martedì 26 luglio 2016

Cosa sta accadendo in Turchia?





di Joachim Hagopian


L'ultimo mistero sulla scacchiera geopolitica è quello riguardante il colpo di stato fallito per rovesciare il presidente turco, Recep Erdogan. Erdogan ha subito accusato il suo ex-alleato e nemico ora in esilio in Pennsylvania – il religioso islamico Fethullah Gülen. Il ministro del lavoro turco ha tagliato la testa al toro e ha incolpato gli Stati Uniti per aver incitato la "rivolta".

Una fazione militare turca ribelle ha sequestrato due aeroporti e ne ha chiuso un terzo, chiudendo anche entrambi i ponti sullo stretto del Bosforo che separano la Turchia asiatica dalla Turchia europea, e lanciando attacchi aerei e di terra su Istanbul e Ankara con elicotteri, jet F-16 e carri armati, per un totale di 294 morti. Il governo di Erdogan ha immediatamente arrestato gli alti ufficiali militari in comando alla base militare di Incirlik nel sud della Turchia, chiudendo temporaneamente l'impianto di lancio utilizzato dagli Stati Uniti per attacchi aerei contro Siria e Iraq che si diceva stesse prendendo di mira anche i terroristi dell'ISIS, gli stessi che negli ultimi quattro anni sia USA sia Turchia hanno schierato nella loro guerra (ancora in corso) contro la Siria di Assad. La polizia turca sta ora setacciando la base di Incirlik in cerca di prove riguardo il colpo di stato sventato. Ad Incirlik c'è immagazzinato il più grande arsenale nucleare della NATO.

Nel fine settimana successivo al colpo di stato fallito, un certo numero di analisti ed esperti sono andati tutti in fermento, ipotizzando che il sultano Erdogan, noto per i false flag contro i suoi stessi cittadini, avrebbe messo in scena l'ennesima goffa operazione fasulla. Già dal giorno successivo al colpo di stato fallito, lunedì, il sultano ha arrestato oltre 6,000 dei suoi nemici nel sistema giuridico e militare turco, in quella che è diventata a tutti gli effetti una purga a livello nazionale. Martedì tal numero è stato esteso al sistema della sicurezza e dell'istruzione, arrivando a 20,000 arresti o sospesioni, eliminando in un sol colpo tutte le potenziali minacce anti-Erdogan. Forse solo per questo motivo ogni partito politico nel Parlamento di Ankara ha condannato all'unanimità il colpo di stato sin dall'inizio, sapendo che nel caso fosse fallito il dittatore li avrebbe inclusi nella sua lista nera. I leader dell'Unione Europea stanno esprimendo preoccupazione riguardo al fatto che il dittatore ha abbandonato ogni parvenza di stato di diritto, arrestando migliaia di suoi presunti nemici.

L'ex-giornalista del Guardian David Hurst, ora direttore di Middle East Eye, s'è improvvisamente innamorato della forza ritrovata di Erdogan, sottolineando entusiasta nel suo ultimo pezzo come i media mainstream occidentali siano stati tutti troppo zelanti nell'etichettare il colpo di stato un successo.

Hurst riferisce che i leader occidentali, come Obama e Kerry, hanno aspettato in silenzio per ore, nella speranza che Erdogan sarebbe stato detronizzato, prima di rilasciare dichiarazioni pubbliche in sostegno del governo Erdogan. David Hurst dipinge un Erdogan eroico, sfoggiante un coraggio ispiratore che ha portato la sua nazione alla vittoria "democratica".

Hollywood non avrebbe potuto inscenare un copione migliore, dove sembra che ogni turco si sia improvvisamente ricordato di quanto sia orgoglioso d'essere turco.

In genere, cosa fanno i leader politici quando hanno difficoltà a rimanere al potere? Inscenano un falso colpo di stato o dichiarano guerra, aizzando l'opinione pubblica contro minacce interne o estere e piantando i semi di un nazionalismo sciovinista tra i suoi cittadini più malleabili. Sono passate appena due settimane da quando Erdogan è stato costretto a strisciare ai piedi di Putin, leccandogli gli stivali in una lettera di scuse umilianti per l'abbattimento di un jet russo lo scorso novembre, compresa una compensazione finanziaria alla famiglia in lutto del pilota. Da quando è iniziata la sua ascesa al potere nel 2003, pochi giorni fa Erdogan si dibatteva nel suo momento di minimo consenso. La sua vita politica era appesa ad un filo: in rotta sia con gli Stati Uniti sia con importanti poteri dell'UE come la Germania, pressato da minacce sempre più forti di un'espulsione dalla NATO e dalla mancata entrata nell'UE, i sogni del suo impero ottomano in frantumi con la sconfitta dei suoi compari dell'ISIS in Siria e in Iraq, atti di terrorismo in aumento in patria che hanno praticamente affossato l'industria del turismo (vitale per la sua nazione), la sua economia congelata nella stagnazione, e gruppi di opposizione sempre più nutriti.

È interessante notare quanta differenza possono fare pochi giorni, soprattutto per quello che sembra essere sempre di più un colpo di stato messo in scena! Ora Erdogan è tornato al comando con carta bianca su ogni fronte, desideroso addirittura di riportare in auge la pena di morte (abolita quando aveva sperato di entrare a far parte dell'UE) per rimuovere definitivamente ogni avversario reale e immaginario, usando come suo capro espiatorio un esiliato negli Stati Uniti. Naturalmente Gulen insiste sul fatto che Erdogan abbia "messo in scena" il suo colpo di stato fallito. Lo stesso Erdogan ha descritto gli eventi che si sono svolti in quel fine settimana come "un dono di Dio", un brillante colpo di fortuna, dando ancora più credito alle legioni crescenti di persone che credono alla teoria del false flag.

Un altro evento sospetto si è verificato durante il volo di ritorno di Erdogan dalla sua vacanza al mare nella località di Marmaris. Due F-16 pilotati da piloti ribelli avrebbero potuto abbattere facilmente il volo di Erdogan, ma per qualche strana ed inspiegabile ragione non sono riusciti ad uccidere il leader turco quando ne hanno avuto l'occasione. Se questo è vero, e una fazione militare rinnegata era seriamente disposta a deporre il presidente, Erdogan non sarebbe mai arrivato vivo ad Ankara. Inoltre Erdogan s'è vantato che dopo aver lasciato Marmaris, sono esplose bombe proprio dietro di lui mancando il bersaglio per un soffio. La sua spavalderia da megalomane ha frantumato quel che rimaneva della sua credibilità.

Questa teoria di un "inside job" è altamente plausibile, ovvero, che Erdogan abbia organizzato il proprio colpo di stato per rinascere come "eroe" popolare della sua nazione. Un'altra spiegazione altrettanto probabile potrebbe essere che Erdogan abbia effettivamente detto la verità, ovvero, che gli Stati Uniti e Gulen abbiano effettivamente orchestrato il tentativo di rimuoverlo dal potere. I sostenitori di questa conclusione citano il fatto che una parte considerevole di fedeli dell'imam, si sia ritrovata in posti di comando importanti nel settore militare e giuridico. Stanno circolando relazioni in cui si afferma che erano stati avvisati di far parte di una lista nera di Erdogan e, quindi, si sono affrettati per cambiare il proprio destino in quello che è stato uno sforzo sciatto per rimuovere il sultano prima che quest'ultimo rimuovesse loro. L'emersione anticipata di suddetta lista nera, può essere utilizzata per promuovere la tesi secondo cui il colpo di stato era reale.

Nel 2011 il leader religioso controverso Gulen ha avuto un litigio con il suo ex-amico Erdogan su uno scandalo di corruzione. Prima di ciò, i due erano fermi sostenitori delle idee dell'altro e alleati del jihadismo islamico. Per decenni Gulen ha avuto stretti rapporti con gli Stati Uniti – in particolare con la CIA e il Dipartimento della Pubblica Istruzione. Il multi-miliardario Gulen possiede la più grande rete di scuole charter in tutta l'America e altre centinaia in tutto il mondo, e dal 1998 vive comodamente in un grande complesso residenziale nei pressi di una piccola città della Pennsylvania. Attraverso tre funzionari della CIA, Gulen ha ricevuto lo status di residenza permanente negli Stati Uniti in modo da sottrarsi al giudizio per tradimento nel suo paese.

Le scuole di Gulen in tutto il mondo insegnano l'estremismo islamico e incanalano gli alunni nella condotta CIA/terrorismo. Gulen e il suo movimento islamico, insieme con il governo turco, hanno attivamente lavorato con operazioni globali segrete della CIA per creare forze terroristiche ribelli dalla Cecenia fino al Caucaso meridionale, in particolare in tutta l'Asia centrale fino a quella occidentale nella provincia dello Xinjiang in Cina, fomentando terrorismo islamico anti-Mosca e anti-Pechino sfruttando varie popolazioni musulmane autoctone attraverso l'indottrinamento della scuola jihadista di Gulen. È da tempo che Gulen svolge un ruolo centrale nella politica estera degli Stati Uniti per trasformare tutti i confinanti di Russia e Cina in nemici ostili al fine di isolare e indebolire queste due super-potenze che minacciano la potenza egemonica degli Stati Uniti.

Fin dall'insorgenza del colpo di stato turco, Erdogan ha iniziato a richiedere che Washington arrestasse ed estradasse Gulen. Dopo aver dichiarato che le accuse verso gli Stati Uniti erano "assolutamente false e dannose," la lingua biforcuta di John Kerry ha affermato che se Ankara avesse le prove a dimostrazione di un coinvolgimento dell'imam, allora il governo degli Stati Uniti avrebbe estradato Gulen per affrontare il processo. Ma poiché Gulen è stata una presenza integrante e influente per la politica estera sia dell'America sia della macchina propagandistica/terroristica in tutto il mondo attraverso le scuole, le probabilità sono estremamente nulle che il leader in esilio possa essere costretto a tornare in Turchia.

Nel frattempo durante l'ultimo anno, su una questione diversa ma collegata, l'amministrazione Obama ha scelto di sostenere militarmente i curdi siriani, eterni nemici etnici della Turchia. Molti curdi che abitano la Turchia sud-orientale sono in lotta per l'indipendenza mentre Erdogan ordina brutali assalti di pulizia etnica in tutta la regione, continuando gli attacchi aerei contro i curdi che vivono nel nord dell'Iraq in lotta contro l'ISIS e inviando militanti dell'ISIS oltre il confine turco per uccidere i curdi siriani e le forze di Assad.

I fratelli turkmeni Nagorno-Karabakh hanno risvegliato la promessa sanguinaria di Erdogan contro un altro nemico giurato – i cristiani armeni – la quale illustra una storia tetra della Turchia nelle pulizie etniche. Inoltre la Turchia il mese scorso ha ricevuto un altro schiaffo in faccia: la Germania ha formalmente riconosciuto il genocidio armeno. Con il Grande Progetto Israeliano intento a sostenere l'impero statunitense attraverso la balcanizzazione di Siria, Iraq, Libia e potenzialmente la Turchia, l'autonomia curda si adatta al loro grande piano imperialistico.

In risposta al comportamento sconsiderato di Erdogan nel corso degli ultimi mesi, sia Europa sia Washington hanno pubblicamente dato le spalle al despota turco, preferendo segretamente di vederlo spodestato. Dando, quindi, il sostegno indiretto al colpo di stato contro di lui. E non dobbiamo neanche dimenticare la sua recente distensione nei confronti della Russia. Il giornalista Andrew Korybko ha suggerito che l'intelligence russa avrebbe addirittura salvato Erdogan dal tentativo di golpe.

Anche se la Turchia credesse veramente che gli Stati Uniti siano dietro ad un complotto effettuato per distruggere Erdogan, perché dopo un solo giorno Erdogan avrebbe permesso agli Stati Uniti di riprendere ad utilizzare la base aerea di Incirlik? Dopo tutto, un reato tale sarebbe considerato un atto di guerra. Perché la Turchia non ha rotto tutti i rapporti diplomatici e richiamato gli ambasciatori in patria? Con ogni probabilità, è stata un'operazione false flag voluta da Turchia e Stati Uniti. Questi ultimi continuano a proteggere Gulen e i suoi metodi di predicazione del jihadismo in tutto il mondo, mentre scoppia un falso battibecco tra gli Stati Uniti e il suo fantoccio di lunga data nella NATO, ovvero, la Turchia. Questa è forse la spiegazione più plausibile e soprattutto ci ricorda come vengono raggiunti accordi clandestini sulla scacchiera geopolitica. Potenziali ricatti sostengono la ragnatela di menzogne che mantiene tutti i giocatori sotto controllo. E un maggiore controllo autoritario in un paese è un bene per aumentare il controllo autoritario in tutti i paesi, in base al codice di comportamento psicopatico del Nuovo Ordine Mondiale.

Alla fine, la morale della favola è che Erdogan si è trasformato da paria politico e palla al piede della NATO a despota pericoloso, detenente attualmente più potere di quanto non abbia mai avuto. E se sia stato solo lui a mettere in scena il false flag, o l'accoppiata USA-Gulen, oppure tutte le parti in gioco si sono rese colpevoli del colpo di stato fallito, Erdogan può ancora giocare la carta dei tre milioni di rifugiati siriani e mantenere buona l'Europa nel caso in cui volesse scavare a fondo in questa storia. Infatti Erdogan detiene le carte per estorcere più concessioni all'Europa, superiori ai €6 miliardi che tuttora riceve per porre fine all'invasione di rifugiati nel continente europeo il quale è già sull'orlo della totale auto-distruzione.

È la forma più bieca di ingiustizia sin da quando "artisti" del calibro di Stati Uniti, Israele, Arabia Saudita e Turchia hanno creato collettivamente i terroristi e causato le guerre alla base delle migrazioni di massa, con Israele e Arabia Saudita che hanno categoricamente rifiutato di accettare i rifugiati, e la Turchia in grado di ricattare un'Europa indebolita e compromessa affinché accetti forzatamente le richieste pretenziose del governo di Ankara. Oltre a ciò, le condizioni barbare e gli abusi criminali perpetrati all'interno dei campi profughi turchi hanno provocato l'ennesima crisi umanitaria spaventosa. Quando una manciata di psicopatici governa il mondo, questo è ciò che si ottiene – il mondo fuori controllo e pronto ad esplodere.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


3 commenti:

  1. Che si stia scaricando della quinta colonna?

    Saluti

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  2. Grazie Francesco per aver tradotto questa importante analisi.
    Una ennesima conferma che il problema profughi è solo la cima dell iceberg che nessun politico voule vedee

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  3. È semplicemente inutile scandalizzarsi di fronte a notizie simili. Questo perché chi si aspetta che l'apparato statale e il suo stuolo di pagliacci possano riuscire a risolvere problemi più grandi di loro, è un ingenuo. "Efficienza è, chi efficienza fa," diceva la madre di Forrest Gump. E lo stato è praticamente incapace di promuovere l'efficienza. Perché? Perché i singoli individui sono praticamente impossibilitati ad escogitare soluzioni che garantiscano un esito positivo per una stragrande porzione di popolazione. Questo, a sua volta, perché per natura siamo esseri individuali il cui cervello è capace di elaborare pensieri e soluzioni riguardante sé stesso. Chiunque vi prometta sicurezza in cambio della cessione della vostra sovranità individuale, vi sta truffando. E la seguente notizia ne è la prova.

    La presunzione di coloro che emanano simili editti viene oscuata solo dalla compiacenza di coloro che cadono nella trappola della retorica politica, ciechi davanti al fatto che atti terroristici, di per sé caotici, non seguono regole precise. Quelle terroristiche sono tecniche di guerriglia, e contro di questa la macchina bellica statale è impotente (vedi Afghanistan). Ciò di cui c'è bisogno è un deterrente. Un parametro altrettanto "casuale" come le tecniche di guerriglia terroristiche, ovvero, la possibilità e la libertà di portare le armi. Sarebbe bastata una sola pistola per fermare, ad esempio, il matto in Germania. Basterebbe l'idea stessa di gente armata per le strade per causare ripensamenti nella mente dei terroristi.

    La libertà vuol dire responsabilità, di fronte agli altri e di fronte a sé stessi: https://francescosimoncelli.blogspot.it/2012/02/legge-senza-lo-stato-1.html

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