Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato fuori controllo negli ultimi quattro anni in particolare. Questa una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/il-caro-prezzo-del-declino-della)
La civiltà è fragile. Innumerevoli interazioni sociali e commerciali la costituiscono. In uno dei suoi saggi più importanti, Individualism: True and False, F. A. Hayek scrisse: “Sebbene possa non essere difficile distruggere le formazioni spontanee che costituiscono le basi indispensabili di una civiltà libera, potrebbe essere al di là delle nostre possibilità ricostruire deliberatamente una tale civiltà una volta che queste fondamenta vengono distrutte”.
Oggi un numero allarmante di persone vede il crollo come una cosa positiva. Alcuni, profondamente pessimisti, considerano le nostre istituzioni irreparabili, rendendo preferibile una ripartenza; altri attivisti radicali auspicano il crollo della civiltà occidentale.
Hayek potrebbe dire: fate attenzione a ciò che desiderate, pochi sfuggiranno alla carneficina che porterebbe il crollo della civiltà.
Se l'avvertimento di Hayek vi preoccupa, allora il magnifico libro di Alexandra Hudson, The Soul of Civility, rientra nella correzione educativa.
Scrivo correzione educativa perché la Hudson sostiene che se le nostre istituzioni stanno fallendo, è perché stiamo facendo scelte moralmente sbagliate. Possiamo e dobbiamo fare di meglio, non solo per noi stessi, ma per il bene dell'umanità. La Hudson scrive: “Non possiamo cambiare la società, ma possiamo cambiare noi stessi e il modo in cui operiamo nel mondo che ci circonda. E se un numero sufficiente di noi decidesse di cambiare sé stesso, potremmo essere in grado di cambiare anche il mondo in cui viviamo”. Questo non è un invito a eleggere leader migliori, o ad allinearsi a un'identità tribale.
La civiltà, ci informa la Hudson, “è il rispetto fondamentale che ci è dovuto in virtù della nostra dignità condivisa e del nostro pari valore morale come esseri umani. Lo dobbiamo agli altri indipendentemente da chi sono, che aspetto hanno, da dove vengono, se ci piacciono o no, e se possono o meno fare qualcosa per noi”.
Basandosi sul lavoro del filosofo Martin Buber, la Hudson sostiene: “Dobbiamo combattere consapevolmente la tentazione perenne di vedere il mondo e gli altri esclusivamente attraverso la lente delle nostre esperienze e del nostro progresso. Strumentalizziamo le persone quando ci fa comodo e siamo pronti ad (apparire) gentili e generosi quando abbiamo qualcosa da guadagnare”.
La Hudson fornisce una semplice linea guida: “Le abitudini morali che promuovono la prosperità umana sono virtù. Le abitudini morali che ci dividono – dentro di noi e tra noi e gli altri – sono vizi”.
La Hudson spiega che civiltà non è sinonimo di cortesia, e che una personalità colta non è sinonimo di carattere. Ci incoraggia a difendere principi senza tempo anche quando gli altri sono fortemente in disaccordo.
Sostiene che la virtù non può essere imposta per legge. Man mano che diventiamo più virtuosi, si ravviva in noi il sentimento morale che, per diritto di nascita, ogni essere umano è uguale agli altri.
La missione della Hudson è ispirare la virtù per salvare la libertà. Molti pensatori l'hanno influenzata, tra cui Ben Franklin, che ammoniva: “Solo un popolo virtuoso è capace di libertà. Man mano che le nazioni diventano corrotte e viziose, hanno più bisogno di padroni”.
Cita anche Edmund Burke, che scrisse: “Gli uomini sono qualificati per la libertà esattamente in proporzione alla loro disposizione a imporre catene morali ai propri appetiti”. Come Franklin, anche Burke capì che se il “potere di controllo” non si trova negli individui, lo si troverà all'esterno, nelle mani degli autoritari.
La Hudson condivide ciò che il giurista americano Learned Hand scrisse nel ventesimo secolo: “La libertà risiede nei cuori degli uomini e delle donne; quando lì muore, nessuna costituzione, nessuna legge, nessun tribunale può salvarla; nessuna costituzione, nessuna legge, nessun tribunale può fare molto per aiutarla”.
Perfect Days, un film di Wim Wenders di una bellezza immensa, racconta la vita di un addetto alle pulizie dei bagni pubblici di Tokyo. L'alto livello di pulizia di base nei bagni pubblici e nelle strade giapponesi è inimmaginabile nelle città statunitensi. La legge non impone questa attenzione individuale alla pulizia; è una dimostrazione di rispetto per gli altri.
Di recente, in un bar di Philadelphia, alcuni giovani hanno ballato e scattato selfie con un cartello che diceva “Al diavolo gli ebrei”. Uno degli studenti coinvolti ha affermato che si trattava solo di uno “scherzo”.
“Lo stato non può legiferare sul pensiero”, ha affermato il deputato Thomas Massie quando ha votato contro un disegno di legge che condannava l'antisemitismo qualche anno fa. Massie ha ragione, ma sta solo sostenendo il punto della Hudson.
Se volete vivere in una società in cui l'antisemitismo è normalizzato, non aspettatevi di sfuggire alle conseguenze.
“L'obbedienza alla spontaneità” è un concetto introdotto da John Fletcher Moulton, matematico e giudice inglese del diciannovesimo secolo. Moulton e la Hudson concordano sul fatto che in questa obbedienza risieda “la vera grandezza di una nazione, la sua vera civiltà”. La Hudson aggiunge: “Quanto più una società si affida all'autoregolamentazione – e quanto meno si affida alla legge, alla coercizione, al conflitto e al contenzioso – tanto più è libera”.
Sostiene che “una società libera dipende dalla decisione dei suoi cittadini di compiere azioni onorevoli e virtuose anche quando hanno la possibilità di non farlo”. La Hudson vuole che prendiamo in considerazione la nostra disponibilità a obbedire a virtù spontanee.
Se in una buona giornata vi tenete lontani dai social media e dalle notizie, potreste non avere motivo di pensare alle idee contenute nel libro della Hudson. In una giornata del genere la vostra vita funziona piuttosto bene. Avete l'elettricità a portata di mano, cibo in tavola e persone che vi amano e si prendono cura di voi. È improbabile che andiate mai in quel bar di Philadelphia.
Il nostro carattere non è messo alla prova dai nostri giorni migliori – i mari calmi della prosperità economica e della coesione sociale – ma dai periodi di difficoltà economica e dai periodi in cui i legami della società civile sono sfilacciati. Il libro della Hudson è medicina preventiva.
Di recente, durante la prova di una corona dentale per mia moglie, il dentista e la sua assistente hanno lavorato fino all'ora di pranzo per ottenere un risultato perfetto. Altri dentisti avrebbero potuto prendere scorciatoie, invece lui ha messo al primo posto le esigenze di mia moglie. La Hudson sostiene che abbiamo bisogno di più interazioni di questo tipo nella vita di tutti i giorni: “Le nostre interazioni quotidiane possono elevare o peggiorare la nostra esperienza di convivenza sociale. La nostra considerazione verso gli altri promuove la fiducia reciproca e, di conseguenza, la nostra libertà e il nostro benessere”.
Basandosi sugli scritti di Hayek, la Hudson sottolinea che esiste una differenza tra la fiducia visibile che nutriamo nei confronti di familiari e amici e la fiducia invisibile che potremmo costruire con gli sconosciuti.
Quest'ultima rende possibile la società commerciale. Infatti la Hudson scrive che essa “è una fiducia generalizzabile, ovvero quella fiducia che riponiamo negli innumerevoli sconosciuti con cui interagiamo ogni giorno. Essa riduce i costi di transazione nella nostra società anonima e si costruisce attraverso i nostri piccoli gesti di gentilezza e generosità verso gli sconosciuti”.
“La tranquillità della mente, così necessaria alla felicità [...] è meglio promossa dalle [...] passioni della gratitudine e dell’amore”, scrisse Adam Smith in The Theory of Moral Sentiments.
La Hudson scrive: “Nessuna battaglia terrena vale il rischio di compromettere la salute e la vita della nostra anima. In fin dei conti, non possiamo controllare la civiltà o la maleducazione degli altri. Possiamo solo controllare noi stessi”.
Ognuno di noi oggi fallirà molte volte nel controllo di sé stesso. Ciò che conta non è che, in quanto esseri umani imperfetti, commettiamo errori, ma che siamo disposti a far sì che quegli errori vengano corretti dai legami affettivi che ci aiutano a prosperare.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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