martedì 2 ottobre 2012

Tenere la Tigre per la Coda





di Francesco Simoncelli


"E' più facile imbrogliare le persone che convincerle di essere state imbrogliate." -- Mark Twain

A volte mi accorgo che alcuni argomenti vengono trattati troppo velocemente o con troppa sufficienza. E' il caso dei tassi di interesse e della loro manipolazione da parte di un'entità centrale. Bisogna fare attenzione a come certe notizie o teorie vengono presentate ai lettori perché i fraintendimenti possono essere sempre dietro l'angolo. Quindi, un'analisi più accurata è d'obbligo per avere un quadro completo e al tempo stesso chiaro. La domanda quindi è: la banca centrale controlla i tassi di interesse? La risposta non può essere un lapidario sì o no, proprio perché l'essenza del quesito presuppone una gestione totale del parametro economico in questione. Allora, è meglio rispondere con un "in parte." Mi spiego meglio.

Nell'ultima conferenza stampa, lo zio Ben ha continuato ad affermare che manterrà i tassi al minimo fino al 2014. Secondo il suo giudizio ciò stimolerà una ripresa economica e favorirà l'occupazione. Smontiamo questa baggianata con un grafico:




In realtà, i pianificatori centrali si forgiano di un potere che non hanno. Non dimentichiamoci, però, che l'umanità che osserviamo quotidianamente è un'umanità indottrinata dalla più tenera età, addestrata ad accettare l'autorità come evento naturale. Nonostante tutto, esistono persone che rifiutano questa autorità ed è una prova evidente che questa accettazione non fa parte dell'animo umano ma è un'imposizione diventata abitudine. Vediamo già adesso che il mercato sta mandando in pezzi i piani ben congeniati dall'establishment. Il fallimeto dei due LTRO, il fallimento dei due QE, il probabile ritorno dell'oro come denaro "ufficiale," ecc. Questa è la volontà di libertà che emerge nonostante la sua repressione costante da parte di svariati accademici e delle autorità. Ma questi eventi cosa ci segnalano? Non è più proficuo vivere alle spalle della maggioranza delle persone. Tutti finiranno per perderci. Questo genera paura e panico nell'establishment.

Possono manipolare il presente. Ma avranno sempre paura del futuro. Sono umani anche loro, non bisogna idealizzarli come onnipotenti. Perché? Perché fino ad oggi hanno accumulato oro (o fanno finta di avercelo). Se veramente il mercato è un'entità imbrigliabile ad libitum ed i pianificatori centrali hanno tutto sotto controllo perché non vendere tutto l'oro e renderlo noto? Perché preoccuparsi tanto dei tassi di interesse se la banca centrale può tenerli bassi con uno schiocco di dita?

Loro hanno il potere, giusto? Cosa dovrebbero temere?



DIETRO IL SIPARIO

La Federal Reserve, ad esempio, non ha una sorta di controllo sui tassi di interesse piuttosto li può influenzare, e tale influenza cambia nel corso del tempo. Infatti, pensando alla situazione odierna scopriamo che l'ambiente economico è caratterizzato da tassi d'interesse ultra-bassi. Ciò è in parte dovuto alla FED ed alla sua stampa monetaria, e in parte è dovuto al fatto che le banche commerciali non prestano.




Non si fidano l'una dell'altra. Hanno bilanci disastrati e non possono permettersi ulteriori errori. Proprio per questo tutto il denaro che hanno ricevuto dallo zio Ben rimane parcheggiato presso la FED e non viene prestato nell'economia più ampia. Se così fosse stato avremmo già assistito ad una inflazione nei prezzi devastante che avrebbe piegato l'economia Statunitense, ma al momento le riserve restano ancora stipate lì con il loro rendimento dello 0.25%.




Inoltre, dato il fallimento delle varie attività connesse alla precedente bolla immobiliare (tranne quelle connesse con l'establishment) e il pignoramento delle case di quelle persone andate in default per il proprio mutuo, le persone non sono in grado di sobbarcarsi un nuovo prestito quindi tendono a non aprire attività proprie con prestiti bancari oppure, se lo fanno, utilizzano i propri risparmi. Ma non bisogna sottovalutare quello che rappresentano queste riserve in eccesso. Infatti, come ci ricorda addirittura il presidente della FED di Philadelphia, Charles Plosser:

Sono stato uno studente della teoria monetaria e della politica per oltre 30 anni. Una costante è che le banche centrali tendono a considerare più facile abbassare i tassi di interesse piuttosto che aumentarli. Inoltre, l'individuazione di punti di svolta è difficile anche nel migliore dei casi, quindi programmare un cambiamento della politica è sempre una sfida. Ma questa volta, l'uscita sarà ancora più complicata e rischiosa. Con un bilancio di grandi dimensioni, la nostra transizione da politiche molto accomodanti a politiche meno accomodanti coinvolgerà l'utilizzo di strumenti che non abbiamo usato in precedenza, come ad esempio il tasso di interesse sulle riserve, i depositi a termine, e le vendite di asset. Una volta che la ripresa sarà decollata, i tassi a lungo termine cominceranno a salire e le banche inizieranno a prestare il grande volume di riserve in eccesso sedute nei loro conti presso la banca centrale. Questa crescita di prestiti può essere molto rapida, come lo fu dopo la crisi bancaria degli anni '30, e vi è il rischio che la FED dovrà revocare l'accomodazione in modo molto aggressivo al fine di contenere l'inflazione. A questo punto, sarà impossibile sapere se le vendite degli asset diverranno turbative per il mercato. Una rapida ristrettezza della politica monetaria può comportare anche rischi politici per la FED. Probabilmente potremmo vendere in perdita gli asset a più lunga scadenza nel nostro portfolio, il che significa che potremmo non essere in grado di effettuare i pagamenti al Tesoro degli Stati Uniti per alcuni anni. Eppure, se non apporteremo una politica restrittiva abbastanza in fretta, potremmo trovarci di gran lunga in svantaggio nel frenare l'inflazione.

Anche se questi rischi sono molto difficili da quantificare, è chiaro che più grande sarà il portfolio della FED, maggiore saranno il rischio ed i costi potenziali quando arriverà il momento di uscire. E in base alle mie prospettive economiche, ciò potrebbe avvenire ben prima della metà del 2015. A mio avviso, mantenere il tasso dei fondi federali a zero così a lungo rischierebbe di destabilizzare le aspettative sull'inflazione e portare ad un aumento indesiderato dell'inflazione.

Eccola la paura della pianificazione centrale che non è in grado di vedere oltre il suo naso a causa delle enormi distorsioni che ha creato nel corso del tempo. Plosser ha capito molto bene il gioco della FED e capisce che se quelle riserve inonderanno l'economia più ampia ci sarà un'inflazione nei prezzi di massa senza precedenti; l'inflazione uscirà fuori controllo proprio per il fatto che la FED è sempre molto lenta e restia nell'aumentare i tassi di interesse. Ciò lascerà lo spazio necessario all'inflazione per correre incontrollata.

Ora, col QE3 "open-ended" lo zio Ben continuerà ad ingozzarsi di pattume ipotecario ed obbligazionario aumentando ulteriormente il bilancio della FED e provocando maggiori distorsioni. Ma arriviamo al punto in cui l'inflazione nei prezzi inizierà a salire, questo metterà una seria pressione sui tassi d'interesse portandoli ad aumentare. L'unico modo che la FED avrà per combattere questo esito sarà una maggiore stampa monetaria, mettendo inizialmente pressione al ribasso sui tassi. Ma questa strategia creerà una maggiore inflazione nei prezzi e quindi riporterà di nuovo i tassi d'interesse a salire. Capite benissimo che sarebbe come tenere una tigre per la coda.

Ad esempio, i tassi d'interesse potrebbero salire al 5% ma la successiva stampa monetaria della FED inizialmente li assesterebbe al 3%, però come abbiamo appena detto questa linea d'azione provoca una maggiore inflazione nei prezzi e tassi di intresse superiore, diciamo, al 8%. La FED interviene ancora con le rotative e stabilizza il tasso al 6%, però il nuovo denaro creato fa aumentare i tassi al 12%. E così via. Come sottolinea Plosser, l'unico modo che ha la FED per fermare questo circolo vizioso è smettere di stampare denaro e lasciare che i tassi d'inetresse aumentino, altrimenti lo zio Ben verrà ricordato come l'uomo che ha disintegrato il dollaro.

La FED arrivò vicino a questo esito alla fine degli anni '70, quando il Presidente della FED era G. William Miller. L'establishment andò nel panico e Carter, chiedendo consiglio a Rockefeller, scelse l'uomo da mettere in prima linea alla FED: Paul Volker. Egli mise un freno alla stampa monetaria e permise ai tassi d'interesse di raggiungere il loro livello di mercato.




Quando Miller venne sostituito i tassi dei bond del Tesoro a 3 mesi erano a circa il 10%. Non appena Volker lasciò che i tassi raggiungessero il loro livello di mercato, i rendimenti arrivarono fino a circa il 16%. Nonostante questa mossa causò una recessione e costò la rielezione a Carter, gli Stati Uniti dissiparono le paure che si erano addenste intorno ad un'inflazione nei prezzi di massa. In questo modo, Volker riprese la stampa di denaro nell'Agosto del 1982 e i rendimenti calarono a circa il 7.5%.

Questo ci dimostra una semplice cosa: quando le paure su un'inflazione fuori controllo si materializzano in tutta la loro forza, è impossibile che la FED possa controllare o manipolare la situazione secondo le proprie prospettive clientelari.



MONETIZZAZIONE TOTALE

Una delle paure di Plosser circa la solvibilità della FED è il fatto che il suo bilancio possa riempirsi ulteriormente di asset rischiosi. Fa bene a preoccuparsi. Perché oltre ai bond del governo, che hanno raggiunto minimi storici nonostante l'economia desli Stati Uniti sia sull'orlo del baratro, Bernanke ha annunciato che acquisterà una classe particolare di asset: i titoli garantiti da ipoteca. Inietterà $40 miliardi ogni mese per acquistare questi tipi di asset, e questa politica secondo lui aiuterà il settore immobiliare a rialzare la tesa. Non accadrà, ho già spiegato perché.

Ma presto dovrà fare i conti con un'altra bella gatta da pelare: la bolla dei prestiti studenteschi. Ho analizzato la dinamica di questa bolla qui. Nel frattempo apprendiamo da un articolo di Bloomberg che:

Il Dipartimento dell'Istruzione ha rinnovato il modo in cui riporta i default per i prestiti studenteschi, che il governo afferma che hanno raggiunto il livello più alto in 14 anni. In precedenza, l'agenzia riportava il tasso solo per i primi due anni in cui erano richiesti i pagamenti. Il Congresso ha chiesto una misura più completa per paura che le università consiglino agli studenti di rinviare i pagamenti per far apparire più bassi i tassi di insolvenza.

"I tassi di default sono la punta di un iceberg di disagio mutuatario," ha dichiarato Pauline Abernathy, vice presidente dell'Institute for College Access & Success, un'organizzazione no-profit con sede a Oakland, California.

Ad un comizio, il presidente Obama ha sollecitato un ordine esecutivo che faciliti il processo per la richiesta di un programma di prestito che consenta agli studenti di effettuare una riduzione dei pagamenti legati al loro reddito -- alleggerire il loro carico e rendere meno probabile un loro default.

In base alla nuova misura di tre anni, i college con tassi di default del 30% o più per tre anni consecutivi corrono il rischio di perdere l'ammissibilità ad aiuti finanziari federali. Anche le scuole possono essere escluse dal programma se il tasso arriva al 40% in un solo anno. Le sanzioni non avranno effetto fino a quando i risultati non verranno rilasciati nel 2014.

Ancora una volta possiamo osservare come si tenti di manipolare e manomettere a proprio vantaggio il tessuto economico, ma infine i nodi vengono al pettine ed il dinamismo del mercato mette all'angolo qualsiasi tentativo ulteriori di pianificazione centrale. Per raccogliere consensi il governo ha utilizzato il denaro per concedere prestiti senza badare all'effettiva capacità di rimborso degli stessi, e per nascondere questo parametro fondamentale per la corretta allocazione delle risorse scarse ha truccato i dati.

Ancora una volta l'establishment, posto davanti alla paura per il crollo del suo castello di carte, decide di vederci chiaro ed i risultati non possono che essere nefasti. Ci sono ora circa $914 miliardi in prestiti studenteschi, e secondo i nuovi dati del Dipartimento dell'Istruzione il tasso di default per tutti i college è del 13.4%. Questo significa che ci sono default per circa $122 miliardi in prestiti studenteschi.

Ora, aggiungiamo al seguente discorso il fatto che i prestiti aumentano ad un tasso di $60 miliardi a trimestre, questo vuol dire che entro un anno e mezzo la portata della bolla arriverà ad un totale di circa $1.3 bilioni. Il sito Responsible Lending ci dice perché questo dato è importante.




Esatto. Era lo stesso numero della bolla dei mutui subprime quando raggiunse il massimo nel 2007. Signori e signore, ecco quindi la prossima crisi dei mutui subprime. Solo che stavolta saranno tutti i contribuenti a pagare per la sconsideratezza delle azioni del governo, dato che questi prestiti sono Federali. Differentemente dai proprietari di case qui non esiste garanzia dietro i prestiti poiché dovrebbe essere la persona stessa. Dobbiamo per caso far ritornare in auge la schaivitù?

L'idiozia della pianificazione centrale non ha limiti. La dipendenza dalla droga statale da parte delle persone non ha limiti. O forse sì? L'inevitabile default del governo ce lo farà scoprire.

La bolla è già scoppiata, ci sono default per circa $120 miliardi e Bernanke ha esattamente un anno e mezzo prima che la maggior parte degli Americani comprenda la reale estensione di questo investimento improduttivo. A quel punto non ci saranno dubbi: i prestiti studenteschi saranno la prossima classe di asset ad essere monetizzata.



"ABBIAMO TUTTO SOTTO CONTROLLO QUI, CIRCOLARE!"

La FED è stata preceduta dalla BCE per quanto riguarda queste cosiddette manovre "illimitate." Il 3 Settembre, infatti, Draghi ha annunciato che acquisterà senza alcun limite titoli di stato Europei con maturità da 1 a 3 anni. Questo è un altro classico segnale di paura che ci conferma la seguente cosa: i banchieri centrali di tutto il mondo hanno perso il controllo. Eppure non ci vuole l'appartenenza al MENSA per capire che vagonate di nuovo denaro nell'economia non genereranno ricchezza ed occupazione, bensì sono semplicemente un mezzo per redistribuire la ricchezza verso coloro che per primi ricevono la nuova liquidità: effetto Cantillon.

I possessori dei titoli che vengono monetizzati guadagnano a spese di tutto il resto della popolazione. Tale redistribuzione avviene attraverso l'inflazione poiché, man mano che il nuovo denaro si fa strada nell'economia, esso aumenta il potere d'acquisto di coloro che lo ricevono per primi che sono in grado di spanderlo senza aver dapprima aggiunto nulla alla produzione attuale. Coloro che lo ricevono per ultimi (o non lo ricevono affatto) vedono diminuire il proprio potere d'acquisto perché quando ne entrano in possesso i prezzi nell'economia sono già aumentati e quindi si ritrovano più poveri. E' un trasferimento di ricchezza graduale e "nascosto."

Qual è stato il risultato di questi cinque anni di enormi manipolazioni nei mercati? Stagnazione, disoccupazione rampante, svilimento delle valute, depredazione dei risparmiatori. Da folli Keynesiani quali sono, Bernanke e Draghi pensano ingenuamente che una maggiore spesa possa ravviare un'economia allo sbando. Non serve aumentare la dose se qualcosa non funziona, i consumi non vengono stimolati dalla cartaccia svolazzante. I consumi sono stimolati dalla produzione e dalla produttività. Come qualcuno sano di mente potrebbe pensare che l'acquisto illimitato di pattume obbligazionario possa far ripartire le economie mondiali? In realtà, questo programma serve solo a comprare tempo per il più grande debitore dei nostri tempi: lo stato.

I pianificatori centrali, presi dal panico, stanno inesorabilmente finendo per aprire un vaso di pandora (ora che anche il Giappone si è unito alla festa). La situazione in Europa nel frattempo è critica. La Spagna è prossima alla morte.




La Grecia deve continuare ad essere inondata di "profumo" per coprire il puzzo nauseabondo della sua cancrena. I guai previdenziali Italiani stanno lentamente venendo a galla. Il budget della Francia assassinerà di tasse il popolo Francese. Il Grande Default è una realtà che non può essere evitata, l'establishment lo sa bene. Sta acquistando tempo per salvarsi le chiappe. Credo sia un gioco da ragazzi farvi indovinare a spese di chi...

Sta di fatto che tenteranno di tutto per mantenere in piedi la baracca e di fronte ad un probabile crollo a domino non ci sarà "sterilizzazione" o "condizioni d'austerità" che reggeranno, la monetizzazione sarà totale. Ma stavolta non ci sarà il Volker di turno capace di vendere al mondo un nuovo bluff.



OLTRE LA CORTINA DI FUMO

In questo subbuglio di notizie riguardanti un maggiore interventismo da parte dei banchieri centrali, oro e argento fanno segnare delle salite degno di nota.




Il prezzo dell'oro può essere manipolato, ma l'oro stesso non può essere manomesso. Come per lo status quo attuale, la manipolazione conduce ad eventi ingestibili che nemmeno l'establishment può controllare pienamente concludendo drammaticamente la presa della pianificazione centrale sull'economia. Il ritorno dell'oro come moneta può avvenire solo dopo la distruzione delle valute fiat, cosa che al ritmo attuale (restando tutte le altre cose uguali) richiederebbe un paio d'anni.

Il gold standard dovrebbe essere un gold coin standard pre-1914 e non un ricettacolo intriso di promesse del governo. Cosa dite? Non c'è abbastanza oro? Irrilevante, l'oro è altamente divisibile e questo consente al suo prezzo di adattarsi alla quantità. Cosa dite? A lungo andare i prezzi al consumo calerebbero e ciò sarebbe deletero per il commercio? Irrilevante, i prezzi in calo in una depressione rispetto a prezzi in calo in un'economia in crescita sono due cose diverse. Cosa dite? Non si può mangiare oro? E la carta invece sì?

Il ritorno di un gold standard è solo una previsione altamente probabile tra quelle possibili, in realtà dovrebbe essere un libero mercato a dover decidere cosa dovrebbe essere denaro. Così come gli attori economici hanno promosso l'oro nel passato come mezzo di scambio, così gli attori economici devono essere lasciati liberi di decidere cosa sarà denaro in futuro. Esistono tante alternative al giorno d'oggi.

In questi casi, quindi, esiste un solo imperativo: laissez-faire!



CONCLUSIONE

Cari lettori, è una partita di poker la situazione che abbiamo sotto gli occhi. Il "potere" dell'establishment statale e bancario è un bluff. Parecchi ci sono cascati. Ma sempre di più ora stanno vendendo il bluff.

I governi e le banche centrali credevano di tirare la coda ad un gatto. Non era così.


4 commenti:

  1. Io vedo un errore, tu dici che la bolla dei prestiti studenteschi arriverà a 1.3 BILIONI, proprio uguale alla bolla dei mutui subprime poco prima che scoppiasse.
    Ma il foglio dice 1.3 TRILIONI.

    dov'è l'errore? :S

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  2. Ciao admin.

    Per essere precisi nel nostro sistema numerico "trillion" dovrebbe tradursi in mille miliardi. Però, a quanto pare, il termine tecnico è bilione.

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  3. ah ho capito, però genera confusione vedere bilione e trilione insieme.

    Hai mica un indirizzo BTC? Così da poterti inviare qualche (modesto) contributo di tanto in tanto?

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  4. Ti ringrazio in anticipo admin e ti lascio qui l'indrizzo Bitcoin: 1PQUQzFo6FeKkHVsH7h32cFBXPqyktw9WF

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