lunedì 24 giugno 2019

Come la politica sui tassi d'interesse delle banche centrali sta destabilizzando le banche commerciali





di Justin Murray


In generale le banche commerciali operano sotto il concetto di trasformazione delle scadenze: incamerano veicoli di finanziamento a breve termine (meno di un anno), come i depositi dei clienti, e li usano per finanziare rendimenti a lungo termine (più di un anno). Questi rendimenti spaziano dai semplici prestiti, come quelli per auto ed i mutui, agli investimenti in azioni, obbligazioni e debito pubblico. Le banche fanno soldi sul differenziale di interessi tra ciò che pagano ai proprietari dei soldi e ciò che è guadagnato dalle operazioni. Le banche guadagnano anche su altri servizi, come la gestione patrimoniale e le commissioni contabili, sebbene siano attività relativamente piccole rispetto al business della trasformazione delle scadenze.

In termini di asset, quello principale detenuto da una banca è il deposito a vista. In sostanza sono i vostri risparmi nei conti correnti. Le banche vendono anche depositi all'ingrosso, come i certificati di deposito, hanno il capitale azionario e possono anche contrarre debiti, come i prestiti interbancari. Poiché questi asset sono di proprietà di qualcun altro, ciascuno di essi richiede un rendimento per il loro uso e fanno parte dei costi di gestione di una banca. Ci sono anche costi operativi fissi, come dipendenti, edifici e attrezzature.

Quindi una banca prenderà risorse e le trasformerà in prestiti. Come nella maggior parte del mondo, gli Stati Uniti operano in un sistema a riserva frazionaria, in cui le banche originano prestiti in eccesso rispetto ai depositi a disposizione. Date un'occhiata al bilancio di una grande banca regionale, 5/3 Bank, per esempio. Nell'anno fiscale 2018, 5/3 ha fatto registrare attività non capitalistiche pari a $94 miliardi e una base di depositi di $108 miliardi. Tuttavia la componente in denaro contante ed equivalenti era pari a $4,4 miliardi, o solo il 4% dei depositi a vista. È fondamentale, quindi, che la banca convinca i depositanti a mantenere i loro depositi presso di essa ed a non prelevarli. In caso contrario collasserebbe, poiché non sarebbe in grado di soddisfare rapidamente a richieste di prelievo superiori al 4% della base di depositi. Per evitarlo, la banca paga interessi ai depositanti.



Come avviene il crollo

È qui che la stabilità degli interessi diventa un problema. Quando la Federal Reserve manipola i tassi d'interesse, le banche commerciali sono in grado di proiettare spese abbastanza costanti per le operazioni. Mentre ad un'azienda piace quando i costi operativi sono relativamente costanti, questo crea grossi problemi per il sistema bancario. Quando i tassi d'interesse vengono soppressi a quasi lo 0% diciamo per un decennio, il sistema bancario crea un portafoglio di entrate che è ancorato a quello vicino allo 0% del costo del denaro. Tornando al bilancio della 5/3, notiamo che i rendimenti della banca erano di $5,1 miliardi, ovvero un rendimento medio del 5% circa. $4 miliardi di questi rendimenti sono legati ai $94 miliardi di prestiti a lungo termine. Le spese per gli interessi ammontavano a $1 miliardo, o poco più dell'1%. La società aveva anche $3,9 miliardi in spese operative fisse.

Fondamentalmente la 5/3 Bank opera su margini di profitto piuttosto bassi rispetto alla base patrimoniale della banca, il che la rende altamente vulnerabile a qualsiasi fluttuazione dei tassi d'interesse.

Diciamo che la Federal Reserve inizi a rialzare il tasso d'interesse di riferimento. Poiché la FED riduce la concorrenza sul mercato e vende asset, i tassi d'interesse saliranno man mano che questi asset inizieranno a competere con quelli esistenti. 5/3 si imbatte in un problema: se il tasso privo di rischio inizia a salire, i depositanti guarderanno a quel misero rendimento sui depositi e cominceranno a chiedersi perché mantenere soldi in banca quando altri veicoli a basso rischio offrono rendimenti più alti. Dal momento che 5/3 non può permettersi di perdere molto denaro, alla banca verrà richiesto di iniziare ad aumentare i tassi di deposito, poiché vuole che i soldi rimangano in banca. Dovrà inoltre rifinanziare il debito revolving a breve termine ad un tasso più elevato.

Il dilemma della banca è che quasi tutto il suo flusso di entrate è costituito da veicoli a rendimento fisso. Lo spread effettivo tra costi totali e ricavi totali è solo dello 0,2% degli asset. Ciò significa che se i costi di finanziamento dovessero aumentare di oltre 20 punti base, la banca 5/3 inizierebbe a subire perdite. Poiché la banca ha concesso prestiti per oltre un decennio tenendo conto dei tassi estremamente bassi, ci vorrà del tempo per ricostruire un portafoglio di prestiti e investimenti a tasso più elevato per controbilanciare le perdite, o in alternativa la banca sarà costretta ad impegnarsi in investimenti ad alto rischio.

Per un'azienda normale questo non sarebbe un grosso problema, visto che può sopportare perdite per periodi di tempo anche lunghi. Infatti tende a costruire una base di liquidità per superare periodi deboli mentre riorganizza le sue operazioni. Una banca, tuttavia, manca di questa flessibilità in quanto deve mantenere i rapporti di liquidità per facilitare i prelievi dei depositanti. Un misero aumento dell'1% dei costi complessivi di finanziamento vedrà la 5/3 esaurire la liquidità in soli quattro anni, ma dal momento che la banca deve mantenere i rapporti, ciò la spingerà a vendere asset per concedere ulteriori prestiti.

Il problema si raddoppia da questo punto in poi: in primo luogo, gli asset primari generano reddito, quindi per ogni asset venduto per tenere a galla i rapporti di liquidità ciò non farà altro che esaurire di più la liquidità e ogni nuovo debito avrà spese per interessi da soddisfare; in secondo luogo, gli asset hanno tassi inferiori al tasso di mercato, quindi devono essere venduti ad uno sconto.

Ogni banca opera in questo modo. Ogni banca opera su margini sottili che presumono tassi quasi a zero perpetui. Se una banca deve vendere asset per mantenere intatti i rapporti di liquidità, tutte le banche faranno inevitabilmente la stessa cosa. L'elemento principale in un portafoglio è solitamente quello che tenta la liquidazione (nel 2007 i mutui per immobili). La vendita di asset è un processo che si auto-alimenta e crea un crollo, poiché non ci sono molte entità con denaro disponibile per assorbire questa vendita di massa. Ecco perché oggi la seconda classe di asset in pancia alla Federal Reserve è costituita da titoli ipotecari non performanti pre-2008 (i titolari di MBS, le banche stesse, erano finite in un vicolo cieco). Le banche si rivolsero all'ultima entità con denaro disponibile (quella che lo stampa) per un salvataggio.

Le banche centrali risponderanno inevitabilmente cercando di stabilizzare nuovamente i tassi,  sopprimendoli al di sotto del livello del ciclo precedente. Le banche centrali, quindi, abbasseranno perpetuamente i tassi fino a quando non arriveranno alla barriera dello 0%, impegnandosi in una politica monetaria ben oltre la follia. Il Canada sin dal 1980 è un perfetto esempio, un ottovolante sempre in discesa.



Come evitare tutto questo

Se le banche non operassero in un mondo con tassi d'interesse costanti, una loro salita non sarebbe un problema particolarmente grande. Innanzitutto se i tassi fossero fluttuanti, le banche si proteggerebbero dalle variazioni dei tassi d'interesse. Qualora presentassero tassi ad un livello più alto e questi ultimi calassero, godrebbero di un rendimento medio più elevato quando i tassi saliranno di nuovo. In secondo luogo, se i tassi incidessero sulle fluttuazioni naturali, le banche sarebbero riluttanti a finanziare prestiti a lungo termine utilizzando veicoli a breve termine. La riserva frazionaria opera parzialmente sull'aspettativa che i tassi d'interesse rimarranno stabili a lungo termine. Se il costo del denaro il prossimo mese può essere superiore di 20 punti base a quello di questo mese, le banche avranno incentivi a cercare soluzioni di finanziamento fisse anziché sfruttare i soldi dei depositanti. In altre parole, le banche probabilmente smetteranno di impegnarsi nella trasformazione delle scadenze, poiché il rischio che i tassi d'interesse superino il rendimento dell'intero portafoglio sarebbe troppo alto. Ciò limita come minimo l'esposizione a questa forma di prestito e sopratutto lo limita a qualcosa inferiore ad un rapporto di leva di 27 a 1 e promuove le vendite di finanziamenti fissi come i certificati di deposito. L'incertezza del mercato e la rimozione del supporto del sistema bancario centrale creerebbero un sistema bancario commerciale più stabile, il che significa naturalmente passare ad un sistema di riserva intera.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


2 commenti:

  1. Vorrei aggiungere un paio di riflessioni a quelle di questo post. In particolar modo, di come l'inflazione dei prezzi sia quella che sta lentamente distruggendo la ricchezza reale del mondo sviluppato. Soprattutto i mercati dei capitali. Infatti il meccanismo descritto all'inizio non è altro il modo in cui il denaro fiat scoperto, attraverso l'Effetto Cantillon, trasferisce risorse ad entità che dovrebbero subire la sentenza dei mercati e che invece viene rimandata a causa dell'ingerenza delle banche centrali nel meccanismo di determinazione onesta dei prezzi più importante di tutti: il tasso d'interesse (no, non è il prezzo del denaro). In questo modo si interferisce in modo distruttivo con la preferenza temporale degli individui e a catena con la struttura di produzione, la quale vede deformarsi l'allocazione corretta di risorse all'interno del suo ambiente (es. Triangolo di Hayek). Tale allocazione errata dà vita ad entità zombie che risucchiano risorse reali piuttosto che metterle a miglior uso. Lo svilupparsi della Legge dei Rendimenti Decrescenti non può che essere vista meglio mettendo a confronto la quantità di aziende zombi con il numero di obbligazioni a tassi negativi. Le aziende zombi sono aziende non redditizie, non in grado di pagare nemmeno gli interessi sul loro debito con i loro profitti. Sono a tutti gli effetti in bancarotta ma mantenute in vita dalle banche che continuano a prestare loro denaro affinché ripaghino i loro prestiti esistenti. Riuscite a vedere la stupenda genialità di Ludwig von Mises che negli anni '50 scriveva Planned Chaos e in esso descriveva nel dettaglio il fallimento di un'economia "mista"? La manipolazione di un prezzo (tasso d'interesse) avrebbe condotto forzatamente alla manipolazione di un altro (rendimenti obbligazionari societari), costringendo i pianificatori centrali a mantenere in vita investimenti improduttivi pena il fallimento.

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    1. Le aziende zombi rappresentano un grande pericolo per le banche centrali, perché hanno le mani legate: non possono far lasciar salire i tassi d'interesse senza causare un gran numero di bancarotte. E a catena ciò si ripercuoterebbe sul lato degli attivi dei bilanci delle grandi banche. La domanda è: quanto si può cannibalizzare l'economia prima di arrivare ad un punto di rottura? A questa domanda possiamo rispondere dando uno sguardo al Chapwood Index il quale cattura la misura reale dell'inflazione dei prezzi, smentendo il dato fasullo del 2% spacciato dagli statistici ufficiali e mettendo nella giusta prospettiva l'ambiente economico eccessivamente inflattivo in cui si trova a vivere l'Occidente. A questo aggiungeteci che la liquidità globale ed i tassi artificialmente bassi non hanno fatto altro che mascherare suddetta allocazione errata di capitale, la scarsa produttività e hanno incentivato a gonfiare la spesa pubblica; infatti le economie del G-20 non hanno fatto altro che incrementare i loro squilibri fiscali ed i loro debiti grazie alla manna monetaria proveniente dalle banche centrali, cosa che ha generato rendimenti decrescenti come discusso sopra. Inutile sottolineare quanto sia scarsa la credibilità residua di coloro che emettono denaro fiat e nel sistema attuale la fiducia è la vera moneta di scambio (Cfr. https://www.francescosimoncelli.com/2016/11/sulla-scia-di-una-perdita-di-fiducia.html, https://www.francescosimoncelli.com/2016/12/sulla-scia-di-una-perdita-di-fiducia.html, https://www.francescosimoncelli.com/2016/12/sulla-scia-di-una-perdita-di-fiducia-i.html).

      Inutile ricordare come tutto questo sia stato causato dalla politica monetaria esuberante delle banche centrali e dalla sconsideratezza fiscale degli stati, peggiorata sin dal 2008. Il mondo ora si trova ad un bivio: una produttività costantemente ridotta ed una crescita economica più lenta (lenta giapponesizzazione), o la bancarotta di una percentuale significativa dell'economia.

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