mercoledì 25 novembre 2020

Mentre il reddito delle famiglie cala, le banche centrali spingono per prezzi più alti

 

 

di Daniel Lacalle

Le banche centrali continuano ad essere ossessionate dall'inflazione. L'attuale politica monetaria è come il comportamento di un guidatore spericolato che corre a duecento miglia all'ora, guardando lo specchietto retrovisore e pensando: "Non ci siamo ancora sfracellati, acceleriamo".

Le banche centrali ritengono che non vi sia alcun rischio nell'attuale politica monetaria e questa ipotesi si basa su due idee sbagliate:

  1. Non c'è inflazione (secondo loro);
  2. I benefici superano i rischi.

L'idea che non ci sia inflazione è falsa. C'è molta inflazione nei beni e servizi che i consumatori realmente richiedono e utilizzano. L'IPC ufficiale (indice dei prezzi al consumo) è mantenuto artificialmente basso da petrolio, turismo e tecnologia, mascherando invece aumenti in assistenza sanitaria, affitti e immobili, istruzione, assicurazioni e alimenti freschi significativamente più alti dei salari nominali. Inoltre, nei Paesi con una tassazione aggressiva sull'energia, l'impatto positivo di petrolio e gas sui prezzi al consumo non si vede affatto nelle bollette dell'elettricità e del gas dei consumatori.

Un recente studio di Alberto Cavallo mostra come l'inflazione ufficiale non stia riflettendo i cambiamenti nei modelli di consumo e conclude che l'inflazione reale è più del doppio del livello ufficiale nel paniere medio dell'era Covid-19; inoltre, secondo un articolo di James Mackintosh sul Wall Street Journal, i prezzi stanno salendo fino a tre volte il tasso IPC ufficiale per le cose di cui le persone hanno bisogno, anche se la cifra complessiva dell'inflazione rimane contenuta. Le statistiche ufficiali presumono un paniere che scende a causa di beni e servizi replicabili che acquistiamo di volta in volta. Di conseguenza i prezzi di tecnologia, ospitalità e tempo libero diminuiscono, ma le cose che acquistiamo quotidianamente, e che non possiamo semplicemente smettere di acquistare, aumentano molto più rapidamente dei salari nominali e reali.

Le banche centrali diranno spesso che questi aumenti dei prezzi non sono dovuti alla politica monetaria ma alle forze di mercato. Tuttavia è proprio la politica monetaria che mette a dura prova le forze di mercato, poiché spinge i tassi più in basso e l'offerta di moneta più in alto. La politica monetaria rende più difficile per i meno privilegiati vivere giorno per giorno, per la classe media diventa arduo risparmiare e acquistare beni che salgono di prezzo (es. case, obbligazioni, ecc.) a causa di politiche monetarie espansive.

L'inflazione potrebbe non apparire sui titoli delle notizie, ma i consumatori la percepiscono. L'opinione pubblica ha assistito ad un aumento costante del prezzo dell'istruzione, della sanità, delle assicurazioni e dei servizi di pubblica utilità in un periodo in cui le banche centrali si sentivano obbligate a "combattere la deflazione"... un rischio deflazionistico che nessun consumatore ha visto, tanto meno la classe media.

Non è un caso che la Banca Centrale Europea sia costantemente preoccupata per la bassa inflazione mentre le proteste sull'aumento del costo della vita si diffondono in tutta la zona Euro. Le misure ufficiali sull'inflazione non riflettono le difficoltà e la perdita di potere d'acquisto dei salari e dei risparmi della classe media.

Pertanto le politiche inflazionistiche creano un doppio smacco. In primo luogo un drammatico aumento della disuguaglianza, poiché i poveri sono lasciati indietro dall'aumento dei prezzi degli asset e dall'effetto ricchezza, ma percepiscono l'aumento dei beni e servizi fondamentali più di chiunque altro. In secondo luogo, perché non è vero che i salari saliranno insieme all'inflazione. Abbiamo visto i salari reali stagnare, nonostante i bassi tassi di disoccupazione, a causa della scarsa crescita della produttività e della sovraccapacità, cosa che li ha mantenuti significativamente al di sotto dell'aumento dei prezzi dei servizi essenziali.

Le banche centrali dovrebbero anche essere preoccupate per la crescente dipendenza dei mercati obbligazionari e azionari dalla prossima iniezione di liquidità e taglio dei tassi. Se fossi il presidente di una banca centrale sarei veramente preoccupato se i mercati reagissero in modo aggressivo ai miei annunci. Sarebbe un segnale preoccupante di codipendenza e bolle. Quando gli stati sovrani con enormi deficit e finanze indebolite hanno i rendimenti obbligazionari più bassi della storia, non siamo di fronte ad un successo del sistema bancario centrale, ma ad un suo fallimento.

L'inflazione non è una politica sociale. Va a vantaggio di coloro che ricevono per primi il denaro di nuova creazione (stato e grandi imprese) e danneggia il potere d'acquisto dei salari e dei risparmi della classe media e bassa. La politica monetaria "espansiva" è un massiccio trasferimento di ricchezza dai risparmiatori ai mutuatari. Inoltre questi evidenti effetti collaterali negativi non vengono risolti dal cosiddetto "quantitative easing per le persone". Una cattiva politica monetaria non viene risolta da una peggiore. Iniettare liquidità direttamente per finanziare programmi e spese per il welfare state è la ricetta per la stagnazione e la povertà. Non è una coincidenza che coloro che hanno attuato le raccomandazioni della MMT (Argentina, Turchia, Iran, Venezuela e altri) abbiano visto un aumento della povertà, una crescita più debole, salari reali peggiori e distruzione della valuta.

Credere che i prezzi debbano aumentare ad ogni costo perché, in caso contrario, i consumatori possono rimandare le loro decisioni di acquisto è dir poco ridicolo (per quanto riguarda la stragrande maggioranza delle decisioni di acquisto). È palesemente falso in una crisi sanitaria. Il fatto che i prezzi stiano aumentando non è un successo, è un miserabile fallimento e ferisce ogni consumatore che ha visto crollare i propri ricavi del 10 o 20%.

Le banche centrali devono iniziare a pensare alle conseguenze negative della gigantesca bolla obbligazionaria che hanno creato e all'aumento del costo della vita per le classi medio-basse prima che sia troppo tardi. Molti diranno che non accadrà mai, ma agire in base a questa convinzione è esattamente quello che ho detto all'inizio dell'articolo: "Non ci siamo ancora sfracellati, acceleriamo". Avventato e pericoloso.

L'inflazione non è una politica sociale. È una rapina alla luce del sole.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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