lunedì 11 luglio 2016

La truffa del target dell'inflazione e perché creerà la madre di tutti i crolli





di David Stockman


Lo stimabile Martin Feldstein in un recente articolo mette nella giusta prospettiva la situazione in cui si trova la FED. In sostanza, ha messo in discussione tutta la retorica sul famigerato obiettivo d'inflazione.

Un problema fondamentale con un obiettivo esplicito d'inflazione è la difficoltà di sapere se è stato raggiunto.

Questo problema è chiaramente evidente nel grafico qui sotto. Potremmo dire che i prezzi dei beni sono ben oltre la portata della FED, perché sono impostati dai mercati mondiali e dal costo marginale del lavoro in Cina e nei mercati emergenti.

Pertanto l'indice IPC per servizi quali cure mediche, istruzione, trasporti, ristorazione, ecc. è la misura più rilevante. Se c'è qualcosa di magico in questo 2.00%, allora, missione compiuta!

Su una base di cinque anni, l'inflazione dei servizi è del 2.2% annuo, e durante l'anno passato è arrivata fino al 3.2%.




Ma se la FED non fosse costituita da burocrati assetati di potere in cerca di ogni scusa per inserirsi nei mercati finanziari e dominarli, potrebbe anche riconoscere il merito di ciò che abbiamo chiamato "IPC Usando il Mercato degli Affitti".

Questo perché l'IPC normale dà una ponderazione del 25% all'OER (owners equivalent rent). Infatti il BLS chiede ad un piccolo campione di proprietari di case, quanto chiederebbero al mese se dovessero affittare i loro castelli.

Non ne hanno idea! Quindi il BLS inserisce un po' di rumore statistico in un algoritmo e gli conferisce il 25% dell'intero indice!

Per sfuggire a queste sciocchezze, abbiamo cambiato l'OER nel grafico qui sopra e l'abbiamo sostituito con un indice degli affitti che un venditore privato fornisce ai clienti reali nel settore degli affitti immobiliari. I risultati ci portano esattamente al titolo dell'articolo di Feldstein: “Ending the Fed’s Inflation Fixation”.

Dopo tutto, può un adulto credere che vi sia una qualche differenza significativa tra il 2.0% e l'1.9% su base tendenziale di cinque anni? O anche che il tasso dell'1.6% registrato negli ultimi 12 mesi costituisca una "mancanza" significativa che impatta negativamente un'economia da $18,000 miliardi, in cui il collasso globale del petrolio e delle materie prime ha chiaramente depresso temporaneamente l'indice IPC?

Allora perché la FED insiste sul deflatore della PCE meno cibo ed energia per misurare il suo obiettivo d'inflazione? È tecnicamente o teoricamente superiore alle decine di misure alternative disponibili, tra cui il Billion Prices Project index?

Ovviamente no.

Bernanke e i suoi discepoli hanno abbracciato il deflatore della PCE meno cibo ed energia, solo perché in questi ultimi anni è stato il metro di misurazione più conservativo dell'inflazione. Insomma permette a questa gente di rimanere nella terra dello "stimolo".

Queste persone vogliono solo giustificare un dominio sul mercato finanziario, diventato ormai un'anomalia storica e una fonte di falsificazione dei prezzi, investimenti improduttivi, speculazione rampante e fame di rendimenti decenti. E la pistola fumante sono i dati scartati dai miliardi di transazioni che quotidianamente attraversano il cyberspazio.

Il grafico qui sotto mostra che l'inflazione al consumo è stata a lungo al di sopra del 2.0% nel mondo reale delle transazioni. La linea rossa chiara è scesa sotto il marcatore del 2% solo quando il petrolio è sceso da $100 al barile a $40.

Gente, questo non significa mancare l'obiettivo. Questa discesa riflette proprio l'opposto.

Vale a dire, le banche centrali del mondo hanno fornito così tanto credito a buon mercato negli ultimi anni, che gli investimenti in eccesso tra energia e materie prime hanno generato una condizione di eccesso d'offerta cronico e, pertanto, trend di prezzo deflazionistici.

L'appiattimento temporaneo dell'indice dei prezzi al consumo, quindi, è dovuto agli errori di politica monetaria di ieri; e non è un motivo affinché le banche centrali mantengano i tassi d'interesse ancorati a zero.




Ma non è finita qui, perché la disonestà intellettuale di quelli che tifano per il tasso d'inflazione al 2% va ben oltre. Il livello dell'indice generale dell'inflazione al consumo, indipendentemente da quello che si sceglie, è una funzione dei suoi componenti. Cioè, il valore complessivo dell'indice è un derivato statistico di una media ponderata.

Eppure le due forze motrici dell'IPC, sin da quando nel 2012 è stato adottato ufficialmente l'obiettivo d'inflazione, sono stati l'assistenza medica e i prodotti energetici al consumo, come la benzina e il gasolio per il riscaldamento.

Nel corso dei 48 mesi successivi, la componente riguardante i servizi medici è aumentata del 2.9% annuo, mentre quella dell'energia è scesa del 7.7% l'anno. Nessuno di questi cambiamenti è guidato dagli artifizi keynesiani, come la "domanda aggregata" per l'economia interna, o qualsiasi altra cosa la banca centrale può lontanamente sfornare o manipolare.

Invece i prezzi dell'energia sono guidati dalla domanda, dall'offerta, dalla capacità produttiva e dai movimenti negli inventari all'interno di un PIL globale da $80,000 miliardi; ed i prezzi sanitari sono guidati da macchinazioni di terze parti in un sistema medico da $3,000 miliardi asfissiato dalla burocrazia.

Gettate la componente OER fasulla insieme a questi due elementi e otterrete il 40% del peso nell'IPC, e qualcosa di meno nel deflatore della PCE. Detto questo, è anche solo lontanamente razionale credere che le deliberazioni e gli interventi del FOMC abbiano qualcosa a che fare con il secondo punto percentuale dell'IPC durante gli ultimi quattro anni?

Potreste concludere che il nostro politburo monetario sia costituito da accademici confusi e burocrati inetti che sfornarno cifre fantasiose sull'inflazione, ma vi sbagliereste.

La verità è che questi burocrati assetati di potere hanno occupato i loro posti in maniera così sfacciata, che non possiamo far altro che definire questa usurpazione "colpo di stato". Non c'è assolutamente nulla nella legge Humphrey-Hawkins che richieda questo tipo di ricerca fanatica di un 2.00% d'inflazione, o di un tasso U-3 al 4.99%.




E questo ci porta ad un punto ancora più importante nel post di Feldstein per quanto riguarda la vera funzione della FED nei confronti dell'inflazione. Cioè, il suo vero mandato riguardo l'inflazione, se davvero ne ha uno, non si propone di regolare ogni mese al secondo punto decimale dopo la virgola suddetto tasso; dovrebbe essere vigile per un eventuale scoppio dell'inflazione su base tendenziale.

Con un margine d'errore così grande, non ha senso focalizzarsi sulla politica monetaria nel tentativo di raggiungere un obiettivo preciso d'inflazione. Il problema di cui si preoccupano i consumatori, e che dovrebbe essere oggetto della politica della FED, è quello d'evitare un ritorno all'inflazione in rapido aumento come quando si passò da meno del 2% nel 1965 al 5% nel 1970 e oltre il 12% nel 1980.

Anche se non possiamo conoscere il vero tasso d'inflazione, possiamo vedere se il tasso d'inflazione misurato inizia a salire rapidamente. Se ciò accade, sarebbe un segno che anche l'inflazione vera è in aumento a causa dell'eccesso di domanda nei mercati dei prodotti e del lavoro. Questo dovrebbe suggerire alla FED di restringere la politica monetaria.

Ecco il punto. Feldstein è stato in questo ambiente sin dalla fine degli anni '60, e sa una cosa o due su come funzionano le economie e quello che le banche centrali possono e non possono fare con i loro strumenti primitivi: ancoraggio del mercato monetario, manipolazione della curva dei rendimenti ed effetti ricchezza a cascata.

Quello che non possono fare è microgestire il PIL o mettere a punto il tasso a breve termine di salari, prezzi, produzione e posti di lavori, i quali sono radicati in un sistema economico e finanziario globale. Tentare di farlo comporta solo più falsificazione dei prezzi nei mercati finanziari e un'inflazione degli asset finanziari.

Questo perché una volta arrivati ad una condizione di Picco del Debito, il trucco da salotto una tantum dei banchieri centrali non funziona più e in realtà si ritorce loro contro. Rendere il credito artificialmente a basso costo ha indotto famiglie e imprese a sfruttare i loro bilanci e i loro coefficienti di leva al fine d'integrare le fonti naturali di consumo e investimento (rispettivamente salari e flusso di cassa aziendale) con prestiti incrementali.

Ma ora il credito a buon mercato non arriva nemmeno alla gente comune; crea solo più debito collateralizzato e maggiore speculazione a Wall Street.

Detto in modo diverso, quando i bilanci delle famiglie e delle imprese si saturano e non riescono più ad assorbire ulteriore debito, l'uomo del mercato repo prende il sopravvento. Cioè, gli speculatori spingono il prezzo degli asset finanziari sempre più in alto, permettendo loro di ipotecarli ed ottenere una maggiore quantità di finanziamenti.

Inutile dire che il credito a buon mercato non lascia mai i canyon di Wall Street a causa del Picco del Debito raggiunto da famiglie e imprese, impedendo alla politica monetaria di finire nelle tasche di Main Street; ciò causa un mispricing degli asset finanziari. Come ha detto Feldstein:

[...] ma i tassi d'interesse rimangono eccessivamente bassi e stanno spingendo gli investitori e gli istituti di credito ad assumersi maggiori rischi per raggiungere rendimenti decenti, cosa che porta ad un grave mispricing degli asset. Il rapporto utili/prezzi dell'S&P 500 è superiore al 50%, al di sopra della sua media storica. Gli immobili commerciali hanno un prezzo come se i bassi rendimenti dei titoli obbligazionari dureranno per sempre. Le banche e gli altri istituti di credito stanno prestando a mutuatari con basso rating di credito e concedono prestiti con un minor numero di condizioni.

Quando i tassi d'interesse ritorneranno alla normalità, ci saranno perdite sostanziali per investitori, creditori e debitori. L'impatto negativo sull'economia globale potrebbe rivelarsi molto grave.

Proprio così, ma "grave" non è la parola giusta.

La FED è stata dirottata da un drappello di sciocchi i cui obiettivi sono irrilevanti e irrealizzabili. Non c'è uno straccio di prova che la crescita sostenibile e la vera prosperità avverranno al 2.00% d'inflazione rispetto ad un 1.60%, il quale ha prevalso nel corso dell'ultimo anno come registrato dal deflatore della PCE. E in un'economia mondiale aperta che ha raggiunto il Picco del Debito, i banchieri centrali non hanno la capacità di guidare l'economia di Main Street verso i loro obiettivi d'inflazione illegittimi.

Così, i 90 mesi di ZIRP hanno trasformato i mercati finanziari in bische clandestine.

Questa gente ha creato la madre di tutti i crolli finanziari. E questa volta sarà evidente agli occhi del mondo chi è il responsabile della carneficina risultante.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


1 commento:

  1. Visione d'insieme.
    http://www.rischiocalcolato.it/2016/07/brexit-ora-intervista-roberto-orsi.html

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