venerdì 5 marzo 2021

Inflazione monetaria: il passo successivo

 

 

di Alasdair Macleod

All'inizio di questo mese il Tesoro degli Stati Uniti ha pubblicato il suo piano per inondare il sistema finanziario di liquidità: ridurre il suo saldo sul suo conto generale presso la FED di $1.229 miliardi non rinnovando un importo equivalente in bond del Tesoro USA.

La FED continuerà con il suo QE al ritmo di $120 miliardi ogni mese, il che, combinato con i piani del Tesoro USA, significa che è in corso un'inflazione dell'offerta di moneta per un totale di $1.829 miliardi [(120 x 5 mesi) + 929 + 300] dall'inizio di questo mese fino alla fine di giugno. Ciò non include lo stimolo pianificato di $1.900 miliardi.

Le banche non hanno la capacità di bilancio per far fronte a questa espansione, e se saranno costrette a respingere nuovi depositanti accadrà quasi certamente facendo pagare per i depositi (imponendo tassi d'interesse negativi). Stando così le cose, non solo l'economia statunitense sarà inondata da livelli senza precedenti di denaro fiat, ma le banche commerciali implementeranno tassi negativi senza che la FED debba farlo.

Per evitare questo risultato, la FED dovrà estendere l'esenzione temporanea dal coefficiente di leva finanziaria supplementare (SLR) che scadrà a marzo e rimuovere il limite di reverse repo a $30 miliardi sui fondi monetari, consentendo a questi ultimi di accedere alla struttura reverse repo della FED ed evitare di "rompere il dollaro". In questa fase avanzata non vi è alcun segno di estensione dell'SLR e una politica relativa ai fondi monetari.

Ma con la Banca d'Inghilterra che introdurrà tassi negativi entro la fine dell'anno, lasciando il dollaro come unica grande valuta occidentale ancora allo zero, sembra che la soluzione sia effettivamente inondare i mercati di dollari e forzare le banche commerciali degli Stati Uniti ad adottare la NIRP per conto della FED.

E con i tassi a termine in dollari già in salita, non solo è probabile che sia troppo tardi affinché la FED riesca a salvare ancora una volta la baracca con una svolta operativa, ma le bolle nei mercati finanziari rischiano di essere indebolite dall'aumento dei rendimenti obbligazionari portandosi dietro anche il dollaro.

L'oro non sconta ancora questo risultato e ci si può aspettare che il suo prezzo in denaro fiat aumenti sostanzialmente.


Introduzione

È straordinario che chiunque finga di sapere qualcosa di economia pensi che l'inflazione sia qualcosa che riguarda solo i prezzi e che quindi sia vagamente collegata alle variazioni della quantità di moneta. E per gli xenofobi, è una condizione sfortunata che affligge solo le valute estere minori.

Quando i cosiddetti economisti negano una connessione tra un'espansione monetaria sconsiderata e l'aumento dei prezzi, potreste pensare che l'evidenza empirica giochi a vostro favore; invece no, a sostegno della pianificazione statalista gli economisti fanno affidamento su prove e modelli economici soppressi che sono programmati per presumere che ogni dollaro in più avvantaggi l'attività economica senza effetti contrari, e che ogni calo dei tassi d'interesse sia un incoraggiamento per l'espansione dell'attività economica.

I parametri che guidano le decisioni in politica monetaria sono diventati del tutto artificiali. L'IPC è ora così addomesticato che le conseguenze dell'inflazione monetaria sull'aumento dei prezzi sono appena visibili. E il PIL, nient'altro che un totale del denaro fiat gonfiato, sostituisce la condizione economica reale. Dato che le vere conseguenze della stampa di denaro sono soppresse, il mantra è diventato "inflate or die".

Gonfiare l'offerta di denaro è diventato l'obiettivo più importante della politica monetaria. Monitorare i tassi d'interesse, il quantitative easing e il controllo della curva dei rendimenti rappresentano solo nuovi modi semantici per sostenere questa linea di politica, distogliendo persino l'attenzione dall'obiettivo di inflazione che puzza di "bias di conferma". Quest'ultimo è rafforzato anche dalla crescente dipendenza dello stato da questa forma di finanziamento. Il fatto che sia denaro apparentemente gratuito, giustificato dalle sue presunte qualità stimolanti, rende l'inflazione monetaria altamente allettante. La comprensione del danno che provoca viene ignorata e insieme ad essa la dolorosa alternativa di tagliare la spesa pubblica per sfuggire ad un baratro finanziario. In quanto dipendente dall'inflazione, il governo degli Stati Uniti si sta avvicinando a suddetto baratro, ora con l'aggiunta della MMT adottata dall'amministrazione Biden.

La MMT è solo l'ennesima giustificazione per finanziare la spesa pubblica e non c'è nulla di moderno al riguardo. Da tempo immemore gli stati ed i loro epigoni hanno cercato di sfuggire ai limiti della tassazione impopolare e giustificare l'accesso illimitato alla stampante monetaria. È la neolingua ad essersi evoluta. L'evidenza è che il governo degli Stati Uniti, rivendicando un rinnovato mandato democratico, è diventato così dipendente dalla stampa di denaro che la sua fuga dalle conseguenze della svalutazione è diventata quasi impossibile. È questo che mi ha portato ad accusare l'America di essere già in uno stato di iperinflazione: la mia definizione è quella di uno stato che ha intrapreso un percorso di finanziamento inflazionistico che rappresenta la maggior parte delle sue entrate e diventa praticamente impossibile da invertire. Dallo scorso marzo entrambe queste condizioni sono state soddisfatte.

A meno che non siate accecati dai modelli economici e dalla macroeconomia neo-keynesiana, vedrete che ora è solo questione di riconoscere i segnali che illuminano il percorso verso la rovina monetaria ed economica. Abbiamo superato il primo, in cui l'inflazione stimola l'economia: un'assurdità quando si tiene conto delle conseguenze nascoste. Abbiamo superato il secondo, dove il presunto stimolo è diventato continuo, riuscendo solo a trasferire ricchezza dall'economia produttiva allo stato improduttivo. Poi c'è stato il terzo segnale, in cui lo stato è diventato dipendente per la maggior parte delle sue finanze dalla stampa di denaro, la condizione iperinflazionistica che si è verificata sotto la scusa del Covid. E ora stiamo intravedendo il quarto, la distruzione finale del denaro e la discesa nell'inferno monetario e nella rovina economica. Il Facilis decensus averni di Virgilio, per l'appunto. Ma ora possiamo supporre che le ambizioni combinate del Tesoro USA e della FED di stampare denaro stiano per superare la capacità del sistema bancario commerciale di accoglierla.


Il Tesoro USA in mano alla Yellen ed i tassi d'interesse negativi

L'amministrazione Biden, e in particolare il suo segretario al Tesoro, Janet Yellen, sembra intenzionata ad accelerare le politiche della MMT nel desiderio di far riprendere rapidamente l'economia. Il passo successivo sono i tassi d'interesse negativi come linea di politica progettata per stimolare l'economia statunitense. Il dollaro e la sterlina sono le uniche due principali valute occidentali le cui banche centrali devono ancora abbracciarli, eppure la FED rimane riluttante. Questo comunque sembra essere l'obiettivo dietro il voler inondare l'economia statunitense con così tanto denaro; inoltre le banche, senza la capacità di bilancio per assorbirlo, avranno poca scelta se non scoraggiare ulteriori depositi addebitando ai depositanti tassi negativi.

Non possiamo sapere quali conversazioni private abbiano avuto luogo tra il Tesoro degli Stati Uniti e la FED, ma questa nuova svolta nella politica monetaria porta i tratti distintivi di un'operazione combinata che consente alla FED di evitare la difficile decisione di imporre tassi negativi sulle riserve bancarie. Se esiste un piano, i tassi negativi saranno invece raggiunti dal Tesoro degli Stati Uniti inondando i mercati monetari con il suo saldo parcheggiato presso la FED. La tabella di seguito è un estratto dall'US Treasury’s Sources and Uses Reconciliation Table pubblicata all'inizio di questo mese e illustra il punto di partenza per ottenere tassi negativi sui depositi.

Il 1° febbraio il saldo del governo USA sul suo conto presso la FED era di $1.729 miliardi ed entro il 31 marzo il Tesoro USA ha pianificato di ridurlo a $800 miliardi, il che implica che $929 miliardi saranno iniettati nel sistema finanziario nel primo trimestre di quest'anno. Al momento in cui scriviamo, il saldo disponibile più recente è $1.567 miliardi, il che ci dice che entro la fine di marzo saranno aggiunti $767 miliardi all'economia statunitense, con ulteriori $300 miliardi nel trimestre successivo.

Ci sono due modi in cui il saldo del conto generale del Tesoro americano presso la FED può essere ridotto: spendendolo o riducendo i buoni del Tesoro (non rinnovandoli man mano che maturano). Quasi certamente sarà il secondo, anche in vista del nuovo stimolo da $1.900 miliardi che probabilmente sarà diretto interamente a sostenere i consumatori e le imprese.

La nostra considerazione immediata è l'effetto monetario sul sistema finanziario. Dato che $929 miliardi di buoni del Tesoro USA non vengono trasferiti in nuovi tra il 1° febbraio e la fine del trimestre, la stessa quantità di denaro verrà liberata per essere collocata altrove (es. banche centrali estere, fondi del mercato monetario e banche commerciali). Come sottolinea Zoltan Pozsar in una nota per Credit Suisse, una banca centrale straniera può scambiare bond del Tesoro USA con depositi presso la filiale di New York della FED, oppure può utilizzare la struttura repo estera. Nessun problema, quindi. Per i fondi del mercato monetario ci sono poche alternative ad un reverse repo con la FED, ma questi sono limitati a $30 miliardi per ciascuna controparte e non tutti i fondi del mercato monetario hanno accesso a questa struttura. Inoltre il rifiuto di grandi depositi da parte delle banche prive di capacità di bilancio incoraggerà l'afflusso di fondi nel mercato monetario. Ma indovinate un po'? Non potranno investire in strumenti a rendimento negativo e quindi avranno lo stesso problema dei fondi che attraggono.

La riduzione delle disponibilità di bond del Tesoro USA da parte delle banche centrali e dei fondi del mercato monetario potrebbe spingere i tassi a zero lungo la curva dei rendimenti per un anno circa, e le banche commerciali finiranno per avere saldi più grandi nei loro conti di riserva presso la FED. Ma sembra probabile che una parte significativa di questa liquidità liberata aumenterà comunque i depositi dei clienti presso le banche commerciali. Questi includeranno i proventi dei bond del Tesoro USA detenuti da fondi pensione e assicurativi. Inoltre dobbiamo prendere in considerazione la posizione dei titolari di bond del Tesoro USA nel settore privato straniero, con le banche estere che detengono $1.132 miliardi in obbligazioni e certificati USA secondo gli ultimi dati disponibili del TIC.

Ci sono, quindi, saldi significativi attualmente investiti in bond del Tesoro USA che non possono accedere alle strutture della FED e finiranno per cercare di essere depositati nel sistema bancario commerciale. Ciò gonfierà l'offerta di moneta ancora più di quanto già mostrato nel grafico qui sopra. Ma con tutto il denaro pompato nel 2020 più i prestiti bancari alle società nel settore privato, oltre al fatto che l'esplosione del mercato dei pronti contro termine nel settembre 2019 ha mostrato una mancanza di stabilità ancor prima della crisi Covid, il sistema bancario potrebbe non essere in grado di assorbire ulteriori depositi sulla scala richiesta, in particolare se gli stranieri incapaci di reinvestire in bond del Tesoro USA tenteranno di trasferire i dollari nei depositi bancari.

In tal caso è probabile che le banche commerciali saranno costrette ad imporre tassi d'interesse negativi sui nuovi depositi. Anche i tassi dei reverse repo tra banche commerciali diventeranno negativi. Non sarà qualcosa di impostato dalla FED, ma una conseguenza della decisione del Tesoro degli Stati Uniti di abbassare il saldo sul suo conto generale. Un'ulteriore conseguenza è che la pressione sui detentori stranieri di bond del Tesoro USA li incoraggerà a vendere il dollaro per un'altra valuta, spinti dalla convergenza tra i tassi del dollaro a breve termine e quelli dello yen e dell'euro. Ma è probabile che un dollaro più debole sia un'altra ambizione del Tesoro degli Stati Uniti nel voler stimolare l'attività economica.


Il QE della FED continua...

Nel frattempo non vi è alcuna indicazione che la FED modificherà il suo programma di quantitative easing da $120 miliardi ogni mese, di cui $90 miliardi destinati ai bond del Tesoro USA. Questo QE è mirato principalmente a fornire liquidità ai fondi assicurativi e pensionistici, incoraggiati a reinvestirla in asset a rischio più elevato, come titoli di debito societari e azioni. La bolla obbligazionaria e quella di tutti gli asset ad essa collegati continueranno ad essere gonfiate.

Le banche commerciali hanno ottenuto una sospensione temporanea dal coefficiente di leva finanziaria supplementare (SLR) lo scorso marzo per consentire loro di aggiungere e mantenere sia il debito pubblico che le riserve in eccesso nei loro bilanci senza penalità. Il fatto che ciò fosse necessario indicava che i coefficienti erano già tirati un anno fa, il che non dovrebbe sorprendere, vista l'esplosione del mercato dei pronti contro termine nel settembre 2019. Le banche commerciali, la cui espansione delle riserve è una conseguenza del QE mirato ai loro clienti (es. fondi pensione e fondi assicurativi), hanno bilanci gonfi per i quali è importante un sollievo dall'SLR. Con tale facilitazione che si concluderà il mese prossimo, le banche dovranno affrontare la reimposizione dell'SLR, cosa che richiederà loro di detenere almeno il 3% del capitale di base nelle esposizioni a leva e un ulteriore 2% per le GSIB (banche importanti a livello sistemico). Questi buffer sono complementari ad altre normative e sono stati introdotti sulla scia dell'ultima crisi bancaria nel 2008.

Ma con il QE che continua al ritmo mensile di $120 miliardi e il Tesoro USA che ha deciso di iniettare entro fine marzo altri $767 miliardi non rifinanziando le sue emissioni, succederà qualcosa. Allo stato attuale, le banche tenteranno di ridurre i loro bilanci rispetto al capitale azionario, a meno che non ci sia un'ulteriore esenzione dall'SLR e anche questo potrebbe non essere sufficiente.

Questa è un'ulteriore prova che i depositi derivanti dalle azioni del Tesoro USA saranno indesiderati e costosi per le banche. Un altro modo di considerare il problema è che la portata dello stimolo previsto è semplicemente troppo grande per il sistema bancario con la sua attuale base di azioni. È un aspetto del finanziamento inflazionistico che viene raramente preso in considerazione.


Le conseguenze dei tassi d'interesse negativi

I tassi d'interesse negativi sono essere stati l'argomento più caldo negli ultimi anni nelle riunioni periodiche bimestrali dei banchieri centrali presso la Banca dei regolamenti internazionali a Basilea. Per mesi nel Regno Unito se ne è parlato, l'ultimo a farlo è stato Gertjan Vlieghe, membro del Comitato di politica monetaria della Banca d'Inghilterra in un discorso alla Durham University: "È quindi uno sviluppo importante e positivo che il MPC aggiungerà i tassi d'interesse negativi al suo strumentario una volta che le banche avranno effettuato i necessari aggiustamenti operativi". Difficilmente può esserci una dichiarazione d'intenti più chiara da parte di una delle due grandi banche centrali occidentali a non aver ancora violato il limite dello zero.

Dato che la manipolazione dei tassi d'interesse è un'ossessione dei banchieri centrali, l'introduzione di tassi d'interesse negativi per le due principali valute occidentali è sicuramente una questione di tempo. Ma l'evidenza di coloro che l'hanno già fatto è che non hanno incoraggiato una maggiore attività di prestito. Un tasso negativo è una tassa sui depositi di una banca commerciale presso la banca centrale che non può essere facilmente trasferita ai depositanti della prima. Anche con il tasso di riferimento della BoE allo 0,1%, l'attivazione del pagamento degli interessi sui depositi è compressa nella misura in cui le banche britanniche applicano tassi d'interesse usurai sugli scoperti personali: il tasso di NatWest è del 39,49% APR e il TSB è del 39,9%.

Certo, la determinazione a ridurre gli impegni di prestito in questi tempi rischiosi potrebbe essere in parte responsabile delle spese di scoperto. Ma dato che le banche centrali vogliono stimolare i consumi, tagliando i tassi a zero o anche meno, le banche commerciali con spazio limitato nei loro bilanci finiscono per scoraggiarlo. E nella misura in cui cercano di recuperare i danni dei tassi negativi dai loro prestiti ai mutuatari commerciali, dissuadono anche le imprese ad accedere al credito. I tassi negativi ingolfano il sistema bancario e gli unici beneficiari sono le società zombie che sperano di vedere i loro costi di finanziamento scendere nel mercato delle obbligazioni spazzatura. La ZIRP negli Stati Uniti e nel Regno Unito non sta quindi ottenendo l'effetto desiderato, per non parlare di un probabile passaggio economico/finanziario a tassi negativi.

La distruzione del risparmio è una conseguenza, con le implicazioni sociali troppo importanti per essere trascurate. La miseria della perdita di reddito per i piccoli risparmiatori viene ignorata insieme al danno alle pensioni del settore privato e ai premi assicurativi più elevati che compensano i minori rendimenti degli investimenti. L'intera faccenda è un pantano sempre più profondo, ma sembra che i banchieri centrali siano determinati a continuare con queste politiche.

La riluttanza della FED a ridurre il tasso di riferimento al di sotto dello zero è correlata al ruolo del dollaro come valuta internazionale in base a cui vengono valutate le materie prime e l'energia. L'imposizione di tassi negativi sul dollaro li metterà tutti immediatamente in backwardation, una condizione artificiale che valorizza le materie prime oggi più dell'alternativa monetaria. Il modo per capire il fenomeno è guardarlo dal lato monetario: tassi d'interesse negativi significano che il possesso di denaro in deposito oggi è un costo, mentre quello di domani no, perché ancora non lo si possiede; ciò si riflette in un valore più elevato per sbarazzarsene in cambio di qualcos'altro.

Si potrebbe sostenere che il mercato rialzista nei prezzi delle materie prime illustrato nel seguente grafico, che è iniziato quando la FED ha ri-abbassato il tasso di riferimento a zero lo scorso marzo, è una funzione non solo dell'estensione infinita della ZIRP, ma dell'anticipazione che sarebbero stati introdotti tassi negativi.

Stando così le cose, possiamo capire perché la FED è riluttante ad intraprendere una politica di tassi negativi, ma la Yellen può farlo dalla sua posizione al Tesoro degli Stati Uniti.


La conseguenza per il potere d'acquisto del dollaro

Quasi tutte le svalutazioni monetarie iniziano sulle borse estere. Gli stranieri, il cui interesse principale è mantenere una liquidità operativa in valute diverse dalla propria, sono estremamente sensibili quando si tratta di evitare perdite legate al cambio. Poiché le utilizzano per gli affari internazionali e gli acquisti di materie prime, i loro saldi in dollari rappresentano la maggiore esposizione in valuta estera che hanno. Continueranno a mantenerli, ma con $5.290 miliardi in depositi bancari, bond del Tesoro USA e altri strumenti a breve termine, c'è un ampio spazio per ridurre la liquidità in dollari. A questo possiamo aggiungere scadenze a più lungo termine ed investimenti di portafoglio per $6.134 miliardi detenuti da stranieri nel settore privato.

Il margine per la vendita di dollari è quindi considerevole e se questi detentori venissero a conoscenza dei tassi negativi la corsa al tasso di cambio sarà significativa. Seguiranno rapidamente prezzi più elevati per le materie prime industriali e le merci importate, aggravando la mancanza di produzione interna per assorbire la domanda. Questa situazione non passerà inosservata agli americani, una minoranza significativa dei quali avrà accumulato livelli insoliti di liquidità in contanti durante i lockdown. Ci sarà un passaggio dall'inflazione degli asset finanziarie ai beni giornalieri, che è già evidente nei mercati immobiliari residenziali e sarà accelerata dalle fasi iniziali dell'aumento dei rendimenti obbligazionari.

Nonostante il QE indirizzato a fondi pensione e fondi assicurativi, e l'effetto del loro reinvestimento in asset finanziari sostitutivi, un calo del tasso di cambio del dollaro porterà a rendimenti più elevati per le obbligazioni statunitensi con scadenze più lunghe. Una nuova Operazione Twist, fortemente vociferata oggi, porterebbe ancora più in basso il dollaro, quindi la capacità della FED di sopprimere i tassi a lungo termine sarà limitata. Di conseguenza, e nonostante un passaggio a tassi a breve termine negativi, la base di valutazione di tutti gli asset finanziari rischierà di essere indebolita da una maggiore preferenza temporale per il dollaro, che si rifletterà nelle scadenze più lunghe delle obbligazioni.

Gli Stati Uniti dovranno quindi affrontare il dilemma di John Law: avendo emesso denaro per gonfiare una bolla patrimoniale perpetua, il suo scoppio a causa di rendimenti obbligazionari più elevati indebolirà la valuta stessa. La parte più difficile sarà mantenere il potere d'acquisto della valuta. L'unica "cura", che probabilmente è stata già intrapresa, sarà aumentare il ritmo dell'inflazione monetaria per mantenere la bolla gonfiata. Per il dollaro è una trappola degna di Tucidide: più il QE viene utilizzato per inflazionare, più dovrà essere aumentata l'asticella. Più la quantità di denaro verrà ampliata, più dovrà essere espansa. Fermare questa giostra porterà ad una crisi; non fermarla temporaneamente rimanderà ad una crisi ancora più grande. Oggi questo risultato non è previsto, ma domani lo sarà.


Implicazioni per l'oro

Le conseguenze dei tassi negativi per il prezzo dell'oro saranno di spingerlo al rialzo, probabilmente in modo sostanziale. Ci sono diversi aspetti da considerare: l'effetto sul dollaro, la questione della backwardation, la posizione tecnica nel mercato e il fatto che come asset class è sotto-rappresentata nei portafogli.

Non c'è dubbio che i tassi negativi, imposti dalla FED o dalle banche commerciali, si tradurranno in un dollaro più basso. In quanto valuta è sovra-posseduta da stranieri e il movimento al di sotto dello zero invertirà le condizioni nel mercato degli swap, con conseguenze prevedibili. Sul Comex gli hedge fund nella categoria Managed Money, la cui operazione di coppia consiste nel vendere dollari/acquistare oro o viceversa, detengono 67.956 contratti long (16 febbraio) rispetto ad una posizione long media a lungo termine di 110.000, lasciandoli sotto-esposti ad un dollaro in calo e ad un prezzo dell'oro in aumento. La minima indicazione che i tassi overnight scenderanno sotto lo zero invertirà rapidamente questa posizione, spingendoli verso posizioni fortemente long. E per i trader puri tra loro sarebbe sufficiente un crollo del dollaro sulle borse estere.

Il controargomento riguarda l'aumento dei tassi a termine, la salita della curva dei rendimenti. Ma l'errore qui è non essere consapevoli che l'oro ha il proprio tasso d'interesse e il rapporto con quelli delle valute fiat deve incorporare cambiamenti nei loro poteri d'acquisto. L'unico modo per togliere slancio al prezzo dell'oro è far salire i tassi d'interesse espressi in valute fiat ad un livello che sconti il differenziale, che è ciò che fece Paul Volker nel 1980 lasciando salire il tasso di riferimento della FED a quasi il 20%. Oggi i tassi espressi in valute fiat vengono forzati in modo innaturale nell'altro modo, inclusa la soppressione dei rendimenti obbligazionari attraverso il QE. L'importanza delle variazioni marginali di suddetti differenziali è solo nel breve termine e non altera le condizioni sottostanti.

Questo ci porta a considerare la questione della backwardation, che in assenza di capacità di bilancio nel sistema bancario difficilmente si tradurrà in posizioni long in oro finanziate col credito bancario nazionale. Ma l'oro diventerà più attraente agli occhi degli stranieri che scambiano dollari con oro, e soprattutto per le banche centrali minori, che sono già acquirenti netti per altri motivi. Inoltre tassi di cambio negativi per il dollaro spingerebbero quasi certamente al rialzo i prezzi delle materie prime e dell'energia attraverso una combinazione di backwardation e indebolimento delle emissioni del dollaro, tendendo a portarsi dietro il prezzo dell'oro.

Ma la considerazione più importante oggi riguarda il rapporto tra mercato fisico e mercato sintetico. I mercati sintetici hanno portato i prezzi dell'oro al ribasso da quando il prezzo ha raggiunto il picco all'inizio di agosto. A spingerlo è stato un tentativo concertato da parte delle bullion bank (swap) nel voler ridurre o eliminare le loro posizioni short in un momento di accelerazione dell'inflazione monetaria. Sono state colte alla sprovvista dall'abbassamento a zero dei tassi il 20 marzo 2020 e dalla dichiarazione della FED secondo cui il QE sarebbe stato aumentato a $120 miliardi ogni mese. Premi fino a $90 sul prezzo spot si sono materializzati sui contratti futures del Comex e le posizioni short delle bullion bank hanno portato ad azioni di emergenza da parte dell'LBMA e del Comex, i quali hanno agito insieme per contenere le ricadute. Meno evidente è stato il fatto che le banche centrali hanno aumentato il leasing per rifornire l'offerta di metallo fisico. Lo sappiamo perché la Banca d'Inghilterra è finita come sub-depositario dell'ETF GLD lo scorso agosto.

Questa volta il dumping dei saldi sui mercati monetari potrebbe trasformarsi in una crisi simile per le bullion bank, le quali dovranno soddisfare parallelamente una domanda di oro sintetico da parte degli hedge fund e un'escalation delle consegne di metallo fisico. E l'offerta di argento fisico è già fortemente limitata.

Infine la proprietà dell'oro nei portafogli passa quasi interamente tramite ETF fisici, per un totale di 3.765,3 tonnellate e un valore di $225,8 miliardi (fonte: WGC - fine gennaio). Con portafogli di investimento globali stimati a circa $100.000 miliardi, ciò lascia un'esposizione media all'oro di solo lo 0,23%.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


1 commento:

  1. >>>> e dunkue, come soluzione al nostro rispsarmio monetario non rimane altra strada ke l'akkuisto di oro ... anke l'investimento su bemi immobili è un riskio dovuto alla tassazione supplementare (vedi patrimoniale ... e non solo) ke i governi dovranno imporre x l'esosità del debito pubblico accumulato ke, prima o poi, si dovrà ripianare ...

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