giovedì 26 agosto 2021

Kabul è caduta, ma non incolpate Biden

 

 

di Ron Paul

Questo mese gli Stati Uniti hanno vissuto un nuovo "momento Saigon", questa volta in Afghanistan. Dopo una guerra di 20 anni che ha prosciugato migliaia di miliardi dalle tasche degli americani, la capitale dell'Afghanistan è caduta senza combattere. Il governo corrotto che gli Stati Uniti avevano sostenuto per due decenni e l'esercito afghano per cui avevamo speso miliardi per addestrare, si sono liquefatti.

Adesso si corre per trovare qualcuno da incolpare per il caos in Afghanistan. Molti degli "esperti" che puntano il dito sono quelli più colpevoli: i politici e gli esperti che hanno fatto da cheerleader per questa guerra per due decenni, si stanno affrettando ad incolpare il presidente Biden per aver finalmente fatto uscire gli Stati Uniti da quel pantano. Dov'erano quando i presidenti precedenti hanno continuato ad aggiungere truppe ed espandere la missione in Afghanistan?

La guerra degli Stati Uniti all'Afghanistan non è stata persa questo mese, ma è stata persa nel momento in cui è passata dall'essere una missione limitata per catturare coloro che avevano pianificato l'attacco dell'11 settembre ad un continuo cambio di regime e di manipolazione della nazione.

Immediatamente dopo gli attacchi dell'11 settembre proposi una rappresaglia per assicurare i responsabili alla giustizia, ma una risposta così limitata e mirata venne ridicolizzata all'epoca. Come avrebbe fatto la macchina da guerra degli Stati Uniti e tutti i suoi alleati profittatori a fare miliardi se non ci fosse stata una guerra di massa?

Quindi di chi è la colpa per le scene dall'Afghanistan questo mese? Ce ne sono molti da incolpare.

Il Congresso ha dato il suo beneplacito per 20 anni, continuando a finanziare la guerra in Afghanistan molto tempo dopo che anche loro avevano capito che non aveva senso l'occupazione statunitense. Ci sono stati sforzi da parte di alcuni membri per porre fine alla guerra, ma la maggior parte, su base bipartisan, è andata avanti.

I generali e altri ufficiali militari di alto rango hanno mentito per anni al loro comandante in capo e al popolo americano sui progressi in Afghanistan. Lo stesso vale per le agenzie di intelligence statunitensi. A meno che non ci sia una grande epurazione di coloro che hanno mentito e fuorviato, possiamo contare di rivedere disastri simili fino a quando l'ultimo dollaro USA non andrà in fumo.

Il complesso industriale/militare ha trascorso 20 anni sul treno della guerra in Afghanistan: ha costruito missili, carri armati, aerei ed elicotteri, ha assunto eserciti di lobbisti e scrittori su think tank per far continuare la menzogna che li stava rendendo ricchi, e ha avvolto questa menzogna nella bandiera americana ma non si trattava affatto di patrioti.

I media mainstream hanno ripetuto acriticamente la propaganda dei leader militari e politici sull'Afghanistan, l'Iraq, la Siria e tutti gli altri inutili interventi statunitensi. Questa gente è di proprietà di società collegate all'industria della difesa e la corruzione corre profonda.

Anche i cittadini americani devono condividere alcune colpe. Fino a quando altri americani non si solleveranno e chiederanno una politica estera pro-America e non interventista, continueranno a essere derubati dai profittatori di guerra.

Il controllo politico in Afghanistan è tornato alle persone che hanno combattuto contro coloro che consideravano occupanti e per quella che consideravano la loro patria. Questa è la vera lezione, ma non aspettatevi che venga compresa a Washington. La guerra è troppo redditizia ed i leader politici sono troppo codardi per andare controcorrente. Ma la lezione è chiara per chiunque voglia vederla: l'impero militare degli Stati Uniti è una grave minaccia per sé stesso ed il suo futuro.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


👇 Questo è un suo discorso al Congresso degli Stati Uniti nel 2011.


1 commento:

  1. È tanto esilarante quanto sconfortante notare come tutte le analisi sull'Afghanistan si concentrino su aspetti superficiali, mentre invece non si nota il cuore del problema: tutti gli imperi sono costosi. Ma soprattutto la maggior parte di questi costi è sostenuta dalla classe operaia e media, e quando essa viene costantemente e progressivamente derubata dei propri risparmi e delle risorse economiche per creare progetti produttivi, allora quell'impero è condannato. È questo quello che è accaduto sin dalle politiche di "Guns and Butter" di Johnson, dove nuovi pianificatori avevano la presunzione di considerare i propri piani più efficienti di quelli del libero mercato. Sicuramente avrebbero vinto la guerra, sicuramente avrebbero sconfitto la povertà. Ma invece di ammettere i propri errori, hanno perseverato iniziando a pagare i loro debiti con denaro fasullo. Gli USA, dal 1971 in poi, avrebbero potuto acquistare beni a basso costo all'estero ed avrebbero esportato inflazione.

    L'industria manifatturiera statunitense, in particolare, e quella occidentale in generale, la spina dorsale dei salari della classe operaia, hanno iniziato la loro agonia e la Cina è entrata nell'export mondiale nel 1979, con un costo del lavoro molto inferiore a quello dell'Occidente. Inutile dire che i salari occidentali, in termini reali, sono stagnati sin da allora. Ma si sosteneva, e ancora si sostiene, che la stampante monetaria fosse in grado di risolvere questo problema perché, una volta che il piano è giusto, è impossibile che il mero problema dei finanziamenti possa essere un ostacolo. Non tardarono ad arrivare anche le giustificazioni accademiche. Quindi alle avventure militari in giro per il mondo per affermare il proprio impero e alla guerra dichiara alla povertà, si aggiunsero altre "missioni": la guerra alla droga (1972), la guerra del Golfo (1990), la guerra in Afghanistan (2001), la guerra in Iraq (2003), la guerra al terrorismo, il salvataggio di Wall Street, la guerra ai virus.

    Complessivamente questi "investimenti" sono costati circa $27.000 miliardi agli Stati Uniti sin dal 1980. Molto di più all'economia mondiale. Se fossero stati buoni investimenti, il debito mondiale si sarebbe ridotto, perché avrebbero aumentato la sua prosperità con cui ripagarlo. Meno povertà avrebbe significato più persone che pagano le tasse e una vittoria nella guerra alla droga avrebbe significato più persone con un buon lavoro, meno criminalità e meno forze dell'ordine. Invece, su quest'ultimo punto, l'ultimo anno è stato emblematico perché le chiusure forzate ed ingiustificate non hanno fatto altro che far aumentare quella porzione di popolazione che ne ha fatto uso. E la ricompensa per la guerra in Afghanistan? Nessuna, o perlomeno nessuna positiva. Tutte risorse sprecate.

    E la povertà? Tra marzo 2020 e agosto 2021 FED e BCE hanno stimolato le loro rispettive economie con quasi $16.000 miliardi di nuovi soldi, di gran lunga il più grande programma di “stimolo” di tutti i tempi. Qual è stato il ritorno sull'investimento? Il PIL è cresciuto nemmeno di un terzo del denaro investito. In compenso l'aumento dei prezzi al consumo si sta facendo sentire, soprattutto nel comparto immobiliare.

    Nessuno di questi "investimenti" ha dato i suoi frutti. I pianificatori centrali non hanno vinto nessuna guerra, non hanno acquistato beni utili, non hanno costruito fabbriche né infrastrutture remunerative. Nessun investimento è stato fatto in nessuna industria produttiva o impresa fruttuosa.

    È andato tutto sprecato. E gli sprechi, soprattutto quelli di natura economica, hanno conseguenze.

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