martedì 27 novembre 2012

La Regola del Ribasso

L'energia è un cardine per la prosperità della società, ma questo non c'è bisogno che ve lo dica io o ve lo ricordi Bonner. Quello che si vuole sottolineare oggi è come le risorse energetiche vengano sperperate quando il "troppo" diventa la regola. Quando la "complessità" si impadronisce della linea politica dei governanti impegnati in ogni modo a tenere ferma la loro mano sui posti di comando di un paese. In questo modo avremo crescenti maldirezionamenti delle risorse energetiche in settori che ne richiedono una dose sempre maggiore per restare in piedi. Non solo, coloro che riescono a cavalcare l'ondata euforica di un boom artificiale faranno il possibile per terminare al più presto il loro compito consegnando al mercato un lavoro sciatto, scadente e pericoloso (come sta accadendo, ad esempio, in Cina con quelle società che consegnano strutture fatiscenti il più in fretta possibile). Infine abbiamo i soliti interessi privilegiati che possono contare sull'appoggio dei legislatori per continuare ad operare sul mercato a spese del consumatore. Un esempio lo vediamo anche in Italia con ENI. Libero mercato? Non fatemi ridere...
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di Bill Bonner


L'energia è una cosa buona. Ma obbedisce anche alla legge dell'Utilità Marginale Discendente, come tutto il resto. La tesi è ovvia, ma ve la mostrerò comunque. La vera questione sul tavolo è questa: obbedisce anche alla Regola del Ribasso? Si arriva mai al punto in cui ulteriori ingressi di energia sono in realtà negativi... o addirittura disastrosi? Può esistere troppa energia?

In previsione della discussione, qui ci sono quattro osservazioni:

  1. L'energia non può essere separata dal modo in cui viene utilizzata
  2. Più risorse energetiche finiscono sotto il controllo dello stato, tanto più il sistema diventerà improduttivo
  3. Anche lo stato è soggetto alla regola del ribasso
  4. Le economie inzuppate di debito dei paesi sviluppati sono già orientate verso una Flessione

Dopo il 1943, gli investimenti della Germania per aumentare l'energia nello sforzo bellico non erano solo uno spreco — erano un vero e proprio svantaggio. Dei 5.5 milioni di morti della Germania in guerra, la maggior parte è avvenuta dopo che la guerra era stata effettivamente persa. Ogni grammo di forza, di risorse e di energie dedicate alla Wehrmacht dopo le battaglie di Stalingrado, del Nord Africa, e della defezione del suo alleato Italiano, hanno sortito solo inutili morti e distruzione — lasciando i Tedeschi più poveri e meno di quanto fossero prima.

E per quanto riguarda l'energia? In genere, è la mancanza di energia, non la sua eccedenza, che viene incolpata dei disastri. Alcuni storici militari, per esempio, sostengono che si trattò fin dall'inizio di una mancanza di energia che paralizzò e distrusse lo sforzo bellico Tedesco. Invece di impegnare tutte le sue forze per l'assalto a Mosca, Hitler fu costretto a deviare gran parte del suo esercito a Sud, dove i suoi eserciti avrebbero conquistato e protetto le forniture di petrolio in Ucraina. Anche gli storici militari Giapponesi tendono ad incolpare il "troppo poco" come spiegazione ai loro fallimenti. Nella battaglia delle Midway, ad esempio, le loro navi erano letteralmente a corto di carburante. Dopo la battaglia, i Giapponesi erano condannati. La loro energia arrivava dall'Indonesia. Senza il controllo del Pacifico non potevano proteggere le loro linee di rifornimento.

E' anche tipico degli archeologi e degli storici dare la colpa del crollo delle antiche civiltà al "troppo poco," piuttosto che al "troppo." Si pensa, ad esempio, che le civiltà dell'Isola di Pasqua siano morte perché gli indigeni fossero a corto di alberi. Usarono il legno per produrre energia. Quando non ce ne fu più, si ritrovarono a corto di fortuna. Gli alberi hanno anche il merito di contribuito a mantenere l'ambiente in buone condizioni. Tale analisi è stata rivolta anche alle civiltà della Grecia. I Greci usavano il legno ed allevavano capre, che mangiavano gli alberelli giovani. Dopo poche centinaia di anni, le isole Greche divennero sterili.

Dovremmo considerarla una catastrofe ecologica o una carenza di energia? L'energia può essere separata dalla civiltà che la utilizza? Se la società è a corto d'acqua, è necessario utilizzare più energia per placare la sua sete. Se è a corto di terreni agricoli, si deve lavorare di più (utilizzare più energia) per aumentare la resa per acro. Se è a corto di petrolio, è necessario che dedichi più della sua energia — come fecero Giappone e Germania nella Seconda Guerra Mondiale — per ottenerlo.

L'abbondanza o la scarsità di energia, di per sé, non hanno senso. I ricchi giacimenti di uranio sotto i loro piedi non fecero stare meglio le antiche tribù Athabascan del Canada, stessa cosa con i grandi laghi di petrolio sotto i piedi dei Beduini Arabi. Non è tanto la disponibilità di energia che conta, ma quello che si può fare con essa.

Nel caso dei Maya, la civiltà sembra essere cresciuta e caduta con la pioggia. Gli scienziati hanno studiato le stalagmiti di una grotta in Belize e sono stati in grado di tracciare le precipitazioni annuali di 1500 anni fa. Confrontando il tasso delle precipitazioni con le tracce lasciate dalla civiltà hanno scoperto che le costruzioni aumentavano nei periodi umidi e diminuivano quando il clima era secco. Tra il 1020 e 1110 una grave siccità colpì il sud del Belize, terminando ciò che restava dei Maya nella regione. Anche in questo caso, in modo superficiale, si potrebbe dire che "troppo poca" acqua segnò il declino. Ma potremmo rigirare la frittata; gli anni più umidi erano forse "troppo umidi" dal momento che incoraggiarono una crescita che non poteva essere sostenuta negli anni inevitabili della siccità.

Jeffrey Sachs, direttore dell'Earth Institute presso la Columbia, sosterrebbe che l'utilizzo di troppa energia avvia una crescita, che porta ad un disastro ambientale... che diventa un disastro per la civiltà. Molte persone credono che il mondo già utilizzi troppo i combustibili fossili, riempiendo i cieli con "gas serra" nocivi e facendo sciogliere le calotte polari. Pensano che il lato negativo di tutto questo consumo di energia inizierà presto, o forse è già iniziato. Per il momento, però, il "riscaldamento globale" o "il cambiamento climatico globale" sono solo ipotesi che sembrano molto più allarmanti in estate che in inverno. Per quanto ne sappiamo, l'effetto delle attività umane sul clima del mondo sarà un miglioramento.

In senso lato, si potrebbe dire che tutte le civiltà crollano perché rimangono "a corto di energia." Non necessariamente petrolio, legno o carbone. Le civiltà — come le famiglie, le imprese, e i club — dipendono dall'energia dei loro membri costituenti. Se questi ultimi sono espansivi, innovativi ed energici nel loro uso delle fonti di combustibile a disposizione, l'organizzazione prospererà. In caso contrario, decadrà. Ma più sono energici nell'uso della loro energia... più velocemente la finiranno. "Più" si trasforma in "troppo"... in base alle circostanze... e il calo dell'utilità marginale cede il passo al ribasso.

Dove è l'eccezione? Non nei libri di storia. Ogni organizzazione viene... e se ne va. Tutti prosperano e crescono quando usano l'energia in modo efficiente. Poi, quando l'energia viene sprecata e dispersa, ci si avvia al declino. Non vi è alcuna traccia di un rialzo senza un ribasso.

Le civiltà basate sulla conquista declinano inevitabilmente quando incontrano un loro pari... o semplicemente restano a corto di energia. Le civiltà che spendono la loro energia per costruire enormi monumenti avranno poca energia rimanente per difendersi dagli invasori o da altre minacce. Ma forse, il più delle volte, le civiltà muoiono come gli esseri umani, dall'interno verso l'esterno. Sviluppano strutture di potere, alias lo stato, con monopoli esclusivi sull'uso della violenza. Poi, le élite prendono il controllo dello stato e lo usano per spostare più risorse ed energie a sé stesse. I ricchi diventano sempre più ricchi. Questo è il motivo per cui lo stato è fondamentalmente un'istituzione reazionaria; è quasi sempre utilizzato per proteggere gli interessi esistenti. Gli interessi futuri non votano... i bambini non vi pugnalano alla schiena... e le industrie di domani non danno contributi alle campagne elettorali. In effetti, lo stato muove l'energia dal futuro al passato... da quello che sarà a quello che era... e, infine, a quello che non ci sarà più.

Su quasi tutti i giornali potete vedere che è così. Il 16 Novembre 2012 l'edizione del Wall Street Journal, ad esempio, presentava una storia con questo titolo:

Export US Gas, Yes or No?

Il titolo sarebbe un enigma per un lettore Americano di un secolo fa. Avrebbe detto a sé stesso che non era affar suo. Era compito delle compagnie del gas decidere cosa avrebbero fatto con il loro prodotto.

Ma ora è una questione che riguarda il Dipartimento dell'Energia, che riceve pressioni da Dow Chemical, tra gli altri, per evitare che le compagnie del gas vendano la loro produzione sul mercato aperto.

Perché Dow si interessa a ciò? Perché "Dow brucia un sacco di gas naturale nei propri impianti," spiega l'articolo. Dow vuole gas a buon mercato, in altre parole. "L'interesse nazionale è meglio servito se il gas viene mantenuto in una quantità abbondante ed a prezzi competitivi," ha affermato un dirigente.

Il gas a buon mercato può essere o non essere un interesse nazionale. Ma Dow sa dove si trovano i suoi interessi. E i politici sanno dove si trovano anche i loro. Chi ha prodotto più contributi elettorali? Dow ed altri grandi utilizzatori di gas? Oppure i produttori di gas? L'ingranaggio che stride di più viene oliato. Ma gli ingranaggi del futuro sono in silenzio.

Joseph Tainter, nel suo Collapse of Complex Societies, ritiene che il declino delle civiltà può essere ricondotto alla cosiddetta "risoluzione dei problemi." Ogni sfida, dice, conduce ad una soluzione, che comporta una maggiore complessità. Vengono imposte burocrazie, gerarchie, norme e regolamenti. Queste cose costano tempo, energia e risorse. Alla fine, il costo è troppo grande e viene raggiunto il rovescio della medaglia.

Nell'Impero Romano, per esempio, la produzione agricola pro capite calò in quanto la popolazione aumentò. Il problema venne affrontato con una politica di conquista.

I Romani presero le risorse — grano, schiavi, oro — dai loro vicini. Ma questo richiese un grande esercito, che era costoso e consumava energie. Il ritorno sul capitale investito diminuì... e alla fine divenne negativo. L'Impero crollò. Questa non era necessariamente una cosa negativa. Quando il declino negli investimenti energetici diventa negativo, è meglio se si ferma il programma. E le evidenze archeologiche di ossa e denti suggeriscono che molte persone erano in realtà meglio nutrite dopo il crollo dell'impero.

All'aumentare della dimensione e della complessità della società, i governi che sono più competitivi sono quelli che si avvalgono del maggior supporto (energia) dei loro popoli sottomessi. Ecco perché la politica Romana di conquista ebbe un tale successo. Furono in grado di trasformare i popoli conquistati in sostenitori del regime, con la maggior parte dell'esercito che alla fine era composto da soldati non-Romani. L'Impero Britannico era bravo in questa tattica. L'impero iniziò sottomettendo gli Scozzesi, che divennero la spina dorsale dell'Esercito Britannico. Anche l'esercito Americano di oggi dipende in larga misura da soldati degli stati del sud, che sono stati conquistati dagli eserciti di Abraham Lincoln nel 1860.

L'energia a disposizione di una società dipende da molte cose, probabilmente la meno importante delle quali è sotto terra. Più importante è il sistema organizzativo e il suo stadio di sviluppo. In una fase iniziale, il sistema tende ad essere solido ed efficiente — o "semplice," come direbbe Tainter. In seguito, la complessità degrada il rendimento degli investimenti energetici. Anche se questa complessità può essere descritta come una forma di risoluzione dei problemi, è meglio intesa come un tentativo da parte delle élite di aggrapparsi alla loro ricchezza e alla loro potenza.

Ma per comprenderlo appieno, dobbiamo corroborarlo e guardare come funziona davvero lo stato e quanto è soggetto alla Regola del Ribasso. Tale tema verrà trattato dopodomani...

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


12 commenti:

  1. Ciao Francesco,

    mi pare la favola della cicala e della formica.
    Il risparmio, tradizionale valore italiano, sempre meglio dello spreco. Ovviamente, vivendo solo una volta, qualche eccezione è lecita.
    Il primo sperperatore di ricchezza risparmiata, capitale, è lo stato. Nulla di nuovo sotto il Sole. I meccanismi li conosciamo... ormai.
    Ecco perché si diventa antistatalisti.
    Libertà Vita e Proprietà.
    Lo stato sperperatore minaccia tutte e tre.
    Bisogna affamare la bestia. Punto.

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  2. Ciao Andrea.

    Hai ragione. Hai colto, in realtà, dove l'articolo voleva andare a parare. Infatti questo è solo l'antipasto perché è la prima di uan serie di aricoli di Bonner sull'argomento "potere stataele."

    Vedremo, attreverso il su oexcursus storico, come lo Stato esista grazie ai soldi e ai beni sottratti alle persone, e può fare ciò perché è l'unico ad avere la possibilità di esercitare la violenza sulle persone. Lo stato può rapire e derubare le persone, mentre queste non hanno nessuna difesa contro di esso.

    Niente o nessuno ha il diritto di disporre del corpo e dei beni delle persone, tantomeno questo diritto ce l'ha lo stato; che invece lo "esercita" del tutto illegittimamente.

    Le persone hanno il diritto di disporre del proprio corpo e dei propri beni, e di utilizzarli come gli pare (se poi vogliono fondare una comunità comunista e metterli a disposizione degli altri sono solo fatti loro, basta che lo abbiano scelto); le persone hanno inoltre il diritto di difendersi quando qualcuno o qualcosa tenta di privarli del loro corpo o del frutto del loro lavoro; l'esercizio di questo diritto fondamentale è incompatibile con l'esistenza dello stato, che si fonda sull'esproprio e sulla violenza. Quindi lo stato è una entità illegittima che si fonda sulla violenza, e come tale non dovrebbe esistere.

    Punto.

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  3. Poiché però dobbiamo vivere nel contesto che ci siamo ritrovati compresa una costituzione intrisa di socialismo quasi reale figlia del suo tempo e delle idee delle classi dirigenti di allora l'unica cosa che possiamo fare concretamente è cercare di proteggerci il più possibile dalle fauci spalancate e rabbiose della bestia.
    Facciamo la cosa più in odio alle elites keynesiane: risparmiamo lontani dalle banche.

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  4. Fra, non fa una piega.

    L'unico mio dubbio è se "la ggente", o la maggioranza, o per lo meno una massa critica, una minoranza sufficientemente determinata e numerosa, potrà mai avere una tale libertà di pensiero.

    inizio a temere che la cosa - sacrosanta - non si possa fare poiché una schiacciante maggioranza è irrimediabilmente ovina.

    come dice il saggio, il peggior nemico dell'elefante non è il domatore, è l'elefante ammaestrato.

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  5. anche io propendo per una bella CORSA AGLI SPORTELLI.

    lo sciopero delle tasse presuppone un coraggio che, ahimè, non vedo assolutamente neanche con un radiotelescopio....

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  6. la tesin ricorda un po habermas, con cui hoppe ha studiato prima di trasferirsi da rothbard. o junger ed ll declino della civiltà occientale. un mio amico ha scritto un art, di cui sono in attesa, dove ci constata che per prudurre 1$ di pil in america ne hanno usati (stampati, ma usati)5. quando lo vedo saprò dirvi di piu

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  7. Ciao alez.

    So cosa intendi, è una eventualità che ho preso in considerazione anche io. Ma una cosa è inevitabile: il default dell'attuale sistema. Quindi, quello che dobbiamo essere pronti a fare è farci trovare pronti nel momento in cui arriverà il momento decisivo. Ovvero, non farsi infinocchiare per l'ennesima volta.

    Secondo me, dovremmo ripartire dal bellissimo adagio Cristiano "non fare agli altri quello che non vorresti sia fatto a te." Ma allora perché non viene applicata ad oggi? Perché la capacità di calcolo delle variabili della razionalità umana è seriamente limitata. Se non fosse così, si potrebbero capire gli effetti negativi della sua non applicazione.

    Infatti, la mente umana è limitata dal ciò che vede. Cosa vediamo? Vediamo che il crimine paga, anche perché il "successo" di coloro che si trovano in alto è evidente (governanti in primis). Cosa non vediamo, però? Non vediamo che non esistono pasti gratis e questo tipo di sistema è insostenibile a lungo andare. Collasserà. Wilde diceva che "l'esperienza è il nome che diamo ai nostri errori." Quanti errori bisogna commettere prima di imparare? Se si continuerà su questa strada è chiaro che la società è pazza, e se è pazza bisogna abbandonarla.

    In realtà, prima delle regole abbiamo bisogno di una chiara visione del mondo. Tale visione non deve essere corroborata da nessun giuramento, bensì dalla propria profonda convinzione in essa. Quel che serve è una visione mistico religiosa che ispiri le nostre azioni giornaliere, di tutti (tranne i pazzi). Gli Apache, ad esempio, ce l'avevano (però era solo per loro). Erano indomabili.

    Abbiamo bisogno di una cosa simile, solo universale però...

    ***

    Ciao Anonimo.

    Credo che oggi gli assalti più efficaci agli sportelli li facciano i possessori di grandi quantità di bond del Tesoro. Tipo la Cina che sta diminuendo la sua esposizione al debito USA.

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  8. sullo stato il problema è cheal temine "noi" è concesso quello che non è concesso all "io". "sono il piu grande e forte" ti prendono per pazzo. "siamo i piu grandi e forti" e ti applaudono. "Io" non puo tassarti o farti partire "legittimamente" alla guerra. "noi" si. è il "NOI" il colpevole da sgonfiare.
    sulla ribellione io e thoreau siamo d'accordo. ci sta un solo modo per fare la rivoluzione e far cessare la macchina. dimissioni: scendere consegnare loro (a "NOI") le chiavi. guidassero lor. da oggi tutti in fila alla caritas ed alle mense. producessero loro ("NOI"). poi vediamo cosa e come fanno.

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    1. Ciao gdbarc,

      Quella che sostieni è la rivolta di Atlante.
      Cmq c'è anche chi dice che troppa libertà ha generato il casino attuale.
      Sarebbe proprio la libertà l'energia sprecata ed abusata.
      Sono le premesse della via verso la servitù.
      Noi. Lo stato siamo noi. La più mistificante delle convinzioni. Ancora diffusissima.
      Anche io credo che il default sarà inevitabile. Anzi. Meglio il default della progressiva riduzione della libertà individuale. Meglio qualsiasi cosa della perdita della libertà individuale.

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  9. Stasera in tv Sapelli che keynesiava.
    Ma è lo stesso dappertutto. Da radio24 a qualsiasi Servizio pubblico da Vendola a Brunetta.
    Bersani o Renzi che propongono? Di che c.... parlano? Berlusconi che ce l'ha con la Merkel e vorrebbe fare Peron... L'Argentina come prospettiva... Ma vi rendete conto?
    Non riesco proprio ad aderire alla coesione nazionale fasciocomunista in salsa volemose bbene.

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  10. >Ma è lo stesso dappertutto. Da radio24 a qualsiasi Servizio pubblico da Vendola a Brunetta. [...] Non riesco proprio ad aderire alla coesione nazionale fasciocomunista in salsa volemose bbene.

    Chi crede ancora nella cosiddetta coesione sociale e ha bisogno di cure, spero si chiederà quanto gli costa vedere la grottesca faccia di Napolitano a capodanno che parla di "Europa" e "freschezza" mentre loro sono in coda per pagare i ticket.

    Qualche tempo fa vidi uno sketch di Jimmy Carr in cui mandava lettralmente affanculo la Regina d'Inghilterra durante un 10 minuti in favore dell'abolizione della monarchia.

    Ve lo immaginate in Italia qualcuno che dice in TV a Napolitano "Vada affanculo, signore, affanculo, deve andare affanculo" mentre discute l'abolizione della carica del Presidente della Repubblica? Io proprio no.

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