La traduzione in italiano dell'opera scritta da Wendy McElroy esplora Bitcoin a 360°, un compendio della sua storia fino ad adesso e la direzione che molto ptobabilmente prenderà la sua evoluzione nel futuro prossimo. Si parte dalla teoria, soprattutto quella libertaria e Austriaca, e si sonda come essa interagisce con la realtà. Niente utopie, solo la logica esposizione di una tecnologia che si sviluppa insieme alle azioni degli esseri umani. Per questo motivo vengono inserite nell'analisi diversi punti di vista: sociologico, economico, giudiziario, filosofico, politico, psicologico e altri. Una visione e trattazione di Bitcoin come non l'avete mai vista finora, per un asset che non solo promette di rinnovare l'ambito monetario ma che, soprattutto, apre alla possibilità concreta di avere, per la prima volta nella storia umana, una società profondamente e completamente modificabile dal basso verso l'alto.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/sulla-strada-verso-un-super-stato)
L'Unione Europea è finanziata dai contributi dei suoi stati membri, almeno questo è quanto stabilito dai trattati istitutivi. Nella pratica l'UE ha da tempo intrapreso altre strade.
Al centro dell'architettura finanziaria europea c'è una netta separazione tra responsabilità e obblighi: l'articolo 125 del Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea (TFUE), la cosiddetta “clausola di non salvataggio”. Essa stabilisce, inequivocabilmente, che né l'Unione né i singoli stati membri possono accollarsi i debiti di altri stati. Lo scopo di questa disposizione è impedire effetti di free-rider (azzardo morale) a spese degli altri stati membri: ogni stato è responsabile dei propri oneri.
Tuttavia la clausola non esclude il sostegno politico, purché non implichi l'assunzione dei debiti preesistenti di altri stati. Un esempio significativo di questa pratica sono stati i programmi di salvataggio per la Grecia durante la crisi del debito sovrano di quindici anni fa.
L'articolo 310 del TFUE disciplina ulteriormente il bilancio dell'UE: entrate e spese devono essere in pareggio ogni anno e il bilancio può essere finanziato solo tramite risorse proprie, come i contributi degli stati membri, le tariffe doganali, o le entrate approvate. Sono vietati i prestiti indipendenti della Commissione europea che superino il quadro approvato.
Insieme queste regole costituiscono la spina dorsale giuridica della politica finanziaria dell'UE: nessuna responsabilità automatica, nessun debito autonomo dell'UE e solo spese completamente coperte.
Questa struttura è stata scelta deliberatamente per impedire l'emergere di un super stato a Bruxelles e per difendere il raggio d'azione nazionale degli stati membri dall'espansione della burocrazia di Bruxelles.
Teoria & pratica
Questa è la teoria. In pratica l'UE ha costantemente aumentato la sua presenza sul mercato obbligazionario. Tutto è iniziato nel 1976 con la prima obbligazione della Comunità Europea a sostegno di Italia e Irlanda durante la crisi petrolifera. Negli anni '80 e '90 sono seguite altre emissioni per Francia, Grecia e Portogallo, sempre volte a dimostrare solidarietà collettiva e ad allentare le tensioni fiscali.
La crisi finanziaria del 2008-2010 ha segnato una svolta decisiva: con il Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria (MESF) e, nel 2012, con il Meccanismo europeo di stabilità (MES), l'UE ha iniziato a sostenere deliberatamente gli stati membri sovraindebitati attraverso l'emissione di obbligazioni. Nel 2010 la Banca centrale europea ha annunciato che avrebbe acquistato titoli di stato europei sul mercato aperto per impedire il collasso dell'unione monetaria, sempre in stretto coordinamento con le istituzioni dell'UE.
Gli anni del COVID hanno visto una nuova dimensione: per la prima volta l'UE ha emesso obbligazioni sociali nell'ambito del fondo “SURE”. Contemporaneamente è stato avviato il programma “Next Generation EU”, il quale ha fornito circa €800 miliardi in aiuti per la crisi. Dal 2025 l'Unione ha fatto sempre più affidamento sulle cosiddette “obbligazioni sostenibili” (obbligazioni verdi) e prevede di emettere buoni del Tesoro a breve termine per una migliore gestione della liquidità.
L'UE e la BCE operano ora in tandem, integrando strumenti di finanziamento sempre nuovi nei mercati dei capitali. Il segnale è chiaro: siamo pronti a soddisfare la crescente domanda di eurobond. E come garanzia non ci sono solo i contribuenti europei, ma anche la liquidità praticamente illimitata della BCE. Cosa potrebbe mai andare storto?
Domanda di mercato
Per la seconda metà del 2025 la Commissione europea aveva previsto di emettere fino a €70 miliardi in obbligazioni UE in sei aste con scadenze comprese tra tre e trent'anni. Già a marzo 2025 la Commissione aveva fatto registrare il più grande incremento di emissioni obbligazionarie al mondo, per un totale di €30,62 miliardi; tre soli collocamenti hanno totalizzato €13,7 miliardi.
La domanda era abbondante, grazie al duplice sostegno degli stati membri e della BCE: l'emissione di un'obbligazione settennale nell'ottobre 2024 aveva ricevuto richieste 17 volte superiori alla domanda. Le obbligazioni verdi sono particolarmente al centro dell'attenzione: sono previsti fino a €250 miliardi nell'ambito di NextGenerationEU, di cui €48,91 miliardi già emessi.
Attualmente i rendimenti di queste obbligazioni sono circa 40 punti base superiori a quelli dei Bund tedeschi, il che le rende interessanti per gli investitori.
Quo Vadis UE?
L'Unione Europea si sta innegabilmente muovendo verso una forma di stato autonomo. Le sue rigide direttive ideologiche e il tono apodittico adottato dai rappresentanti della Commissione nei confronti degli stati membri hanno di recente portato la stessa Commissione a negoziare unilateralmente l'accordo commerciale UE-USA.
Indipendentemente dall'esito, ciò invia un segnale chiaro: il potere decisionale e la competenza politica si stanno spostando dalle capitali nazionali a Bruxelles, dove una burocrazia centralizzata sta prendendo sempre più il sopravvento.
Un ritorno all'autonomia nazionale e una Commissione limitata alle funzioni essenziali sembrano fuori questione. Questo si riflette nella proposta di bilancio dell'UE per il periodo 2028-2034 della Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, la quale prevede un budget di circa €2.000 miliardi, con un aumento del 40% rispetto al periodo precedente.
La megalomania fiscale di Bruxelles ha un unico obiettivo: consentire all'UE di finanziare le proprie attività in modo indipendente, sfruttando i vincoli fiscali degli stati membri. I €650 miliardi residui, formalmente da raccogliere tra gli stati membri, pendono come una spada di Damocle sui negoziati in corso, una pressione costante che consente alla Commissione di applicare i propri piani di finanziamento attraverso il mercato obbligazionario.
A parte Ungheria e Repubblica Ceca, vi è un ampio consenso sul fatto che il finanziamento di Bruxelles proverrà sempre più dal mercato obbligazionario: nessun bilancio nazionale sarebbe in grado di gestire prelievi aggiuntivi. I piani della Commissione sono quindi tacitamente approvati.
La BCE come prestatore di ultima istanza
Tutto fa pensare a un modello di co-finanziamento che rende l'UE sempre più indipendente dai bilanci nazionali. I vincoli istituzionali – come quelli imposti ai singoli stati membri – vengono di fatto aggirati, così come il divieto originario di indebitamento imposto dalla Commissione. Passo dopo passo l'Unione si sta trasformando da una confederazione vincolata da regole a un attore finanziario gestito centralmente, sempre più autonomo nel decidere le proprie risorse e priorità.
Se il debito dovesse mai sfuggire al controllo, come ormai prassi comune nell'UE, la Banca Centrale Europea sarebbe pronta a fungere da prestatore di ultima istanza. Questo funzionerà finché i mercati dei capitali manterranno fiducia nell'affidabilità creditizia dell'UE, in particolare nella capacità di pagamento della Germania. Se la fiducia dei mercati crollasse, la BCE sarebbe costretta a intervenire in un modo che farebbe impallidire la crisi del debito del 2010. L'euro sarebbe allora storia passata. L'UE sta camminando sul filo del rasoio.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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