lunedì 8 settembre 2025

Le leggi dell'UE sul comparto tecnologico erigono una cortina di ferro digitale

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Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato fuori controllo negli ultimi quattro anni in particolare. Questa una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.

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di Cláudia Ascensão Nunes

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/le-leggi-dellue-sul-comparto-tecnologico)

Negli ultimi decenni l'Europa ha creato ben poco di realmente rilevante in termini di piattaforme tecnologiche, social network, sistemi operativi, o motori di ricerca. Al contrario, ha creato un ampio apparato normativo progettato per limitare e punire chi ha effettivamente innovato.

Invece di produrre alternative ai giganti tecnologici americani, l'UE ha scelto di soffocare quelle esistenti attraverso normative come il Digital Services Act (DSA) e il Digital Markets Act (DMA).

Il DSA mira a controllare i contenuti e il funzionamento interno delle piattaforme digitali, richiedendo la rapida rimozione dei contenuti ritenuti “inappropriati”, in quella che equivale a una forma moderna di censura, nonché la divulgazione del funzionamento degli algoritmi e restrizioni sulla pubblicità mirata. Il DMA, a sua volta, cerca di limitare il potere dei cosiddetti gatekeeper, costringendo aziende come Apple, Google, o Meta ad aprire i propri sistemi ai concorrenti, a evitare preferenze personali e a separare i flussi di dati tra i prodotti.

Queste due normative avranno un impatto maggiore sulle aziende tecnologiche statunitensi rispetto a qualsiasi legislazione nazionale, in quanto si tratta di norme emanate a Bruxelles ma applicate alle aziende americane in modo extraterritoriale. E vanno ben oltre le sanzioni: impongono modifiche strutturali alla progettazione di sistemi e funzionalità, qualcosa che nessuno stato dovrebbe imporre alle imprese private straniere.

Nell'aprile 2025 Meta è stata multata di €200 milioni ai sensi del Digital Markets Act per aver presumibilmente imposto un modello “consenso o pagamento” agli utenti europei di Facebook e Instagram, senza offrire una vera alternativa. Oltre alla multa è stata costretta a separare i flussi di dati tra le piattaforme, compromettendo così il sistema di pubblicità personalizzata che sostiene la sua redditività. Si è trattato di una palese interferenza nel suo modello di business.

Nello stesso mese Apple è stata multata di €500 milioni per aver impedito a piattaforme come Spotify di informare gli utenti su metodi di pagamento alternativi al di fuori dell'App store. L'azienda è stata costretta a rimuovere queste restrizioni, aprendo iOS ad App store esterni e sistemi di pagamento concorrenti. Ancora una volta, si è trattato di un'intrusione indesiderata e di un attacco diretto al modello basato sull'esclusività dell'ecosistema Apple.

Anche altre aziende come Amazon, Google, Microsoft e persino X sono sotto esame; quest'ultima è stata particolarmente colpita dalle norme DSA, essendo stata oggetto di un'indagine formale nel 2023 per presunta inosservanza delle norme sulla moderazione dei contenuti.

Le Big Tech, per loro stessa natura, rappresentano il bersaglio primario e mirato di questo nuovo quadro giuridico europeo. Queste aziende operano su scala globale, si basano su modelli di business incentrati sulla raccolta e la monetizzazione dei dati, integrano verticalmente più livelli dell'ecosistema digitale e detengono posizioni dominanti in settori chiave come i motori di ricerca, i social network e i sistemi operativi.

Con circa 450 milioni di consumatori e un elevato potere d'acquisto a livello digitale, l'UE è il secondo mercato più grande al mondo in tale settore. Per le Big Tech lasciare l'Europa non è un'opzione ed è proprio da qui che Bruxelles trae il suo potere: imponendo regole rigide, impone cambiamenti a livello globale, poiché mantenere diverse versioni di un prodotto per ogni regione è costoso e tecnicamente irrealizzabile. In questo modo, l'Unione Europea diventa di fatto un legislatore mondiale, esportando la sua visione normativa al resto del mondo.

Pur vivendo in realtà istituzionali diverse, europei e americani condividono valori fondamentali: libertà individuale, iniziativa privata e innovazione aperta. È in nome di questi valori che devono ora percorrere un percorso comune di resistenza a questa eccessiva regolamentazione, riaffermando un'alleanza transatlantica in difesa dell'innovazione, della sovranità digitale e della libertà stessa.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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