mercoledì 4 agosto 2021

Il nuovo piano della BCE sull'inflazione non solo è come quello vecchio, ma peggiore

 

 

di Brendan Brown

Vecchio, assurdo e inadatto allo scopo: in quale altro modo descrivere il “nuovo” piano per la politica monetaria dell'euro presentato dal capo della BCE?

Perché vecchio? Il "nuovo" piano è notevolmente simile a quello presentato nel maggio 2003.

Perché assurdo? La logica principale è quella di aggirare un problema dello "zero bound".  Questo problema, tuttavia, è opera della stessa BCE.

Perché inadatto allo scopo? Christine Lagarde ci dice che la revisione è stata intrapresa per assicurarsi che "la nostra strategia di politica monetaria sia adatta allo scopo sia oggi che in futuro". Ma non considera critiche a quella strategia e non avanza alcuna confutazione. Non spiega perché ci si aspettano risultati migliori da un piano così simile alla strategia che è stata perseguita nell'ultimo quarto di secolo.


Cosa c'è di nuovo?

La BCE ha alzato il suo obiettivo d'inflazione.

Quindi cosa c'è di nuovo? “Appena sotto il 2%”, la formulazione del 2003, è stata sostituita da “2%”. Nel profondo del testo del nuovo piano si fa riferimento alle conoscenze acquisite da allora sulla gravità della paralisi della politica monetaria che può verificarsi quando l'inflazione scende troppo. Questa scoperta, ci viene detto, giustifica una maggiore clemenza nell'accettare un rialzo dell'asticella dell'inflazione per qualche tempo. Il lettore arriva quindi alla frase "la stabilità dei prezzi si mantiene meglio puntando ad un obiettivo di inflazione del 2% nel medio termine".

La BCE ha adottato molti nuovi strumenti per far sì che ciò accada. A seguito della dichiarazione del 2%, la BCE conferma che l'impostazione dei tassi d'interesse rimane lo strumento principale, ma sono disponibili anche molti altri:

Il Consiglio direttivo ha inoltre confermato che l'insieme dei tassi d'interesse della BCE resta il principale strumento di politica monetaria. Altri strumenti, come la forward guidance, l'acquisto di asset e le operazioni di rifinanziamento a più lungo termine, che nell'ultimo decennio hanno contribuito a mitigare i limiti generati dallo zero bound sui tassi d'interesse nominali, rimarranno parte integrante dell'armamentario della BCE.

In altre parole, il nuovo piano ci dice che la BCE intende essere molto più attivista e prevede di utilizzare molti "strumenti" che una volta erano considerati inaccettabilmente radicali.

Ripensate alla primavera del 2003, quando il professor Otmar Issing introdusse l'allora nuovo quadro della BCE. Il punto saliente era quindi che la BCE avrebbe puntato ad un'inflazione di poco inferiore al 2%, pronta ad intraprendere azioni determinate per prevenire salti al di sotto e al di sopra. In risposta a una domanda, insistette sul fatto che la BCE aveva seguito questo piano sin dall'inaugurazione dell'euro (1999), anche se il suo obiettivo formale era semplicemente l'inflazione al di sotto del 2%, che in linea di principio avrebbe potuto significare inflazione a zero per la maggior parte del tempo.

Al momento dell'ultima revisione, Issing era ancora molto rispettoso nei confronti di un secondo pilastro del processo decisionale della BCE fondato su un intervallo di monitoraggio per la crescita dell'offerta di denaro più ampia. Non si parlava allora di QE, forward guidance, manipolazione dei tassi a lungo termine, e questi strumenti non erano accettati come legittimi. La legittimità e l'applicazione di tali "strumenti non convenzionali" sono arrivate nel bel mezzo delle crisi del debito sovrano e bancario del 2010-12. Sono stati introdotti come essenziali per il controllo monetario. Tutti si sono resi conto che il loro scopo principale era permettere alla BCE di effettuare massicci trasferimenti di fondi per sostenere i titoli sovrani deboli e le loro banche. Ora quella finzione è diventata parte del nuovo piano.


Gestire le aspettative dell'inflazione dei prezzi

Ci si sarebbe potuti aspettare qualche opposizione a tutto questo da parte della Bundesbank o della Banca nazionale olandese. Non ci sono prove di ciò, se non indirettamente, nella concessione da parte della BCE di un quid pro quo. La sua revisione afferma che la stima dell'inflazione dovrebbe essere eventualmente modificata per tenere conto del costo delle abitazioni.

Questa è una tesi molto debole. La BCE ci dice che il costo delle abitazioni è ora da stimare in un “indice a sé stante” e questo dovrebbe essere considerato in un contesto più ampio di valutazione delle condizioni monetarie per i prossimi anni. In definitiva, entro la metà del prossimo decennio la BCE prevede che ci sarà un HCPI modificato (IPC dell'area Euro) che includa questa stima dei costi delle abitazioni, ma non sarà pienamente operativo come variabile obiettivo fino alla fine di questo decennio. Chissà, a quel punto il formidabile boom dei prezzi delle case nella zona Euro, tra cui in particolare Germania e Olanda negli ultimi anni, potrebbe essersi invertito, il che significa che l'HCPI sarà riformato in una direzione che di fatto richiede una politica monetaria europea ancora più radicale.


Perché è necessario il nuovo piano? 

La BCE sostiene che il suo nuovo "piano" è diventato necessario perché il problema dello "zero bound" è diventato grave. Cioè, con i tassi d'interesse già così bassi, si presume che la banca centrale abbia bisogno di nuovi strumenti per far salire l'inflazione dei prezzi, nonostante l'obiettivo di quest'ultima sia stato raggiunto. Ciò è dovuto, si dice, a questioni al di fuori del proprio controllo. “Gli sviluppi strutturali hanno abbassato il tasso d'interesse reale di equilibrio: calo della crescita della produttività, della demografia e della domanda e richiesta persistente di asset liquidi sicuri. Da qui l'incidenza e la direzione degli episodi in cui i tassi ufficiali nominali si avvicinano allo zero bound”.


La BCE non risolverà un problema creato dalla stessa BCE

Che faccia tosta! Questo presunto problema di “tassi reali di equilibrio straordinariamente bassi” è un problema creato della stessa banca centrale. Il debito sovrano europeo e la crisi bancaria del 2010-12, l'innesco dei primi ribassi sul tasso reale di equilibrio, sono stati essi stessi una conseguenza della politica della BCE negli anni 1997-2007. Questo atteggiamento era altamente inflazionistico, anche se per la maggior parte del tempo i sintomi erano più visibili nei mercati degli asset rispetto ai mercati dei beni/servizi. Mirando ad un'inflazione del 2% in un momento di rapida crescita della produttività e globalizzazione, anche con pressioni al ribasso sui prezzi dovute all'aumento della concorrenza all'interno dell'UME, la BCE ha alimentato l'inflazione monetaria.

I “tassi reali di equilibrio” sono rimasti così bassi ben oltre le crisi del 2008-12 proprio perché le politiche della BCE hanno indotto e si sono aggiunte alla sclerosi economica. Il suo radicalismo, caratterizzato da tassi d'interesse negativi e vaste operazioni di QE incentrate sul salvataggio di banche e titoli sovrani deboli, ha indebolito ogni potenziale dinamismo delle economie europee.

Esempi di come la BCE ha contribuito alla sclerosi economica includono il dissesto che continua in Italia, fortificando lo status quo e soffocando qualsiasi distruzione creativa, compresa la liquidazione del big government e del clientelismo; lo stimolo di un boom mediante l'ingegneria finanziaria e più in generale della speculazione finanziaria in cui gli investitori perseguono rendimenti basati sulla leva finanziaria e altre illusioni piuttosto che potenziali ritorni sulla spesa in conto capitale; la creazione di massicce esportazioni di capitali in risposta alla carestia del reddito da interessi. Gli investitori europei cercano rendimenti elevati all'estero, specialmente nei mercati del credito ad alto rischio e anche nell'Eldorado del capitalismo monopolistico statunitense (in particolare i cosiddetti FAAAM), a sua volta una regione che soffoca il dinamismo economico; l'alimentazione di un boom immobiliare soprattutto in Germania che non genera crescita di produttività; disperazione in alcune famiglie per i ritorni negativi sui loro risparmi e che le loro pensioni vengano tagliate nel bel mezzo della prossima crisi finanziaria, costringendole così a limitare la spesa.

Il denaro malsano e disonesto, sia da parte della FED che della BCE o della Banca del Giappone, ha prodotto un tasso d'interesse di equilibrio apparentemente basso e presumibilmente (secondo la narrativa del sistema bancario centrale) sotto lo zero.

Una moneta sana ed onesta è la risposta al problema dello zero bound.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


1 commento:

  1. È sempre stato un problema di natura economica. Unite i puntini:

    - Meno persone possiedono le proprie case;
    - Milioni di persone rischiano lo sfratto;
    - Una società con auto, case, uffici condivisi piuttosto che di proprietà;
    - Matrimoni e nascite in calo;
    - Giovani più poveri dei loro genitori;
    - Tassi d'interesse ultra bassi.

    Il denaro fiat ha finanziato il trasferimento di ricchezza dal settore manifatturiero verso mercati del lavoro esteri a basso costo. È stato più facile stampare denaro che guadagnarlo, permettendo quindi a Cina, Vietnam e altri Paesi asiatici di spingere sulle esportazioni. Ciò ha portato da queste parti una marea di merci a basso costo e ha contribuito a rimandare l'inevitabile inflazione dei prezzi al consumo. Ma ha anche lasciato un'intera generazione di giovani con pochi lavori ben pagati.

    La mancanza di una carriera da operaio ben pagata ha spinto i giovani ad andare all'università, trascorrendo così i migliori anni della loro vita ad essere indottrinati sull'economia da ciarlatani, sociologia e anti-razzismo. E ora credono che se tutti non si sparano in vena lo snake oil e non iniziano a guidare auto elettriche, si apriranno le porte dell'inferno.

    In questi tempi in cui aleggia una certa sensazione di intelligenza superiore rispetto al passato, portando a credere che le banche centrali possono sostituire con la cartaccia fiat i beni prodotti realmente, l'economia dei figli non è quella dei loro genitori. Il seguente link descrive un aspetto di ciò legato al settore immobiliare, ma potremmo estendere lo stesso ragionamento al resto dei beni di consumo. I giovani finiscono sempre più nel settore dei "servizi", il quale non rappresenta nemmeno la metà di una paga di quello nel settore manifatturiero. Di conseguenza i giovani hanno meno probabilità di possedere auto o case rispetto ai loro genitori.

    Quello che stiamo affrontando oggi è un gigantesco paravento per cercare di mascherare l'origine della crisi economica epocale che continua a montare sotto la superficie. Inutile ricordare, infatti, che il controllo sociale che si sta facendo via via più stringente altro non serve che a limitare al minimo le conseguenze imprevedibili che possono scaturire sul mercato sulla scia di una bolla degli asset gonfiata a dismisura. In gioco c'è un apparato socio-economico fondato sulle menzogne e sulla truffa. E mentre i nodi della dissolutezza della stampa di denaro vengono al pettine, e il costo della vita per i giovani aumenta, non sorprendetevi se l'asticella del controllo/comando verrà spinta sempre più in là. Non esiste un piano per uscire dalla trappola "Inflate AND die", se non quello di ridurre gli individui a delle marionette e metterli gli uni contro gli altri.

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