lunedì 25 settembre 2023

I giochi di prestigio del BLS sulle misurazioni dell'inflazione dei prezzi

 

 

di David Stockman

Due settimane fa è stato il giorno dell'ultimo aggiornamento, in ordine cronologico, sui numeri dell'indice dei prezzi al consumo e ci si poteva aspettare che una qualche anomalia nei dati mensili fornisse un promemoria sul fatto che il principale indice d'inflazione di Washington è pesantemente truccato.

Si dà il caso che, invece, il -33,6% contenuto nell'ultima relazione sui dati dell'inflazione dei prezzi debba presumibilmente rappresentare il calo annuale del costo dell’assicurazione medica!

Proprio così. Tutto ciò che riguarda il sistema medico è aumentato notevolmente in agosto su base annua, ma il fragoroso crollo (presumibilmente) dei costi dell'assicurazione sanitaria avrebbe salvato la situazione. Come mostrato di seguito, secondo il BLS l'indice per i servizi medici complessivi è sceso del -2,1% su base annua ad agosto, quando tutti gli altri componenti erano positivi.

Variazione annua dei servizi medici nell'indice dei prezzi al consumo e dei suoi componenti:

• Servizi odontoiatrici: +5,3%;

• Cura degli occhi:+3,4%;

• Medici: +0,3%;

• Servizi sanitari domiciliari: +6,9%;

• Servizi ospedalieri:+3,0%;

• Assistenza domiciliare: +6,1%;

• Assicurazione sanitaria: -33,6%;

Servizi Complessivi di Assistenza Sanitaria: -2,1%.

Inutile dire che la scomparsa di un terzo dei costi dell'assicurazione medica negli ultimi 12 mesi necessita di alcune "spiegazioni". La seguente citazione è il nostro amico Wolf Richter che ha agito nel modo più incisivo possibile, data l'assurdità dei risultati.

Ogni autunno il Bureau of Labor Statistics, che rilascia gli aggiornamenti sull'IPC, effettua aggiustamenti annuali nel modo in cui stima i costi dell’assicurazione sanitaria. Quindi distribuisce tali aggiustamenti come segue.

12 mesi. L’anno scorso, questo ciclo di aggiustamenti è iniziato in ottobre e quest’anno proseguirà fino a settembre [...].

L’inflazione nell’assicurazione sanitaria è difficile da calcolare perché cambiano numerosi fattori, non solo il premio ma anche i ticket, le franchigie, i massimali, cosa è coperto e cosa non lo è, i formulari dei farmaci, ecc. Esistono tutti i tipi di piani assicurativi e differiscono tutti a livello locale e statale.

Il BLS utilizza quindi un metodo diverso per stimare le variazioni dei prezzi dell’assicurazione sanitaria, il “metodo degli utili non distribuiti”, che lo stesso BLS spiega qui. Ogni anno in autunno, l’indice viene adeguato man mano che diventano disponibili più dati. L'intero indice è un dato annuale, suddiviso in incrementi mensili, basato sugli “utili non distribuiti” annuali delle compagnie di assicurazione. Pertanto le variazioni percentuali mensili dell'IPC sull'assicurazione sanitaria sono più o meno le stesse ogni mese per un periodo di 12 mesi, quindi vengono nuovamente aggiustate, di solito nel senso opposto.

Normalmente l’aggiustamento annuale non è un grosso problema, ma questa volta l’aggiustamento è stato ridicolmente gigantesco, con effetti totalmente perversi.

Nei 12 mesi precedenti fino a settembre 2022, l’IPC ha sovrastimato di una certa entità l’inflazione dell’assicurazione sanitaria. A settembre 2022 l’IPC sull’assicurazione sanitaria era aumentato del 28% su base annua, il che ha contribuito al forte aumento dell’IPC in quel momento.

Poi, nell’ottobre del 2022, l’aggiustamento è entrato in vigore. Da allora, ogni mese, l’IPC sull’assicurazione sanitaria, grazie a questo odioso aggiustamento, è crollato mese dopo mese di un ridicolo 4%, più o meno. A luglio è crollato del 4,1% rispetto a giugno.

Questo crollo del 4% su base mensile, rispetto all'aumento del 2% su base mensile dell'anno precedente, rappresenta un'oscillazione su base mensile di 6 punti percentuali!

Questo grafico mostra le variazioni percentuali mensili dell'indice dei prezzi al consumo sull'assicurazione sanitaria, compresi gli ultimi 10 mesi dopo gli odiosi e ridicoli aggiustamenti.

Quindi sì, se si crede a tutto quanto sopra, i prezzi dell’assicurazione sanitaria sono crollati di oltre un terzo e l’inflazione di lungo periodo nell’indice complessivo dell’assistenza medica si è trasformata in un grosso fattore negativo. E poi, se i cani potessero parlare, anche il mondo potrebbe essere uno splendido coro.

Se il BLS facesse solo disinformazione pubblica, questo tipo di assurdità lascerebbe il tempo che trova: solo l'ennesimo caso di burocrati che sostengono sei cose impossibili prima di colazione. Ma, sfortunatamente, il BLS è l’ancella della FED nel business molto serio della microgestione dell’inflazione e della stampa di denaro.

Quindi tutte queste anomalie – come il fatto che l’OER (affitto equivalente al proprietario) che rappresenta il 24% del peso dell’IPC non viene nemmeno misurato ma imputato – contano molto. Nel caso attuale, infatti, il presunto crollo del 33,6% dell'assicurazione sanitaria ha avuto un impatto schiacciante sulle macchinazioni della FED e nemmeno del tipo positivo.

Vale a dire, gli attuali banchieri centrali attorno a Jay Powell hanno praticamente ammesso che hanno pochissimo controllo su beni con prezzi a livello mondiale come energia, prodotti alimentari, altre materie prime e la maggior parte dei beni durevoli provenienti dalla Cina e le catene di fornitura offshore a basso costo di manodopera.

Così Powell ha iniziato a parlare di tasso d'inflazione “supercore” che si basa sulle componenti dei servizi dell’IPC escludendo le voci relative agli immobili. In quest’ultimo caso anche i vertici della FED sembrano riconoscere che il lasso di tempo tra l’azione politica nell’Eccles Building e l’impatto sul tasso d'inflazione misurato potrebbe essere estremamente esteso e incerto, perché gli immobili si basano ora sulle variazioni del livello degli affitti, non sui prezzi delle case.

Il problema è che l’aumento dei tassi soleva causare un brusco calo della domanda di acquisti di nuove case e di finanziamenti ipotecari, fornendo così un collegamento breve e diretto tra gli aumenti dei tassi d'interesse e la riduzione dei valori dell'inflazione dei prezzi delle case. Ma quel collegamento si è interrotto quando i prezzi delle case sono stati banditi dall’indice dei prezzi al consumo negli anni ’80. La loro sostituzione con gli affitti aveva ovviamente qualche merito concettuale, anche se richiedeva al BLS di chiedere agli intervistati di fare un'ipotesi azzardata a quanto avrebbero affittato le loro magioni, se si fossero trasferiti in un tipì, ecc.

Naturalmente quando i tassi d'interesse vengono rialzati bruscamente per combattere l’inflazione come sta succedendo adesso, l’effetto principale è che alla fine si provoca un calo delle nuove costruzioni, soprattutto di unità in affitto. Tuttavia, a parità di condizioni, la maggior parte delle famiglie non prende in prestito denaro per pagare l’affitto (non per molto tempo almeno!), quindi l’impatto di tassi ipotecari più elevati è una riduzione dell’offerta ma nessuna riduzione materiale della domanda. Di conseguenza una politica monetaria più restrittiva porta ad un equilibrio domanda/offerta più ristretto nei mercati degli affitti rispetto a quanto sarebbe altrimenti, causando così un aumento dei prezzi degli affitti, non una loro diminuzione!

I due grafici seguenti illustrano questa disconnessione. I tassi ipotecari sono aumentati dal 3% al 7% negli ultimi due anni in modo classico, ma sia i tassi di affitto che quelli degli immobili sfitti hanno continuato a tendere al ribasso, suggerendo un calo minimo o nullo della domanda. Solo nel caso degli immobili in locazione negli ultimi mesi si è registrato un leggero aumento delle superfici sfitte. Nel complesso, quindi, il martello del rialzo dei tassi d'interesse ha perso la sua efficacia rispetto al 34,4% del paniere IPC rappresentato dagli affitti.

In ogni caso, il canale di trasmissione monetaria per gli immobili è diventato decisamente torbido, quindi Powell & Co. l'hanno semplicemente rimosso dall’indice “supercore”. Nessun problema, nessun pensiero!

Aggiungerei, però, non così in fretta. Il tasso di variazione annuo (linea viola) dell'indice degli affitti è in aumento negli ultimi tre mesi, con un peso del +6,0% in agosto. Di conseguenza il tasso del 3,5% annuo (linea nera) pubblicato ad agosto potrebbe essere stato l'ultimo in termini di precedente tendenza al ribasso.

I cinici hanno capito da tempo perché la FED preferisce escludere i prodotti alimentari e l’energia dall’indice di inflazione, dato che queste voci sono in forte aumento su base ciclica. Ma ora, a quanto pare, stanno accantonando un terzo elemento dell’intero paniere dell’inflazione, quando questa sta ancora aumentando a un ritmo annuo del 3-4%. Almeno così possono dire di stare vincendo sull'inflazione.

Variazione dell'indice degli affitti, mensile e annuo, da marzo 2020 ad agosto 2023

Ahimè, tutto ciò ha portato a una commedia di parametri di riferimento sempre più ristretti. Vale a dire, le componenti dei servizi rappresentano il 61,7% del peso dell’IPC, ma quando si tolgono gli affitti ciò che rimane è solo il 27,3% del paniere totale dell’IPC. Questo è il tanto pubblicizzato “IPC supercore”.

E questa non è nemmeno la metà della storia. Si scopre che il dato assolutamente falso del -2,1% annuo per i servizi di assistenza medica rappresenta un modesto 6,4% dell’IPC complessivo, ma il 23% di quello “supercore”. In altre parole, una completa aberrazione statistica ha abbassato artificialmente il ritmo di aumento del parametro che ora si trova in primo piano e al centro delle attenzioni della FED per quanto riguarda l'inflazione dei prezzi.

Il grafico qui sotto, per gentile concessione di Zero Hedge, non è altro che la pistola fumante. Nonostante il massiccio aiuto derivante dall'inflazione negativa dei servizi medici, il “supercore” è comunque cresciuto dello 0,53% su base mensile e del 4,08% su base annua.

Ma ecco il punto: come evidenziato dalle barre verdi su base mensile nel grafico qui sotto, dallo scorso ottobre gli aumenti dell’IPC “supercore” hanno marciato rapidamente verso il basso, portando la lettura annua (linea nera) costantemente al ribasso. Ma ricordiamo i punti di Wolf Richter sopra: durante l’anno fiscale precedente terminato a settembre 2022, l’indice dell’assicurazione sanitaria era aumentato del 28%.

In breve, il cosiddetto metodo “supercore” ha sovramisurato un quarto del paniere IPC su cui la FED si concentra e lo sta ora sottomisurando di un ammontare ben superiore durante l’anno fiscale 2023. Ma non temete, il “supercore” annuo che tornerà di nuovo in salita dopo qualche mese di ritardo mentre ci avviciniamo al 2024.

Tasso d'inflazione supercore, dal 2017 al 2023. Fonte: Bloomberg

Ecco la variazione mensile annua dell'indice dei servizi IPC e della relativa componente dei servizi di assistenza medica per gli ultimi 22 mesi. Nel tentativo di regolare il tasso d'inflazione sull’obiettivo arbitrario del 2,00%, la FED sta in realtà marciando al ritmo degli statistici del BLS che si sono persi nei meandri della misurazione dell’inflazione.

La componente complessiva dei servizi nell’IPC (barre viola) è aumentata costantemente dal 3,2% annuo nel settembre 2021 a un picco del 7,4% nel settembre 2022, a causa della salita ancora più ripida della sottocomponente dei servizi medici (barre nere). Quest'ultima è salita dallo 0,8% al 6,5% durante quel periodo di 12 mesi sulla scia dell'aumento annuo del 28% nel proxy dell'assicurazione medica.

Da allora la quota delle prestazioni mediche è scesa al livello già menzionato – 2,1% nell'agosto 2023. A sua volta, il valore complessivo dei servizi è sceso al +5,4%, quasi interamente a causa del falso crollo della linea nera per i servizi medici.

In breve, le letture dell’IPC dei servizi durante i mesi dell’anno fiscale 2022 sono state significativamente sopravvalutate a causa del proxy dell’assicurazione sanitaria, mentre quelle degli ultimi 10 mesi sono state drasticamente sottostimate. Si può affermare con certezza che l’inflazione complessiva dei servizi – le componenti dell’indice dei prezzi al consumo che le politiche di gestione della domanda della FED possono eventualmente influenzare – è salita ben al di sopra del 6% e in realtà è ancora lì, come rivelerà quasi certamente il fattore di aggiustamento dell’assicurazione sanitaria per l’anno fiscale 2024.

Invece di celebrare la sua vittoria sull’inflazione troppo alta, la FED dovrebbe chiudere i boccaporti perché tra 2 o 3 mesi l’intero “progresso sull’indice supercore dell'inflazione” si rivelerà l'ennesima favoletta del BLS per spacciare illusioni.

Variazione annua nell'IPC dei servizi e dei servizi medici, da settembre 2021 ad agosto 2023

Inutile dire che chiunque abbia la testa sulle spalle non potrebbe mai credere che il settore dei servizi medici, intrinsecamente inflazionistico e finanziato dallo stato, sia passato violentemente alla deflazione, come implicito dal grafico qui sopra.

Eppure è proprio lì che il politburo monetario si trova ora impalato: strizzare l'occhio al 27% dell'IPC (ovvero la parte “supercore”) per calibrare i suoi "strumenti" anti-inflazione quando questo parametro è talmente distorto dall'incredibile proxy dell'assicurazione sanitaria che non vale la carta su cui è stampato.

In questo contesto, notiamo poi che ci troviamo ora in un mondo in cui la regolamentazione bancaria tramite i cuscinetti di riserva di liquidità è stata abolita a favore della regolamentazione del coefficiente patrimoniale tramite la Dodd-Frank e la sua progenie normativa. Ciò significa che non c'è alcuna necessità delle operazioni di mercato aperto della FED e quindi di qualsiasi obiettivo d'inflazione, per non parlare di quello infondato al 2,00%.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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