giovedì 4 settembre 2025

In che modo l'FMI impedisce l'adozione globale di Bitcoin (e perché lo fa)

Ricordo a tutti i lettori che su Amazon potete acquistare il mio nuovo libro, “Il Grande Default”: https://www.amazon.it/dp/B0DJK1J4K9 

Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato fuori controllo negli ultimi quattro anni in particolare. Questa una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.

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da Bitcoin Magazine

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/in-che-modo-lfmi-impedisce-ladozione)

Negli ultimi anni l'FMI ha:

• Ha esercitato pressioni su El Salvador affinché abbandonasse Bitcoin come moneta a corso legale e annullasse altre linee di politica su di esso;

• Ha esercitato pressioni affinché nel 2023 la Repubblica Centrafricana censurasse Bitcoin attraverso gli enti bancari regionali;

• È stato responsabile della mancanza di seguito da parte di Milei riguardo la campagna su Bitcoin in Argentina;

• Ha citato “serie preoccupazioni” riguardo ai piani su Bitcoin in Pakistan;

• Ha costantemente inquadrato le crittovalute come un “rischio” nelle negoziazioni sui prestiti.

Ecco un riassunto:

Come possiamo vedere, le uniche nazioni che sono riuscite a resistere alle pressioni dell'FMI sono state El Salvador, prima di ottenere un prestito dallo stesso, e il Bhutan, che non ha prestiti da questa istituzione.

Ogni Paese che ha ricevuto un prestito dall'FMI e che ha adottato, o tentato di adottare, Bitcoin a livello ufficiale è stato ostacolato.

Com'è possibile che l'FMI sia riuscito a impedire così tanto l'adozione da parte di stati a livello globale, fatta eccezione per il Bhutan, e perché si muove in modo aggressivo per impedirlo?

In questa relazione analizzeremo in dettaglio ciascuna delle tre nazioni in cui l'FMI è riuscito a contrastare con successo l'adozione di Bitcoin e i segnali che indicano che è probabile che riesca a ottenere lo stesso risultato con il Pakistan.

Nell'ultima sezione esamineremo i cinque motivi per cui l'FMI teme Bitcoin e come esso stia ancora prosperando a livello locale nonostante l'abbandono, totale o parziale, da parte di vari stati.


1. Repubblica Centrafricana: quando il denaro coloniale incontra la speranza digitale 

La Repubblica Centrafricana utilizza il franco CFA. Esso non è solo una valuta: è una catena geopolitica, sostenuta dalla Francia e governata dalla Banca degli Stati dell'Africa centrale. Dei suoi 14 Paesi membri, i 6 dell'Africa centrale (inclusa la Repubblica Centrafricana) devono comunque depositare il 50% delle riserve valutarie a Parigi.

Questo controllo sulle riserve favorisce la dipendenza economica, creando al contempo mercati di esportazione per i prodotti francesi a condizioni favorevoli. Nel 1994, ad esempio, il CFA fu svalutato della metà, una linea di politica influenzata dalle pressioni occidentali, in particolare dell'FMI. Ciò causò un aumento vertiginoso del costo delle importazioni, consentendo agli esportatori (principalmente con sede nell'UE) di procurarsi risorse dai Paesi CFA a un costo dimezzato. A livello locale, l'impatto fu devastante, con conseguenti congelamenti salariali, licenziamenti e diffuse tensioni sociali.

Quando la Repubblica Centrafricana annunciò nel 2022 l'adozione di Bitcoin come moneta a corso legale, la Banca degli Stati dell'Africa centrale e il suo organo di regolamentazione COBAC annullarono immediatamente la legge, citando violazioni del Trattato CEMAC, il trattato che istituiva la comunità economica e monetaria dell'Africa centrale. Non si trattava di burocrazia, ma di un avvertimento da parte dei guardiani monetari della Francia.

Perché era importante: ancora oggi l'economia della Repubblica Centrafricana dipende in larga misura dai salvataggi dell'FMI. Con $1,7 miliardi di debito estero (il 61% del PIL), sfidare la Banca degli Stati dell'Africa centrale significava rischiare l'isolamento finanziario.


La campagna silenziosa dell'FMI 

L'FMI si è mosso rapidamente. Nel giro di due settimane (4 maggio 2022) ha condannato pubblicamente il “rischioso esperimento” della Repubblica Centrafricana, citando contraddizioni legali con il divieto alle crittovalute imposto dalla CEMAC. La mossa ha sollevato “importanti sfide legali, di trasparenza e di politica economica”, ha affermato l'FMI, simili alle preoccupazioni in merito all'adozione di Bitcoin da parte di El Salvador: rischi per la stabilità finanziaria, la tutela dei consumatori e le passività fiscali (per contestualizzare, nessuno di questi rischi si è materializzato in El Salvador).

Ma la loro vera arma era la leva finanziaria. In qualità di maggiore creditore della Repubblica Centrafricana, l'FMI ha vincolato la sua nuova Extended Credit Facility (ECF) –  un'ancora di salvezza da $191 milioni – al rispetto delle sue linee di politica.


La linea temporale che racconta tutto 

Questa tabella ripercorre la campagna ombra dell'FMI:

La chiave per affossare le ambizioni Bitcoin della Repubblica Centrafricana è stata assicurarsi che il progetto Sango, un'iniziativa di hub blockchain per vendere “certificati di residenza elettronici” e cittadinanza per $60.000 in bitcoin, non andasse avanti.

 

Il progetto Sango: coincidenza o collusione? 

Nel luglio 2022 la Repubblica Centrafricana ha inaugurato il Progetto Sango, con l'obiettivo di raccogliere $2,5 miliardi (il 100% del PIL).

Il fallimento è stato catastrofico. A gennaio 2023 erano stati raccolti solo $2 milioni (lo 0,2% dell'obiettivo). Mentre i rapporti dell'FMI citano “ostacoli tecnici con una penetrazione di Internet del 10%” come causa del fallimento, la nostra analisi mostra un quadro diverso. Due fattori hanno affondato il progetto.

  1. Fuga degli investitori;
  2. Una sentenza della Corte Suprema della Repubblica Centrafricana ha bloccato il progetto.

Tuttavia, a un esame più attento, entrambi questi fattori suggeriscono un coinvolgimento dell'FMI.

Diamo un'occhiata più da vicino alle prove.


Fuga degli investitori 

Il ruolo dell'FMI in questa fuga degli investitori è circostanziale, ma convincente. Il 4 maggio 2022 l'FMI ha espresso preoccupazione per l'adozione di Bitcoin da parte della Repubblica Centrafricana, affermando che sollevava importanti sfide legali, di trasparenza e di politica economica. Questa dichiarazione, rilasciata prima del lancio del Progetto Sango, ha evidenziato i rischi per la stabilità finanziaria e l'integrazione economica regionale, potenzialmente scoraggianti per gli investitori. Inoltre, nel luglio 2022, durante una revisione del Programma Monitorato dal Personale (SMP), l'FMI ha rilevato “pericoli di recessione economica dovuti all'aumento dei prezzi di generi alimentari e carburante”, i quali avrebbero dovuto accrescere la cautela degli investitori. I rapporti menzionano anche che l'FMI e il COBAC hanno messo in guardia dai rischi intrinseci nell'adozione di crittovalute da parte della Repubblica Centrafricana, accrescendo lo scetticismo.

La tempistica di queste dichiarazioni dell'FMI coincide con la fuga degli investitori osservata, suggerendo che la loro posizione cautelativa potrebbe averne influenzato le percezioni. Sebbene circostanziale, la sequenza degli eventi suggerisce che l'influenza dell'FMI, in quanto istituzione finanziaria rispettata nella comunità degli investitori, abbia giocato un ruolo chiave nella fuga degli investitori.


Sentenza della Corte Suprema 

In superficie, la sentenza della Corte Suprema sembra un evento indipendente, finché non scaviamo più a fondo e troviamo grandi punti interrogativi sull'indipendenza della magistratura della Repubblica Centrafricana, un Paese che si classifica al 149° posto su 180 nel suo indice di percezione della corruzione (estremamente basso).

Come accennato, una settimana dopo che la Repubblica Centrafricana ha annunciato la sua strategia su Bitcoin, l'FMI ha segnalato delle “preoccupazioni”, tra cui rischi per la stabilità finanziaria, la trasparenza, gli sforzi antiriciclaggio e le sfide nella gestione delle politiche macroeconomiche dovute alla volatilità (Bloomberg, 4 maggio 2022).

Il 29 agosto 2022, 117 giorni dopo, la Corte Suprema della Repubblica Centrafricana ha stabilito che il progetto Sango era illegale. Per contestualizzare, la Corte Suprema, che fa parte del sistema giudiziario della Repubblica Centrafricana, è descritta da organismi internazionali per la trasparenza, come il Gan Integrity, come una delle istituzioni più corrotte del Paese, con prove che indicano inefficienza, interferenze politiche e probabile influenza da tangenti o pressioni politiche.

Il crollo del progetto Sango è diventato la prova regina dell'FMI: “La prova che Bitcoin non può funzionare in economie fragili”. Ma la realtà è che la costante espressione di “preoccupazioni” da parte sua ha creato le condizioni affinché il progetto venisse strutturalmente indebolito in anticipo, rendendo inevitabile questa conclusione.

A 8.300 chilometri di distanza, nella piccola nazione del Bhutan, vediamo il netto contrasto con il successo di Bitcoin, reso possibile senza il “coinvolgimento” dell'FMI.


La conclusione non detta: la resilienza di Bitcoin oltre i confini

L'inversione di tendenza della Repubblica Centrafricana non riguardava la sostenibilità di Bitcoin, bensì la forza bruta. L'FMI ha trasformato in armi le unioni bancarie regionali (CEMAC), ha privato la Repubblica Centrafricana di capitali e ha fatto leva su un prestito da $191 milioni per estinguere la minaccia alla sovranità finanziaria. Quando il Progetto Sango ha avuto difficoltà, la trappola si è chiusa.

Eppure questa sconfitta rivela il potere duraturo di Bitcoin. Notate cosa l'FMI non ha distrutto:

• Le rimesse in bitcoin della Nigeria continuano a bypassare i corridoi del dollaro, consentendo di risparmiare milioni di dollari in commissioni;

• Il commercio basato sul BTC in Kenya prospera senza l’approvazione dell'FMI;

• El Salvador continua ad accumulare BTC nonostante 221 menzioni dello stesso nelle condizioni di prestito.

Lo schema è chiaro: dove l'adozione dal basso mette radici, Bitcoin sopravvive. Ma per i Paesi che hanno annunciato manifesti Bitcoin dall'alto e che hanno ricevuto ingenti prestiti dall'FMI, tutti e quattro hanno incontrato livelli di resistenza schiaccianti... El Salvador, Repubblica Centrafricana, Argentina e ora Pakistan.

Il saldo residuo di $115,1 milioni dei prestiti FMI alla Repubblica Centrafricana la rendeva vulnerabile alle sue forti pressioni. In nazioni senza prestiti FMI, come il Bhutan, Bitcoin sfugge alla morsa del Fondo Monetario Internazionale. Ogni pagamento peer-to-peer, ogni transazione su Lightning Network, erode le fondamenta del vecchio sistema.

L'FMI ha vinto la battaglia nella Repubblica Centrafricana, ma la guerra per la sovranità finanziaria è appena iniziata.


2. L'ostacolo da $45 miliardi all'adozione di Bitcoin in Argentina

Se la Repubblica Centrafricana è stata ostacolata nei suoi piani per Bitcoin, l'Argentina non è mai arrivata al traguardo. La retorica pre-elettorale del presidente Milei suggeriva che grandi cose fossero in serbo per Bitcoin... eppure nulla si è materializzato. Si è trattato solo di una retorica politica svanita dopo le elezioni, o c'era qualcos'altro in gioco? Questa sezione svela cos'è realmente accaduto alle aspirazioni abortite dell'Argentina su Bitcoin.

Capire come sta procedendo l'adozione di Bitcoin è come valutare se un razzo raggiungerà la velocità di fuga: dobbiamo considerare sia i fattori di spinta che quelli di resistenza.

Sono ottimista: credo che Bitcoin vincerà, è chiaramente una soluzione migliore al sistema monetario ormai in rovina che abbiamo attualmente. Ma sono anche realista: credo che la maggior parte delle persone sottovaluti le forze radicate che si oppongono a Bitcoin.

Quando gestivo la mia azienda tecnologica, ci siamo imbattuti nella stessa situazione. La nostra tecnologia era 10 volte migliore, più veloce e più conveniente rispetto al sistema legacy che alla fine abbiamo sostituito. Ma non hanno rinunciato facilmente al loro monopolio!


Cosa è successo in Argentina?

Quando il libertario Javier Milei è stato eletto presidente dell'Argentina nel novembre 2023, molti sostenitori di Bitcoin hanno esultato. Un leader che ha definito i banchieri centrali “truffatori”, aveva giurato di abolire la banca centrale argentina (BCRA) e lodava Bitcoin come “la reazione naturale contro i truffatori delle banche centrali”. Il suo caso è diventato una cartina di tornasole per verificare se Bitcoin potesse ottenere l'accettazione da parte del grande pubblico attraverso l'adozione da parte di un governo piuttosto che attraverso la crescita dal basso.

Eppure, a diciotto mesi dalla sua presidenza, la visione di Milei su Bitcoin rimane incompiuta. Il motivo? Un guinzaglio da $45 miliardi tirato dal Fondo Monetario Internazionale.


Il veto dell'FMI su Bitcoin in Argentina

I vincoli erano già stati introdotti al momento dell'elezione di Milei. Il 3 marzo 2022 il precedente governo argentino aveva firmato un accordo di salvataggio da $45 miliardi con l'FMI. Nelle settimane successive sarebbero emersi dettagli secondo cui l'accordo conteneva una clausola insolita: l'obbligo di “scoraggiare l'uso delle crittovalute”. Non si trattava di un suggerimento, bensì di una condizione del prestito documentata nella Lettera d'Intenti dell'FMI, la quale citava preoccupazioni sulla “disintermediazione finanziaria”.

L'effetto immediato:

• La banca centrale argentina ha vietato alle istituzioni finanziarie le transazioni in crittovalute (Comunicazione BCRA A 7506, maggio 2022);

• La linea di politica rimane applicata sotto Milei, nonostante la sua retorica pro-Bitcoin.


L'inversione di marcia di Milei 

Dopo aver assunto l'incarico, Milei ha:

✔ Ridotto l'inflazione dal 25% mensile a meno del 5% (maggio 2024);

✔ Eliminato i controlli valutari (aprile 2025);

✔ Ottenuto un nuovo accordo da $20 miliardi con l'FMI (aprile 2025).

Ma le proposte principali del suo manifesto – l'adozione di Bitcoin e l'abolizione della BCRA (Banca Centrale Argentina) – sono palesemente assenti. I calcoli spiegano il perché: l'Argentina deve all'FMI più di qualsiasi altra nazione, il che conferisce a quest'ultimo una leva finanziaria senza pari.

Ciononostante c'è dell'ironia nel caso dell'Argentina: mentre l'FMI blocca l'adozione ufficiale di Bitcoin, gli argentini lo stanno comunque abbracciando. La proprietà di crittovalute è cresciuta del 116,5% tra il 2023 e il 2024 in Sud America.

Nella regione l'Argentina ha i tassi di proprietà più elevati, pari al 18,9%, una cifra quasi 3 volte superiore alla media mondiale, aumentata poiché i cittadini si proteggono dall'elevata inflazione annuale del 47,3% (aprile 2025), una ribellione silenziosa che l'FMI non riesce a controllare.


Cosa succederà dopo? 

Tutti gli occhi sono puntati sulle elezioni di medio termine dell'ottobre 2025. Se Milei otterrà il sostegno legislativo, potrebbe mettere alla prova le linee rosse dell'FMI. Ma per ora la lezione è chiara: quando le nazioni prendono in prestito dall'FMI, la loro sovranità monetaria ha delle condizioni.

Punti chiave: 

• Il prestito dell'FMI del 2022 ha legato il salvataggio dell'Argentina a linee di politica anti-crittovalute;

• Milei ha dato priorità alla stabilizzazione economica rispetto alla promozione di Bitcoin, per mantenere il sostegno dell'FMI;

• Esistono parallelismi in El Salvador, Repubblica Centrafricana e ora Pakistan che rivelano una strategia coerente dell'FMI;

• Gli argentini aggirano le restrizioni adottando Bitcoin a livello popolare.


3. El Salvador: una vittoria parziale dell'FMI

Quando El Salvador ha reso Bitcoin moneta a corso legale nel 2021, non si è limitato ad adottare una crittovaluta: ha dichiarato la propria indipendenza finanziaria. Il presidente Nayib Bukele l'ha definita una ribellione contro il predominio del dollaro e un'ancora di salvezza per chi non ha accesso ai servizi bancari. Tre anni dopo quella ribellione si è scontrata con un ostacolo da $1,4 miliardi: l'FMI.


Il prezzo del salvataggio 

Per garantire il prestito del 2024, El Salvador ha accettato di smantellare i pilastri fondamentali della sua politica su Bitcoin. Le condizioni rivelano un allentamento sistematico:

Solo accettazione volontaria: le aziende non sono più tenute ad accettare Bitcoin (mandato del 2021 abrogato);

Divieto per il settore pubblico: enti governativi a cui è vietato effettuare transazioni in Bitcoin o emettere debito, ciò include il divieto di strumenti tokenizzati legati a Bitcoin;

• Blocco dell'accumulo di bitcoin: tutti gli acquisti governativi sono stati sospesi (oltre 6.000 BTC di riserva ora congelati), revisione completa delle partecipazioni (wallet Chivo, Bitcoin Office) entro marzo 2025;

• Liquidazione del fondo fiduciario: fidebitcoin (fondo di conversione) da sciogliere con trasparenza verificata;

• Chiusura graduale del wallet Chivo: il programma di incentivi da $30 si conclude dopo che i sondaggi hanno mostrato che la maggior parte degli utenti ha scambiato BTC con USD;

• Rollback del pagamento delle tasse: USD diventa l'unica opzione per le tasse, eliminando l'utilità di Bitcoin come pagamento sovrano.


La ritirata calcolata di Bukele 

La conformità di El Salvador ha senso dal punto di vista fiscale:

• Il prestito stabilizza il debito (84% del PIL) in vista del pagamento delle obbligazioni;

• La dollarizzazione rimane intatta (il dollaro statunitense resta la valuta principale).

Eppure la marcia indietro è impressionante, considerando la retorica di Bukele del 2021. La scarsa diffusione del wallet Chivo ha probabilmente reso più facili le concessioni.


Cosa resta dell'esperimento? 

L'FMI non ha ucciso Bitcoin in El Salvador, ma solo l'adozione ufficiale. L'uso popolare persiste:

• Bitcoin Beach (economia circolare locale) è ancora in funzione, anzi prospera;

• Il turismo attrae un numero sempre maggiore di appassionati di Bitcoin.

Ma senza il sostegno dello stato, il ruolo di Bitcoin rischia di ridursi a uno strumento di nicchia piuttosto che a una rivoluzione monetaria, almeno nel breve termine.


La strada da percorrere 

Si delineano due scenari:

  1. Lento declino: Bitcoin diventa una curiosità turistica mentre le condizioni dell'FMI entrano in vigore;
  2. Revival in sordina: il settore privato resta in vita nonostante il ritiro del governo salvadoregno.

Una cosa è chiara: quando l'FMI emette gli assegni, stabilisce anche le regole.

Punti chiave:

• Il prestito dell'FMI ha costretto El Salvador a revocare 6 politiche chiave su Bitcoin;

• Un precedente per le altre nazioni che cercano il sostegno dell'FMI;

• L'uso popolare di Bitcoin potrebbe sopravvivere all'intervento del governo.

El Salvador ha fatto molte concessioni in Bitcoin. Sebbene questo non abbia danneggiato molto la nazione, invia un messaggio forte ad altre nazioni latinoamericane come Ecuador e Guatemala, che stavano osservando El Salvador e pensavano di copiarne le strategie (finché non hanno verificato l'entità del prestito dell'FMI che aveva ricevuto). Quindi, in termini netti, si è trattato di una vittoria parziale dell'FMI e di una vittoria parziale di El Salvador.


4. Bhutan: la storia di successo senza FMI 

Sono ormai trascorsi due anni dall'inizio dell'esperimento Bitcoin in Bhutan.

Ciò significa che ora disponiamo di dati attendibili su come ha influito sull'economia.

L'FMI ha avvertito che l'adozione di Bitcoin da parte delle nazioni avrebbe destabilizzato la loro economia, sarebbero state meno efficaci nell'attrarre investimenti diretti esteri e avrebbero messo a repentaglio le proprie iniziative di decarbonizzazione e tutela ambientale. Ha espresso in particolare preoccupazione per la “mancanza di trasparenza” del Bhutan nell'adozione delle crittovalute.


Cosa dicono i dati? 

  1. Le riserve di bitcoin hanno risposto direttamente a urgenti esigenze fiscali. “Nel giugno 2023 il Bhutan ha stanziato $72 milioni dalle sue riserve per finanziare un aumento del 50% degli stipendi dei dipendenti pubblici”;

  2. Il Bhutan è stato in grado di “utilizzare le riserve di bitcoin per evitare una crisi mentre le riserve di valuta estera si riducevano a $689 milioni”;

  3. Il primo ministro Tshering Tobgay in un'intervista ha affermato che Bitcoin “supporta anche progetti sanitari e ambientali gratuiti”;

  4. Tobgay ha anche affermato che le sue riserve di bitcoin hanno contribuito a “stabilizzare l'economia [della nazione] da $3,5 miliardi”;

  5. Analisti indipendenti hanno ora affermato che “questo modello potrebbe attrarre investimenti esteri, in particolare per le nazioni con risorse rinnovabili inutilizzate”.

Considerando che l'analisi dell'FMI non solo era sbagliata, ma era anche lontana dall'obiettivo, sorge spontanea la domanda: le sue previsioni si sono mai basate sui dati?


5. Cinque motivi per cui l'FMI potrebbe temere Bitcoin 

E se la paura più grande dell'FMI non fosse l'inflazione... ma Bitcoin, e se Bitcoin riuscisse a spezzare la morsa del debito dell'FMI/Banca Mondiale?

Durante la mia recente conversazione con John Perkins, qualcosa è scattato. Alex Gladstein aveva precedentemente denunciato come gli “aggiustamenti strutturali” dell'FMI non abbiano eliminato la povertà, ma di fatto arricchito le nazioni creditrici. Perkins ha integrato questo concetto con i suoi resoconti personali.

Perkins mi ha messo a nudo come il Sud del mondo sia intrappolato in un ciclo di debito, progettato per mantenere il flusso di ricchezza verso Occidente. Ma ecco il colpo di scena: Bitcoin sta già smantellando questo copione in cinque modi chiave.


Ridurre i costi delle rimesse per allentare il cappio del debito 

Le rimesse, ovvero il denaro inviato in patria dai lavoratori migranti, rappresentano spesso una parte significativa del PIL dei Paesi in via di sviluppo. Intermediari tradizionali come Western Union applicano commissioni che possono arrivare fino al 5-10%. Ciò agisce come una tassa nascosta che prosciuga le riserve valutarie. Per Paesi come El Salvador o la Nigeria, ogni dollaro di rimessa che non affluisce nel Paese è un dollaro che la banca centrale deve immagazzinare per stabilizzare le proprie valute. Spesso questa riserva di dollari è fornita dall'FMI.


Bitcoin cambia le regole del gioco 

Con Lightning Network, le commissioni scendono quasi a zero e le transazioni vengono liquidate in pochi secondi. Nel 2021 il presidente di El Salvador, Bukele, aveva previsto (con un certo ottimismo) che Bitcoin avrebbe potuto far risparmiare $400 milioni in rimesse. In realtà ci sono poche prove che abbiano raggiunto anche solo lontanamente quella soglia, tuttavia il potenziale è chiaro: più rimesse in bitcoin portano a maggiori riserve in dollari, il che si traduce in una minore necessità di prestiti dell'FMI.

Non c'è da stupirsi che quest'ultimo abbia menzionato Bitcoin 221 volte nelle condizioni di prestito per El Salvador nel 2025. Inutile dire che vorrebbe rimanere un creditore rilevante.

Bitcoin non è solo più economico per le rimesse, ma aggira completamente il sistema del dollaro. In Nigeria, dove la naira è in difficoltà, le famiglie ora detengono BTC come un asset più prezioso della valuta locale. Non c'è bisogno che le banche centrali brucino le riserve in dollari; nessun salvataggio disperato da parte dell'FMI.

I numeri parlano da soli:

• Il Pakistan perde $1,8 miliardi all'anno in commissioni per le rimesse: Bitcoin potrebbe far risparmiare la maggior parte di questa cifra;

• El Salvador risparmia già oltre $4 milioni all'anno con solo l'1,1% di adozione delle rimesse in bitcoin.

L'adozione non è ancora universale: solo il 12% dei salvadoregni usa Bitcoin regolarmente, mentre oltre il 5% delle rimesse in Nigeria avviene tramite crittovalute. Ma la tendenza è chiara: ogni trasferimento in Bitcoin indebolisce il ciclo di dipendenza dal debito.

L'FMI vede la minaccia. La domanda è: quanto velocemente si diffonderà questa rivoluzione silenziosa?

Le rimesse ammontavano a quasi $21 miliardi nel 2024, rappresentando oltre il 4% del PIL della Nigeria


Elusione delle sanzioni e delle barriere commerciali

L'Iran, il Venezuela e la Russia, Paesi ricchi di petrolio, hanno avuto un accesso limitato al dollaro a causa delle sanzioni statunitensi rispettivamente nel 1979, nel 2017 e nel 2022, con conseguente esportazione di una quantità di barili di petrolio al giorno notevolmente inferiore in ciascun caso.

Che si condividano o meno le ideologie di queste nazioni, Bitcoin interrompe questo circolo vizioso. L'Iran elude già le sanzioni usando Bitcoin come mezzo per “esportare petrolio”, mentre il Venezuela ha  usato Bitcoin per pagare le importazioni, eludendo le sanzioni.

L'Iran è anche in grado di aggirare le sanzioni monetizzando le sue esportazioni di energia attraverso il mining. Questo evita gli ultimatum dell'FMI, “riforme in cambio di denaro”, e, al contempo, mantiene l'economia in funzione.

La presa del petrodollaro si indebolisce, mentre Russia e Iran aprono la strada agli accordi sul petrolio in Bitcoin.

Un'altra nazione che l'ha utilizzato per evitare le difficoltà economiche causate dalle sanzioni è l'Afghanistan, dove gli aiuti umanitari transitano attraverso Bitcoin. ONG come Code to Inspire hanno aggirato il blocco bancario imposto dai talebani e il Digital Citizen Fund ha utilizzato Bitcoin per distribuire aiuti dopo la presa del potere da parte dei talebani, impedendo alle famiglie di morire di fame.

Sebbene la quota di Bitcoin nel commercio sanzionato sia ridotta (meno del 2% per le esportazioni di petrolio di Iran e Venezuela), la tendenza è in crescita.

Le sanzioni sono uno strumento fondamentale per la leva geopolitica, spesso sostenuto dall'FMI e dalla Banca Mondiale attraverso il loro allineamento con le principali economie come gli Stati Uniti. Le nazioni sanzionate che utilizzano Bitcoin riducono il controllo dell'FMI sui flussi finanziari, minacciando allo stesso tempo il predominio del dollaro.


Usare Bitcoin come scudo contro l'inflazione

Quando nazioni come l'Argentina affrontano l'iperinflazione, prendono in prestito dollari dall'FMI per rafforzare le riserve valutarie e stabilizzare la propria valuta, per poi ritrovarsi ad affrontare misure di austerità o la vendita forzata di asset strategici a basso prezzo quando i rimborsi vanno a rilento. Bitcoin offre una via d'uscita, agendo come una valuta globale e non inflazionabile che opera indipendentemente dalla supervisione governativa e il cui valore aumenta.

L'esperimento di El Salvador dimostra come Bitcoin possa ridurre la dipendenza dal dollaro. Detenendo BTC, le nazioni possono tutelarsi dal crollo della valuta senza dover ricorrere ai prestiti dell'FMI. Se l'Argentina avesse destinato solo l'1% delle sue riserve a Bitcoin nel 2018, avrebbe potuto compensare la svalutazione del peso di oltre il 90% di quell'anno, evitando un salvataggio dell'FMI. La neutralità di Bitcoin significa anche che nessuna singola entità può imporre condizioni, a differenza dei prestiti dell'FMI che richiedono privatizzazioni o riforme impopolari.

Bitcoin non ha un debito pubblico, né una lunga storia su cui basarsi per incoraggiarne l'adozione. Tuttavia, grazie all'Effetto Lindy, ogni anno che passa Bitcoin diventa un'alternativa più praticabile. 

Effetto Lindy: più a lungo qualcosa ha avuto successo, più è probabile che continui ad averlo. La longevità di Bitcoin rafforza il suo potenziale di successo.


Mining di Bitcoin: trasformare l'energia in ricchezza senza debiti

Molti Paesi in via di sviluppo sono ricchi di energia ma poveri per i debiti, intrappolati dai prestiti dell'FMI per infrastrutture come dighe o centrali elettriche. Questi prestiti richiedono esportazioni di energia a basso costo o concessioni di risorse in caso di insolvenza. Il mining di Bitcoin capovolge questo scenario trasformando l'energia inutilizzata – come il gas bruciato o l'idroelettrico in eccesso – in ricchezza liquida senza intermediari o costi di trasporto.

Il Paraguay guadagna $50 milioni all'anno dall'attività di mining tramite l'idroelettrico, coprendo il 5% del suo deficit commerciale. L'Etiopia ha guadagnato $55 milioni in 10 mesi. Il Bhutan si distingue: con $1,1 miliardi in bitcoin (il 36% del suo PIL da $3,02 miliardi), la sua attività di mining tramite l'idroelettrico potrebbe produrre $1,25 miliardi all'anno entro la metà del 2025, saldando i suoi debiti da $403 milioni con la Banca Mondiale e $527 milioni con la Asian Development Bank senza austerità o privatizzazioni. A differenza dei prestiti dell'FMI, i bitcoin minati aumentano di valore e possono essere utilizzati come garanzia per prestiti non FMI. Questo modello – monetizzare l'energia senza cedere asset – spaventa l'FMI, poiché riduce la sua influenza sul settore energetico.



Economie Bitcoin: potere dal basso

Bitcoin non è solo per le nazioni, è per le comunità. In luoghi come Bitcoin Beach a El Salvador o Bitcoin Ekasi in Sudafrica, la gente del posto usa già BTC per transazioni quotidiane, risparmi e progetti comunitari come scuole o cliniche. Queste economie circolari, spesso innescate dalla filantropia, mirano all'autosufficienza. In Argentina, dove l'inflazione supera spesso il 100%, nel 2021 il 21% delle persone ha utilizzato le crittovalute per proteggere la propria ricchezza. Se ampliati, questi modelli potrebbero ridurre la dipendenza dai programmi finanziati dal debito nazionale, che è ovviamente l'ultima cosa che l'FMI desidera.


Conclusione

Promuovendo la resilienza locale, Bitcoin indebolisce la “leva delle crisi” dell'FMI. Le comunità fiorenti non hanno bisogno di salvataggi, quindi quest'ultimo non può chiedere la privatizzazione in cambio di prestiti. In Africa, progetti come Gridless Energy – che ha già fatto uscire 28.000 africani dalla povertà energetica utilizzando microreti rinnovabili legate al mining di Bitcoin – riducono la necessità di megaprogetti sostenuti dall'FMI. Se migliaia di città adottassero questa strategia, la carenza di dollari diventerebbe meno importante e gli scambi commerciali potrebbero bypassare i sistemi basati sul dollaro.

Mentre l'FMI si impegna a diffondere disinformazione sul consumo energetico e sull'impatto ambientale di Bitcoin come un modo per ostacolarne l'adozione, il suo strumento preferito e molto più potente è quello di utilizzare la leva finanziaria che ha sulle nazioni indebitate per “incoraggiare fortemente” l'adesione alla sua visione di un futuro senza Bitcoin.

L'FMI ha combattuto l'adozione di Bitcoin in El Salvador, Repubblica Centrafricana e Argentina. Ora sta contrastando l'intenzione del Pakistan di minare Bitcoin. L'aumento di questi sforzi dal basso probabilmente costringerà l'FMI a intervenire in modo sempre più marcato.

Le economie basate su Bitcoin, dal basso, consentono alle comunità di prosperare senza i salvataggi dell'FMI. E c'è bisogno del potere delle persone per trovare modi nuovi e innovativi per contrastare il contrattacco di questa istituzione. 


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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