lunedì 11 novembre 2019

La libertà di scelta, non la competizione, è ciò che contraddistingue il capitalismo





di Antony Sammeroff


Il capitalismo è stato spesso descritto come "un sistema di competizione", o un sistema "basato sulla competizione". Naturalmente questa affermazione è di solito accoppiata con un'orazione su come questa competizione "darwiniana" ci corrompa psicologicamente, contrapponendo tutti in una sorta di homo homini lupus senza fine.

Molti dei sostenitori del capitalismo hanno essi stessi assorbito acriticamente questa premessa. Si lanciano quindi in ferventi difese della concorrenza, esaltandone le virtù (reali o percepite). A mio avviso, questo è un errore. Accettare senza riserve il presupposto che il capitalismo sia un sistema di competizione, in contrasto con altri ipotetici sistemi di cooperazione (vale a dire socialismo e comunismo), finisce per inquadrare il dibattito secondo schemi di sinistra e giocare al loro gioco.



La concorrenza è feroce per le risorse controllate dallo stato

Questo non vuol dire che coloro che difendono la concorrenza non sollevino punti legittimi. Ad esempio: se non la concorrenza, qual è l'alternativa? Esiste un fornitore centrale di ciascun bene e servizio che possa decidere a nostro nome cosa sia meglio produrre?
In aggiunta a ciò, se la concorrenza è sbagliata sul mercato, allora perché non nella sfera politica? La democrazia va a farsi benedire se la concorrenza è un fattore corruttore, anche perché cosa fanno i candidati politici se non competere per la carica? Pensate alla competizione che tutto ciò genera tra i partiti politici, per non parlare della conseguente concorrenza tra imprese, individui e lobbisti per accaparrarsi il favore politico.

Sicuramente la democrazia è un "sistema di competizione" e ciò quindi rende la concorrenza un parametro di riferimento quando si parla di libertà e volontarietà nella società. I politici sono in competizione per quei processi che controllano la società, per il diritto di approvare e far rispettare le leggi che si applicano a tutti (che siano d'accordo con loro o meno), per costringere a pagare per la loro applicazione. Non si limitano a competere per una quota di mercato in cui il vincitore soddisferà meglio la domanda genuina degli attori di mercato.

Per il momento possiamo eludere gli argomenti economici più banali a favore della concorrenza, come l'aumento dell'efficienza e l'abbassamento dei prezzi dei beni promuovendo l'innovazione, poiché tutti li conosciamo già.



Il capitalismo riguarda lo scambio volontario

Questo non vuol dire, però, che la concorrenza sia necessariamente un male. Il problema sta nel definire il capitalismo come "un sistema di competizione" in confronto ad altri sistemi che sono presumibilmente "cooperativi". È uno stratagemma semantico. Coloro che professano questo errore possono crederci, ma non è vero. Il capitalismo non è "un sistema di competizione" più di qualsiasi altro sistema. Capitalismo (almeno nel suo ideale di libero mercato e laissez-faire) è un sistema di scambio volontario in assenza di coercizione fisica, furto, o frode, fondato sul diritto fondamentale di possedere e accumulare proprietà.

O, per essere brevi: il capitalismo è un sistema di scambio volontario basato sul diritto alla proprietà.

Si potrebbe persino dire che è proprio il capitalismo il sistema più influenzato dalla cooperazione.

Nonostante questa definizione, molti obietterebbero ancora sulla moralità dell'accumulo di proprietà. O forse se il diritto "negativo" alla proprietà, quando si tratta di ricchi, dovrebbe avere la precedenza sul diritto "positivo" all'assistenza sanitaria o all'istruzione quando si tratta di poveri. Possiamo persino discutere se il rapporto tra capitalisti e loro dipendenti sia davvero privo di coercizione data la disparità di potere tra i due gruppi. Infatti questi sono questioni che vorrei esplorare ulteriormente. Tuttavia nulla di tutto ciò costituisce una giustificazione per definire il capitalismo un sistema meno basato sulla concorrenza di altri.


Poiché esiste la scarsità, la concorrenza esisterà sempre in qualsiasi sistema

Dopotutto non è la presenza di proprietà privata o il libero scambio di merci che alimenta la concorrenza in un sistema capitalista, bensì la scarsità. In qualsiasi situazione di scarsità di risorse è inevitabile che vi sia una qualche forma di concorrenza per esse (oltre che sul modo in cui sono assegnate).

Se disponiamo di un sistema che consente lo scambio volontario, ne deriverà una certa concorrenza, ma ciò accadrebbe in qualsiasi sistema. Anche se avessimo una società completamente comunista e pianificata a livello centrale, il tempo delle persone sarebbe comunque limitato. Se foste un regista in questa società, probabilmente vorreste che quante più persone possano vedere i vostri film, come qualsiasi altro regista in fin dei conti. Questo vi metterebbe come minimo in una sorta di competizione con loro. Questo significa che anche il comunismo è un sistema di competizione?
Di certo sareste in competizione per l'unico cliente: la sponsorizzazione dello stato. La corruzione e il clientelismo sarebbero sicuramente il risultato. Chi realizza il film e chi no? Chi assegna il lavoro altamente desiderabile di essere un regista e il lavoro indesiderabile di essere uno spazzino o un raccoglitore di rifiuti? La competizione avrà inizio, ma invece di essere decisa dallo scambio libero e volontario di cineasti e investitori, sarebbe deciso da qualcun altro in modo più autoritario. (Per un'illustrazione particolarmente vivida e agghiacciante di come il comunismo sostituisce la concorrenza del mercato con la concorrenza completamente non democratica sull'ottenere il favore dalla struttura di potere corrotta dello stato, rimando il lettore al primo romanzo di Ayn Rand, We The Living.)

La competizione è solo una caratteristica del vivere in un mondo di scarsità ed esisterebbe in qualsiasi sistema. Il socialismo non può eliminare la concorrenza, né nessun altro sistema.



Il costo di opportunità significa che la concorrenza è ovunque

Le implicazioni di questi fatti riguardano qualsiasi circostanza di scarsità. Ad esempio, supponiamo che due amici vi invitino a cena la stessa sera. Potreste dover fare una scelta tra i loro inviti, il che comporterà far dispiacere uno di loro. Questo significa che l'amicizia è un sistema di competizione?

Non possiamo stare sempre con tutti i nostri amici, neanche con tutti nello stesso tempo. Anche se lo facessimo, siamo tenuti a dividere la nostra attenzione tra di loro. Inoltre possiamo intessere solo poche amicizie intime contemporaneamente e sicuramente non possiamo essere amici di tutti. Tutto ciò significa che, inevitabilmente, dobbiamo fare delle scelte.

Ognuno di noi prende decisioni su quali amicizie intessere in base ai propri giudizi di valore, consci o inconsci. Forse in base a quanto siamo felici con loro, da quanto tempo ci conosciamo, quanto abbiamo in comune, quanto abbiamo fiducia in loro o quanto si sono dimostrati leali, quanto ci arricchiscono o ci illuminano. Ci possono essere innumerevoli altri motivi, il fatto è che decidiamo.

Le persone che ritengono che trarranno vantaggio dalla nostra compagnia, per qualsiasi motivo, tenteranno di trascorrere del tempo con noi. Faremo invariabilmente delle scelte: con chi trascorrere il tempo in base ai nostri valori, al nostro programma e alle altre attività che siamo disposti a sacrificare per vedere i nostri amici. Questi sono fatti di base della vita, ma difficilmente rendono l'amicizia un sistema di competizione.

Allo stesso modo, sul mercato, il nostro tempo e le nostre risorse sono limitati. Effettuiamo azioni basate sul valore che traiamo dallo scegliere quel prodotto o quel servizio, in base all'utilità che pensiamo ci porteranno e sacrificando alcune opzioni. Forse sceglieremo una caffetteria perché fa un caffè più gustoso, o forse perché è bella esteticamente, o forse perché ha il servizio clienti migliore, o forse perché costa poco, o forse perché l'impresa dietro di essa vende solo prodotti basati sul commercio equo e cerca di assumere e formare persone svantaggiate. Il fatto è che decidiamo.
Ogni fornitore di servizi ritiene che trarrà vantaggio dalla nostra abitudine e tenterà di attirarci, esercitando una pressione al rialzo sulla qualità dei servizi e una pressione al ribasso sul prezzo (che potremmo identificare come una forma di concorrenza). Dato che gli esseri umani non sono infallibili, a volte qualcuno potrebbe comprare una caffettiera che non gli piacerà, ma a lungo termine, la concorrenza sarà probabilmente vinta dalla soddisfazione dei clienti.



I vantaggi della libera scelta

La meraviglia che ignoriamo quando focalizziamo la nostra attenzione sulla competizione, che deriva dalla scelta, è la capacità di scegliere. Ad esempio, supponiamo che due eventi ricreativi si svolgano la stessa sera. Ogni potenziale mecenate vorrà scegliere quell'evento che gli piace di più. Dire semplicemente che questi eventi sono "in competizione" significherebbe mancare completamente il punto: gli spettatori (che sono in maggioranza rispetto agli organizzatori di eventi) hanno una scelta tra due eventi.

Infatti c'è più cooperazione nel fornire alle persone beni e servizi di quanta ce n'è con la concorrenza. Per realizzare qualsiasi cosa sul mercato, è necessario collaborare con acquirenti, venditori, manager, dipendenti, fornitori, clienti, inserzionisti, promotori, esperti di marketing e così via.
Leonard E. Read, fondatore della Foundation for Economic Education, lo ha illustrato nel suo saggio più famoso, "Io, la matita", pubblicato per la prima volta nel 1958. In esso si osserva che nessuna persona sulla faccia di questa Terra sa come fare una matita. Il legno di cedro proviene dall'Oregon e i tronchi dalla California; la grafite viene estratta a Ceylon, mescolata con argilla nel Mississippi e poi trattata con una miscela calda che include cera di candelilla dal Messico per aumentarne la forza e la scorrevolezza; i sei strati di lacca provengono dai coltivatori di semi di ricino e dalle raffinerie di olio di ricino. Infatti quando contate coloro che producono e trasportano le apparecchiature coinvolte in questi processi, non potete fare a meno di meravigliarvi del fatto che milioni di persone hanno voce in capitolo nella sua creazione. Lavorano in sincronia, in collaborazione e, di conseguenza, potete comprare una matita per un penny.



La concorrenza sul mercato incentiva la scelta per contrastare la scarsità

Poiché le persone fanno scelte in presenza di risorse scarse e tempo limitato, la concorrenza sarà parte integrante di qualsiasi sistema economico fintanto che ci sarà scarsità. La caratteristica principale del capitalismo di libero mercato non è la concorrenza, ma la scelta. Invece di moderare la quantità di concorrenza in un'economia, l'intervento statale andrà a sostituire la concorrenza a servizio dei clienti, l'unico motivo che li convince a spendere volontariamente i loro soldi su una vasta gamma di beni e servizi in continua espansione. Possiamo paragonare questo con altri sistemi in cui la concorrenza si basa su chi può ottenere il favore di coloro che controllano le leve dello stato. È questa la vera legge della giungla.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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