano carta straccia e le aziende chiudono o falliscono.

Ho una domanda: perché non si erano convinti l'anno prima? O il mese prima? O l'anno successivo? Non lo dice. In realtà, non lo può sapere. Però fa finta di saperlo, dando la colpa alla natura dei mercati: comprare basso, vendere alto. Tutti vorrebbero fare un affare simile. Anche le persone comuni quando si recano in qualsiasi negozio al dettaglio sperano di spendere poco per acquistare quanti più prodotti possibili. Questo è il motivo per cui esiste il mercato azionario. Coloro che hanno intenzione di finanziarsi chiedono fondi a coloro che ne hanno; questi ultimi sperano di staccare un profitto in futuro dando fiducia a coloro che richiedono fondi per realizzare un progetto. Non c'è nulla di male. Si tratta di scambi volontari. Entrambe le parti ne beneficiano.

I problemi emergono quando sono le banche centrali che interferiscono con questo processo, trasformando i mercati azionari in bische clandestine dove le speculazioni con metodi d'ingegneria finanziaria oltre ogni limite gonfiano in modo spropositato realtà che invece non valgono quattro soldi. Tutto ciò viene abilitato dal credito fiat generato dalle banche centrali, non dagli "spiriti animali" degli investitori e degli speculatori. Questi ultimi ne traggono vantaggio, ma non sono la causa scatenante un panico. Sono le banche centrali che, sottraendo ai giocatori d'azzardo la brocca del punch, innescano un panico finanziario. Ho analizzato nel dettaglio questo aspetto nel Capitolo 7 del libro che ho da poco pubblicato. Potete acquistarlo su Lulu in formato .epub e su Scribd in formato .pdf.






LA SOLUZIONE KEYENSIANA-SIGNORAGGISTA: CONSEGNARE LA STAMPANTE NELLE MANI DELLO STATO

Da questo punto in poi l'autore del pezzo in esame procede a descrivere come l'intervento delle banche centrali abbia sparso in tutto l'ambiente economico e finanziario una serie impensabile di bombe ad orologeria finanziarie. Il credito facile elargito dai banchieri centrali ha scatenato una voracità nelle sale delle borse mondiali, che ha sparso una fame di rendimenti decenti tra i gestori di fondi e ha falsificato il price discovery tra le varie classi di asset. Per salvare i protetti dal loro cartello, le banche centrali hanno inondato le banche commerciali con una caterva di liquidità la quale è finita parcheggiata nei depositi delle rispettive banche centrali. Gran parte di queste riserve in eccesso è servita a puntellare i bilanci disastrati di quelle entità decotte che all'indomani del 2008 sarebbero dovute andare fallite. Ma il denaro in quanto tale non fornisce rendimenti, quindi si sono gettate anima e corpo nei mercati azionari e obbligazionari razzolando quanti più asset possibili in cerca di carry trade facili con cui presentare a fine anno dei bilanci in crescita.

In realtà, quello che è accaduto è stata una mania di spese in conto capitale che hanno foraggiato un'inspiegabile follia d'investimenti in cose che nessuno voleva. Perché? Perché all'indomani del 2008 queste aziende sarebbero fallite in assenza d'interventi centrali a sostegno della loro sopravvivenza. Ricorrendo al debito a buon mercato hanno vomitato nel casinò una caterva di asset, i quali sono serviti a pagare dividendi da favola. Non c'è stato alcun investimento in settori come ricerca & sviluppo, bensì un impegno costante a sfornare quante più azioni possibili sull'onda del credito facile. Poi, qualora si fossero presentati periodi di stress, si sarebbe fatto ricorso all'ingegneria finanziaria per tamponare eventuali falle e attendere un'ulteriore manna dalle banche centrali. LBO, riacquisti d'azioni, fusioni & acquisizioni, sono stati tutti modi attraverso i quali i grandi player di Wall Street e bische clandestine simili sono riuscite a tirare avanti fino ad adesso.

Ma in assenza della benzina fonita dalle banche centrali, il sogno di azioni in perenne crescita e rendimenti obbligazionari in costante calo diventano un miraggio. È per questo che nel futuro assisteremo ad un nuovo QE, probabilmente sotto nuovo nome. Finché il bacino dei risparmi reali è in crescita, la sua erosione non genererà conseguenze allarmanti. Ma una volta che diventa stagnante, o peggio, diventa negativo, allora assisteremo ad un brusco redde rationem. Il problema, quindi, va inquadrato per quello che è: l'intervento centrale nei mercati, la manipolazione cronica e la mancata pulizia.

Se ne rende conto anche l'autore, ma il tempo di una frase e diventa inspiegabilmente schizofrenico. Afferma questo:

Ora è chiaro che il cuore del problema è il comportamento delle banche centrali. E il cuore del problema è il meccanismo con cui le banche centrali creano moneta.

Un aspetto poco noto infatti è che le banche centrali, quando creano moneta, la ascrivono tra i passivi del bilancio. Tale scrittura tra i passivi è poi bilanciata tra gli attivi con i titoli di Stato che vengono acquistati. Quindi, di fatto, tutta la moneta in circolazione è un debito della banca centrale, che però immediatamente si trasferisce, tramite i titoli di Stato, agli stati e quindi ai popoli.

Domanda: dove finiscono la stragrande maggioranza degli utili delle banche centrali? Risposta: allo stato. Il suo è un falso problema. È l'ennesimo prodotto civetta per accalappiare gli sprovveduti. Non cascateci. Poi rincara la dose.

Questo è il motivo fondamentale per cui il debito di tutti gli stati, quando una banca centrale non stampa più moneta per lo Stato, è sempre in perenne crescita. La realtà è che lo Stato, se perde la sovranità monetaria, diventa perennemente bisognoso di moneta è il famigerato pareggio di bilancio diventa una chimera irraggiungibile.

Infatti lo Stato, privo di sovranità monetaria, ha solo due vie: fare nuovo debito oppure aumentare le tasse. Ma questo solo se l’economia internazionale va bene. Se va male, come nel caso attuale, allora avremo aumento del debito insieme a sempre maggiori tasse. Oppure tasse quasi invariate ma continui fallimenti.

Quindi, nella sua ottica, la soluzione ai nostri problemi sarebbe quella di riconsegnare la stampante monetaria nelle mani dello stato. La via più facile per finire i nostri giorni in iperinflazione sarebbe quella di consegnare nelle mani della politica la politica monetaria. La differenza chiave tra la motivazione della classe bancaria e la classe politica è che la prima preferisce una politica monetaria che permetta a loro di trarre profitto dall'attività economica della popolazione in un modo subdolo ed insidioso. Una politica di aperta inflazione condotta dalla classe politica è la via per l'iperinflazione, lo sfacelo della divisione del lavoro e la distruzione del sistema monetario stesso. Diversamente dalla classe politica, la classe bancaria è abbastanza astuta da riconoscere le politiche che porteranno all'inflazione di massa ed alla morte del sistema monetario da cui trae profitto come un parassita. Una chiara illustrazione delle differenti motivazioni delle due classi può essere trovata nella storia dell'iperinflazione della Repubblica di Weimar.

Definire, quindi, la banca centrale pubblica o privata sarebbe forviante; sarebbe piú corretto definirla mercantilistica: un manipolo d’individui che cerca favori dallo stato e dal suo monopolio della forza. Entrambi ci guadagnano: esiste qualcuno sempre disposto a essere un cuscinetto per i problemi di spesa dello stato, ed esistono alcuni soggetti che vengono schermati dal fallimento in caso di scelte economiche errate e improduttive. Ma soprattutto, la maggior parte degli utili maturati dalle banche centrali viene girata allo stato. Le azioni BCE, ad esempio, sono completamente in mano alle bancne centrali nazionali, come stabilito dal suo statuto. Questo vuol dire che almeno l'80% del profitto della BCE è distribuito alle banche centrali nazionali. Nulla va in mano a nessun'altro tipo di società privata o pubblica. Di conseguenza, osservato che le proprietarie della BCE sono le banche centrali nazionali, rivolgiamo il nostro sguardo alla Banca d'Italia. Scopriamo, leggendo lo statuto, che essa altro non è che un istituto di diritto pubblico e che la maggior parte degli utili finisce, come detto in precedenza, nelle mani dello stato (al netto delle imposte, tra l'altro). Infatti, se prendiamo l'ultimo bilancio annuale in ordine cronologico, notiamo a pagina 158 che a fronte di un utile da €2,998 milioni, allo stato sono stati girati €1,909 milioni.

In sintesi, lo stato diventa perennemente bisognoso di moneta perché non crea alcuan ricchezza. Spende i soldi degli altri e così facendo la distrugge la ricchezza. La sua voracità è proporzionale alla sua invasività nell'economia di mercato.



CONCLUSIONE

L'autore del pezzo qui sezionato e apparso su Tempi.it è l'ennesimo esempio di sciamano voodoo che, agitando la sua bacchetta, fa credere ai lettori sprovveduti che è in grado di resuscitare un cadavere: il keynesismo. Non solo, ritiene anche di poter riuscire a ringiovanirlo: interventismo soft. E' ignaro della natura dello stato: se gli dai un dito, si prende il braccio. Il keynesismo è ancora imperante nelle sale accademiche. I professori che trasmettono il loro sapere agli studenti, sono stati formati lungo linee di pensiero keynesiane. I media finanziari sono infestati da premi Nobel che possono predicare il vangelo keynesiano, auspicando la famosa ricetta "più della stessa cosa" che fino a questo momento ha clamorosamente fallito e incoraggiando maggiori deformazioni economiche... come se non ce ne fossero già abbastanza.

Il destino del keynesismo era segnato sin dall'inizio: bancarotta intellettuale. La giustificazione di una prosperità economica attraverso l'intervento centrale sarà l'accusa principale che verrà mossa contro coloro che fino ad ora hanno sostenuto i dettami keynesiani. A quanto pare l'autore del pezzo esaminato su queste pagine, non vede l'ora d'essere chiamato anch'egli al banco degli imputati. Pensa che questo gli fornirà prestigio e visibilità. I keynesiani sono sempre confusi riguardo la situazione che li circonda.


7 commenti:

  1. Carissimo Francesco,
    sempre complimenti per il tuo lavoro (per leggere per intero questi articoli.....mi serviranno settimane !)
    Pongo due considerazioni.
    La prima - di tipo economico : mi sembra che Canada e UK avendo il controllo della "stampante" non stiano andando malissimo. Un modo per dire che avrei preferito che l'Italia stesse fuori dall'Euro.
    Ma passiamo oltre.
    La seconda - di tipo politico : sembri avere il dente avvelenato contro i politici. Non ti fidi di dar in mano loro il controllo della "stampante". E' vero, scelta non facile.
    E' il risultato della democrazia del mondo occidentale, una pessima forma di governo dove chi comanda si guarda bene dall'indispettire i propri elettori e chi gli ha pagato la campagna elettorale (Obama in testa).
    Risultato : nessuna politica lungimirante, validando il Keynesiano "a lungo termine saremo tutti morti".... e chi se ne frega dei giovani e men che meno dei nostri figli.
    Come venirne fuori ? A chi dare il controllo se non ci si può fidare nè dei politici, nè dei banchieri (troppo avidi, vedi post-Lehman Broters) ??
    Quale potrebbe essere il miglior compromesso ? Il ministro dell'economia Hjalmar Schacht ?
    Forse si, lui faceva il bene del suo paese, e c'è riuscito benissimo.
    Ma quella era una dittatura.
    Quindi siamo in un vicolo cieco. Non c'è soluzione perchè vanno al governo "piccole" persone che pensano prima a sè stessi e al proprio partito, poi, solo lontanamente, al bene del proprio paese.
    Di "De Gasperi" io non ne vedo.
    In nessun paese occidentale.

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    1. Se posso dire la mia,
      da quello che so in UK hanno fatto ampie politiche di liberlizzazioni, non è uno stato libertario col sistema free banking come proposto dagli austriaci, ma sicuramente liberale, comunque sia anche in UK a causa delle politiche della BC ci sono state bolle speculative, e sul Canada mi pare che Francesco ci avesse scritto un articolo.

      Riguardo ai temi politici: non si tratta di modello politico occidentale o orientale. La democrazia come diceva Franklin sono due lupi e un agnello che scelgono insieme cosa mangiare per cena. Non c'entra nulla con la libertà, la libertà non è democrazia.
      Schact fu ministro dell'economia durante Weimar prima e il nazismo poi. Vero che rispetto ad altri suoi colleghi avesse un briciolo di lungimiranza, infatti riteneva che nel 1938 fosse troppo presto perchè la Germania si preparasse per la guerra. I suoi superiori non la digerirono e lo silurarono senza manco chiedergli la cortesia.
      Ecco perchè bisogna diffidare dei politici: anche quando fanno una cosa buona in un primo momento, in un secondo disfanno tutto lasciando dietro solo macerie.
      L'avidità non è un problema di per sè, anche noi quando andiamo in un supermercato e decidiamo di comprare tutto il possibile spendendo poco ci comportiamo "avidamente", finchè il comportamento non danneggia il prossimo non vedo come possa nuocere, a meno che non ci si metta lo Stato di mezzo.

      Perchè quindi cercare compromessi? L'unico vero buono compresso, a mio avviso, è l'etica dell'individualità. Ognuno faccia come crede e lasci in pace gli altri.

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    2. Ciao
      la mia risposta è semplice. Il problema non è la politica, ma quale e quanta politica. Il problema, che si presenta illusoriamente come facile soluzione mentre E' la causa della complicazione (fino al caos pianificato nel quale viviamo), è la politica interventista. Che non ha alcun limite ed arriva a deformare arbitrariamente la realtà in ogni suo aspetto. Per esempio, interventismo sul mezzo di scambio che deforma completamente i prezzi ed i segnali, le informazioni che giungerebbero liberamente dalle interazioni economiche umane, le informazioni che correttamente interpretate consentirebbero la migliore allocazione delle risorse; interventismo burocratico che serve non a dare regole per proteggere i più deboli dai più forti, ma per sostenere l'esistenza stessa della burocrazia competente; interventismo in politica estera, ecc ecc
      Tra l'altro, il caos che ci circonda è una conseguenza inattesa dell'interventismo presuntuoso e fatale o l'esito voluto di un interventismo che mira a proporre una soluzione finale autoritaria... ordo ab chaos? NWO ab chaos?
      Ma tornando alla politica o alla gestione del Potere, la risposta liberale e libertaria in varie declinazioni è sempre la stessa da secoli: riduzione, spezzettamento, decentramento, controllo semplice dal basso (down top). Esattamente il contrario dell'ingrandimento, dell'accentramento, del controllo top down. E' il governo che deve temere i governati, non il contrario. In altre parole, sempre meglio la Svizzera della Cina.
      Alla fine, si tratta di trovare il modo migliore per proteggere da qualsiasi interferenza esterna la libertà individuale propria ed altrui, che è la vera ricchezza e che merita di essere conservata e tramandata a dispetto di chi cerca in ogni modo di espropriarla per redistribuirsela.
      Il keynesismo è la copertura ideologica dell'interventismo politico dell'elite al Potere, che è nato prima del keynesismo, ed è il risultato dell'illusione razionalista di costruire progressivamente la perfezione in Terra per mezzo delle istituzioni burocratiche (statalismo).

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    3. Ciao Marco.

      Andiamo con ordine, parliamo quindi del punto primo. Canada e Inghilterra, insieme ad altre nazioni mondiali come la Norvegia, il Venezuela e gli Stati Uniti ad esempio, hanno beneficiato in modo significativo della bolla dell'olio di scisto che si è venuta a creare intorno alle nuove patch petrolifere. Non a caso gli Stati Uniti sono riusciti a migliorare i numeri del mondo del lavoro solo a grazie a quei posti di lavoro che si sono venuti a creare in quei pochi stati interni che hanno visto esplodere la mania del petrolio, come ad esempio il North Dakota e il Texas. L'esplosione delle spese in conto capitale a seguito della baldoria del credito facile, ha permesso ad aziende nel settore petrolifero di accedere ad una serie di prestiti facili con cui finanziare le loro operazioni. Gli stati in cui si sono sviluppate queste bolle sono stati inondati, inoltre, di rendimenti fiscali inattesi potendo di conseguenza evitare di ricorrere a deficit di bilancio.

      Ma, come ho ripetuto molto spesso su queste pagine, gli stati sono mercantilisti e di conseguenza il loro pensiero imminente è quello di stimolare le esportazioni rendendo più attraente il tasso di cambio. Ovvero, espansione artificiale dell'offerta monetaria interna. Questo ha significato, a sua volta, l'emersione di attività distruttrici di ricchezza che hanno iniziato a drenare risparmi reali a loro favore. Inutile dire che nel caso del Canada questo ha significato una bolla immobiliare e delle costruzioni. Con il crollo del prezzo delle materie prime, viene ad indebolirsi tutta quella filiera che si è venuta a creare sulle spalle della bolla dell'olio di scisto, lasciando la sola banca centrale nazionale a destreggiarsi con un uso smodato della stampante monetaria per tenere a galla bolle insostenibili nel lungo periodo.

      In Inghilterra le cose sono andate nello stesso modo, più o meno. Ma dalla sua l'Inghilterra ha goduto anche di un influsso di capitali esteri, soprattutto perché la sua storia in materia di preservazione della proprietà privata e di fermezza nella giustizia la rendono un atterraggio attraente per gli investitori esteri. Però questo non significa che riuscirà a sfuggire alle forze di emrcato.

      Infine, giusto per aggiungere un piccolo consiglio letterario a quanto già detto da Dna e Luca, l'esempio che voglio portati è quello del ministro dell'economia della Germania dal 1949 al 1963. Dal punto di vista politico, mise in pratica in patria quello che scrisse nel suo libro, Prosperity Through Competition. Ovvero, mentre in Inghilterra il partito labourista tenne in piedi i controlli dei prezzi fino al 1950 scatenando razionamenti e carenze, Erhard fu la prima cosa che cancellò dopo la sua elezione a ministro. L'economia della Germania Ovest iniziò a riprendersi il giorno dopo.

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  2. A quanto pare è stato approvato il bail-in anche in Italia. Non solo verranno coinvolti gli azionisti, ma anche i correntisti oltre i €100,000. Se ci aggiungete anche la guerra al contante che imperversa ormai in ogni angolo dei media finanziari,il recente report di JP Morgan in cui si sottolinea come le grandi banche europee siano allo scoperto per €135 miliardi, il fatto che i bilanci di MPS siano un segreto di stato e l'esempio di CIpro e Grecia, vi accorgerete che tutte queste briciole vi portano alla conclusione che la cancrena europea non è stata affatto fermata. Anzi, le recenti chiacchiere senza senso circa una ripresa dell'economia sono solamente un profumo spruzzato su un olezzo cadaverico che emerge dalla putrefazione economica dell'Unione deli Zombie Europea. Non ignorate, quindi, la proverbiale scritta sul muro.

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    1. Mi sembra una norma che responsabilizza azionsti, depositanti e grossi correntisti. Devono vigilare e scegliere bene. Meglio comnque della socializzazione delle perdite su tutti. Per quel che riguarda MPS l'articolo sui bilanci segretati è del 2014. Adesso ci sta il Tesoro dentro al 4%. L'hanno già nazionalizzata a spese di tutti....
      Sbaglio?

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    2. Ciao Gianni.

      Sebbe possa sembrare una mossa attuata per responsabilizzare azionisti correntisti e depositanti, bisogna andare oltre le ragioni di facciata. Quello che le banche centrali stanno cercando di fare, è impedire agli attori di mercato di esercitare la propria volontà. Ovvero, d'incanalare le loro decisioni in percorsi quanto più prevedibili possibile. Il bail-in e le altre misure messe in atto per digitalizzare ulteriormente il denaro, vengono promulgate per impedire agli aggregati monetari più ampi di contrarsi. L'unico aggregato che le banche centrali possono controllare in qualche modo, è la base monetaria; tutti gli altri sono nelle mani degli attori di mercato, delle banche commerciali, delle poste, ecc. In pratica, vogliono evitare ciò che accadde nel 1929 quando, nonostante gli stimoli monetari della FED, gli aggregati monetari più ampi si contraevano a seguito del fallimento di oltre 6,000 piccole banche. Ciò che arrestò quel fiume d'inchiostro rosso fu l'inaugurazione del FDIC.

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