giovedì 11 maggio 2017

Le elezioni francesi garantiscono all'euro solo un sollievo di breve termine





di Thorsten Polleit


Emmanuel Macron è il nuovo presidente della Francia, dopo aver ottenuto il 66.1% dei voti nel secondo turno delle elezioni presidenziali. Il suo avversario, Marine Le Pen, ha ottenuto solo il 33.9% dei voti.

La fazione pro-UE/pro-euro è abbastanza eccitata, in realtà soddisfatta: i francesi non si ritireranno dal progetto comunitario — come si temeva se la Le Pen avesse vinto. Macron è visto innanzitutto come un fervente sostenitore del progetto europeo. Ma davvero dobbiamo esultare?

Secondo l'Institut de Recherches Economiques et Fiscales, nel primo turno delle elezioni presidenziali il 55% degli elettori era costituito da un bacino collettivista ed ostile al mercato — dalla nazionalista Marine Le Pen ed il gaullista Nicolas Dupont-Aignan, al socialista Benoît Hamon e al comunista Jean-Luc Mélenchon. In altre parole, più della metà degli elettori francesi desidera che Francia ed Europa si allontanino da un'economia di mercato libera, preferendo un tipo di ordine economico comunista/interventista.

Nel secondo turno i francesi hanno mandato al potere Macron, in gran parte perché non volevano la Le Pen e non perché avessero particolarmente apprezzato l'agenda politica di Macron. Detto questo, Macron dovrà affrontare diverse sfide: ha bisogno del sostegno dell'Assemblea Nazionale Francese. Tuttavia il suo movimento politico, "En marche!", non ha alcuna base alla Camera del parlamento francese. L'elezione dei 577 deputati avrà luogo l'11 e il 18 giugno. Se Macron riuscirà a formare una coalizione stabile è altamente discutibile.

Da quanto poco si sa sulle sue opinioni economiche, il nuovo presidente sembra avere un debole per una politica economica in stile keynesiano. Secondo Macron, lo stato è tenuto a gestire quantità crescenti di programmi di spesa finanziati dal credito per stimolare la produzione e l'occupazione. Inoltre dovrebbe essere istituito un ministero economico e finanziario per l'area Euro; nell'UE dovrebbe essere impedito il "dumping sociale"; dovrebbe essere creato un "Buy European Act" che protegga le aziende "strategicamente importanti" dai concorrenti stranieri; e dovrebbero essere emesse "obbligazioni sovrane europee".

Tuttavia con la mancanza di riforme di mercato su larga scala, in Francia non si può prevedere una maggiore produzione e più posti di lavoro. Questa sarebbe davvero una brutta notizia: la Grande Nazione soffre di una bassa crescita, di una disoccupazione elevata, di un aumento del debito pubblico e di banche in difficoltà. Infatti il Paese paga il prezzo elevato dell'aver abbandonato sempre di più i principi del libero mercato nel corso degli anni, permettendo allo stato di espandersi e d'intervenire sempre di più nell'economia — sia sotto forma d'imposizione fiscale sia di regolamentazione burocratica — cosa che si traduce in tristi risultati economici.

È difficile capire come Macron possa aiutare a risolvere i problemi dell'UE e dell'euro in particolare. Sì, potrebbe anche fornire un qualche sollievo di breve termine: i mercati finanziari sembrano aver escluso un'immediata rottura della zona Euro. Tuttavia la causa principale del problema dell'euro rimane irrisolta: il boom del credito, creato dalla Banca Centrale Europea (BCE), si è schiantato e ha lasciato stati e banche commerciali sovraindebitati, distruzione di capitale ed imprese non competitive in molti Paesi.

La verità è che la zona Euro può essere mantenuta insieme solo da tassi d'interesse ultra bassi e dalla BCE che stampando denaro salva gli stati e le banche commerciali in difficoltà. Questo, a sua volta, porta ad una ridistribuzione del reddito e della ricchezza tra gli stati membri dell'area Euro: la zona Euro non è diventata un progetto per favorire la prosperità dei suoi membri, ma un meccanismo come l'Unione Sovietica in cui i Paesi disfunzionali fanno affondare sempre di più il potere economico dei Paesi migliori.

Se la Francia non farà progressi in termini di rientro in un sistema di mercato libero, riemergeranno le tensioni economiche e politiche all'interno del progetto della moneta unica e cresceranno ancora di più — avviando potenzialmente la fase finale della crisi dell'euro. Naturalmente potrebbe anche accadere l'inaspettato e verrà scritta una nuova pagina nella storia dell'UE grazie a Macron. Affinché ciò accada, sarebbe necessario che egli riesca a guidare i francesi in una direzione in cui non vogliono affatto andare.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


1 commento:

  1. Invece, in Italia il mercato è realmente libero.

    Di pagare o meno la mazzetta al politico od al boss di turno.

    Per questo fanno proprio bene quelle menti eccelse che chiedono sempre più Stato e sempre meno mercato ed invocano il primato della politica.

    Così il mercato sarà sempre più libero.

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