venerdì 12 ottobre 2018

Perché le persone accettano il denaro fiat?





di Francesco Simoncelli


In origine, la moneta cartacea non era considerata denaro ma solo un sostituto del denaro, ovvero l'oro. Le banconote cartacee erano coperte da oro depositato presso le banche. I titolari di queste banconote potevano convertirle in metallo giallo ogni volta che lo desideravano. Poiché le persone ritenevano più conveniente utilizzare le banconote cartacee per lo scambio di beni e servizi, queste venivano considerate tanto buone quanto il denaro reale sottostante. L'introduzione di suddette banconote ha aperto la porta a pratiche fraudolente: le banche sarebbero state tentate di aumentare i loro profitti prestando banconote scoperte.

In un'economia di libero mercato una banca che emette banconote cartacee in eccesso rispetto alla quantità di oro in suo possesso, scoprirà rapidamente che il valore di scambio delle sue banconote in relazione ad altre diminuirà. Questo calo del valore di scambio spingerà le persone a convertire in oro le banconote di quella banca in loro possesso, al fine di proteggere il proprio potere d'acquisto. La banca in questione non avrà abbastanza oro per onorare tutte le banconote cartacee emesse, e pertanto dovrà dichiarare bancarotta. La minaccia di fallimento, quindi, serve a dissuadere le banche dall'emettere banconote cartacee scoperte. Si può quindi concludere che in un'economia di libero mercato la moneta cartacea non può assumere una "vita" propria e diventare indipendente dal denaro reale sottostante.

All'interno di un'economia di mercato ostacolata, caratterizzata dall'interferenza dello stato, la moneta cartacea può avere speranza di sopravvivere. Lo stato può abolire con un decreto la convertibilità in oro delle banconote cartacee, evitando così che le banche falliscano. Tuttavia l'abolizione della convertibilità non cancella il potere d'acquisto di ieri delle banconote cartacee. Il collegamento passato con l'oro funge da punto di riferimento iniziale attraverso il quale gli attori di mercato possono continuare a gestire i propri affari. Sulla base delle informazioni passate, possono formulare nel presente la loro domanda di certificati cartacei. Tuttavia, una volta che le banche non sono più obbligate a rimborsare in oro le banconote cartacee, ciò apre la possibilità ad enormi profitti: un incentivo ad una sfrenata espansione dell'offerta di banconote cartacee. Ci si allontana, quindi, sempre di più da quel punto di riferimento iniziale e si viaggia in una terra indefinita e ricca di crescenti incertezze. La soppressione della volontà dei mercati, a lungo andare, provoca conseguenze indesiderate dai pianificatori monetari centrali.

Infatti potrebbe addirittura generare un'iperinflazione e portare al crash dell'economia di mercato. Per evitare questo esito, è necessaria l'applicazione di leggi specifiche sullo standard monetario cartaceo. Lo scopo principale è impedire a banche concorrenti di emettere banconote cartacee in eccesso. Questo risultato si ottiene attraverso l'istituzione di una banca monopolista, cioè la banca centrale, la quale gestisce l'espansione della moneta cartacea. Per affermare la propria autorità, la banca centrale introduce le proprie banconote cartacee, le quali sostituiscono quelle delle banche commerciali. Il potere d'acquisto delle banconote della banca centrale può esistere perché esse vengono scambiate ad un tasso di cambio fisso con le precedenti banconote cartacee delle singole banche commerciali, le quali conservavano l'ultima traccia di connessione con la realtà del mercato grazie al precedente legame con l'oro.

Le banconote cartacee della banca centrale, dichiarate a corso legale, fungono anche da riserva per le banche. Ciò a sua volta pone un limite all'espansione del credito delle banche e sembrerebbe quindi che attraverso le politiche monetarie la banca centrale possa gestire e stabilizzare il sistema monetario. Invece le cose non stanno così: lo standard monetario cartaceo deve essere costantemente manipolato per prevenirne un crollo. Ciò significa un pompaggio monetario continuo e in continua crescita per mantenere il sistema "stabile", ma questa pratica porta a cali permanenti del potere d'acquisto della moneta fiat e cicli ci boom/bust che a loro volta destabilizzano l'intero sistema monetario. Un perfetto esempio di tale teoria è la storia di John Law. John Law of Lauriston (1671-1729), figlio di James Law, un ricco orafo e banchiere scozzese, nacque ad Edimburgo, sperperando in giovane età l'eredità del padre in gioco d'azzardo. Condannato per aver ucciso un rivale in amore in un duello a Londra nel 1694, Law fuggì alla prigione e scappò nel continente. Dopo un decennio in Europa meditando sui problemi monetari, Law tornò nel 1703 in Scozia e si concentrò sullo sviluppo e la pubblicazione del suo schema di teoria monetaria, presentato al Parlamento scozzese nel 1705, pubblicando nello stesso anno il suo famoso trattato, Money and Trade Considered. Il Parlamento scozzese lo prese in considerazione, ma rifiutò il suo piano; l'anno successivo l'avvento dell'unione della Scozia con l'Inghilterra costrinse Law a fuggire di nuovo nel continente, poiché era ancora ricercato dalla legge inglese per la vecchia accusa di omicidio.

Law sosteneva che una banca centrale potesse emettere moneta cartacea inconvertibile, o meglio, denaro cartaceo "coperto" dalla terra della nazione. Come parte della sua proposta, la nazione (in questo caso la Scozia) avrebbe dovuto mettere a capo della banca centrale lo stesso Law per mettere in atto questo schema inflazionistico.

John Law propose di "fornire alla nazione" una somma sufficiente di denaro. Tale aumento avrebbe dovuto far risorgere il commercio e aumentare l'occupazione e la produzione (potremmo definire questo un proto-keynesismo). Law sottolineò, in opposizione alla tradizione del sound money, che il denaro è una semplice creazione statale e che non ha alcun valore intrinseco. La sua unica funzione è essere un mezzo di scambio, e non un deposito di valore per il futuro. John Law assicurò alla nazione che l'aumento dell'offerta di moneta e del credito bancario non avrebbe fatto salire i prezzi, specialmente sotto l'egida saggia del suo comando. Law anticipò addirittura Irving Fisher ed i monetaristi, assicurando che la sua inflazione cartacea avrebbe protato alla "stabilità del valore": stabilità del prezzo del lavoro o del potere d'acquisto del denaro. Law anticipò anche Adam Smith nella sua fallace giustificazione delle banche a riserva frazionaria, le quali avrebbero fornito l'equivalente di "castelli in aria": una riserva di denaro senza spendere risorse per l'estrazione di oro o argento .

Se la salita dei prezzi interni costituisce il tallone d'Achille dell'inflazione monetaria, un'altra preoccupazione è il deflusso di oro ed argento dal Paese; in breve, una "bilancia commerciale sfavorevole". Ma John Law respinse questo problema: dichiarò che un aumento dell'offerta di moneta avrebbe aumentato l'occupazione e la produzione e "quindi" avrebbe aumentato le esportazioni, generando così una bilancia commerciale favorevole, con oro e argento che sarebbero confluiti nel Paese.

Law ebbe la possibilità di attuare il suo piano in Francia quando il suo amico Philippe, Duc d'Orléans, salì al potere. Il duca d'Orléans lo nominò capo della Banque Générale nel 1716, una banca centrale col monopolio sull'emissione di banconote in Francia. Ben presto la Banque divenne la Banque Royale e il duca d'Orléans aiutò la banca richiedendo che gli esattori delle tasse utilizzassero le banconote di Law per riscuotere le imposte. Malgrado ciò Law aveva anche dei nemici, e testarono il suo schema richiedendo argento per cinque milioni delle sue banconote. Law non poteva soddisfare questa richiesta subito, e promise di farlo il giorno dopo. Per quanto il ministro delle finanze non amasse Law, a causa dell'intimo rapporto di quest'ultimo con il duca d'Orléans, sentiva di doverlo aiutare e fornire l'argento necessario per soddisfare la richiesta di rimborso.

Quando il sistema di Law sembrò funzionare, tutti cedettero alla febbre speculativa. E Law lo rese facile, con le masse che erano in grado di acquistare azioni con pochi soldi e anche di speculare in quelle che erano essenzialmente opzioni sulle azioni della Compagnia del Mississippi. Originariamente le banconote erano usate per pagare le tasse francesi ed erano riscattabili in argento; presto, però, la rimborsabilità dell'argento venne abolita. Nel 1717 John Law aveva tutto il potere monetario e finanziario del regno e al suo vecchio schema aggiunse il finanziamento del massiccio debito pubblico. Venne nominato capo della nuova Compagnia Mississippi, nonché direttore generale delle finanze francesi; le azioni della Compagnia Mississippi sarebbero state "coperte" dalla vasta e sottosviluppata terra che il governo francese possedeva nel territorio della Louisiana nel Nord America. La banca di Law creò la famigerata "bolla Mississippi"; azioni, credito bancario, prezzi e valori monetari salirono alle stelle dal 1717 al 1720.

Nel 1720 la bolla scoppiò e Law rimase solo un povero debitore, costretto ancora una volta a fuggire dal Paese. Tra i primi ad uscire per primi dalla bolla ci fu il banchiere irlandese Richard Cantillon. Egli si rese conto che il mercato toro era tutto fumo e niente arrosto: quantità sempre crescenti di banconote scoperte. Law vagò per l'Europa, vivendo in modo precario come giocatore d'azzardo e cercando di trovare un altro Paese che adottasse il suo piano. Morì nel 1729, a Napoli, cercando di persuadere il governo napoletano a renderlo il suo banchiere centrale.

John Law finì in disgrazia dopo che il suo sistema Mississippi fallì nel 1720, ma lo stato e le sue cheerleader nella professione economica continuano ad abbracciare le sue idee, credendo che la stampa di denaro possa far prosperare l'economia. Credono che i banchieri centrali sappiano quanti soldi richieda un'economia, o quanto alti o bassi debbano essere i tassi d'interesse per garantire la prosperità. L'episodio di Law è una perfetta replica della situazione attuale: egli era convinto che i problemi economici della Francia potessero essere risolti con l'espansione della cartamoneta scoperta, proprio come fanno oggi gli economisti mainstream. Al centro dell'esperimento di Law c'era la convinzione che lo stato avrebbe dovuto controllare il denaro e non doveva essere lasciato alla scelta dei mercati. Law sfidava la saggezza dell'epoca nel campo monetario, proprio come Keynes ignorò la Legge di Say in modo da creare un ruolo per lo stato.

Cosa possiamo apprendere dall'esperimento di John Law? L'inflazione monetaria diventa come un tapis roulant lanciato a tutta velocità dal quale la fuga è praticamente impossibile. Una volta che il Duca autorizzò l'ulteriore emissione di un miliardo di livree quando la Banque Generale divenne la banca ufficiale dello stato, il dado venne tratto. Il Duca era stato convinto che c'era una soluzione per l'insolvenza dello stato. La situazione finanziaria della Francia all'epoca era simile a quella di molti Paesi oggi, dove le spese pubbliche sono di gran lunga superiori alle entrate fiscali. John Law cercò di ridurre il costo dell'interesse annuale sul debito pubblico da oltre il 7% al 3%. La BCE ha fatto un po' meglio per gli spendaccioni nell'Eurozona, usando mezzi simili.

Un'altra caratteristica comune è l'uso deliberato dell'espansione monetaria per creare una sensazione di benessere attraverso l'inflazione degli asset. L'introduzione e la continuazione del quantitative easing negli ultimi dieci anni ha lo stesso scopo. L'inflazione degli asset a Parigi venne accompagnata dall'inflazione dei prezzi. Poi si estese alle altre città in cui Banque Royale aveva filiali. La stessa cosa la vediamo oggi, con i prezzi di beni e servizi ordinari significativamente più alti nei centri finanziari, come New York e Londra; questi prezzi più alti si sono poi diffusi anche ad altri centri finanziari e commerciali.

Oggi il ciclo dell'inflazione degli asset che si trasforma in inflazione dei prezzi, ha sempre causato una crisi del credito, ma ognuna di queste crisi può essere considerata una versione minore dell'esperimento francese di Law. Iniziano con l'espansione della moneta cartacea scoperta, cosa che porta all'inflazione dei prezzi degli asset, la quale alimenta l'inflazione dei prezzi e quindi si arriva ad una crisi del credito. Questi cicli finora non si sono sviluppati in bolle tanto distruttive quanto quella di John Law, ma le distorsioni economiche si sono accumulate dopo ogni ciclo di credito. Di conseguenza oggi ancora non abbiamo visto il crollo visto in Francia durante il 1720.

Sembra che si stia avvicinando al momento in cui la gigantesca bolla gonfiata sin dal dopoguerra diventerà sempre più difficile da sostenere attraverso le crisi creditizie. Sia l'espansione della base monetaria che quella del credito bancario nell'ultimo ciclo del credito non hanno precedenti, e da allora la situazione è diventata più instabile. Il messaggio dall'esperienza di Law è che il collasso dell'intero sistema monetario fiat è inevitabile e probabilmente vicino. E quando avverrà, distruggerà le valute di carta scoperte. Ecco il motivo per cui stiamo assistendo alla loro "tokenizzazione". Ma non solo negli Stati Uniti, anche in Svizzera, in Francia e in Austria. La merce più scambiata in un ambiente fiat è la fiducia(1, 2, 3), e durante la prossima crisi del credito questo sarà decisamente chiaro. Ancorare le valute fiat alle criptovalute sarà l'evoluzione del contesto economico attuale, ma questa decisione porta con sé conseguenze indesiderabili (per i pianificatori centrali), perché sosterrà la tesi di Hayek esposta nel suo saggio del 1974.

Si tratterà di token "stabili" che sono l'opposto di Bitcoin e delle altre 4 o 5 criptovalute decentralizzate e "libere". Abbiamo a che fare con una strategia per diffondere le valute fiat 2.0 utilizzando parte della tecnologia blockchain, ma in modo centralizzato. Alla fine ci sarà solamente più controllo, mentre la massa penserà di usare qualcosa di nuovo e molto interessante che la trasformerà come conigli in gabbia. In realtà, ci sono molti indizi che avallano suddetta tesi: Morgan Stanley, Citigroup, Goldman Sachs, Merril Lynch, ecc.

Chi è sveglio e consapevole di queste tendenze epocali sfrutterà sia il punto di svolta epocale delle criptovalute "stabili" e valute fiat trasformate in pseudo-criptovalute, sia il boom che di conseguenza avranno le vere criptovalute come Bitcoin, le quali diventeranno riserva di valore/modo alternativo di operare scambi. I pochi consapevoli giocheranno entrambe le partite cercando di raggiungere il miglior risultato possibile. Una bella scommessa che solo una piccola percentuale vincerà. In questo modo la competizione premierà le criptovalute vere e libere, non le pseudo-criptovalute nate da un piccolo gruppo di individui. Chi ha studiato la Scuola Austriaca d'economia ed i suoi strumenti intellettuali ha intuito il potenziale di questa tendenza epocale e si posizionerà in anticipo. D'altra parte, coloro che seguiranno la massa e realizzeranno il potenziale di Bitcoin troppo tardi, pagheranno un prezzo più alto per la loro leggerezza.




7 commenti:

  1. Corretto e chiaro. Condivido tutto. È il razionale innegabile per la propria partita individuale, alternativa e lungimirante.
    Ma l'indipendenza, la propria, ha molte sfaccettature e si conquista a tappe. Anche giocando nella partita principale, insieme ad altri, nel sistema fiatmoney gestito, ahimè, dagli econometristi.
    Con la consapevolezza austriaca della natura del gioco: intrinsecamente truccato e, alla fine, fallimentare.

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  2. Mi scusi Signor Simoncelli, ma l'oro è sempre valido come alternativa?
    Grazie per la sua cortese risposta

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    1. Salve Aldo.

      Assolutamente sì. L'oro rimarrà sempre un porto sicuro e il recente salto nel prezzo è solo l'inizio. Infatti una posizione long per quanto riguarda l'oro è stata più volte raccomandata dal sottoscritto. A tal proposito, direi di visionare il seguente sito per quanto riguarda acquisto/deposito di oro fisico: https://www.auromoney.com/it/come-comprare-oro-online & https://www.auromoney.com/it/altro/auro-ambassador-award

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  3. E' sicuramente un mio limite, ma perchè le stablecoin dovrebbero essere un'oppurtunità?

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    1. Salve Anonimo.

      Perché inizialmente verranno sfruttate dalle istituzioni finanziarie per affiancare la tecnologia delle criptovalute e allora la massa vedendo il bollino dell'ufficialità, si sentirà più spronata ad entrarci. Solo che questo non rappresenterà affatto un cambiamento di paradigma, ma solo più della stessa cosa (es. Petro). Però in questo modo la pianificazione centrale si darà la zappa sui piedi, come è logico che sia data la sua incapacità di operare un calcolo economico in accordo col mercato, sottolineando ancor più le potenzialità delle criptovalute veramente decentrate.

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    2. https://www.eugeniobenetazzo.com/petro-coin-venezuela-maduro/

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    3. Grazie per la risposta
      Praticamente tether e company sono un'occasione insperata per governi falliti per fare qualche giro di giostra a gratis, il sogno bagnato di Greenspan quando durante la sua folle politica monetaria cercava disperatamente qualsiasi cosa a cui agganciare il dollaro.
      In effetti all'inizio una parte della massa vi si potrebbe buttare a capofitto creando una bolla.
      E qui entrano in gioco persone come lei con l'ingrato compito di far comprendere alla maggiorparte della gente in che mondo vivono, come funziona il "loro" sistema monetario in via di dissoluzione ed il nuovo che avanza nello specifico l'enorme differenza tra centralizzato e decentralizzato.
      E qui casca l'asino, personalmente ho rinunciato, forse sempre per un mio limite.
      Per quanto riguarda lo sfruttare l'onda delle stablecoin non se ne parla proprio, come posso vantarmi di non aver mai comprato un titolo di debito publico,
      tutte le azioni che vanno a sostenere questo sistema criminale le evito come la peste.
      I soldi vanno e vengono la persona che si è rimane.
      Mi piacerebbe incrementare BTC ma questi 6.000 dollari si stanno rivelando una linea di maginot eccezzionale.
      Le auguro buona domenica

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