lunedì 6 maggio 2019

Hey, Ray Dalio, è colpa della FED stupido!





di David Stockman


Se volete sapere quanto il keynesismo abbia danneggiato le idee nel mondo della finanza, vi basta controllare l'ultima sparata in ordine cronologico.

Ci riferiamo a Ray Dalio che grazie al capitalismo i suoi $160 miliardi in hedge fund sono diventati i ​​più grandi del mondo e il suo patrimonio netto è salito a $18 miliardi. Eppure il mese scorso ha detto a milioni di spettatori di "60 Minutes" che il Sogno Americano è morto, il capitalismo ha un disperato bisogno di riforme e che la ricchezza, il reddito e la mal distribuzione delle opportunità negli Stati Uniti sono così gravi che il Presidente dovrebbe dichiarare un'emergenza nazionale.

(Ti sentiamo, Ray, ma per favore non incoraggiare Donald a dichiarare altre emergenze nazionali... quella sul confine messicano è già abbastanza stupida).

OK, Ray, i Democratici ti inviteranno al loro tavolo nella primavera del 2021 dopo che vinceranno le prossime elezioni, ma puoi spiegarci perché l'America è andata in rovina? Potremmo risparmiare a Dalio l'imbarazzo di questa risposta, ma la cosa che deve essere chiara è che non ha menzionato una volta una la causa delle condizioni nefaste che identifica giustamente.

Per intenderci, la distribuzione della ricchezza in America ha iniziato ad andare al diavolo nel 1987, ovvero il momento esatto in cui Alan Greenspan scoprì la stampante monetaria nel seminterrato dell'Eccles Building durante il tracollo del mercato del 19 ottobre 1987.

Pertanto se l'1% della popolazione è passato da una quota del 34% della ricchezza nazionale al 40% negli ultimi tre decenni, mentre il 90% è passato da una quota approssimativamente equivalente (33%) a metà della fetta (21%), dovrebbe almeno ammettere che l'essenza del capitalismo non è cambiata durante tale intervallo. Né la cosiddetta politica fiscale di Ronald Reagan è da incolpare. Infatti il limite minimo del tax rate marginale sulla fascia superiore della popolazione era al 28%, incorporato nell'atto di riforma fiscale del 1986, che successivamente è cresciuto costantemente fino a raggiungere un tasso effettivo del 42% a dicembre 2017.


Tuttavia il meglio che Dalio ha potuto dire, evitando con cura l'elefante nella stanza ovvero la banca centrale, era che le persone vengono lasciate indietro dalla tecnologia. Cioè, la stessa spiegazione che davano i luddisti quando distruggevano i telai motorizzati nel XVIII secolo.

Poi, ancora una volta, la storia sulla tecnologia che erode i posti di lavoro dovrebbe incarnare una specie di bomba ai neutroni economica: i lavori vengono spazzati via, ma la produzione viene lasciata in piedi e continua a crescere.

Ahimè, questo non è successo. Il volume fisico della produzione manifatturiera a febbraio 2019 non era superiore a quello del marzo 2007!

Stiamo parlando di 12 anni ed è la ragione principale per cui sono scomparsi posti di lavoro manifatturieri ad alta paga, robot e automazione non c'entrano niente visto che sono stati con noi per decenni.


A scanso di dubbi, il grafico di seguito mostra i cinque cicli economici precedenti sin dai primi anni '70, e in ogni caso la produzione che è stata temporaneamente persa durante la recessione è stata rapidamente recuperata, con l'indice in costante aumento ad ogni ripresa. Complessivamente l'indice fisico della produzione manifatturiera è cresciuto ad un tasso del 3,0% annuo nell'arco di 35 anni.

Inutile dire che quando il tasso tendenziale di crescita della produzione passa improvvisamente da una crescita annuale del 3,0% allo 0,0% su base ciclica, è ovvio che stia succedendo qualcosa... ma non si tratta di robot che sostituiscono i lavoratori.


Né c'è stata un'epidemia di ascetismo tra le famiglie americane. Durante gli stessi 12 anni durante i quali la produzione manifatturiera nazionale è cresciuta dello 0,0%, i consumi reali di beni non durevoli sono aumentati del 17% e di quelli durevoli del 52%.

C'è solo un modo per spiegarlo: dal picco pre-crisi l'economia statunitense al margine ha importato il 100% della crescita del consumo di beni.

Ciò che viene in mente, quindi, è l'off-shoring e il denaro facile. Cioè, la FED ha mantenuto sommerso il 60% delle famiglie americane di cui Dalio si preoccupa tra debiti ipotecari a basso costo, prestiti auto, debiti studenteschi non rimborsabili e credito revolving.


Inutile dire che il sostegno artificiale del tenore di vita non porta alla prosperità o al sogno americano di cui giustamente si lamenta Dalio. Infatti l'economia di Main Street è stata così duramente colpita dagli stampatori monetari keynesiani nell'Eccles Building, che non è stato possibile creare praticamente nessun lavoro da capofamiglia per tutto il XXI secolo.

Proprio così. Fin dai tempi in cui Bill Clinton stava facendo le valigie per uscire dalla Casa Bianca, il numero totale di posti di lavoro da capofamiglia è aumentato solo del 3%. Si tratta di circa 9.700 posti di lavoro al mese in un ambiente in cui la popolazione in età lavorativa è cresciuta di circa 200.000 al mese.

Pensiamo quindi che dal gennaio 2001 il capitalismo abbia perso il suo fascino e debba essere "riformato" dai geni di Washington? O che in alternativa il progresso tecnologico è diventato così inarrestabile che si sta mangiando viva la classe media?

No. L'unica cosa che è veramente cambiata negli ultimi decenni sono le banche centrali: sono state conquistate dai saccheggiatori keynesiani.


Quindi l'elefante nella stanza è in bella vista: le banche centrali del mondo hanno acquistato $21.000 miliardi di debito pubblico e titoli collegati sin dal 2003, intromettendosi pesantemente tra la domanda e l'offerta come mai accaduto prima di allora.

Così facendo, hanno abbassato artificialmente il costo del debito rispetto al rischio, all'inflazione e al valore temporale del denaro. Non sorprende, quindi, se l'economia mondiale on sia andata da nessuna parte.

Pertanto, al picco pre-crisi del 2007, il PIL globale era di circa $58.000 miliardi e il debito totale era di circa $100.000 miliardi, il che implica un rapporto di leva dell'1,7X.

Un decennio dopo il debito globale è salito a $250.000 miliardi rispetto ad un PIL nominale mondiale di $80.000 miliardi. Questo è un rapporto di leva pari al 3,1X e le implicazioni non hanno praticamente bisogno di ulteriore spiegazione.

Non siamo a conoscenza di alcun economista sano di mente che nel 2007 sosteneva che l'economia mondiale soffrisse di un debito troppo basso; anzi, quasi tutti dicevano che ce ne fosse troppo. Cioè, la salvezza sarebbe arrivata attraverso il deleveraging, o almeno niente più guadagni galoppanti che avevamo visto durante i due decenni precedenti.

Allora era allora, ma oggi è oggi e ci ritroviamo una leva superiore dell'1,4X rispetto a quella della vigilia della crisi finanziaria. Quindi ai livelli attuali di PIL, si tratta di $112.000 miliardi in debiti extra!

Abbiamo difficoltà a pensare a cosa possa costituire un elefante più grande di $112.000 miliardi di debiti. Né dubitiamo che un tasso di crescita del debito all'8,3% annuo rispetto alla crescita annua del PIL al 3,0% rappresenti una prosperità sostenibile.

Inoltre, non è poi così difficile capire perché le banche centrali non possano sfuggire alla paternità di questa gigantesca deformazione.

Dopotutto, all'inizio del grafico seguente (2003), il bilancio congiunto delle banche centrali era di circa $4.000 miliardi, pari al 10% del PIL mondiale a $39.000 miliardi. Al contrario, oggi siamo a $25.000 miliardi, ben oltre il 31% del PIL mondiale.

Quello che stiamo dicendo è che l'eruzione del debito mondiale negli ultimi 11 anni non è stata accompagnata da un'ondata di frugalità e propensione al risparmio da parte di famiglie, governi e imprese. Invece è stato finanziato da $21.000 miliardi di "qualcosa in cambio di niente", iniettato nel sistema finanziario globale dalle banche centrali.


Quindi ormai la Finanza delle Bolle è passata dall'essere sublime ad essere ridicola. Nel caso della BOJ, che è solo l'avanguardia degli stampatori folli keynesiani a capo di tutte le principali banche centrali, il suo bilancio ora supera il 100% del PIL giapponese, detiene il 90% di tutti gli ETF giapponesi e il 43% del gigantesco debito pubblico giapponese.

Eppure il pazzo che gestisce la BOJ, Haruhiko Kuroda, insiste che continuerà a stampare fino a quando il Giappone non sarà benedetto con il presunto elisir del 2% d'inflazione.

Dal 1999 il bilancio della banca centrale giapponese è aumentato del 604% rispetto ad un aumento del 5% del PIL nominale del Giappone. È letteralmente difficile immaginare un insulto più odioso di questo ad un mondo finanziario sano. Né il Giappone è un'aberrazione solitaria o addirittura anomala.

Ecco la stessa immagine per la BCE e il PIL della zona Euro. Ciò significa che dal 1999 il bilancio della BCE è aumentato del 575% rispetto ad un aumento del 77% del PIL nominale.


Né la situazione degli Stati Uniti è diversa. Dal 1999, il bilancio della FED è cresciuto del 1000%, mentre il PIL nominale è aumentato di appena il 110%.

Inutile dire che questa massiccia espansione dei bilanci delle banche centrali ha inondato il mondo di debito e speculazione, e ha eliminato i meccanismi storici di determinazione onesta dei prezzi e disciplina nei mercati finanziari degli asset.

Quindi, per tornare a Ray Dalio, c'è una ragione per cui l'1% si muove in un'indicibile ricchezza cartacea, mentre il 90% delle famiglie americane annaspa: il tutto è dovuto principalmente al flagello del sistema bancario centrale keynesiano che, ironia della sorte, è lo stesso meccanismo che ha permesso alle attività di rischio di Bridgewater di prosperare e a Ray Dalio di diventare così ricco.

Abbiamo una risposta migliore, ovviamente: abolite il FOMC e il capitalismo non avrà bisogno di "riforme".


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


2 commenti:

  1. Dovresti aggiungere un'ulteriore scelta nelle Reazioni: 'Pauroso' :))
    non so se ci sarò quando la verità verrà a galla e me ne dispiace. mi sarei fatto qualche sana risata. Tu ci sarai certamente e comunque complimenti per la perseveranza.
    io mi sono stancato...
    la gente comunque non capisce. sono anni che tento di spiegare concetti simili a dozzine di persone, ma non c'è nulla da fare. non capiscono. lavorano 10 ore al giorno per guadagnare qualche euro .... e non sanno cos'è il denaro. non sanno neppure di chi è o cos'è. non sanno cos'è un debito.... e quando dopo lunghe conversazioni iniziano a rendersene conto.... mi guardano con due occhi così e preferiscono negare l'evidenza.... far finta di nulla e continuare senza prendere coscienza. . . perchè si vive meglio senza sapere.

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    1. Salve Travis.

      Capisco l'umore grigio di fronte ad una realtà che sembra praticamente avanzare senza criterio verso il baratro. D'altronde, se uno segue gli zombi finisce per essere divorato. A questo punto della storia non appena alcuni ingranaggi della routine cui sono abituati inizieranno a saltare, saranno loro a dimenarsi per una spiegazione. Accorreranno da quelle persone che avevano fino a qual momento messo da parte. Anche perché, sebbene lavorino 10 ore al giorno senza capire cos'è il denaro, come se la passeranno quando arriverà il fatidico momento in cui dovranno riscuotere ciò che stanno dando allo stato per la pensione e scopriranno che quei soldi non ci saranno più? L'ultimo pilastro che sorregge l'attuale illusione economica è solo questo, una volta caduto non ci sarà più modo di tornare indietro e chi non si sarà preparato a dovere non solo avrà sprecato una vita a non fare niente, ma dovrà fare i conti anche col fatto che c'era chi lo aveva avvertito. Quindi, dal mio punto di vista, si vive peggio senza sapere, perché si vive senza possibilità di scelta; e una vita in questo limbo è una stanza dove l'individuo non ha stimoli, non ha spinta a crescere, a migliorarsi. È ancora criptico capire, quindi, perché oltre ad una stagnazione economica, la società occidentale soffre anche di una stagnazione intellettuale?

      Detto questo, secondo me anche lei avrà la possibilità al tracollo dell'attuale status quo, o come minimo alla sua trasformazione. Da dieci anni a questa parte i fondi pensione negli USA, ad esempio, stanno soffrendo di un netto distacco tra passività ed entrate, cosa che può essere lenita o con una maggiore infusione di entrate erariali (economicamente suicida) o con un taglio netto delle prestazioni(politicamente suicida). E se guardiamo al caso stato per stato, notiamo che durante il prossimo bear market i fondi pensione, già sottofinanziati, finiranno in un buco nero. Nel frattempo i tassi negativi continueranno a scavare la tomba ai rendimenti degli asset. Secondo il CBO, stime ufficiali alla mano, il sistema pensionistico USA può durare fino al 2033... io scommetto, invece, molto prima.

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