mercoledì 12 novembre 2025

Svalutazione: cos'è e cosa non è...

Ricordo a tutti i lettori che su Amazon potete acquistare il mio nuovo libro, “La rivoluzione di Satoshi”: https://www.amazon.it/dp/B0FYH656JK 

La traduzione in italiano dell'opera scritta da Wendy McElroy esplora Bitcoin a 360°, un compendio della sua storia fino ad adesso e la direzione che molto ptobabilmente prenderà la sua evoluzione nel futuro prossimo. Si parte dalla teoria, soprattutto quella libertaria e Austriaca, e si sonda come essa interagisce con la realtà. Niente utopie, solo la logica esposizione di una tecnologia che si sviluppa insieme alle azioni degli esseri umani. Per questo motivo vengono inserite nell'analisi diversi punti di vista: sociologico, economico, giudiziario, filosofico, politico, psicologico e altri. Una visione e trattazione di Bitcoin come non l'avete mai vista finora, per un asset che non solo promette di rinnovare l'ambito monetario ma che, soprattutto, apre alla possibilità concreta di avere, per la prima volta nella storia umana, una società profondamente e completamente modificabile dal basso verso l'alto.

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di Lance Roberts

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/svalutazione-cose-e-cosa-non-e)

Nel corso dell'ultimo anno i titoli dei giornali finanziari hanno continuato a inondare gli investitori di previsioni apocalittiche sul dollaro.

Che si tratti di influencer sui social che sventolano grafici sul “crollo del dollaro”, o di personalità su YouTube che mettono in guardia dal rischio di svalutazione, il rumore è diventato assordante. La narrazione è seducente: l'inflazione è fuori controllo, il governo federale sta stampando moneta e il dollaro è allo stremo. Ma sebbene ci siano rischi reali da tenere d'occhio, la maggior parte dei titoli vende paura, non fatti.


Il grafico sul potere d'acquisto: fuorviante ma popolare

Uno dei grafici preferiti per sostenere la  tesi della “svalutazione” è quello che mostra come il dollaro abbia perso il 90% del suo potere d’acquisto sin dal 1966.

È impressionante, e chi vende oro, argento, o altri beni rifugio lo usa spesso. Ma ecco il punto: questo grafico non mostra la svalutazione, riflette solo l'inflazione, un risultato ben compreso e ampiamente previsto in un'economia in crescita.

I prezzi aumentano nel tempo perché la domanda aumenta a causa della crescita demografica, dell'aumento dei redditi e dell'aumento dei consumi. Ciò è particolarmente vero in un'economia postindustriale, basata sui servizi, la quale incentiva l'espansione del credito e gli investimenti di capitale. Come diciamo spesso, non è il dollaro a perdere valore è l'economia a essere in espansione.

Discutiamo cosa si intende e cosa non si intende per “svalutazione” in relazione all'economia.


Capire l'inflazione e la svalutazione

Cominciamo col chiarire due concetti spesso confusi: inflazione e svalutazione monetaria. Sebbene entrambi riducano il potere d'acquisto del dollaro, operano in modo diverso.

L'inflazione (dei prezzi) è l'aumento dei prezzi dovuto a squilibri tra domanda e offerta. L'aumento dei salari e la domanda dei consumatori per prodotti e servizi che crescono più rapidamente dell'offerta disponibile generano prezzi più elevati. Il grafico seguente è tratto da un precedente articolo in cui discutevamo del motivo per cui l'economia ha fatto registrare una forte crescita dopo i lockdown.

Il seguente esempio economico viene insegnato in ogni corso di ABC sull'economia. Non sorprende che l'inflazione sia la conseguenza di una limitazione dell'offerta e di un aumento della domanda attraverso interventi monetari.

Al contrario la svalutazione implica una diluizione strutturale del valore di una valuta. È molto diverso dall'inflazione. In uno scenario di “svalutazione”, gli stati adottano misure consapevoli per ridurre la “struttura” della valuta. A Roma, ad esempio, venne ridotta la quantità di argento coniato per aumentare il numero di monete prodotte e pagare i creditori. Tuttavia la svalutazione non è una realtà in un sistema fiat come il nostro, dove il legame con l'oro o l'argento è inesistente. In altre parole, quando lo stato “stampa carta” è impossibile diluire la “struttura”.

Ciononostante il termine è stato “cooptato” dagli orsi e dai seminatori di panico come rappresentazione psicologica della percezione e della fiducia nel dollaro. Ma è proprio questo a rendere questa discussione così interessante: mentre gli “esperti di svalutazione” sottolineano gli stimoli record, i deficit crescenti e l'espansione di M2 negli ultimi anni, la fiducia nel dollaro rimane intatta, non solo tra i consumatori e gli investitori statunitensi, ma a livello mondiale.

L'indice del dollaro USA rimane forte. In particolare, il quadro generale rivela una valuta più resiliente e dominante a livello globale di quanto molti allarmisti siano disposti ad ammettere. Il dollaro è ancora al centro dell'80% delle transazioni mondiali e di quasi il 60% di tutte le riserve mondiali. L'argomento della “svalutazione” è, nella migliore delle ipotesi, prematuro e, nella peggiore, profondamente fuorviante.

Ma che dire del grafico del potere d'acquisto in dollari riportato sopra?

Quel grafico non riguarda la “svalutazione”; è solo una misura dell’inflazione causata dalla crescita della popolazione statunitense e dall’aumento della domanda economica nel tempo.


Cosa ci dice la crescita di M2

«No Lance, il potere d'acquisto del dollaro sta diminuendo perché stiamo stampando troppa moneta.»

Questa sarebbe un'affermazione corretta se il governo federale aumentasse l'offerta di moneta più rapidamente del tasso di crescita economica. In tal caso, l'aumento dell'offerta di moneta causerebbe inflazione.

Abbiamo assistito a un evento del genere poiché l'impennata di M2 durante la pandemia è stata senza precedenti. Nel corso del 2020 e del 2021, il governo federale ha aggiunto oltre $6.000 miliardi alla massa monetaria, ma non dimentichiamo il contesto: il mondo stava attraversando il più grave shock economico dalla Grande Depressione. Il governo degli Stati Uniti e la Federal Reserve sono intervenuti con forza per stabilizzare il sistema economico e finanziario... e ha funzionato. La conseguenza è stata, come prevedibile e come mostrato dal grafico sopra, una modifica nell'equazione “domanda/offerta”, che ha generato prezzi più elevati. Tale superamento della domanda sull'offerta ha portato a un'enorme impennata della crescita economica, portando la disoccupazione quasi a minimi storici. Questo risultato non si sarebbe verificato senza l'aumento della massa monetaria.

Ma è proprio qui che sta l'equivoco: è facile indicare i grafici di M2 e gridare “svalutazione”, tuttavia l'offerta di moneta deve crescere con la crescita dell'economia. In caso contrario emergono rischi deflazionistici. Pertanto la chiave è se la creazione di moneta superi la crescita economica in modo duraturo. Dal 1959 l'offerta di moneta è cresciuta in linea con la crescita economica.

Un modo migliore per valutarlo è confrontare M2 con il PIL. Storicamente i due hanno seguito un andamento simile. Anche durante lo shock del COVID, M2 in percentuale del PIL è rimasto al di sotto del 100%, il che significa che la crescita dell'offerta di moneta era sostanzialmente allineata alla produzione economica. Oggi questo rapporto è in calo, non in aumento.

La realtà è che, come ci si aspetterebbe, i tassi di crescita di M2 e dell'economia sono altamente correlati.

Se il dollaro fosse realmente svalutato, si otterrebbero risultati molto diversi:

• Capitali in fuga dagli asset statunitensi (es. azioni, obbligazioni, oro, crittovalute);

• Un crollo della domanda per i titoli del Tesoro americani;

• Un crollo del commercio mondiale denominato in dollari.

Invece assistiamo al contrario. La domanda di titoli del Tesoro americani rimane robusta; il dollaro è ancora utilizzato nell'80% delle transazioni mondiali e rappresenta quasi il 60% delle riserve internazionali. Le banche centrali, i fondi sovrani e gli investitori istituzionali continuano a detenere e accumulare asset statunitensi.

Quindi, mentre i commentatori sui media gridano alla “perdita di fiducia”, il capitale mondiale continua a sostenere il dollaro.


La morte del dollaro è molto esagerata

Ogni tot. decenni qualcuno proclama la fine del dollaro. Negli anni '80 fu il Giappone; negli anni 2000 fu l'euro; oggi tocca alla Cina. Eppure nessuna di queste alternative è riuscita a replicare ciò che il dollaro offre: mercati dei capitali solidi, stato di diritto e la portata economica e militare degli Stati Uniti.

Il dollaro rimane la camicia sporca più pulita nel cesto della biancheria monetaria mondiale. Questo non significa che sia perfetto, ma la perfezione non è il parametro di riferimento. Fiducia, liquidità e tutele legali lo sono. Inoltre l'oro, spesso pubblicizzato come l'alternativa al “denaro reale”, è scambiato e valutato in dollari.

In realtà la “svalutazione” non è il problema a cui gli investitori dovrebbero prestare attenzione. “L'inflazione” nel tempo erode il potere d'acquisto del dollaro, pertanto gli investitori devono assicurarsi che i loro “risparmi” crescano nel tempo al ritmo dell'inflazione. Ciò significa investire i propri risparmi in asset che crescono più rapidamente del tasso di inflazione nel lungo termine. Abbiamo discusso questo argomento in “Conviction and How to Lose a Lot of Money”.

“Ad esempio, consideriamo un abito di lusso da uomo. Nel 1900 il prezzo medio era di circa $35; oggi il prezzo medio è di circa $2.000.

Guardando da un altro punto di vista, se nel 1900 aveste nascosto $41,34 sotto il materasso, oggi potreste comprare un paio di polo, se trovate un affare. Ma se avesste comprato due monete d'oro da 1 oncia e le aveste nascoste sotto il materasso nel 1900, oggi avreste potuto comprare un abito elegante e avere circa $1.600 in più.”  ~ Michael Maharrey

Ha ragione nei suoi calcoli. Tuttavia lo stesso investimento in azioni (solo l'apprezzamento del prezzo, dato che l'oro non paga dividendi) avrebbe permesso a un individuo, oggi, di acquistare 15 abiti con i soldi rimasti.

Sì, l'oro è stato una buona copertura contro l'inflazione nel lungo termine. Investire nel mercato azionario è stato molto meglio.

Allora perché le storie di svalutazione sul dollaro ricevono così tanta attenzione? Perché la paura vende. La psicologia umana è programmata per rispondere più fortemente alle minacce che alle opportunità. Questo “bias della negatività” aiuta a spiegare perché i contenuti ribassisti generano più clic, ascolti e visualizzazioni. Non è che il contenuto sia sbagliato, ma spesso viene amplificato in modo sproporzionato.

Sfortunatamente molti investitori confondono le dichiarazioni rumorose con i probabili risultati.

Per gli investitori la lezione fondamentale è distinguere il rumore dalla narrazione di valore. Sebbene l'inflazione, i deficit fiscali e gli errori politici meritino la nostra attenzione, il dollaro rimane la spina dorsale del sistema finanziario globale, non perché sia impeccabile, ma perché non esiste ancora un'alternativa valida.

Ancora una volta, la “svalutazione” non è il problema che invece viene dipinto.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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1 commento:

  1. Questo pezzo è sbagliato, per lo meno non è austriaco:
    1o "pericolo della deflazione", e perchè un calo dei prezzi sarebbe un pericolo, in un 'economia non keynesiana basata sui debiti??
    2o Svalutazione ovvero l'aumento della massa monetaria è condizione NECESSARIA SUFFICIENTE per un aumento dei prezzi. In nessun modo si può avere aumento dei prezzi PROLUNGATO nel tempo, senza che ci sia più moneta
    3o cita l'aumento della popolazione e di richiesta di beni come causa di inflazione (l'inflazione buona che sarebbe diverso dalla svalutazione, ma solo per l'autore), e si scorda completamente dell'aumento della produttività degli ultimi 100 anni, che avrebbe dovuto far scendere i prezzi!!

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