giovedì 11 ottobre 2018

I supervisori europei stanno monitorando la liquidità delle banche italiane “con molta preoccupazione”





da Zerohedge


Con i rendimenti dei titoli di stato italiani che negli ultimi mesi sono arrivati ai massimi livelli in oltre 4 anni, il settore che è stato il più colpito è stato quello bancario, il quale ha perso un terzo del suo valore di mercato nei sei mesi successivi al picco di aprile.


Mentre i rendimenti più elevati tendono ad essere positivi per le banche locali, le quali possono guadagnare un profitto maggiore sul margine d'interesse netto, l'Italia negli ultimi anni è stata un caso emblematico in cui le cose sono andate "alla rovescia", in gran parte a causa delle massicce riserve di debito sovrano italiano nelle banche nazionali.

E, come ha scritto di recente Bloomberg, mentre i bilanci delle banche italiane sono molto migliorati dalla crisi del debito sovrano nel 2011, le banche hanno utilizzato gran parte dei fondi successivamente iniettati dalla Banca Centrale Europea per acquistare ancora più debito sovrano.

Come mostrato di seguito, le istituzioni finanziarie del Paese detengono di gran lunga il maggior numero di obbligazioni statali tra i creditori in Europa. In particolare, secondo i dati della BCE, le banche italiane detengono circa €375 miliardi di obbligazioni nazionali (o il 10% dei loro attivi) e l'impennata dei rendimenti, danneggiando il valore di tali possedimenti, erode i loro livelli di capitale rendendole particolarmente vulnerabili ad ulteriori aumenti.


Ciò significa che quando i prezzi dei titoli italiani crollano, come stanno facendo ora, ciò porta alla sottocapitalizzazione delle banche e, se il calo dei prezzi è abbastanza ampio, potrebbe addirittura portare all'insolvenza bancaria.

Di qui l'aumento dei prezzi delle azioni e l'aumento dei CDS al crescere delle probabilità di default.


Commentando questo problema strutturale che affligge le banche italiane, Luigi Zingales, professore di finanza presso la School of Business dell'Università di Chicago, ha dichiarato a fine settembre che "l'Italia si trova di fronte ad un circolo vizioso che può portare ad una crisi simile a quella del 2011". Peggio ancora, Zingales ha avvertito che "dal 2011 non è cambiato nulla a livello europeo" aggiungendo che "senza il completamento delle misure bancarie e di sostegno, l'Italia rischia una spirale negativa come accaduto nel 2011. L'incertezza sta facendo salire gli spread delle obbligazioni, influenzando così i bilanci delle banche ed il loro costo di finanziamento, e in ultima analisi la loro capacità di dare credito".

Ecco che ritorna la proverbiale spirale distruttiva.

Ora sembra che l'Europa stessa stia cominciando ad essere preoccupata perché, secondo la Reuters, le autorità europee di vigilanza bancaria hanno intensificato il monitoraggio dei livelli di liquidità delle banche italiane a causa delle turbolenze nei mercati dei giorni scorsi, cosa che ha provocato un forte aumento dei rendimenti dei titoli di stato del Paese.

E visto che l'Italia è l'unica nazione che, dopo la Grecia, corre il rischio più alto di una corsa agli sportelli bancarie, l'ultima cosa che l'UE vuole (o la BCE può permettersi) è innescare un panico bancario con la notizia che le banche ora sono "intensamente monitorate", così la Reuters ha citato una fonte europea di alto livello la quale ha affermato che "non c'è motivo di allarmarsi".

Naturalmente l'alternativa vuole che ci sia ragione di allarmarsi, e si formerebbero improvvisamente file per ritirare i propri depositi e risparmi e poi parcheggiarli in un qualche posto molto più sicuro.

Secondo la Reuters, il monitoraggio UE riguarda sia i depositi dei clienti sia il mercato interbancario, utilizzato dalle banche per prestarsi denaro reciprocamente senza richiedere garanzie collaterali, ha detto la fonte, aggiungendo che non c'è "nessun segnale di allarme".

Inoltre l'ampia liquidità fornita dalla BCE durante anni di politica monetaria ultraespansionistica sta proteggendo il mercato interbancario da qualsiasi tensione, hanno detto i trader di Milano.

Ancora più importante, le banche italiane non hanno visto alcuna fuga di depositi nonostante le recenti turbolenze sui mercati ed i prezzi delle banche in ribasso: a luglio i depositi nelle banche italiane erano a €2,390 miliardi, in calo da €2,410 miliardi a giugno.

Questo potrebbe cambiare presto se l'UE continuerà a scavare, spingendo la popolazione locale a chiedersi perché Bruxelles è così nervosa.

Nel frattempo l'Italia continua la disputa con l'UE sul suo bilancio, lo spread del debito sovrano continua a salire e gli analisti di Credit Suisse avvertono che uno spread superiore a 400 punti base non sarebbe sostenibile per le banche italiane. Secondo le stime, un ampliamento di 200 punti base a partire da fine giugno ridurrebbe in media il coefficiente patrimoniale dei creditori italiani di 66 punti base. E questo potrebbe innescare la necessità di un aumento di capitale, hanno detto gli analisti, incluso Carlo Tommaselli.


Per ora, il motivo principale per cui i depositanti locali sono rimasti ottimisti malgrado il calo dei prezzi delle azioni e l'accelerazione del declino della capitalizzazione, è che molti confidano che il capo della BCE, Mario Draghi, non permetterà mai che le banche italiane falliscano. Ma alla luce dell'attuale governo populista, può essere un'ipotesi ottimistica: dopo tutto, quale modo migliore per impartire al nuovo governo di coalizione una lezione se non lasciare che i rendimenti salgano ancora più in alto e mandino in bancarotta una o più banche, concentrando la rabbia pubblica sul governo Di Maio-Salvini?

Per ora la BCE si è rifiutata di giocare questo asso nella manica, anche se a giudicare dall'impennata dei rendimenti, non è intervenuta neanche con acquisti aggressivi. In agosto, Goldman Sachs ha sottolineato che le banche italiane spesso forniscono una fonte costante di domanda nei momenti di crisi, ma che il crescente rischio politico ed i cambiamenti normativi potrebbero renderle più riluttanti ad intervenire.

E la ragione principale di ciò è che, dopo 3 anni, il Q€ della BCE sta finalmente giungendo al termine.


Questo è il motivo per cui mentre gli ispettori dell'UE ritengono che non ci sia "nulla per cui allarmarsi", potrebbero voler vigilare attentamente per i prossimi 3 mesi, sempre più vicini al giorno in cui la BCE non monetizzerà più il debito italiano e non supporterà più le banche italiane. Non saremmo sorpresi se, pochi giorni prima della suddetta scadenza, inizieranno a formarsi le temute file di depositanti davanti le banche...


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://francescosimoncelli.blogspot.com/


6 commenti:

  1. A Draghi ed allo status quo politicofinanziario dominante non conviene il fallimento bancario dell'Italia. Segano il ramo su cui sono beatamente appollaiati?
    È solo una guerra di nervi.
    Perde chi cede per primo.
    È tutta politica. Di sana libera economia di mercato non vedo tracce.
    Anche il crollo di Wall Street mi sembra ad orologeria contro Trump per il midterm.

    Quando la lettura austriaca diventa un po' ideologica rischia di trascurare la realtà umanissima e misera dei complotti, delle manovre sotterranee, delle forze che si muovono politicamente per farsi la guerra con la finanza fiatmoney.

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    1. Ramo su cui sono appollaiati? Ma de che? Parli come se l'italia fosse una miniera d'oro quando invece è una spiaggia di sabbie mobili. Se non sei in grado di leggere questo tipo di articoli fai a meno, non spargere ignoranza.

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    2. DNA.....👍👍 con tutta imperitura stima per Francesco!!! Un caro saluto

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    3. sempre piu' sacente l'anonimo, non prendertela DNA, non c'e' spazio per idee deverse dalle sue nei blog che frequenta, non solo lui comprende al contrario degli altri, ma con 3 righe ti spiega come gira il mondo

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    4. Ottima osservazione, dna.

      Diciamo piuttosto che, conoscendo la natura assistenzialista degli italiani e il debito mostruoso di questa terra maledetta, cercheranno di cucinarci piano piano.
      La cosa terribile non è la "cattiveria" di chi ci tiene ancora in piedi ma la comodità dei sudditi italici nell'identificarsi come vittime innocenti.
      Per me la prima mossa la farà l'italia... e la farà malissimo.

      R.G.

      P.S.: invito gli anonimi a firmarsi almeno con le iniziali, come fa il sottoscritto. Aiuterà a non trarre in inganno gli sprovveduti.

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  2. la liquidita' delle banche dipende solo ed esclusivamente dalla banca centrale a cui fanno riferimento. l'italia e le sue banche rischiano i default perche' non hanno una banca centrale. al primo accenno di corsa allo sportello il governo in carica annuncera' l'uscita dall'euro per cause di forza maggiore e l'immissione di una valuta parallela, il cosi' tanto detto e negato piano B, a quel punto sull'euro si scatenera' l'inferno ed invece di un popolo italiano incazzato nero contro il governo si ritroveranno 27 popoli incazzati neri con l'europa degli ignoranti. i fondamentali dell'italia sono buoni, migliori di tanti altri paesi della zona euro, abbiamo surplus della bilancia commerciale ed avanzo primario, siamo contribuenti netti dell'Europa alla quale non abbiamo mai chiesto un euro per essere salvati, ne siamo mai falliti prima d'ora. lo spread sale non certo per la sostenibilita' del nostro debito, ma per il tentativo dell'europa d'impartire una lezione ad un governo che rifiuta l'anello al naso dei precedenti governi europeisti. solo un demente o uno in cattiva fede puo' davvero pensare che per uno 0.8 in piu' di deficit il debito non sia sostenibile, i mercati scontano l'uscita dall'euro che il bullismo europeo rischia di provocare nel tentativo d'usurpare la sovranita' democratica di uno dei suoi stati membri, uno CORE per chi sa cosa significa. davvero pensano di distruggerci con l'euro? io dico che sara' l'italia che distruggera' l'euro invece, vediamo quando sto spread arriva a 400, aspetto con ansia

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