venerdì 11 marzo 2016

La caduta di un dio: Moby Dick e la pianificazione monetaria centrale





di Francesco Simoncelli


Uno dei migliori romanzi che la letteratura americana ha fornito al genere umano è senza dubbio Moby Dick di Herman Melville. Nel suo capolavoro senza tempo l'autore statunitense ci mette di fronte ad una delle sempiterne pecche del carattere umano: la presunzione. Quest'ultima incarnata dalla figura del capitano Achab, il quale, nonostante la descrizione piena di riverenza che traspare dagli occhi di Ismaele, rappresenta l'ossessione umana nei confronti di particolari obiettivi che sono impossibili da raggiungere e che richiedono l'implementazione di mezzi illeciti per raggiungerli. Chi sta pensando che il capitano Achab rappresenti il prototipo d'individualismo tanto caro ai libertari, sta sbagliando di grosso. Non lo è. Achab è il classico personaggio che è disposto a tutto pur di raggiungere i propri obiettivi. Tale formula nel libero mercato è foriera di sanzioni negative, poiché massimizzare i profitti a tutti i costi conduce molto spesso l'attore di mercato a ricorrere a mezzi illegali.

Se volete un esempio più consono ad una visione libertaria dell'individuo vi consiglio di leggere Robinson Crusoe di Defoe. Il capitano Achab, invece, rappresenta la deificazione dell'individuo e di tutti i suoi aspetti. L'individuo, invece, ha luci e ombre. È di certo vero che le sue azioni sono compiute per massimizzare i suoi standard di vita e benessere, ma ciò non toglie che debba agire secondo un quadro facente riferimento a leggi chiare che non può assolutamente violare. Il capitano Achab, invece, in virtù della sua posizione di dio in terra, ha la presunzione di considerare sacrificabili i suoi compagni pur di raggiungere il suo obiettivo. Questo non è lo scopo della divisione del lavoro. Quest'ultima non s'incentra sullo sfruttamento del prossimo per i propri scopi. La divisione del lavoro è un processo intricato nel quale maggiore è la specializzazione di un attore di mercato, maggiore sarà la sua capacità d'entrare in possesso di una varietà più ampia di beni e servizi. La spontaneità di questo processo lo rende intrinsecamente efficiente.

Alla fine la presunzione del capitano va in frantumi di fronte alla forza e alla tenacia della balena bianca. Ovvero, ad ogni azione corrisponde una reazione. Detto secondo le regole del mercato, qualora si sbaglia ci sono in attesa sanzioni negative che cercano di far capire l'errore al povero malcapitato. Di conseguenza il mercato non tollera l'onniscienza. La ripudia. Al giorno d'oggi le forze del mercato stanno ripudiando la presunta onniscienza delle banche centrali, le quali attraverso la loro presunzione di conoscenza stanno facendo a pezzi la divisione del lavoro. Pensate alle banche centrali come al capitano Achab. Pensate al libero mercato come a Moby Dick.



IL PRESUNTO DIO

Fino ad oggi è resistito un enorme mito nell'economia: le banche centrali hanno a disposizione una "cassetta degli attrezzi" capace di disinnescare una qualsiasi crisi economica. Attraverso le molteplici scelte che hanno a disposizione, sono in grado d'attuare politiche anti-cicliche affinché l'economia generale possa tornare lungo binari sostenibili. Questa è una credenza che ha guadagnato trazione negli anni '30, quando la FED, ad esempio, si spogliò di quella passività che l'aveva caratterizzata all'atto della sua creazione. Ci vollero circa venti anni, quindi, per mostrare alla popolazione il vero volto delle banche centrali; ovvero, il fatto che fossero istituzioni erette per stabilizzare i mercati in caso di panico.

La creazione della FED, infatti, arrivò a ridosso del panico del 1907, il quale venne usato dagli hamiltoniani per portare avanti la loro agenda. Quest'ultima venne scombussolata da Andrew Jackson il secolo precedente, quando mise i bastoni tra le ruote al rinnovo dell'atto costitutivo della Seconda Banca degli Stati Uniti, uno dei primi prototipi di banca centrale nel nuovo mondo. I clientelisti, quindi, dovettero rimanere ai margini dell'economia e osservare il successo del free banking. Ma non si diedero per vinti, e continuarono la loro campagna di propaganda affinché potessero istituire un prestatore d'ultima istanza in grado di favorirli in caso di fallimenti. In poche parole, volevano creare pasti gratis a loro vantaggio per ridistribuire ricchezza qualora avessero avuto difficoltà.

Disprezzano il libero mercato. Disprezzano la facoltà di scelta dei consumatori. Ritengono d'essere in grado direzionare verso lidi migliore l'economia nel suo complesso. Di conseguenza, attraverso l'inganno e il raggiro, riuscirono a far ingoiare agli americani il rospo del settore bancario centrale. Il mondo non sarebbe stato più lo stesso.





All'inizio nessuno credeva all'onniscienza delle banche centrali. Questo perché le banche erano considerate delle semplici attività commerciali come tutte le altre, facenti riferimento al diritto commerciale in caso d'illeciti. Il free banking aveva creato un sistema orizzontale in cui non esisteva una gerarchia top-down che imponeva soluzioni in caso di crisi. Le scelte restavano nelle mani dei consumatori, i quali avevano facoltà di "punire" o far prosperare quelle banche che meglio soddisfacevano i loro desideri e le loro necessità. È il caso dell'Ayr Bank australiana, ad esempio, la quale a causa dei suoi errori economici fu costretta a chiudere i battenti, mentre i clienti scelsero un'altra banca per i loro depositi. Nessun contagio. Nessun panico generale. Solo la consapevolezza che esistevano sanzioni negative in caso di sbagli.

La banca centrale, invece, andava a scimmiottare la stanza di compensazione nata nel periodo free banking. Ovvero, quella banca in grado di farsi carico di prestiti d'emergenza ad altre banche in caso di loro temporanea difficoltà. Ciò avveniva dopo un accurato scandagliamento dei bilanci di quelle banche in difficoltà. La reputazione della stanza di compensazione diffondeva fiducia. I prestiti permettevano ad imprese bancarie potenzialmente solvibili, ma in temporanea difficoltà, di superare il momento critico e tornare a fare attività meglio di prima. La concorrenza teneva a freno comportamenti potenzialmente rischiosi da parte delle banche. La reputazione teneva a freno comportamenti potenzialmente rischiosi nei confronti della clientela.

Non c'era differenza con una qualsiasi altra attività, solo una maggiore attenzione poiché le banche dovevano gestire uno degli asset che gli attori di mercato tenevano in maggior conto rispetto agli altri. Nessuno rivestiva il proprio istituto di una presunta onniscienza. Nessuno si sognava di scaraventare la propria attività lungo un percorso irto di pericoli. Perché? Perché non ci sarebbe stato nessuno a salvarla. Inutile dire che con l'avvento del settore bancario centrale le cose sono cambiate. Col passare del tempo le banche centrali sono dovute diventare per forza di cose un'istituzione divina. Perché? Perché la loro creazione era passata attraverso l'approvazione di una legge. Non aveva passato il vaglio del libero mercato. Non era un'istituzione nata dalle necessità degli individui. Nessuno s'era mai sognato di dar vita a qualcosa del genere. Col passare del tempo hanno dovuto per forza di cose acquisire giustificazioni nuove alla loro esistenza.

L'economia s'è dovuta trasformare di conseguenza, influenzata da questa trasformazione avvenuta all'interno del settore bancario. La scientificità della materia non è stata più incentrata sullo studio dei fenomeni di mercato, bensì sulla ricerca di nuove tecniche attraverso le quali giustificare l'operato delle banche centrali. La dinamicità del mercato non andava d'accordo con la staticità di una pianificazione dell'economia, di conseguenza l'economia s'è trasformata in una scienza meccanica epurando dalle sue analisi l'attore di mercato.



I SANTIFICATORI

Con la cosiddetta rivoluzione keynesiana il settore bancario centrale ha iniziato la sua ascesa verso il cielo. All'improvviso l'Eccles Building è diventato la chiave di volta con la quale scardinare un qualsiasi assalto avverso all'economia in generale. Esiste un detto molto famoso nella nostra società: una mano lava l'altra. Di conseguenza l'establishment accademico colse al volo la sua occasione: avrebbe incensato le azioni di una cerchia ristretta d'individui in grado, presumibilmente, di direzionare in modo sano l'economia generale. In cambio avrebbero ricevuto prestigio e una vita priva di preoccupazioni finanziarie. Vi sembra che io stia esagerando? Allora vi consiglio di leggere questo pezzo dell'Huffington Post.

Dopo la seconda guerra mondiale, sebbene l'economia americana, ad esempio, si riprese grazie a tagli di spesa, tagli di tasse, diminuzione dei deficit e il rientro dei militari, era nata una gilda accademica che avrebbe santificato le azioni delle banche centrali elevando la loro figura a dei in terra. Nessuno si sarebbe più sognato di questionare il loro operato. Nonostante la realtà dicesse una cosa diversa, le banche centrali avrebbero preso il loro posto tra gli dei dell'Olimpo.

Ismaele, o per meglio dire Main Street, avrebbe considerato il capitano Achab, o per meglio dire le banche centrali, in base alla riverenza con la quale veniva incensato. L'avrebbe considerato secondo i racconti che si rincorrevano nella Locanda dello Sfiatatoio, ovvero la gilda accademica.

La presenza delle banche centrali sarebbe diventata etera, come si confà ad un dio che si rispetti. Nessuno avrebbe più ricercato il suo corpo materiale. E come accade per ogni dio, molti si sarebbero scordati della sua esistenza. Main Street non si sarebbe accorta come la struttura del sistema sarebbe diventata top-down, o verticale, intorbidendo le loro scelte economiche. Ma il culto del settore bancario centrale non avrebbe permesso alla popolazione d'inquadrare con accuratezza le cause dei loro problemi. Dopo tutto, un dio si presume che esista perché latore di benessere. Nonostante i santificatori di questo culto quasi-religioso si sono dimostrati molto spesso in errore, l'illusione di una salvezza attraverso le istituzioni centrali aveva raccolto uno stuolo gigantesco di fedeli, i quali avrebbero rivolto le loro preghiere ad un dio che nel corso del tempo aveva dimostrato di saperle esaudire.

In realtà, abbagliati dalla loro fede, non si accorgevano come l'unica cosa che le banche centrali si limitavano a fare era ridistribuire la ricchezza all'interno della società, e lo stato, poi, la trasferiva a turno ad un gruppo o un altro all'interno del tessuto sociale. Ciò è equivalso a tirare lentamente un filo di un maglione; sebbene il processo di sfilacciamento richieda tempo, il capo d'abbigliamento continua a rimanere apparentemente intero. Ed è stata sempre questa l'illusione centrale. La produzione reale dell'economia nel suo complesso è stata lentamente distorta e ridistribuita artificialmente verso gruppi sociali che invece non creavano nulla. In poche parole, il vangelo di questo nuovo culto sembrava avesse trovato il modo di tramutare le pietre in pane. In realtà, si trattava semplicemente dell'istituzionalizzazione di uno scambio di qualcosa per niente.

Come in Alice nel Paese delle Meraviglie, il tricheco era riuscito a vendere a persone ignare un prodotto civetta che le stava lentamente derubando. Il raggiro perpetrato a scapito degli attori di mercato è risultato più efficace perché uno spettro ampio di pensatori accademici ha fornito alle banche centrali quell'alone di onniscienza che le ha rese a lungo inattaccabili. Pensate a Milton Friedman. Pensate alla sua teoria di crescita dell'offerta di moneta che ha ispirato la Taylor rule di cui oggi si forgiano la maggior parte delle banche centrali. Infatti, dopo che il vangelo keynesiano sembrava essere inciampato in un'enorme buca durante la stagflazione degli anni '70, il supporto al settore bancario centrale è arrivato da uno spettro accademico presumibilmente facente riferimento al libero mercato. In questo modo, oltre agli strumenti già in suo possesso, il dio avrebbe dato mandato ai suoi profeti di diffondere il nuovo verbo: il controllo dell'economia è in buone mani, soprattutto perché la presenza di strumenti finanziari da mettere in campo è praticamente infinita.

Nemmeno la grave crisi di fine anni '70 risultò in imprecazioni contro il dio banche centrali. Le ripercussioni si verificarono principalmente in ambito politico. Carter perse le elezioni, ma nessuno si sognò di accusare la Federal Reserve per la recessione globale che essa stessa aveva scatenato con un'espansione monetaria artificiale precedente. Il presunto "picco del petrolio" di quegli anni non era altro che una favola. Prezzi di altri merci schizzarono in alto. In sintesi, la recessione degli anni '70 era stata il risultato delle decisioni in ambito di politica monetaria da parte di Arthur Burns e William Miller. Ma la riverenza nei confronti del dio non venne affatto intaccata. L'invisibilità agli occhi della popolazione gli consentiva di godere di un free ride. Anche perché, i santificatori avrebbero incensato l'operato delle banche centrali partorendo nuovi modi per conferire scientificità a teorie che non ne avevano alcuna.

Keynes lo sapeva bene. Non era uno sciocco. È per questo che paragonò l'economia ad una macchina. In questo modo ci sarebbe stato sempre un meccanico con uno strumento o una soluzione che l'avrebbe potuta far ripartire in caso di problemi. Uno di questi strumenti è, ad esempio, la curva di Phillips secondo la quale esiste una relazione inversa tra disoccupazione ed inflazione. Ovvero, maggiore è la disoccupazione, minore saranno i prezzi al consumo e viceversa. Ancora oggi viene tenuta in alta considerazione dai banchieri centrali. Peccato che la sua veridicità sia stata smentita proprio durante la stagflazione degli anni '70. Ma un dio non guarda alla realtà. Si presume che egli sia in grado di plasmarla. Il capitano Achab non si preoccupa di come l'equipaggio possa morire nella sua stupida crociata contro la balena bianca. Egli è un uomo. Egli è un dio in terra, la cui superiorità rispetto agli animali è stata conferita nientemeno che dal Dio cristiano. Chi era quell'animale per sfidare la sua autorità? Chi era quell'animale per sfidare l'autorità di Dio?

Allo stesso modo, chi sono gli individui comuni per sfidare l'autorità dei banchieri centrali e dei loro modelli?



LA BALENA BIANCA

Poi è accaduto qualcosa. Qualcosa che ha avuto testimoni. Qualcosa che ha visto il dio in terra cadere vittima della sue presunzioni. Nel romanzo, il capitano Achab si lancia corpo e spirito per spezzare la tenacia della gigantesca balena bianca. Continua imperterrito a darle la caccia nonostante lei faccia a pezzi, uno dopo l'altro, la sua flotta. Il capitano non riesce a resistere a quell'affronto. L'uomo scelto da Dio non può perdere. Dio non sceglierebbe mai come messaggero un animale irrazionale. Ha lui il controllo dei mari e delle terre per diritto divino. Quindi continua a scagliarsi contro Moby Dick e in un atto di follia trascina verso un nefasto destino tutto il suo equipaggio.

Nonostante l'enorme balena sia circondata da ramponi che la imbrigliano, è un passo in avanti rispetto all'irragionevolezza del capitano Achab. La presunzione di quest'ultimo gli sarà fatale. Inutile sottolineare che anche la presunzione delle banche centrali sarà loro fatale. Come il capitano Achab, anche loro stanno cercando di imbrigliare una balena bianca. I ramponi sono i loro modelli matematici. La balena bianca è la crescita economica. Hanno la presunzione fatale di poterla catturare attraverso numeri e statistiche sfornate dai loro mulini nelle sale accademiche. Sono letteralmente impazzite. Non riescono a vedere l'ovvio. Come il capitano Achab, non sentono più la voce della ragione.

Per loro esiste solamente il mondo che hanno modellato fino ad ora. In sintesi, hanno creduto alle loro stesse illusioni. Ma rimangono solamente illusioni, teorie eteree ed obsolete che hanno progressivamente sfilacciato il tessuto economico/produttivo delle varie nazioni. La loro aura d'onniscienza è salita in alto tanto quanto le distorsioni economiche che hanno elargito attraverso le loro politiche monetarie sconsiderate. Sin dal 1933 la soluzione è stata "più della stessa cosa". Le giustificazioni accademiche sono servite solamente ad addolcire la pillola amara alla popolazione. Ora assistiamo alle conseguenza inevitabili della loro presunzione fatale.




Ad esempio, i modelli di cui tanto s'è vantata la FED hanno fatto acqua da tutte le parti negli ultimi sette anni. Delle due più grandi crisi di questo secolo, non ne hanno previsto neanche una. E non vedono nemmeno la terza in arrivo. Voglio dire, dopo lo stop al quantitative easing da parte della FED a novembre di due anni fa, l'S&P 500 non è andato più da nessuna parte tornando invece ai livelli di 730 giorni fa, ovvero, a febbraio 2014. L'enorme intrusione della FED nei mercati monetari e dei capitali ha creato l'illusione di una ripresa laddove è fluito inizialmente il denaro di nuova creazione, prosciugando nel frattempo quei bacini di risorse economiche reali che sono stati risucchiati dalle bolle che ha creato. Infatti le società presenti nel paniere dell'S&P 500 hanno potuto godere di una manna artificiale con la quale prolungare la loro attività e di conseguenza sequestrare maggiori risorse economiche. Ma le hanno sprecate. Non hanno realizzato nulla di sostenibile all'interno dell'ambiente economico.

Tutti i guadagni fatti registrare da tali società erano dovuti a manovre d'ingegneria finanziaria, le quali hanno utilizzato prestiti a buon mercato alimentati dalla politica monetaria della FED per sostenere le loro capitalizzazioni di mercato fuori dal mondo. Nessuna di queste società ha inventato qualcosa di rivoluzionario. Il loro settore della R&S è rimasto a corto di fondi. Hanno semplicemente gozzovigliato col credito facile. E finché il denaro ha continuato a fluire nei mercati azionari, gli imbonitori sell-side potevano continuare a proiettare rendimenti da favola. Infatti, stando a quanto riportato dalle stime più affidabili della contabilità GAAP, gli utili per azione dell'S&P 500 stanno seguendo il calo già visto nel 2007.




E questo per dire che se la bonanza di credito facile sta esaurendo la sua pseudo-magia nei casinò azionari, quella piccola parte di Main Street che ha indirettamente beneficiato dell'effetto ricchezza a cascata presto si ritroverà a fare i conti con la disoccupazione. Gran parte di Main Street è rimasta esclusa dalla manna artificiale della FED, poiché i loro bilanci ingolfati a causa della precedente bolla immobiliare non hanno permesso loro d'affogare ancora una volta nel debito. Di conseguenza il canale della trasmissione della politica monetaria della FED è risultato rotto per quanto ha riguardato le famiglie. Stavolta sono state le grandi imprese che l'hanno sfruttato, offrendo come sacrificio i loro bilanci e saturandoli con strumenti finanziari rischiosi. Il QE e la ZIRP, annullando una valutazione corretta del rischio, ha fatto proliferare asset tossici che sono serviti solo per far durare di più un boom fasullo.

Così, mentre gran parte di Main Street ha cercato di proseguire lungo un percorso di deleveraging, la sottrazione di una quantità crescente di risorse economiche a favore di quella attività in bolla ha reso tale percorso più impervio. Ciò è equivalso ad un doppio deleveraging. Nel frattempo il mispricing dei vari asset nei casinò azionari ha portato il debito spazzatura ad essere valutato come se fosse stato debito sovrano, portando gli spread di rendimento a livelli storici minimi. Di conseguenza tale situazione ha generato una fame per rendimenti decenti, la quale ha spinto le attività finanziarie a creare nuovi e più pericolosi prodotti coi quali speculare. Questi prodotti finanziari equivalgono a delle bombe ad orologeria innescate che quando esplodono rilasciano una serie di frammenti che vanno ad intaccare altre realtà che invece non se l'aspettano.

La sostanza delle cartolarizzazioni è proprio questa. La compressione di una serie di strumenti finanziari in un nuovo pacchetto, il quale viene poi venduto al primo sciocco di passaggio. Un esempio concreto è la cartolarizzazione dei prestiti P2P. S'è cartolarizzato un flusso sulla base che i prestiti sottostanti sarebbero stati onorati. Inutile dire che qualcosa del genere può andare avanti finché esiste un prestatore d'ultima istanza che annulla magicamente il rischio e fornisce liquidità praticamente illimitata. In un mercato libero sarebbero stati evitati come la peste. Lo stesso è avvenuto nel mercato immobiliare, dove invece sono stati cartolarizzati i flussi di pagamento degli affitti. Inutile dire che quando andranno a gambe all'aria quelle imprese che hanno permesso ad una parte di Main Street di ritrovare temporaneamente la capacità d'accedere a stipendi da capofamiglia, l'illusione della ripresa nominale svanirà e con essa tute quelle statistiche che davano per superata la crisi economica. Possiamo già avere un assaggio di ciò guardando a come stiano diminuendo le entrate fiscali dello zio Sam.




Questo fatto, a sua volta, vuol dire meno entrate per lo stato e, di conseguenza, un'improvvisa carenza di risorse con cui sostenere quei programmi clientelari che gli permettono di sopravvivere. Guardate, ad esempio, come si sia espanso il welfare state sin dall'inizio della Grande Recessione.




Lo stato non potrà far altro che prendere in prestito per sostenere non solo il welfare state, ma anche un sistema pensionistico che rappresenta la sua grande spada di Damocle. Di conseguenza, quando potrà durare il periodo di normalizzazione intrapreso dalla FED? Molto poco. Soprattutto in considerazione del fatto che la maggior parte del denaro creato dalla FED e finito nel settore bancario, è parcheggiato nelle riserve in eccesso le quali fruttano un interesse. Quest'ultimo, dopo l'inizio della normalizzazione, è aumentato. Ciò vuol dire più soldi nelle casse delle banche commerciali e meno nelle casse statali. Ciò, a sua volta, vuol dire un aumento del deficit statale durante la prossima recessione. E chi comprerà il pattume obbligazionario statale se non la banca centrale? In poche parole, le banche centrali sono cadute preda della loro presunzione e sono ormai in trappola. O per dirla in altro modo, la corda attaccata al rampone che ha infilzato Moby Dick, sta trascinando sott'acqua il capitano Achab.

L'equipaggio non si aspettava questo come esito. L'aura divina intorno al capitano faceva sperare per il meglio. L'araldo di dio era con loro. Lo stesso vale per gli sciocchi che credono nell'onniscienza delle banche centrali e includono nei loro modelli d'investimento il fatto che tale istituzione avrà sempre un "asso nella manica" da sfoderare non appena le cose si faranno critiche. Si sentono nervosi, ma sollevati dal fatto che esiste qualcosa in grado di salvare capre e cavoli qualora la situazione si facesse pericolosa dal punto di vista finanziario. Ma permettetemi di usare un'espressione che il mainstream usa spesso: "Stavolta è diverso." Le banche centrali del mondo hanno diviso nettamente l'economia in due tronconi: quella reale (la quale ha continuato un percorso di deleveraging) e quella sostenuta artificialmente (la quale ha goduto degli effetti diretti e indiretti della manna monetaria). Quest'ultima ha visto un mispricing del capitale e dei prezzi senza precedenti, percolando nell'economia più ampia sotto forma di raid nei risparmi della maggior parte delle persone.

Il lento percorso di ripresa, quindi, è stato inficiato da questa gigantesca guerra dei banchieri centrali nei confronti del risparmio degli attori di mercato, convogliandolo nelle sale delle bische clandestine. Gli 84 mesi di ZIRP hanno punito severamente i risparmiatori, i quali non hanno potuto ricostruire il bacino dei risparmi reali severamente intaccato durante l'ultima bolla. Ciò significa niente sostegno per progetti di lungo termine e una focalizzazione crescentemente incentrata sul presente. Ecco il punto importante: la distorsione dei tassi d'interesse, e il loro relativo abbassamento a livelli artificiali, influenza i progetti a lungo termine facendoli sembrare attuabili. Invece la domanda reale degli attori di mercato si concentra in altri settori, i quali non possono accedere ai finanziamenti necessari per mandare avanti la produzione a causa di suddetta distorsione. Si creano, quindi, forze deflazionistiche ed inflazionistiche che riguardano diversi settori della produzione, impedendo ai pianificatori monetari centrali d'attuare possibili piani risanatori e tenere sotto controllo la situazione. Un esempio riguardante questo punto ce lo fornisce la Cina, in cui i prezzi della produzione continuano a calare mentre i prezzi del cibo aumentano.

Peggio, nel loro ultimo delirio di follia le banche centrali pare siano disposte a danneggiare in modo irreparabile l'economia nel suo complesso. Infatti la disperazione le sta portando ad implementare tassi negativi. Giappone, Europa, Svezia e Svizzera hanno già fatto ricorso a questo espediente per arrivare ad ottenere quella fatidica inflazione al 2.0%. Nella loro presunzione di poter spaccare al decimo di punto percentuale un tale parametro, non hanno compreso come la mancanza di risparmi reali sta facendo esplodere tutte quelle bolle gonfiate grazie al credito facile abilitato dalle loro stampanti. Il vangelo keynesiano da cui traggono il loro modo d'agire ha sempre propugnato un assalto al risparmio. Questo è un punto ben spiegato nel Capitolo 23 dell'ultimo libro di North che ho tradotto.

In sintesi, i banchieri centrali stanno perdendo il controllo del loro giocattolo. Con l'implementazione dei tassi negativi hanno dimostrato al mondo la loro disperazione e l'incapacità di poter gestire una qualsiasi economia. Questo gli Austriaci lo sapevano già. I tedeschi lo sapevano per esperienza: la Repubblica bavarese dei Consigli, di cui Silvio Gesell fu ministro delle finanze, durò solo una settimana. Ora anche gli empiristi hanno le loro prove. Infatti gli investitori retail stanno optando sempre di più per contanti ed oro. Entrambi questi asset disinnescano la NIRP.

È per questo che stanno shortando il resto del pattume azionario e obbligazionario. È per questo che la guerra al contante si sta intensificando. È per questo che gli stati europei, ad esempio, avranno bisogno di più denaro gratis da parte delle banche centrali per continuare a piazzare i loro bond sul mercato. Ciò vale soprattutto per l'Italia, la quale non solo aumenterà il proprio deficit quest'anno, ma sta strepitando affinché ne possa fare ancora di più. Inoltre l'Italia è piena di banche cosiddette GSIB. Questo vuol dire che il prossimo mese lo zio Mario, per impedire l'ennesimo tonfo nei mercati ormai dipendenti dalle parole di questi tizi e non più dai fondamentali, aumenterà il carico del QE.

Il problema con questo approccio è che risulterà inutile visto che il QE sequestra nel mercato finanziario la maggior parte del denaro creato ex-novo. Unite a ciò la crescente folla di apologeti del "QE per il popolo", o il proverbiale elicottero carico di soldi, e avrete un'idea di quale sarà il futuro del sistema economico. Gli Austriaci l'hanno sempre saputo. I tedeschi lo sanno per esperienza.



LE VITTIME SACRIFICALI

All'inizio questa idea verrà accolta con favore. Anzi, scrosci d'applausi inneggeranno ad una rinata preoccupazione dei burocrati nei confronti del popolo. Si tende ad accettare con favore qualcosa che viene dato via gratis. Infatti, nonostante le vagonate di denaro che finora le banche centrali hanno creato, esso è fondamentalmente rimasto imprigionato nel settore finanziario. L'ambiente economico più ampio, avendo raggiunto il cosiddetto picco del debito, non è più in grado d'indebitarsi ulteriormente. Tende a vivere dei propri guadagni. L'era in cui le case erano i bancomat preferiti d'America, ad esempio, è finita. Quindi i banchieri centrali come intenderebbero riparare il canale della trasmissione monetaria all'economia più ampia? Monetizzando direttamente il debito statale.

Ovvero, non passando più per il mercato secondario ma diventando letteralmente un bancomat indiscrezionale dello stato. Verrebbero stimolati qualsivoglia tipi d'investimento. Il denaro a pioggia scenderebbe lungo tutta l'economia attraverso le spese folli dello stato. Quest'ultimo non cerca altro. L'Italia, ad esempio, non cerca altro. Non avrebbe più problemi per il deficit. Ci sarebbe la BCE, nel caso dell'Italia, che coprirebbe tutte le spese. Niente più strette sulla sanità. Niente più strette sulle pensioni. Niente più strette sul welfare. Ma, soprattutto, niente più strette sull'inflazione dei prezzi. I pianificatori monetari centrali otterrebbero quello che vogliono... almeno all'inizio.

Perché dopo un breve periodo di tempo, questo tipo di politica monetaria trasformerà le varie capitali occidentali in fotocopie di Caracas. Ovvero, troppo denaro a caccia di troppi pochi beni, con un treno finito d'investimenti improduttivi e sprechi di capitale. Se col QE le banche centrali hanno dichiarato guerra ai risparmiatori privandoli lentamente dei loro sudati risparmi, il "QE per il popolo" sarà una guerra contro i consumatori che li priverà di tutti quei beni indispensabili ad un sano mantenimento del proprio benessere e della propria vita.

Ma attenzione, perché questa è solo metà dell'intera storia. Anche se questi espedienti temporanei per mantenere in vita un sistema economico al collasso funzioneranno nel breve termine, facendo diventare carta straccia le varie valute mondiali, rimane ancora un problema di fondo che la maggior parte delle persone ignora: le pensioni. Queste rappresentano un onere imprescindibile per lo stato, le quali, sia in caso di inflazione di massa sia in caso d'iperinflazione, non scompaiono. Solo la bancarotta può cancellarle, ma questo significherebbe solo una cosa: perdita di fiducia nell'apparato statale. Quindi si opterà per raid continui nei fondi pensione. Non a caso negli Stati Uniti, ad esempio, è stato lanciato un nuovo obbrobrio burocratico riguardante le pensioni.

In sintesi, si tratta d'investire i propri risparmi pensionistici in bond dello stato. Infatti sono state approvate numerose riforme legislative per "incoraggiare" le imprese a sottoscrivere i propri dipendenti a tale programma. Infatti il MyRA Act, ad esempio, esigerebbe una penale da tutti quei datori di lavoro i cui dipendenti non hanno un conto di pensionamento. Basta chiamare in causa le "circostanze straordinarie" e spargere un po' di paura, ed ecco che il gioco è fatto.

Se pensate che stia esagerando, la prova che le pensioni rappresentano la spada di Damocle che pende sulla testa dello stato, vi basta guardare ai mancati adeguamenti al costo della vita. Il gioco è truccato. E quando il gioco è truccato bisogna abbandonare il tavolo. Gli scettici si stanno già muovendo. Comprendono cos'è in arrivo e agiscono di conseguenza. Non è un caso, ad esempio, se sin dall'inizio del nuovo anno l'oro abbia fatto registrare nuovi picchi di prezzo nel periodo annuale di riferimento. E come fa notare Bloomberg, lo scetticismo nei confronti del settore bancario centrale sta aumentando.





CONCLUSIONE

Lo stato e le banche centrali sono sull'orlo di perdere la loro credibilità agli occhi degli elettori. Così come il capitano Achab, venerato e idolatrato dal suo equipaggio, hanno iniziato a dare la caccia a qualcosa che andava oltre la loro portata. La loro presunta onniscienza li ha portati a scagliarsi contro le forze di mercato, avendo la presunzione di poterle sottomettere. Ormai sono mossi dalla disperazione. Hanno compreso l'enorme errore che hanno commesso, ma il rampone che hanno lanciato contro la balena bianca li sta trascinando a fondo. Non si tratta più di correggere l'economia, o di promuovere la crescita economica. Si tratta di restare a galla. Si tratta di non perire sotto il peso enorme degli errori economici finora commessi.

Ismaele, alla fine, vedrà spegnersi uno ad uno tutti i suoi compagni. Soprattutto, assisterà alla presunta caduta di un dio. Allo stesso modo, Main Street assisterà alla bancarotta di molti individui che hanno creduto alla presunta onniscienza di codeste istituzioni. Ismaele rappresenta tutti coloro che sono riusciti a prepararsi per tempo e a trovare un appiglio a cui aggrapparsi. Io, modestamente parlando cari lettori, sono lo sconosciuto e oscuro Elia, ovvero, colui che vi ha detto come e perché.


6 commenti:

  1. http://www.giornalone.it/giornali/l_unita-2016-03-11-56e226f16cacf.jpg

    C'è bisogno di un commento?
    Il cerchio si chiude.
    Direi... Unità d'intenti. Statalisti e neoliberisti. Entrambe selvaggi.
    E c'è ancora chi fa dei distinguo...

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  2. bell articolo, bell esempio, bel video. me lo stragodo nel we. sono indeciso tra una pietas verso il mondo o per una giusta sanzione per la sua avidita senza limiti

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  3. Solo una piccola osservazione "Robinson Crusoe" è di Daniel Defoe, noto anche per alcuni suoi saggi di natura politica ed economica, che contenevano raccomandazioni destinate a rivelarsi all'avanguardia rispetto ai suoi tempi: suggerivano, tra l'altro, la creazione di una banca centrale (divenuta realtà nel 1694), e di un sistema pensionistico ( non proprio al 100% un libertario )

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    1. Evidentemente la sua bancarotta e la sua prigionia gli ha fatto maturare queste idee: prendendo spunto da wikipedia(come del resto hai fatto tu), il signor Dafoe ha vissuto poi nella incoerenza: Contro lo stato quando fu di nuovo condannato per delle pubblicazioni posteriori alla bacarotta, e con il primo ministro Robert Halley rappresentante dello stato, che gli promise l'amnistia...

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    2. Hai ragione Pierino60. Ho fatto confusione con L'isola del tesoro. Errore corretto. Comunque per quanto riguarda Defoe e il suo manoscritto, egli non aveva nessuna intenzione di magnificare alcun principio libertario o individuale. La sua era un'astuta metafora per propagandare la figura del cosiddetto self-made man in chiave nazionale, o per essere più precisi, la figura dell'Inghilterra come nazione che s'era fatta da sé e in grado di guidare tutte le altre verso la "civiltà".

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  4. caro Francesco, seguendo la rete e la Tv e non solo italiana, credo dhe i famosi elicotteri saranno realta'

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