venerdì 8 novembre 2019

Dal progressismo al keynesismo fino a Bitcoin: morte e resurrezione del libero mercato





di Francesco Simoncelli


Meno di un secolo di "teorie" economiche rigorose e scientifiche e scopriamo che dopo tutto questo tempo siamo ancora in una situazione in cui le recessioni e le crisi economiche sono tra di noi. La promessa di debellarle per sempre si è trasformata in un incubo senza apparente via d'uscita, dove spingere sempre oltre quelle "teorie" presumibilmente salvifiche rappresenta l'unica risposta di un conglomerato di accademici che si suppone abbia le risposte a tutto. Ecco, quindi, che ci ritroviamo notizie come questa, ma esse non sono altro che la progenie deforme di un sistema che ha raggiunto la sua data di scadenza. Peggio ancora, continuare a farlo sopravvivere artificialmente richiede percorrere fino in fondo la proverbiale via verso la schiavitù. Una via, questa, imboccata chiaramente nel 1936 quando il mondo ha abbracciato il keynesismo. Esso si basa su due idee: chi vende non capisce che qualcosa è meglio di niente e quindi non abbassa i suoi prezzi di vendita; gli economisti non capiscono che la spesa pubblica finanziata dal debito è realizzata in due soli modi: (a) denaro prestato da risparmiatori che avrebbe potuto essere prestato a imprese o consumatori, oppure (b) denaro prestato da una banca centrale che va a ridurre il potere d'acquisto dell'unità monetaria. Secondo questa teoria, quindi, esiste qualcosa in cambio di niente.

Gli economisti ci dicono che non esistono pasti gratis, ma, tranne gli Austriaci, tutti gli altri ci credono davvero. Gli economisti non Austriaci credono che un'arma, quando un funzionario statale la punta contro un cittadino affinché ceda la sua ricchezza, a volte possa produrre crescita economica; se poi la stessa arma viene puntata da un ladro, allora ciò produce sempre una perdita economica. Qual è la differenza? Chi punta l'arma.

Keynes incontrò Franklin Roosevelt il 28 maggio 1934. L'allora Segretario del Lavoro, Frances Perkins, notò che Keynes se ne andò dall'incontro sottolineando la mancanza di alfabetizzazione economica da parte del presidente. Più tardi, parlando con Roosevelt, notò come lui pensasse che Keynes fosse un matematico piuttosto che un economista politico. Entrambi avevano inquadrato l'altro: Roosevelt non sapeva niente di economia e Keynes si era laureato in matematica. Quest'ultimo aveva trovato un posto all'università di Cambridge nel 1909 perché suo padre, un economista di Cambridge, aveva pagato affinché suo figlio venisse assunto lì.

L'incontro avvenne nel 1934, e poiché Keynes non aveva ancora messo nero su bianco il keynesismo, non credo che l'incontro fosse importante per il futuro dell'economia americana. Nel 1936, pubblicando la Teoria Generale, Keynes non fece altro che giustificare su carta ciò che ogni governo occidentale aveva fatto per diversi anni: stampare denaro, aumentare le tasse, far salire i deficit e manipolare centralmente l'economia. Il New Deal non pose fine alla Grande Depressione negli Stati Uniti, fu la seconda guerra mondiale a farlo. La guerra permise agli stati di aumentare la spesa in deficit, gonfiare enormemente l'offerta di moneta, imporre controlli sui prezzi, mandare giovani uomini al fronte affinché si uccidessero a vicenda (riducendo il bacino della manodopera) e assumendo donne per lavorare nelle fabbriche di munizioni con stipendi inferiori al mercato. Il patriottismo fu usato come un modo per convincere uomini e donne a lavorare a quelli che sarebbero stati salari al di sotto del mercato; l'inflazione e il razionamento ridussero ancora di più i salari reali.

L'economia ci insegna che "quando il prezzo scende, la domanda sale" e ciò vale anche per il prezzo del lavoro. Keynes lo sapeva e nel 1936 scrisse che i saggi salariali reali abbassati dall'inflazione monetaria avrebbero ingannato i lavoratori. Solo che ci è voluto un inganno mondiale (i salari in tempo di guerra) per raggiungere questo obiettivo su una scala sufficiente per porre fine alla disoccupazione. Niente di tutto ciò viene insegnato in nessun libro di testo di storia o economia. Insegnarlo significherebbe spiegare agli studenti come funziona veramente l'economia in tempo di guerra, ovvero, centralizzare ancora di più il potere nelle mani dello stato. E questa è una verità che tutti conoscevano in precedenza, ma piano piano è stata sotterrata sotto una pila crescente di plausibilità.



PAROLE SUADENTI E PLAUSIBILI

Cerchiamo di capire innanzitutto da dove sia saltato fuori l'avallo ad una centralizzazione crescente dell'economia. Da dove sia saltata fuori la rinuncia leggera alle proprie libertà in cambio di promesse vuote. Da dove sia saltata fuori la necessità di inflazionare continuamente l'offerta di moneta mediante le banche centrali, quando dal 1873 al 1890 gli Stati Uniti hanno vissuto nella deflazione dei prezzi senza che neanche una crisi andasse a perturbare suddetto periodo di straordinaria crescita economica e senza una banca centrale "a difesa" dell'economia. È importante individuare con esattezza l'origine, perché Keynes ha rappresentato il colpo finale al pensiero di libero mercato, non l'inizio della fine.

Albert Jay Nock nel 1936 pubblicò un saggio sull'Atlantic Monthly intitolato "Imposter-Terms", cioè parole che vengono usate in modi che confondono o indirizzano erroneamente la comprensione di fatti cui fanno riferimento. Più precisamente i "termini impostori" sono parole che vengono utilizzate per rendere più accettabile una qualche idea o fatto che verrebbero intesi in modo negativo se espressi chiaramente. I "termini impostori", quindi, possono essere intenzionalmente usati per ingannare e un esempio di ciò è l'uso politico della parola "progressivo". Essa deriva dalla parola "progresso" e secondo qualsiasi dizionario il progresso fa riferimento ad un "movimento in avanti, o verso una destinazione, o verso uno sviluppo, o verso una condizione migliore e più avanzata".

"Progressivo" vuol dire in sostanza "svilupparsi gradualmente". I dizionari chiariscono che un movimento progressivo verso una "condizione più avanzata" può essere positiva o negativa, come nel peggioramento di una malattia. Se inteso in senso positivo, chi può essere contrario al progresso umano e sociale? Chi non vorrebbe una progressiva riduzione della povertà, o un progressivo aumento dell'alfabetizzazione e una vita più lunga e più sana? I liberali classici del XVIII e XIX secolo sostenevano che la migliore speranza per l'umanità in questa direzione "progressista" era l'eliminazione del controllo politico e del comando top-down sulla vita delle persone.

I principi liberali classici includevano il rispetto del diritto di ogni individuo a vivere liberamente e in pace; basare tutte le relazioni umane su associazioni volontarie e accordi reciproci; fare in modo che il dovere di uno stato limitato fosse la protezione del diritto di ciascun individuo alla propria vita, alla proprietà acquisita onestamente e all'applicazione di tutti gli accordi volontari. Con questo tipo di ambiente sociale, l'umanità ha fatto molto per favorire le possibilità del proprio progresso. Ovunque siano stati seguiti i principi di libertà e di libero mercato, essi hanno portato ad un progressivo, seppur lento, miglioramento delle condizioni sociali ed economiche.

Ma alcuni erano impazienti riguardo al grado e alle direzioni di tutti questi progressi. Misero in discussione l'etica della loro distribuzione e desideravano che il potere politico ne reindirizzasse i benefici. All'inizio del XIX secolo molti di questi individui si definivano socialisti o comunisti. Sebbene alcune loro idee differissero in minima parte sulla direzione da far prendere al "progresso", condividevano i mezzi per realizzare un futuro collettivista migliore. Credevano nell'abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione e nel porre fine all'impresa privata. Direzionare la produzione sarebbe stato un compito dello stato, presidiato da coloro che affermavano di parlare per gli interessi "veri" di "tutto il popolo".

Questi nuovi ingegneri sociali che parlavano a nome dell'umanità avrebbero aggiustato tutte le storture nel mondo. La produzione sarebbe stata direzionata dalla "necessità" e non dalla "avidità". La ricchezza sarebbe stata ridistribuita secondo una giustizia egualitaria che solo i pianificatori centrali sapevano quale essere. L'economista francese Paul Leroy-Beaulieu descrisse bene come sarebbe finita questa storia nel suo trattato Collectivism (1885):
L'impiegato (e tutti saranno impiegati) diventerebbe uno schiavo, non dello stato, che è semplicemente un'astrazione, ma dei politici che esercitano il potere. Un pesante giogo sarebbe imposto a tutti e la censura delle voci dissidenti diverrebbe la normalità. Una tirannia come mai finora sperimentata chiuderebbe tutte le bocche e piegherebbe tutti i colli. Come potrebbe continuare il progresso umano in una società soggetta a vincoli e autorità universali? L'autorità, qualunque sia la sua fonte, è sempre lenta, pedante e schiava della routine; sarebbe istituita un'immensa burocrazia e gli individui liberi verrebbero schiacciati dai suoi complicati macchinari. Il collettivismo implica una perdita sia per l'individuo che per la civiltà in generale. Dapprima un rallentamento dell'impresa economica, poi la sua completa cessazione, presto seguita da una regressione; queste sarebbero le inevitabili conseguenze per l'umanità.

Il trucco linguistico e retorico consisteva nel non usare le connotazioni negative di ciò che il socialismo avrebbe significato per la società, e questa tattica venne adottata da un'intera generazione di intellettuali americani che studiarono nelle università tedesche negli ultimi decenni del XIX secolo e nel primo decennio del XX secolo. Tornarono in America imbevuti delle concezioni della scuola storica tedesca: un gruppo di storici, economisti politici, legalisti e sociologi tedeschi che insisteva sul fatto che le idee del liberalismo classico e dell'economia classica erano completamente sbagliate. Gli economisti classici dicevano invece come esistessero "leggi economiche" universali e sempre presenti (es. domanda/offerta), e come esistessero istituzioni sociali essenziali per il progresso umano (es. proprietà privata, mercati liberi, ecc.)

Gli storici tedeschi negavano tutto ciò, dichiarando che ogni luogo e nazionalità aveva le proprie "leggi" in materia di relazioni ed istituzioni umane e che cambiavano con l'evoluzione sociale, economica e politica di ogni società.

Invece di usare la parola "socialismo", i sostenitori di questo assetto sociale parlavano di neoliberalismo: proteggere la vita, la libertà e la proprietà delle persone come era sempre accaduto fino a quel momento, ma garantire anche determinate opportunità nella vita attraverso la regolazione dei mercati, la ridistribuzione del reddito e una maggiore pianificazione centralizzata per lo sviluppo sociale. Questa era una prospettiva che trascendeva le idee ataviche di interesse personale, individualismo e autonomia personale: l'umanità si stava evolvendo dall'etica individualista ad un senso sociale più ampio e inclusivo di "comunità" che era più grande della singola persona.

Il "progresso" si stava evolvendo dall'interesse personale alla consapevolezza sociale e alla responsabilità collettiva. Il gruppo era una realtà trascendente l'individuo. La crescente complessità della società non poteva più essere lasciata ai propri dispositivi fatti di mercati "anarchici" e decentralizzati. Doveva esserci un senso centralizzato di scopo e direzione, con persone formate e guidate da un più alto senso di responsabilità sociale a difesa del bene di tutti. Il "progressismo" rappresentava questa prospettiva sociale e c'era un fervore quasi religioso tra i suoi sostenitori.

Il messaggio "progressivo" di allora è ancora lo stesso ora: burocratici e funzionari eletti dediti allo "scopo pubblico" guideranno il resto della società verso la terra promessa della pianificazione economica centrale mediante la ridistribuzione della ricchezza. Per più di cento anni un "termine impostore" è stato usato per travisare la realtà: che il socialismo possa portare un benessere superiore rispetto al "capitalismo"; che esistano scopi superiori a quelli personali; che non esistano leggi economiche apodittiche e che per un bene superiore si possano violare diritti di proprietà, confiscare la ricchezza e manipolare i prezzi.



TRAVISARE LA REALTÀ HA CONSEGUENZE

Il keynesismo, quindi, è nato sulla scia di questo "progressismo" e rappresenta l'apice della giustificazione socialista sulla società. Le aberrazioni a cui ha dato forma man mano che ha appesantito gli attori di mercato con la sua presenza necessitavano di continue giustificazioni formali, visto che non hanno mai portato a quell'El Dorado con cui hanno raggirato gli ingenui. Prima il keynesismo, poi il monetarismo e adesso la MMT: tutti sono figli di ciò che Mises descriveva nel suo libro Planned Chaos, ovvero, controlli sempre più stringenti sull'economia affinché i pianificatori centrali non perdessero la loro presa su di essa. Almeno finché i controlli non diventano talmente asfissianti e irrazionali da esplodere in faccia a chi li ha implementati. E le follie di questi tempi attuate delle banche centrali sono una conferma di quanto detto finora.

Due settimane fa Mario Draghi ha esaurito il suo ruolo come presidente della BCE e nonostante tutte le sue preoccupazioni riguardo la cosiddetta "stabilità finanziaria" a tutti i costi, ciò che si lascia dietro è un bilancio ben oltre i €4000 miliardi, una svalutazione del potere d'acquisto dell'euro del 25%, liquidità a profusione ad entità improduttive e una crisi economica incipiente. Attualmente, però, tutti gli occhi sono puntati sul "Non QE" della FED e il caos eruttato dal mercato dei pronti contro termine. In questo mercato i mutuatari in cerca di liquidità offrono garanzie ai finanziatori sotto forma di titoli "sicuri" (titoli di stato) e garantiscono un rimborso entro 24 ore.

Gli spike improvvisi dei tassi per i prestiti pronti contro termine non sono insoliti, ciò che è insolito è quando ci vogliono giorni affinché si normalizzino e ancora più insolito è vedere la Federal Reserve iniettare centinaia di miliardi per compensare l'inarrestabile aumento dei tassi a breve termine. Ciò che la crisi nel mercato dei pronti contro termine ci mostra è che la paura del contagio e l'aumento del rischio sono evidenti nel mercato overnight e, soprattutto, che c'è una leva finanziaria significativamente maggiore di quanto molti si aspettassero.

In sintesi,il messaggio è che l'accumulo di rischio e debito è molto più alto del previsto. Le banche centrali credevano di poter creare uno tsunami di liquidità e gestirne le onde, invece il mercato dei pronti contro termine ci mostra una saturazione del debito e un accumulo massiccio di rischi.

I pianificatori centrali credevano che la FED potesse creare la giusta inflazione, gestire la curva dei rendimenti, fornire liquidità sufficiente da spingere gli investitori verso titoli a più lungo termine. La crisi dei pronti contro termine, perché è una crisi a tutti gli effetti, ci sta dicendo che i pianificatori monetari centrali ed i loro sottoposti sono consapevoli che il prezzo del denaro, gli asset utilizzati come garanzia e la capacità di rimborso dei mutuatari sono tutti manipolati artificialmente. Che l'asset "sicuro" non è altrettanto sicuro in una recessione o in un rallentamento globale, che il prezzo del denaro è incoerente con la realtà del rischio e dell'inflazione nell'economia.

Questa verità è emersa prorompente se guardiamo con attenzione alla ripartizione dei titoli di stato statunitensi lungo la curva di maturazione in pancia ai Primary Dealer. Dal seguente grafico notiamo che la parte destra è stata massicciamente assorbita dai loro acquisti, aspettandosi nel tempo che il QE sarebbe andato avanti indefinitamente e che ci sarebbe stato sempre uno sciocco più sciocco a cui affibbiarla. Problema: il fabbisogno dello zio Sam è cresciuto a dismisura e molto probabilmente i titoli emessi dalla Tesoreria sono stati di gran lunga superiori a quanto ci si aspettasse. Powell, però, nella sua volontà di percorrere la strada del quantitative tightening, aveva iniziato a lasciar maturare i titoli a lunga scadenza (T-bond) e a ricomprare invece quelli a breve scadenza (T-bill). Inutile dire come questo assetto abbia mandato nel panico i Primary Dealer, i quali si sono ritrovati asset "sicuri" senza domanda fisiologica di mercato e che si sarebbero deprezzati nel tempo. Panico che poi ha avuto sfogo nel mercato dei pronti contro termine.


Il tumulto nel mercato dei pronti contro termine avrebbe potuto essere giustificato se fosse durato un giorno, invece è stato necessario un programma di quantitative easing mascherato per contenerlo. Questo è un sintomo di un problema più grande che sta iniziando a manifestarsi in eventi apparentemente non collegati, come le aste deserte per le obbligazioni dell'Eurozona a rendimento negativo, o il fallimento di società che per anni hanno avuto un flusso di cassa negativo. L'evidenza di un grande rallentamento globale, persino di una recessione sincronizzata, sta dimostrando che ciò che gli istituti finanziari e gli investitori hanno accumulato negli ultimi anni (asset ad alto rischio ed a basso rendimento) è più pericoloso di quanto molti credessero.

È molto probabile che le iniezioni della FED diventino una norma, non un'anomalia. La crisi dei pronti contro termine ci dice una cosa: i danni collaterali causati dall'eccesso di liquidità comprendono la distruzione del meccanismo di trasmissione del credito, l'offuscamento della valutazione reale del rischio e, cosa ancora più importante, portano ad un eccesso sincronizzato di debito che non sarà risolto da tassi più bassi e maggiori iniezioni di liquidità.

Molti dicono che questo episodio è qualcosa di temporaneo, ma si dimenticano che è successo nel mercato finanziario più avanzato, diversificato e competitivo del mondo. Ora immaginate se succedesse nella zona Euro... Come la curva dei rendimenti invertita e il massiccio aumento delle obbligazioni a rendimento negativo, questa è solo la punta di un iceberg davvero spaventoso.



LA BATTAGLIA PER LA LIBERTÀ

Malgrado ciò, ci sono ancora saltimbanchi che negano l'evidenza, figli di quel progressismo malato da cui hanno avuto origine le dissonanze sotto i nostri occhi adesso. Di recente mi è capitato di vedere un video interessante registrato durante una conferenza sulle criptovalute. La cosa che mi ha colpito di più in questo "scontro" tra Roubini e Ver è stata una frase del primo: "Ci sarà una recessione a causa di uno shock esogeno, ma i mercati finanziari stanno bene." Davvero? Eppure questa persona è considerata tra quelle che "hanno previsto" la Grande Recessione del 2008. Al di là del suo mettere la testa nella sabbia riguardo l'uso/adozione di Bitcoin, non ha la minima idea di cosa ci sia alla base del sistema economico, di come funzioni e di cosa è accaduto sin dall'evento Lehman.

Sin da allora le banche centrali sono diventate una fucina di interventismo sempre più sfrenato, e grazie all'abbassamento artificiale dei tassi d'interesse sono state generate a catena una serie di comportamenti finanziariamente sconsiderati (es. ingegneria finanziaria). Azioni, bond, strumenti finanziaria esotici, hanno visto una stagione dorata solo perché le rotative delle banche centrali hanno accumulato nel loro bilancio asset per cui non esiste una domanda reale nei mercati.


Sulla scia di questo caos sono nate società come Uber, Lyft, WeWork, DoorDash, Tesla, Wag, Peloton, Postmates, che si dice valgano miliardi (solo in base alle valutazioni azionarie) ma che in realtà hanno sfoggiato ripetutamente flussi di cassa negativi (perdere denaro significa bruciare capitale, non crearlo). In soli 10 anni circa gli Stati Uniti hanno visto aumentare il debito totale (pubblico+privato) di $25.000 miliardi, fino a $73.000 miliardi. Ovviamente tutto questo interventismo non è arrivato senza effetti per Main Street (e anche se i salari nominali sono saliti nel contempo, notiamo che i costi previdenziali dei lavoratori sono saliti del 290% negli ultimi 20 anni).



WeWork è il perfetto esempio, poi, di attività zombie che rimane in piedi solo grazie ad un flusso continuo di liquidità. In assenza di questa (e presto potrebbe accadere), la bancarotta sarebbe una inevitabilità e finalmente gli asset che trattiene verrebbero liberati e messi a miglior frutto nell'ambiente di mercato. Invece il denaro facile ha corrotto questa funzione essenziale, creando delle società zombie gigantesche le quali non fanno altro che divorare risorse di capitale esistenti (es. lavoro, materie prime, tempo). Data l'interconnessione attuale del sistema finanziario a livello internazionale, le passività di una azienda X in una nazione sono gli attivi di una azienda Y dall'altra parte del globo. Il mito del denaro a pioggia ha creato una fitta rete di connessioni in cui non appena salta un punto, a catena iniziano a saltare tutti gli altri. Softbank e WeWork ne fanno parte, ma anche Caterpillar e aziende simili, per non parlare di MPS e Nomura.

Il segno eclatante della sfiducia mondiale nei confronti del sistema finanziario è ben rappresentato nel grafico qui sotto, segno distintivo che gli smart money sanno quando abbandonare la barca che affonda. Non è un caso che la banca centrale olandese abbia detto che il gold (exchange) standard è l'unica carta da giocare se le banche centrali vogliono continuare ad essere credibili durante la prossima tempesta finanziaria ed economica. Negli anni '80 correggere gli errori economici del passato richiese tassi d'interesse al 20% negli Stati Uniti e Volcker era determinato a "spezzare le gambe" dell'inflazione. Come abbiamo visto con Powell invece, questa determinazione non c'è e ogni scricchiolamento a Wall Street viene zittito con maggiori iniezioni di liquidità. Quindi Roubini ha torto, sia sulla causa della prossima recessione, sia sullo stato in cui langue il sistema finanziario, sia sul suo scetticismo nei confronti delle criptovalute.


In questo contesto la volontà degli individui di "hodlare" bitcoin non è da sottovalutare. Non è il semplice vezzo di una pletora di fissati che vuole diventare milionaria. I tassi negativi spingeranno le persone a consumare indistintamente o ad investire senza criterio pur di non perdere parte dei propri risparmi. Con Bitcoin, invece, si sta riaffermando una preferenza temporale dettata dal mercato stesso, indicativa della volontà ferma e genuina delle scelte individuali che andrebbero a premiare/punire quelle entità sui mercati che meglio soddisfano i desideri degli attori di mercato. Un consumo dettato dalla necessità, non dalla paura. Un risparmio dettato dalla frugalità, non dal timore. Un finanziamento o una spesa dettati dal vaglio consapevole delle attività, non dalla paura di perdere tutto. Ma soprattutto dalla sicurezza che ciò che si possiede è proprio, senza che nessuno possa interferire con questo principio sacrosanto di chi col proprio sudore si guadagna da vivere onestamente.

Infatti Bitcoin è un sistema che incentiva le persone ad essere oneste, le remunera per questo comportamento virtuoso. Quest'anno verranno spesi l'equivalente di circa $1 miliardo di bitcoin sul dark web per scopi illeciti, secondo le analisi di Chainalysis. Ciò supera il precedente massimo di $872 milioni nel 2017, corrispondenti alla salita di bitcoin fino a quasi $20.000. Ma indovinate un po'? $1 miliardo in un anno è quasi nulla se si considera il quadro generale. La percezione diffusa che gli utenti utilizzino bitcoin principalmente per scopi illeciti è una sciocchezza a cui possono credere solo minorati mentali come Roubini. Sul mercato vengono scambiati l'equivalente di $30 miliardi in bitcoin ogni giorno su exchange legali e questi ultimi verificano le identità di tutti gli utenti registrati.

Quindi è un'attività legale 30 volte maggiore in un solo giorno rispetto all'attività illegale in un anno. Non solo, la relazione di Global Financial Integrity stima che fino a $652 miliardi vengono spesi in droga ogni anno. Inoltre vengono spesi fino a $1.100 miliardi in merci contraffatte e sono transazioni in valuta fiat: dollari statunitensi. Ciò significa che l'uso di bitcoin costituisce solo lo 0,15% delle transazioni illegali di droga ogni anno. E se includiamo anche le merci contraffatte, l'uso di bitcoin costituisce meno dello 0,06% di tutte le transazioni illecite. È una goccia nel mare.

Qual è il problema quindi? Bitcoin infrange il monopolio sul denaro che vi hanno apposto i pianificatori monetari centrali. In questo contesto stablecoin come Libra potrebbero dare una mano, come già evidenziato in un precedente saggio. Con i suoi 2,38 miliardi di utenti, circa il 32% della popolazione mondiale, Libra potrebbe rappresentare un trampolino di lancio per permettere alla massa critica di vedere con ottica diversa asset come Bitcoin. Di legittimarlo, così come nel corso del tempo si è legittimato l'uso del denaro fiat scoperto. E in questo modo comprendere finalmente come valute fiat e stablecoin non sono altro che un surrogato del denaro: è questo ciò che temono stati e banche centrali.

Permissionless, timeless, borderless, censorshipless, sono tutte caratteristiche che rendono Bitcoin una forma di denaro nuova e sana in grado di smantellare il sistema di menzogne messo in piedi dai progressisti. È denaro sano e onesto, e in quanto tale permette la diffusione di informazioni sane e oneste. La rivoluzione nel mondo del denaro non è affatto lontana nel tempo... è già iniziata.



NON TUTTE LE UOVA NELLO STESSO PANIERE

Nel 1971 il Dow Jones si trovava a circa 880 punti e il dollaro era ancora all'oro a $35. All'epoca, quindi, ci volevano 25 once d'oro per acquistarlo. Oggi il Dow Jones è trattato a circa 27.000 punti, mentre l'oro è arrivato a circa $1500 l'oncia. Oggi, quindi, ci servono 18 once d'oro per acquistare le azioni DJI. Questo per dire che in meno di mezzo secolo il Dow Jones ha perso valore (in termini di oro il prezzo reale sarebbe 630 punti). Tutta la liquidità aggiunta dalle banche centrali, tutti questi numeri stratosferici, tutto questo front-running (per il bon ton accademico "trasparenza"), tutte le frottole raccontate da imbonitori vari su azioni e obbligazioni, e ciò che ci ritroviamo è un mondo che si sta spostando dalla cartaccia inflazionata a livello nominale verso asset di riserva strategici (oro, bitcoin, ecc.).


È importante sottolineare questo fatto perché i banchieri centrali non sono stupidi, cercano semplicemente di far andare avanti la baracca a tutti i costi e senza far agitare troppo le acque. L'acquisto di metallo giallo da parte di Germania e Cina (anche se l'elenco di nazioni che stanno percorrendo questa strada è lungo) incarna, però, un monito: le conseguenze non intenzionali scaturite dalle politiche delle banche centrali sono diventate soverchianti e il loro contenimento si fa giorno dopo giorno sempre più incerto. Non basta più la piena fiducia in istituzioni presumibilmente onniscienti.


Quindi gli investitori saggi sanno che in tempi di incertezza economica l'hedging, la protezione dei propri risparmi, diventa essa stessa un investimento; mentre gli smart money guardano ad un altro tipo di fatto. Innanzitutto guardate il seguente grafico: ci mostra le oscillazioni delle valutazioni del mercato azionario, che passano tra economico e costoso ogni generazione o giù di lì. Attualmente il mercato azionario è posizionato su "costoso".


Adesso invece guardate quest'altro grafico: ci mostra il rapporto tra il Dow Jones e il prezzo dell'oro per oncia. Guardate con che precisione l'indice Dow-to-Gold si sincronizza con le valutazioni da capogiro mostrate nel grafico precedente. Quando le valutazioni finiscono in un bear market, come lo sono state dal 2000, si trattiene oro fino a quando la grande ondata non si esaurisce. Poi, quando le valutazioni tornano in un bull market, si passa alle azioni fino a quando l'ondata non raggiunge il picco.


Il prossimo estremo (picco minimo) verrà toccato presto, probabilmente nei prossimi cinque o 10 anni, e quello sarà il momento di passare dall'oro alle azioni. Gli smart money capiranno quando sarà il momento di cambiare nel momento in cui le valutazioni corrisponderanno a quelle precedenti nel 1933, 1950 e 1980: quando il rapporto Dow-to-Gold sarà sceso al di sotto di 5. In realtà le valutazioni sono in un bear market da 20 anni, sebbene negli ultimi sette anni ci sia stato un forte rimbalzo in controtendenza. Le valutazioni del mercato azionario sono quasi tornate al loro picco del 1999 e il rapporto Dow-to-Gold è risalito sopra i 20. Questo rally, però, si è concluso ad ottobre 2018 a 22.36, quando il rapporto Dow-to-Gold si è invertito e ha ricominciato a scendere.

Una nota a margine per quanto riguarda il platino. Negli ultimi anni il prezzo del platino ha sofferto a causa del calo della domanda per i motori diesel, mentre è aumentata la domanda per quelli a benzina, che sono più dipendenti dal palladio (non a caso il rally di questo metallo è stato straordinario) e dal rodio. Il risultato è che gli analisti prevedono carenze di palladio per oltre 700.000 once l'anno prossimo, mentre il platino continua ad avere un surplus di offerta rispetto alla domanda industriale.

Ci si aspettava che l'industria automobilistica sarebbe tornata ad utilizzare il platino nei convertitori catalitici rispetto all'attuale miscela di palladio/rodio, ma nonostante l'aumento dei prezzi del palladio ciò non è accaduto. Di conseguenza la domanda di platino è diventata sempre più dipendente dagli investimenti. In breve, al mercato del platino mancano attualmente fattori positivi, ma ciò è già insito nel livello di prezzo di oggi. Tutto ciò che è necessario è una spinta sul lato investimenti e il prezzo potrebbe facilmente raddoppiare, sovraperformando l'oro al prossimo rialzo. E questo probabilmente è un trend che si svilupperà sulla scia della svalutazione continua del denaro fiat, dove gestori di investimenti e pubblico in generale capiranno come questa frode necessiterà di asset strategici per essere evitata.





CONCLUSIONE

Ho buone e cattive notizie: la buona notizia è che stiamo diventando più ricchi e una recessione, per quanto dolorosa possa essere, non fermerà l'avanzata della crescita economica; la cattiva notizia è che lo stato continuerà a spendere di più, ad interferire di più nella nostra vita e a togliere di più la nostra privacy.

Entrambi i fenomeni sono andati avanti sin dal XIX secolo, ma negli ultimi 10 anni grazie a Bitcon e alle criptovalute si è scoperto un modo per arginare il flusso di cattive notizie. La strategia raccomandata è di migliorare le circostanze economiche personali sfuggendo più che si può alle grinfie di stati e banche centrali. Non è che questo vi renderà più felici, ma perlomeno sarete più produttivi.


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