lunedì 17 giugno 2019

L'economia italiana che affonda è solo la punta dell'iceberg?

La risposta a questa domanda non può che essere affermativa a causa dell'immenso sistema di ridistribuzione nato con l'UE: Target2. Se, ad esempio, una impresa italiana acquista qualcosa da una impresa tedesca, il credito dell'impresa tedesca aumenta sul saldo target della Deutsche Bundesbank e aumenta la passività della Banca d'Italia. Sono proprio questi saldi della Bundesbank che ora stanno salendo a vette esorbitanti. Le passività dell'Italia e della Spagna, in particolare, si stanno spostando nella direzione opposta a quelle della Germania. Dall'inizio del 2015 queste passività sono aumentate vertiginosamente e la ragione è il programma di acquisto di obbligazioni della zona Euro. Poiché molte banche commerciali piene di tali titoli si trovano in Germania, o hanno il loro conto Target2 presso la Bundesbank per vari motivi, le passività ed i crediti associati presso la Bundesbank aumentano ancora di più quando la Banca d'Italia acquista titoli. L'Unione Sovietica, per inciso, aveva un sistema simile, con il Tagikistan che accumulava passività nei confronti della Russia fino a circa l'80% del suo PIL all'epoca. Inutile dire che queste passività non sono mai state rimborsate. Un monopolio sulla creazione di denaro non è lontano dai sogni comunisti. Karl Marx parlava di banca centrale già nel 1848 nel suo piano in 10 punti per istituire uno stato comunista. Se manipolare i tassi d'interesse e cercare di pianificare centralmente l'economia non è una prova abbastanza convincente da mostrare che le banche centrali stesse (nel nostro caso la BCE) non sono utili per una prosperità di lungo periodo, siamo ben oltre la redenzione. La storia di altre unioni monetarie ci mostra che l'euro è stato costruito senza tenere conto delle esperienze passate e come queste ultime finirà in bancarotta.
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di Vijay Victor


L'Unione Europea al momento è indubbiamente ad un bivio. Le economie che un tempo erano considerate pilastri forti dell'UE sono ora sull'orlo di cadere. Gli economisti hanno lanciato numerosi avvertimenti a seguito della crisi finanziaria del 2008 sulle crescenti problematiche legate al debito in molte economie dell'UE. L'incubo dell'UE è iniziato con la crisi economica della Grecia nel 2015. Sebbene il piano machiavellico di Merkel sulle misure di austerità abbia evitato la Grexit, non è stato possibile fare qualcosa per ostacolare l'inevitabile Brexit.

Uno dopo l'altro, i nodi vengono al pettine, rendendo l'intera trama difficile da gestire ai registi di Bruxelles. Il Paese che adesso è finito nell'occhio del ciclone non è altro che l'Italia. La terza economia più grande nell'Eurozona è una nave che affonda. Le ultime statistiche rivelano che l'attuale debito dell'Italia è pari a circa il 130% del PIL totale, circa $2.600 miliardi, quasi uguale alla dimensione dell'economia indiana in termini di PIL nominale. L'economia italiana è 10 volte più grande di quella della Grecia, alludendo ulteriormente all'intensità di questa crisi economica. John Higgins e Adam Hoyes, economisti di Capital Economics, osservano che: "A differenza dell'Italia, il rapporto debito/PIL della Grecia è su una traiettoria discendente e il suo debito è stato ristrutturato molto meglio rispetto a quanto accaduto in Italia. Il debito è molto più grande in termini assoluti e pone un rischio sistemico molto più grande per l'area Euro nel suo complesso ".

Guardando alle prospettive di crescita a lungo termine, le statistiche mostrano un risultato disarmante: il PIL pro-capite italiano è rimasto stazionario negli ultimi 18 anni.

Fonte: OCSE

Le banche italiane sono già finanziariamente deboli, gravate dal peso di dover rifinanziare le loro emissioni obbligazionarie e gli enormi debiti. Ciò ha ridotto la loro capacità di prestare fondi al settore privato, già con un piede nella fossa. Data la dimensione dell'economia italiana, anche un eventuale aiuto da parte della Banca Centrale Europea potrebbe non essere sufficiente. Le questioni economiche in Italia hanno già posto gravi minacce agli obiettivi monetari della Banca Centrale Europea. La crisi in Italia, se non contenuta, frantumerà la fiducia del mercato nei confronti dell'intera Eurozona.



A chi dovremmo dare la colpa?

Indubbiamente lo scenario politico in Italia ha aggravato la crisi. Le misure del nuovo governo populista in Italia stanno minacciando l'autonomia della banca centrale italiana, la Banca d'Italia. Il nuovo governo vuole prendere il controllo delle ingenti riserve auree della banca centrale italiana. "L'oro è proprietà del popolo italiano e di nessun altro", ha detto Matteo Salvini, vice primo ministro e leader della Lega, chiarendo cosa vorrebbe fare il governo: svalutazione.

Nel 2018 il governo italiano ha cercato di aumentare il deficit di bilancio al 2,4% per i successivi tre anni. Questa proposta non è stata accettata dall'UE e da lì sono emersi i conflitti d'interesse tra il governo e l'UE. Con una moneta comune è impossibile per gli economisti italiani pensare ad una svalutazione e il Paese ora potrebbe pentirsi della sua decisione di essere passato dalla Lira all'Euro. Ciononostante non è una buona scelta tornare indietro alla Lira in questo momento, in quanto ciò provocherebbe ingenti perdite agli investitori in tutta Europa, con il risultato di una crisi economica globale senza precedenti.

Questa instabilità persistente nell'Eurozona mostra il fallimento nell'affrontare una politica fiscale e monetaria comune che mette in discussione anche la logica del concetto di Unione Economica. Infatti le economie con le migliori performance sono anche minacciate dalle assurde decisioni politiche ed economiche prese dai leader nei Paesi membri.

La crisi italiana pone ora una seria minaccia all'esistenza dell'intera Eurozona. Riconciliare l'ambizione del governo italiano col rimanere in linea con le politiche dell'UE darà vita ad una bagarre continua nel prossimo futuro. Tuttavia la crisi economica italiana è solo la punta di un iceberg. Anche le questioni legate al debito in altre economie europee, tra cui il Portogallo e la Spagna, sono importanti: "I fondamentali economici in molti Paesi europei sono relativamente deboli. La Spagna ha ancora un deficit eccessivo, così come la Francia", ha dichiarato Michael Leithead, responsabile degli investimenti a reddito fisso presso EFG Asset Management. Mario Draghi, presidente della Banca Centrale Europea, ha menzionato nel 2012 che avrebbe fatto "tutto il necessario" per salvare l'euro. È una questione di tempo, ormai, vedere quanto costerà all'UE porre fine a questo contagio virulento del debito.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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