giovedì 5 settembre 2019

Dieci ragioni sul perché lo stato è un fallimento





di Anthony P. Mueller


Quando politici e burocrati non riescono a mantenere ciò che promettono, cosa che accade molto spesso, ci viene detto che il problema può essere risolto se solo eleggessimo le persone giuste per governare. O che non avevano le giuste intenzioni. Sebbene sia vero che esistono molte persone incompetenti e mal intenzionate nello stato, non possiamo sempre incolpare le persone coinvolte. Spesso la probabilità di fallimento sono semplicemente incorporate nell'istituzione dello stato stesso. In altre parole, politici e burocrati falliscono perché l'unico risultato è il fallimento. La natura stessa dell'amministrazione pubblica è avversa al successo.

Ecco dieci motivi del perché.


I. Conoscenza

Le politiche statali soffrono della cosiddetta pretesa di sapere. Al fine di eseguire con successo un intervento sul mercato, i politici dovrebbero sapere più di quanto possono. La conoscenza del mercato non è centralizzata, sistematica, organizzata e generale, ma dispersa, eterogenea, specifica e individuale. Diversamente da un'economia di mercato in cui vi sono molti operatori e un costante processo di trial and error, la correzione degli errori dello stato è limitata perché esso è un monopolio. Per il politico ammettere un errore è spesso peggio che continuare a prendere una decisione sbagliata.


II. Asimmetrie informative

Sebbene esistano anche sul mercato le asimmetrie informative, ad esempio tra l'assicuratore e l'assicurato o tra il venditore di un'auto usata e il suo acquirente, l'asimmetria informativa è più profonda nel settore pubblico che nell'economia privata. Mentre ci sono, ad esempio, diverse compagnie assicurative e molti rivenditori di auto, c'è solo uno stato. I politici come rappresentanti dello stato non hanno molto da perdere e poiché non sono parti interessate, non si sforzeranno per investigare ed evitare le asimmetrie informative. Al contrario, i politici sono in genere desiderosi di fornire fondi non a coloro che ne hanno più bisogno, ma a coloro che sono più rilevanti nel gioco del potere politico.


III. Crowding out del settore privato

L'intervento dello stato non elimina quelle che sembrano carenze del mercato, ma le crea imponendo un crowding out sull'offerta privata. Se non ci fosse un dominio pubblico nelle aree dell'istruzione e dell'assistenza sociale, l'offerta privata e la carità privata colmerebbero il divario come accadeva prima che lo stato usurpasse questo ruolo. Il crowding out del settore privato attraverso le politiche statali è costante perché i politici vogliono voti offrendo servizi pubblici aggiuntivi, sebbene la pubblica amministrazione non farà altro che peggiorare le cose.


IV. Ritardi temporali

Le politiche statali soffrono di ampi ritardi temporali tra diagnosi ed effetto. Il processo statale riguarda il potere e la sua attenzione viene catturata da quei segnali che sono rilevanti in tale gioco. Solo quando un problema è sufficientemente politicizzato troverà l'attenzione dello stato. Fino a quando un problema non verrà diagnosticato, emergerà un altro ritardo temporale fino a quando le autorità non troveranno un consenso su come affrontare il problema politico. Da qui ci vorrà un ulteriore lasso di tempo fino a quando i mezzi politici non troveranno il sostegno politico necessario. Dopo l'implementazione delle misure, trascorrerà un ulteriore lasso di tempo fino a quando non mostreranno i loro effetti. Il lasso di tempo tra la diagnosi di un problema e l'effetto è così lungo che la natura del problema e il suo contesto cambieranno, spesso radicalmente. Non sorprende che i risultati degli interventi statali, compresa la politica monetaria, non solo si discostino dall'obiettivo originale, ma possano produrre l'opposto delle intenzioni originali.


V. Ricerca di rendite e creazione di rendite

L'intervento dello stato attrae chi è in cerca di rendite: lo sforzo di ottenere privilegi attraverso le politiche statali. In una democrazia c'è una pressione costante per aggiungere nuove rendite a quelle esistenti al fine di ottenere supporto e voti. Questa creazione di rendite espande il numero di persone alla loro ricerca e nel tempo viene offuscata la distinzione tra corruzione e condotta legale. Più uno stato si arrende alla ricerca e alla creazione di rendite, più il Paese sarà vittima di clientelismo, corruzione e allocazione errata delle risorse.


VI. Scambio di voti e favori

Il concetto di "logrolling" indica lo scambio di favori tra le fazioni politiche al fine di far approvare il proprio progetto sostenendo nel frattempo quello di altri. Questa condotta porta alla costante espansione dell'attività statale. Attraverso il "quid pro quo" del processo politico, i legislatori sostengono riforme politiche di altre fazioni in cambio del sostegno politico per le proprie di riforme. Questo comportamento porta al fenomeno della cosiddetta "inflazione legislativa", l'approvazione di leggi inutili, contraddittorie e dannose.


VII. Bene comune

Il cosiddetto "bene comune" non è un concetto ben definito. Termini simili, come quello del "bene pubblico" che è definito dalla non escludibilità e non rivalità, mancano il punto perché non è il bene che è "comune" o "pubblico", ma la sua disposizione quando questa viene considerata più efficiente se fornita con sforzi collettivi piuttosto che individuali. Tuttavia questo vale per tutti i beni e il mercato stesso è un sistema di fornitura di beni privati ​​attraverso la cooperazione. L'economia di mercato è un fornitore collettivo di beni, in quanto combina la concorrenza con la cooperazione. Qualsiasi dei cosiddetti "beni pubblici", che lo stato fornisce, può fornirlo anche il settore privato e in modo più economico e migliore. Contrariamente allo stato, la cooperazione in un'economia di mercato include la concorrenza e quindi non solo l'efficienza economica, ma anche l'incentivo a innovare.


VIII. Acquisizione normativa

Il termine "acquisizione normativa" indica un fallimento dello stato in cui un'agenzia di regolamentazione non persegue l'intento originale di promuovere "l'interesse pubblico", ma cade vittima dell'interesse particolare di quei gruppi che è stata istituita per regolamentare. La cattura dell'organismo di regolamentazione da parte di interessi privati ​​significa che l'agenzia si trasforma in uno strumento per far avanzare gli interessi particolari di un gruppo specifico che era oggetto di regolamentazione. A tal fine, il gruppo con interessi particolari chiederà una regolamentazione aggiuntiva per ottenere l'apparato statale come strumento per promuovere i suoi interessi.


IX. Miopia

L'orizzonte temporale politico è la prossima elezione. Per far arrivare rapidamente i benefici dell'azione politica a clienti specifici, il politico favorirà progetti a breve termine piuttosto che quelli a lungo termine, anche se i primi comportano solo benefici temporanei e costano di più a lungo termine rispetto ad un progetto alternativo in cui i costi vengono prima e i benefici dopo. Poiché la fornitura di beni pubblici da parte dello stato interrompe il legame tra chi sostiene i costi e il beneficiario immediato, la preferenza temporale per la domanda di beni apparentemente gratuiti dello stato è necessariamente più elevata rispetto al sistema di mercato.


X. Ignoranza razionale

È razionale per il singolo elettore in una democrazia rimanere ignorante sulle questioni politiche, perché il valore del voto dell'individuo è così piccolo che non fa molta differenza per il risultato. L'elettore razionale voterà per quei candidati che promettono la maggior parte dei benefici. Dato il peso ridotto di un voto individuale in una democrazia di massa, l'elettore razionale non impiegherà molto tempo e sforzi per indagare se queste promesse sono realistiche o in conflitto con i suoi desideri. Pertanto le campagne politiche non hanno come obiettivo l'informazione, ma disinformazione e confusione. Ciò che conta, alla fine, è ottenere voti. Non è importante la solidità del programma, ma l'entusiasmo che un candidato può creare tra i suoi sostenitori e quanto può degradare, denunciare e umiliare il suo avversario. Di conseguenza le campagne elettorali incitano all'odio, alla polarizzazione e alla brama di vendetta.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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