venerdì 29 novembre 2019

Piani per un mondo distopico





di Alasdair Macleod


I pianificatori delle politiche globali intendono sostituire sia l'egemonia del dollaro che i combustibili fossili. I piani possono apparire non coordinati e nelle loro fasi iniziali, ma stanno diventando sempre più collegati.

Un reset monetario che incorpora criptovalute sponsorizzate dallo stato consentirà di introdurre controlli sui cambi tra le nazioni, separando i pagamenti commerciali transfrontalieri dalla circolazione monetaria interna. Lo scopo sarà ottenere un maggiore controllo sul denaro e orientare gli investimenti in progetti ecologici.

L'OCSE si baserà sulle attuali informazioni fiscali per rendere noti a tutti gli stati i redditi e il capitale della popolazione nel suo complesso. Inutile dire come questo renda facilmente più tassabili le proprietà degli individui, denaro destinato a sostenere una presunta crescita economica. Sotto la guida di organizzazioni sovranazionali, gli stati reindirizzeranno gli investimenti nella tecnologia verde. L'obiettivo, in particolare per gli europei, è di neutralizzare il crescente dominio della Russia sul mercato globale dell'energia, diventando carbon neutral entro il 2030.

Ma forse, come diceva anche Robert Burns, i piani ben congegnati alla fine falliscono miseramente. Si basano su fallacie keynesiane, ma non possono essere ignorati.



Introduzione

Diverse linee di politica sono influenzate dalle risposte degli statalisti agli eventi, incoraggiando le istituzioni globali ad assumere un ruolo di coordinamento. Ciò significa livelli più profondi di pianificazione centralizzata da parte di burocrati. Supponendo che i loro piani continuino a guadagnare credibilità, potremmo finire con un mondo distopico in cui gli organismi sovranazionali dirigono i singoli governi. Siamo già su questa strada: l'OCSE ha coordinato i tentativi di vari governi nel limitare la libertà dei propri cittadini, costringendo oltre un centinaio di giurisdizioni a fornire automaticamente informazioni sugli affari finanziari di ogni cittadino, indipendentemente dalla nazionalità e da dove risiedessero.

In tal modo gli stati sono stati sollevati dalla necessità di moderare le loro richieste fiscali per paura che gli individui possano trasferire altrove i loro soldi. Le informazioni sugli affari privati ​​vengono ora scambiate automaticamente da banche, avvocati, consulenti finanziari e contabili, all'insaputa dell'individuo. A seguito dell'introduzione dello standard comune di rendicontazione dell'OCSE, l'organizzazione sostiene che sono stati raccolti oltre $85 miliardi di entrate fiscali aggiuntive. L'intenzione è di aumentarle di più, molto di più.

Questa è stata la missione dell'OCSE, permettendo ad altre organizzazioni sovranazionali di ritagliarsi da sole un loro ruolo. Come ad esempio ha fatto l'FMI, che con un'agenda verde intende dare priorità ai finanziamenti di quegli investimenti in alternative ai combustibili fossili, sia direttamente che indirettamente attraverso la Banca Mondiale e le banche di sviluppo regionali. È probabile che i ruoli sussidiari siano svolti da altre divisioni dell'ONU, utili per vincolare i piani dei Paesi emergenti.

Le banche centrali potrebbero ricoprire un ruolo nuovo nel coordinare un reset monetario, che come possiamo dedurre dal discorso di Mark Carney a Jackson Hole ad agosto, è già in discussione. Inizieremo esaminando le attuali politiche monetarie, il loro fallimento e la spinta a sostituirle con qualcos'altro, prima di affrontare la questione energetica.



Il problema monetario

Ci sono due categorie di persone che pensano che tutto ciò che ha a che fare con l'economia e il denaro non è interessante: la popolazione in generale e la comunità che gestisce gli investimenti. Eppure il loro sostentamento dipende da questi temi. Un'altra categoria, composta da libertari, economisti Austriaci, fan di Bitcoin, gold bug e lettori/collaboratori di siti come ZeroHedge, hanno un punto di vista che spazia dallo scetticismo al catastrofismo. Non è nota a molti, ma un'altra categoria importante, che è davvero molto preoccupata, è quella composta da stati e banche centrali.

Queste sono le persone che parlano tranquillamente di un reset generale, quelle che sanno che il sistema del dollaro fiat post-Breton Woods non è più adatto ai loro scopi. Vedono un aumento del debito, tassi d'interesse che non riescono a stimolare l'economia e una stagnazione economica. Vedono una discrepanza tra il commercio internazionale e l'uso del dollaro come mezzo di settlement globale. Non ne parlano molto, perché farlo significherebbe spargere dubbi e panico.

Ne ho parlato di recente dopo che Max Keiser su RT mi ha chiesto cosa ne pensassi del discorso di Mark Carney a Jackson Hole ad agosto, su un sistema monetario globale per sostituire il dollaro. Ho risposto dicendo che Carney è in procinto di ritirarsi, e presumibilmente si sente leggermente più libero di esprimere le preoccupazioni che condivide con i suoi colleghi della Banca dei Regolamenti Internazionali: il loro mondo incentrato sulla stampa di denaro non funziona e non ha mai funzionato, quindi deve essere riformato per dare loro un maggiore controllo.

Da allora i miei pensieri si sono rivolti al problema del reset in un senso più ampio. Il presupposto è che c'è tempo per attuare le dovute contromisure, o almeno pre-pianificarle come polizza assicurativa contro il fallimento monetario. In entrambi i casi non bisogna mettere il carro davanti ai buoi, perché quando una arriva crisi del credito sorprende sempre le autorità. La priorità non sarà quindi l'evoluzione monetaria, ma il salvataggio economico e finanziario.

A tale proposito, cosa dovrebbero fare i banchieri centrali? La risposta ovvia è truccare il gioco modificando le regole. Come disse Keynes, quando i fatti cambiano, io cambio. In questo senso pensano di poter sostituire il sistema fallato e sostituirlo con uno aggiornato che si adatta meglio ai loro scopi. Con un po' di fortuna, il calo della fiducia nel vecchio sistema sarà sostituito da un nuovo paradigma, qualcosa che permetterà a tutti, politici e banchieri centrali, di rivendicare il successo per aver salvato il mondo occidentale da una potenziale crisi monetaria.

Il problema è che non sanno come farlo e non sanno ancora quale sarà il nuovo paradigma. Non c'è unità, perché per la FED e il governo degli Stati Uniti comporterebbe una perdita inaccettabile di potere monetario e politico. I cinesi, in collaborazione con i russi, vogliono farla finita con il dollaro, mentre gli europei si stanno spostando verso una distopia socialista spaventati dall'America di Trump e dall'orso russo ad est.

Questo è il motivo per cui influenzatori come Carney possono solo ipotizzare un nuovo assetto monetario che implichi un ruolo ridotto per il dollaro. Le banche centrali stanno esplorando il mondo delle criptovalute e sette su dieci ne stanno studiando le possibilità di implementazione. Ciò non salverà le valute fiat dal loro destino, ma potrebbe dare alle banche centrali un maggiore controllo sull'utilizzo delle loro valute fiat. Forse pensano che una criptovaluta emessa dallo stato possa sostituire il denaro fiat in rovina, ma poi ciò solleva due problemi: se il denaro fiat alla base sta marcendo, la nuova criptovaluta sponsorizzata dallo stato rischierà di ritrovarsi un problema di credibilità fin dall'inizio; anche se la popolazione la dovesse accettare, la sua emissione futura dovrà essere rigorosamente limitata e il ciclo del credito bancario dovrà essere affrontato correttamente.

Ma se le cose vengono fatte bene allora potrebbero funzionare... o almeno così si dice. E in qualche modo un sistema monetario globale basato sulle criptovalute per il commercio internazionale potrebbe sostituire il sistema monetario post-Bretton Woods in avaria. Per i policymaker questa sta diventando una questione urgente, come è evidente dal discorso di Carney a Jackson Hole.

Nel suo discorso Carney identifica l'esistenza di una trappola della liquidità globale che annulla la politica dei tassi d'interesse in tre modi: un eccesso di risparmi, una riduzione della portata dei flussi transfrontalieri sostenibili e “un ispessimento della coda sinistra unito al calo dei probabili risultati economici”. Quest'ultimo raggiro semantico rappresenta l'ammissione del fallimento dell'attuale politica dei tassi d'interesse nello stimolare la ripresa economica, cosa che non può essere affermata chiaro e tondo.

Il problema di Carney, oltre alla velata ammissione del fallimento delle politiche della BOE, è che ignora come l'America abbia bisogno di una quantità crescente di stranieri che utilizzino il dollaro, affinché possa finanziare il suo crescente deficit di bilancio (senza il quale il dollaro colerebbe a picco ed i tassi d'interesse schizzerebbero alle stelle). Se lui e la sua coorte spingono politiche intese a ridistribuire fondi che altrimenti finirebbero in dollari e titoli del Tesoro USA, dovranno affrontare una forte opposizione da parte del Ministero del Tesoro USA; ma essendo l'intero sistema attuale basato ancora sul dollaro, il probabile crollo dell'intero edificio del denaro fiat sarebbe un risultato inevitabile.

Per quanto riguarda una riduzione dei flussi transfrontalieri, questa è una funzione del calo del commercio transfrontaliero, non del denaro. La ragione per cui il commercio transfrontaliero è crollato è il conflitto commerciale tra Stati Uniti e Cina e dei suoi effetti a catena. Sorvolando i trucchi semantici che utilizza, è difficile per un osservatore indipendente non capire come il discorso di Carney trasudi disperazione.

Se Carney prova disperazione, allora anche i suoi colleghi banchieri centrali la proveranno. Ma invece di abbandonare quelle politiche che hanno fallito, questa gente vuole costruire un ponte verso una nuova serie di politiche, un reset monetario. E quasi certamente comporterà una maggiore soppressione del ruolo dei mercati e un aumento del controllo statale sul denaro e su come viene utilizzato.

I banchieri centrali temono che l'emergere di un sistema di cripto-pagamenti nel settore privato, anch'essi collegati ad un paniere di valute fiat, rappresenterà un forte grattacapo per le valute nazionali. Dovrebbero avere le fette di prosciutto sugli occhi per non vedere come Bitcoin in particolare stia educando le masse sulla frode morale dietro l'espansione del denaro fiat. La sfida sarà quella di trovare un'alternativa credibile, completamente sotto il controllo di alcune grandi banche centrali.

Per ogni nazione del mondo, esclusa l'America, l'evoluzione dal sistema monetario post-Bretton Woods significa la riduzione del ruolo del dollaro nei regolamenti commerciali e la liberazione del capitale inutilmente legato al biglietto verde. Prima dell'invenzione delle criptovalute, ciò sarebbe stato possibile attraverso l'uso crescente di swap in valute estere, in particolare euro e renminbi, per migliorare la liquidità e sostituire il dominio dei dollari nei saldi di riserva.

La facilitazione del commercio estero sembra essere il ruolo più probabile che dovrà ricoprire una criptovaluta emessa dallo stato. Le linee di swap in criptovalute sponsorizzate dallo stato sarebbero proporzionate al commercio tra blocchi di valute esistenti. Potrebbero quindi essere utilizzate per i regolamenti commerciali, il che significa che anche le banche commerciali vi avrebbero accesso. Abbiamo quindi due versioni di una stessa valuta: una valuta fiat già esistente che circola a livello nazionale e una valuta basata sulla blockchain riservata all'uso internazionale. Con una versione onshore e offshore della stessa valuta i tassi d'interesse da stabilire sarebbero due, a condizione che le rotte di arbitraggio siano fortemente limitate (con la versione offshore negoziata ad un premio).

Gli esperti in Gran Bretagna conoscono il concetto di base, prima che Margaret Thatcher rimuovesse i controlli sui cambi. Per i pianificatori monetari ci sono molti vantaggi da un simile sistema, in particolare per l'Eurozona. Separando i regolamenti commerciali dalla circolazione interna della valuta, vengono introdotti di fatto dei controlli di capitale, consentendo l'accesso alla criptovaluta statale ad entità finanziarie estere ed a banche commerciali, negandone l'utilizzo all'economia interna. È importante sottolineare che l'espansione del credito bancario sarebbe riservata solo alla valuta nazionale, gestita attraverso una politica di tassi d'interesse a due livelli.

Qualsiasi investimento in valute estere richiederebbe il pagamento del premio che si applica sulla sua versione crypto. Si diraderebbero le prospettive di una corsa internazionale contro una valuta come l'euro, poiché la liquidità per il commercio internazionale verrebbe sostituita da una criptovaluta centralizzata, altamente gestita e correlata al commercio.

Per i policymaker della BCE sarebbe una soluzione allettante se funzionasse. Darebbe loro un maggiore controllo monetario e potrebbero tentare di stimolare l'economia dell'Eurozona implementando tassi negativi più profondi senza il timore di un tasso di cambio in picchiata.

Dal punto di vista americano queste mosse, o qualcosa del genere, quasi sicuramente verrebbero osteggiate. Gli USA hanno bisogno che gli stranieri acquistino dollari per finanziare il loro deficit di bilancio. E ora stanno sperimentando i malesseri economici dovuti all'isolazionismo statunitense e alle politiche commerciali di Trump, che stanno già portando ad una contrazione e alla potenziale inversione dei flussi esteri nei titoli del Tesoro USA.

La Cina sarebbe un osservatore interessato a questi sviluppi. Ha in programma di emettere una sua criptovaluta, il che potrebbe consentirle di internazionalizzare una versione crittografica del renminbi più rapidamente di quanto non sia riuscita con la sua valuta fiat attuale. La Russia ha già abbandonato il dollaro per motivi geopolitici e sta cercando di ottenere il controllo del mercato dell'energia.

Riassumendo, il malcontento con il sistema monetario post-Bretton Woods e il ruolo sproporzionato del dollaro sono probabilmente i motivi per cui così tante banche centrali stanno cercando soluzioni nel mondo delle criptovalute. Ma come affermato in precedenza in questo articolo, si presume che la pre-pianificazione non venga sconfessata dagli eventi.



Criptovalute e oro

Non vi sono dubbi sul fatto che la politica monetaria stia sfociando in una crisi, e nei prossimi mesi potrebbe persino verificarsi un grave fallimento bancario. Se ci troviamo di fronte ad un'altra Lehman, la priorità sarà prima stabilizzare i mercati e poi le valute, se necessario, in un momento in cui imperversano tassi d'interesse e rendimenti obbligazionari negativi.

Come assicurazione contro tale evento, la maggior parte delle banche centrali conserva oro fisico nelle sue riserve. In Europa, Germania, Francia e Italia detengono quantità significative di oro che le autorità monetarie della BCE potrebbero voler schierare come supporto per una criptovaluta comune. Ma è improbabile che questa diventi un'opzione primaria, perché le banche centrali conservano sempre le loro riserve auree (leasing a parte) e le usano per fini monetari solo come ultima risorsa.

Reintrodurre la copertura dell'oro negherebbe tutta la credibilità della teoria macroeconomica neoclassica, che si basa sul raggiungimento di un obiettivo d'inflazione coerente con la massimizzazione dell'occupazione. Data la necessità di una rapida espansione dell'offerta di moneta globale in risposta alla prossima crisi del credito, o per finanziare l'escalation del debito pubblico, il potere d'acquisto delle valute emesse dagli stati diminuirà quasi sicuramente mentre quello dell'oro salirà. Pertanto anche una valuta legata all'oro salirebbe, supponendo che funga da vero sostituto dell'oro. Un gold standard fissato al tasso attuale di $1500 sarebbe considerato fortemente deflazionistico se l'oro salisse ulteriormente.

Probabilmente nessuna banca centrale occidentale contemplerebbe una simile mossa nelle attuali condizioni economiche. Se, nel tempo, una crisi creditizia e sistemica minacciasse la distruzione delle valute statali e l'evento spingesse le banche centrali a scartare l'inflazione, sarebbe una questione diversa. Ma questa è una situazione lontana da quella attuale.

In ogni caso, sarebbe necessario un prezzo dell'oro molto più elevato per fissare in modo sostenibile le valute fiat all'oro. Perfino la Cina, che ha accumulato oro fisico e incoraggiato la sua gente a farlo, è troppo legata all'espansione monetaria e creditizia per contemplare una simile mossa. Tuttavia l'accumulo di riserve auree da parte di molti dei partner commerciali asiatici della Cina suggerisce che una sorta di gold-exchange standard potrebbe essere un esito probabile, ed è qui che potrebbero confluire i piani della Cina per una nuova criptovaluta sponsorizzata dallo stato.



Il conflitto sull'energia

Come nel caso del sistema monetario globale, i mercati globali dell'energia affrontano enormi cambiamenti sia nell'UE che nelle organizzazioni sovranazionali, come l'UNCTAD, la conferenza delle Nazioni Unite su commercio e sviluppo, che promuove una politica di abbattimento dei combustibili fossili a favore di alternative verdi. Inoltre l'accordo originale, secondo cui l'Arabia Saudita ha accettato di vendere il suo petrolio per dollari, dando alle banche statunitensi il controllo sulle eccedenze monetarie da tutte le vendite di petrolio dell'OPEC, non è più appropriato perché il mondo dell'energia è radicalmente cambiato da quando l'accordo è stato siglato nel 1973.

Tale accordo è stato l'elemento centrale del ruolo del dollaro come valuta di riserva mondiale. Dal 1973 l'Unione Sovietica è crollata e con Putin la Russia è diventata il più grande esportatore di petrolio e gas. Inoltre, poiché le vittorie americane in Medio Oriente si stanno dimostrando solo "vittorie di Pirro", l'influenza della Russia si sta diffondendo in tutta la regione, formando alleanze con l'Iran, la Turchia e la Siria. La Cina è il principale cliente energetico della regione e con i suoi progetti lungo la via della seta sta aumentando anche la sua influenza in quei territori.

La risposta dell'America a questi sviluppi è blanda. Oltre alle forniture di armi non ha altre attività nell'area, e con Trump l'America è diventata isolazionista. Inoltre Trump desidera disimpegnarsi militarmente dalla regione, mentre l'intelligence e l'establishment militare vogliono il contrario. L'impasse della politica americana è stata sfruttata dalla Russia e dalla Cina.

L'UE vede il fallimento della leadership americana, mentre l'orso russo a est sta diventando più forte. Per questo motivo ha prestato attenzione alla Russia che ha esercitato il proprio potere sull'Ucraina tagliando le forniture energetiche: la sicurezza energetica è una minaccia a lungo termine per l'UE e la Russia è sul punto di controllare anche le forniture mediorientali.

La risposta dell'UE alla minaccia energetica della Russia è stata quella di adottare un'agenda verde. Nonostante il 98% dei trasporti e della logistica siano su diesel e benzina, alcuni stati membri dell'UE stanno vietando le vendite di motori a combustione interna già dal 2030. Questo percorso accelerato verso le emissioni zero richiederà ingenti investimenti. Chiaramente tutto ciò viene considerato economicamente stimolante in un momento di declino dell'ottimismo riguardo le prospettive economiche generali.

Queste opinioni sono articolate nella relazione su commercio e sviluppo dell'UNCTAD 2019, Financing a Global Green Deal. Gli autori sostengono che un'azione coordinata a livello internazionale tra i governi che perseguono politiche monetarie e fiscali reflazionistiche, pur limitando i flussi di capitali internazionali, genererà crescita economica e catturerà le risorse per finanziare l'investimento. I grafici qui sottostanti sono indicativi del loro pensiero e sono a pagina 56 di suddetta relazione.


Nella stessa relazione si sostiene inoltre che una combinazione di salari minimi più elevati e una tassazione sempre più progressiva per ridistribuire la ricchezza a persone a basso reddito porterà ad una maggiore crescita economica, in questo caso aumentando il consumo delle masse a spese di pochi. È puro keynesismo.

Argomenti simili vengono ripresentati più e più volte per far salire la spesa pubblica e la spesa per l'assistenza sociale in modo da aumentare ulteriormente i consumi. Si raccomanda un uso più esteso dei controlli sui capitali per limitare i flussi di investimento destabilizzanti e renderli disponibili per gli investimenti verdi (pagg. 125-129). Le banche centrali sono incoraggiate a orientare il quantitative easing a favore degli investimenti verdi e, attraverso la regolamentazione, imporre margini di rischio più elevati sull'esposizione bancaria agli investimenti e ai prestiti relativi ai combustibili fossili (pagg. 153-156).

Ciò equivale ad un'estensione e un'escalation di politiche inflazionistiche, ma il punto fondamentale è che conferisce un potere mai visto prima ai pianificatori centrali. Lo scopo è che alcune organizzazioni sovranazionali, non elette da nessuno, agiscano come un governo mondiale.

Benvenuti in un mondo distopico.



Conclusione

Le politiche monetarie fallite e l'eliminazione accelerata delle emissioni di carbonio a favore di un'energia ad emissioni zero offrono le basi per un futuro distopico. Presi insieme sono scuse per un'inflazione ancora maggiore e la rapida socializzazione delle economie nazionali e del capitale privato.

Un certo numero di organi sovranazionali si aspetta di coordinare queste aree politiche al di sopra dei capi dei singoli governi. Un reset monetario sostituirà un sistema fallimentare basato sul dollaro e le economie fallimentari saranno potenziate da investimenti ecologici diretti dallo stato.

Dato che una crisi sistemica sta bussando alle porte dell'economia mondiale, il suo verificarsi avrà un effetto notevole. Le persone che apprezzano la libertà individuale e la privacy, quelle inorridite da 1984 di Orwell e The Road to Serfdom di Hayek, potrebbero trovarsi a desiderare un risultato ancora più radicale: la completa distruzione delle valute fiat e dello stato.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


1 commento:

  1. When the bridges collapse, the balance returns to freedom. (medium)

    Gli stati stanno lasciando crollare le proprie infrastrutture gestite da fondi che si riforniscono di moneta quasi in maniera diretta dalle banche centrali ...

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