venerdì 7 novembre 2025

Agenti politici inglesi con denaro ombra hanno interferito nelle elezioni americane

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di Paul Thacker

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/agenti-politici-inglesi-con-denaro)

Qualche anno fa mi imbattevo ripetutamente in “esperti di disinformazione” spuntati come funghi su un tronco marcio dopo una notte di pioggia battente. Non avevo idea di chi fosse Imran Ahmed, né del suo Center for Countering Digital Hate (CCDH), ma la Casa Bianca di Biden lo ha tirato fuori dall'oscurità per consacrarlo esperto di vaccini COVID e per censurare i propri critici.

La portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, citò un rapporto del CCDH, durante una conferenza stampa del luglio 2021, accusando Facebook di minare le politiche federali di Biden sui vaccini. “Ci sono circa 12 persone che producono il 65% della disinformazione anti-vaccino sui social”, affermò la Psaki, avvertendo i social di chiudere questi account di “disinformazione”. Una delle persone prese di mira era una minaccia diretta al presidente Biden: Robert F. Kennedy Jr., il quale stava pianificando di candidarsi per il Partito Democratico alle successive elezioni presidenziali.

“Stanno uccidendo persone”, disse Biden a un giornalista, accusando Facebook di omicidio per aver fornito una piattaforma a persone come Kennedy.

Incuriosito, iniziai a indagare sul Center for Countering Digital Hate. In un'inchiesta di 3.300 parole per Tablet, denunciai il CCDH, non come fonte attendibile sui vaccini, ma come un'operazione politica fraudolenta creata da due membri dello staff del Partito Laburista britannico: Morgan McSweeney e Imran Ahmed. Questi due personaggi hanno creato il CCDH e diverse altre organizzazioni non profit che riciclano denaro sporco, insediando, tra le altre azioni, Keir Starmer a capo del Partito Laburista. Starmer è ora Primo Ministro d'Inghilterra e Morgan McSweeney è il suo capo di gabinetto. Dopo il successo nel Regno Unito, il CCDH ha iniziato a operare a Washington e a coordinarsi con i Democratici per attaccare i critici dell'amministrazione Biden.

Poco prima delle elezioni statunitensi ho pubblicato dei documenti interni fornitimi da un informatore che lavorava al CCDH, i quali dimostravano che l'obiettivo del gruppo era “uccidere Twitter di Musk”. Scritto in collaborazione con Matt Taibbi, l'articolo ha spopolato su Internet, con articoli successivi apparsi su The Spectator, Guardian, The Express Tribune, The Telegraph, UnHerd e il Washington Post.

Anche il giornalista investigativo londinese, Paul Holden, ha iniziato a indagare sul Center for Countering Digital Hate a partire dal 2021, quando è entrato in possesso di una serie di documenti interni del Partito Laburista e che stavano circolando sui media britannici. Esaminando attentamente le email, si è imbattuto nei nomi di Morgan McSweeney e Imran Ahmed e ha iniziato a ricostruire la loro campagna segreta per estromettere il leader di sinistra del partito, Jeremy Corbyn, e insediare Keir Starmer come suo sostituto.

Dopo aver approfondito questi documenti con tre anni di reportage, Holden ha pubblicato le sue scoperte in un nuovo libro intitolato, The Fraud: Keir Starmer, Morgan McSweeney, and the Crisis of British Democracy. La notizia del libro di Holden è trapelata alla stampa britannica, scatenando la richiesta di indagare Morgan McSweeney per attività criminali nell'ambito dello scandalo ora noto come “McSweeneygate”. Per promuovere la sua campagna per Starmer, McSweeney ha mentito alla Commissione Elettorale Britannica sulle donazioni che hanno finanziato il suo lavoro con Ahmed. McSweeney e Ahmed hanno anche assunto investigatori privati ​​per indagare sul passato di Holden e bloccare i suoi reportage.

Holden proviene dal Sudafrica, dove tre dei suoi sei libri sono stati bestseller investigativi e l'ultimo è stato inserito nell'elenco del Sunday Times Literary Prize per la saggistica. Dal 2019 Holden ha guidato il lavoro di Shadow World Investigation sulla corruzione statale, indagando su come la famiglia Gupta abbia saccheggiato il Sudafrica con l'aiuto di multinazionali negli Stati Uniti, in Germania, Svizzera, Regno Unito e Cina.

“È una storia piuttosto shakespeariana”, mi ha detto Holden, seduto su un divano di pelle nel suo soggiorno a nord di Londra. La storia inizia nel 2017, con Morgan McSweeney e Imran Ahmed che complottano per prendere il controllo del governo britannico. McSweeney è ora al centro di quel governo e Ahmed ha reso il CCDH un attore di spicco negli Stati Uniti. Il loro obiettivo generale: censurare chiunque non condivida le loro convinzioni.

“Non sono a favore di un'organizzazione che cerca di convincere il governo a censurare il dibattito pubblico”, ha aggiunto Holden.

Questa intervista è stata condensata e modificata per maggiore chiarezza.

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THACKER: Ho iniziato a studiare il Center for Countering Digital Hate quando venne pubblicato il rapporto “Disinformation Dozen” che la Casa Bianca di Biden avrebbe amplificato per attaccare chiunque criticasse l'obbligo di vaccinazione. Ho indagato sul loro background e ho scoperto che sono un gruppo britannico guidato da un tizio di nome Imran Ahmed, membro dello staff del Partito Laburista al Parlamento del Regno Unito.

Ho iniziato a pensare: “Come fa un tizio di Londra ad arrivare a Washington e a spuntare fuori alla Casa Bianca? È innaturale”. Invece lei come ha iniziato a indagare? Chi sono Imran Ahmed e Morgan McSweeney?

HOLDEN: Mi trovavo più o meno nella sua stessa situazione. Non avevo mai sentito parlare di queste persone prima, o perlomeno non fino al 2021. Poi ho avuto accesso a questa fenomenale fuga di documenti dal Partito Laburista. Inizialmente non c'era molto, ma poi mi sono imbattuto in queste email su Morgan McSweeney e questa organizzazione chiamata Labour Together.

All'epoca pensavo che fosse un think tank noioso, perché era così che si presentavano in pubblico.

THACKER: Giusto per far sapere ai lettori, il Partito Laburista è come la sinistra in politica, un po' come i Democratici negli Stati Uniti. Dall'altra parte ci sono i Conservatori, o “Tories”, che sarebbero l'equivalente dei Repubblicani.

HOLDEN: Sì, quindi il partito laburista è il più progressista, ma la cosa importante è che Morgan McSweeney e Iman Ahmed rappresentano la componente più centrista.

THACKER: Sarebbe l'ala democratica di Hillary Clinton e Joe Biden.

HOLDEN: Sì. In realtà fanno parte di un establishment centrista e sono in guerra costante e incessante con le correnti più di sinistra del Partito Laburista.

Imran Ahmed ha una storia un po' strana. Viene da Manchester. Ha lavorato in banca per un po' e poi, stando alle sue biografie personali, l'11 settembre gli ha cambiato il modo di pensare, gli ha fatto capire che il bullismo militare è sbagliato. Poi è tornato all'università e ha studiato scienze politiche a Cambridge, per poi sparire, per circa sei o sette anni. Non sappiamo esattamente cosa abbia fatto in questo periodo. Ha dichiarato in un'intervista di aver lavorato come consulente aziendale in Medio Oriente.

Riemerge nel 2011 e inizia a lavorare gratuitamente per un parlamentare. Inizia così una carriera di cinque, sei, sette anni nel Partito Laburista. Collabora anche un po', per quanto ne so, alla campagna elettorale di Sadiq Khan per la carica di sindaco di Londra, intorno al 2015.

Poi inizia a lavorare per questa parlamentare di nome Hilary Benn. Ed è qui che la cosa diventa importante, perché nel 2015 Jeremy Corbyn viene eletto leader del Partito Laburista.

THACKER: Imran ha una storia bizzarra alle spalle. Ho scritto su Tablet che egli aveva detto a un caro amico di aver fatto domanda per lavorare nell'intelligence britannica, ma Imran non ha voluto parlare dei suoi legami con essa.

Quindi Jeremy Corbyn a capo del Partito Laburista sarebbe come se Bernie Sanders diventasse capo del Partito Democratico.

HOLDEN: Esatto. Corbyn diventò il candidato del Partito Laburista alla carica di Primo Ministro. Quando Bernie Sanders era vicino a diventare il candidato alla presidenza, l'establishment democratico si assicurò che non potesse vincere.

È successa più o meno la stessa cosa anche a Jeremy Corbyn.

THACKER: C'è stato un momento folle in cui Bernie Sanders fu addirittura accusato di essere antisemita, e lui è ebreo. È stato assurdo.

HOLDEN: Per qualcuno come Imran Ahmed, la vittoria di Corbyn era un anatema. Non appartiene a quella fazione e non gli piace Jeremy Corbyn. Inoltre quest'ultimo avrebbe rappresentato una minaccia per le sue ambizioni politiche e di carriera nel Partito Laburista.

Ho parlato con molte persone nel Partito Laburista e tutti sospettano che Imran Ahmed sia la fonte delle fughe di notizie contro Jeremy Corbyn. Nei documenti trapelati iniziai a vedere email di Ahmed che collaborava con i giornalisti. Era chiaro che aveva una certa predisposizione per questo tipo di cose.

Nel periodo in cui Corbyn vinse, andò a lavorare per un'altra parlamentare laburista, Angela Eagle, anch'essa contraria a Corbyn. Per un breve periodo è parso che Angela Eagle avesse potuto persino sfidarlo alla guida del Partito Laburista.

I documenti che ho visto mostrano che Imran Ahmed stava cercando di proteggere Angela Eagle dalla possibilità che i suoi stessi elettori la escludessero. Stava cercando di far apparire la sinistra estrema come un branco di delinquenti. Si scagliava anche contro i piccoli... giornalisti indipendenti e le piccole testate indipendenti che verificavano le affermazioni che lui diffondeva sulla stampa.

THACKER: Quindi a Imran non piacciono le persone come me.

HOLDEN: Non gli piacciono le persone come noi. Ha lavorato con i grandi media, diffondendo storie sul mainstream che poi venivano verificate dai media più piccoli.

Tutti credevano che Jeremy Corbyn fosse destinato a crollare, ma nel 2017 ci furono le elezioni generali e invece ottenne il miglior voto del Partito Laburista dai tempi di Tony Blair. Improvvisamente era come dire: “Oh cavolo, Corbyn è davvero eleggibile!”

Per persone come Morgan McSweeney e Imran Ahmed, quello era il momento in cui si sentono più deboli e devono fare qualcosa al riguardo.

THACKER: Quando Corbyn stava per diventare Primo Ministro, uno dei suoi sostenitori era l'attore Mark Ruffalo. Ora Ruffalo sui social sostiene Imran Ahmed, il quale ha contribuito a uccidere politicamente Corbyn, perché forse è troppo stupido per capire chi sia veramente Imran Ahmed.

HOLDEN: Provo sincero dispiacere per Mark Ruffalo. Non mi sembra uno in malafede, ma credo che se sapesse cosa stava facendo Imran Ahmed allora e cosa sta facendo dietro le quinte ora, ne sarebbe profondamente turbato.

THACKER: Molte persone non sanno chi sia veramente Imran Ahmed.

HOLDEN: Esatto. Quindi nel 2017 entrò in gioco Morgan McSweeney. Originario dell'Irlanda, iniziò a lavorare per il Partito Laburista nel 2003-2004. Il suo primo incarico fu sotto la guida di Peter Mandelson come confutatore rapido, ma poi strinse una profonda amicizia con Steve Reed, che ora ricopre una posizione di rilievo nel governo laburista.

All'epoca l'attenzione principale di McSweeney era rivolta alla politica locale, come quella del Sud di Londra. Nel 2015 era il responsabile della campagna elettorale di una parlamentare di nome Liz Kendall, che si era candidata contro Jeremy Corbyn. Beh, venne sconfitta.

McSweeney fa parte di una fazione del Partito Laburista piuttosto marginale in termini di elettori, ma piuttosto potente in termini di accesso ai media. Nel 2017 McSweeney si lasciò alle spalle le questioni relative all'amministrazione locale e si unì a Labour Together. È stato creato per unire le fazioni conservatrice e progressista in modo che il partito potesse concentrarsi sulla sconfitta dei conservatori.

THACKER: Quindi l'idea originale di Labour Together era quella di fermare le fazioni di destra e di sinistra, di porre fine ai litigi. Ma poi McSweeney ha cambiato le cose?

HOLDEN: Esatto. McSweeney si propose di fare esattamente l'opposto. Jeremy Corbyn e il Partito Laburista ottennero circa il 40% dei voti nel 2017. Una cifra enorme.

McSweeney disse: “Ok, dobbiamo fare qualcosa per indebolirlo, indebolire le possibilità di successo di Jeremy Corbyn”. McSweeney scrisse un documento informativo per Labour Together, il quale tracciava un percorso per distruggere il corbynismo dall'interno del Partito Laburista e, in secondo luogo, identificare qualcuno che sostituissse Jeremy Corbyn, che alla fine sarebbe stato Keir Starmer, ora Primo Ministro.

Solo quest'anno abbiamo saputo del documento redatto da McSweeney nel 2017 e lui è essenzialmente il motivo per cui abbiamo Keir Starmer come Primo Ministro.

Uno degli aspetti che McSweeney identificò nel 2017 è che il movimento di Corbyn produsse un ecosistema mediatico di sinistra davvero vivace, piuttosto potente ed economicamente di successo. Addirittura indipendente dai media generalisti e al di fuori della capacità di controllo di McSweeney e Ahmed. Non potevano controllare la narrazione.

Dal 2018 in poi McSweeney e Ahmed iniziarono a lavorare insieme a tempo pieno. Secondo una recente ricostruzione, solo quattro persone erano ammesse nell'ufficio di Labour Together: due giovani collaboratori, Morgan McSweeney e Imran Ahmed.

Uno degli obiettivi principali era distruggere i media allineati con Jeremy Corbyn.

THACKER: Morgan McSweeney e Imran Ahmed fornirono notizie al Jewish Chronicle, al Guardian, al Telegraph e ad altri grandi media. So che hanno contribuito a far naufragare il Canary. Chi altro li minacciava?

HOLDEN: La loro minaccia principale era The Canary, mentre l'altra, leggermente più piccola, era Evolve Politics. La cosa più importante è che esisteva un'enorme rete sui social che supportava Corbyn e molti di quei contenuti erano generati dai reportage del Canary. Nel 2019 The Canary aveva pubblicato migliaia di articoli e aveva circa 25 dipendenti a tempo pieno.

Aveva una linea editoriale fondamentalmente di sinistra e un tono un po' scandalistico, ma era un'organizzazione giornalistica seria con ottimi giornalisti investigativi. E stavano verificando i fatti di altri giornali che sostanzialmente pubblicavano notizie probabilmente piazzate da Ahmed e McSweeney.

Si è scritto di come, nel 2018 o nel 2019, Morgan McSweeney fosse ossessionato da questa testata giornalistica. Non smetteva mai di parlarne. C'è una citazione pubblicata in un libro di un ex-direttore del Guardian in cui McSweeney disse: “Se non distruggiamo il Canary, esso distruggerà noi”.

Ed è questo che trovo molto interessante in tutta questa storia. Quel documento di McSweeney del 2017 di cui vi ho parlato, su come volesse distruggere il partito laburista dall'interno, non poteva farlo apertamente. Doveva farlo in segreto. Fece apparire Labour Together in pubblico come una fazione amichevole e trasversale: “Incontriamoci tutti e discutiamo delle nostre divergenze...”. In realtà si trattava di un'organizzazione ferocemente faziosa, la quale avrebbe condotto una campagna di disinformazione.

THACKER: Fin dall'inizio McSweeney e Ahmed hanno gestito il Labour Together con tutti questi gruppi nascosti per attaccare qualsiasi cosa minacciasse la loro idea di ciò che è vero. Ciononostante la loro tattica era dire: “Voi altri siete disinformazione! Vi sbagliate!”

Il loro gioco era fingere di voler fermare la disinformazione; in realtà ciò che facevano era diffondere disinformazione per attaccare chiunque avesse un pensiero indipendente e diverso dal loro.

HOLDEN: È una situazione davvero complicata. C'è voluto molto tempo anche per me affinché me ne rendessi conto, per fare un passo indietro e iniziare a capire. Dal 2017 hanno avviato una campagna di disinformazione su chi sono e cosa stanno facendo. C'è anche la questione dei soldi.

Hanno incassato un sacco di soldi e non li hanno dichiarati alla Commissione Elettorale. In realtà sono finanziati da quasi un milione di sterline in donazioni da parte di personaggi politici di primo piano. Anche questo, al momento, non è noto al pubblico.

Inaugurarono la campagna “Stop Funding Fake News” su SFFN nel marzo 2019, fingendo di essere solo un gruppo di attivisti di base. Il motto era: “Non vogliamo rivelare la nostra identità, siamo solo persone impegnate per la verità e la lotta all'odio”. Ma nessuno sapeva all'epoca che in realtà si trattava di Morgan McSweeney e Imran Ahmed, spin doctor del Partito Laburista. Né che questa campagna era sostenuta da Steve Reed, che all'epoca era parlamentare e ora fa parte del gabinetto di Starmer.

Si presentavano come un movimento popolare. In realtà sono un gruppo di personaggi politici molto influenti, finanziati con enormi quantità di denaro da donatori non dichiarati.

THACKER: Se la prendevano anche con Breitbart nel Regno Unito. Breitbart è un'agenzia di stampa conservatrice americana, un tempo affiliata a Steve Bannon. Nel frattempo “Stop Funding Fake News” stava dicendo ai media: “Abbiamo paura di dirvi chi siamo, perché poi verremmo attaccati”.

Eppure attaccavano e condannavano a piacimento, in forma anonima – senza rivelare chi li finanziava – chiunque osasse esprimere opinioni che non gradivano. Non c'era bisogno di apprezzare un Breitbart conservatore o un Canary liberal per sapere che le persone hanno il diritto di avere quel particolare punto di vista senza essere attaccate incessantemente da qualche gruppo con interessi particolari come Imran Ahmed e Morgan McSweeney.

HOLDEN: La questione fondamentale è la trasparenza. Facevano pressione sulle testate giornalistiche affinché riportassero le loro opinioni e idee, per poi distruggerle senza alcuna possibilità di replica. McSweeney e Ahmed hanno avuto successo contro il Canary, tagliando i suoi introiti pubblicitari.

Ma mentre accadeva il Canary non poteva farci niente perché non sapeva chi lo stesse attaccando. Se i redattori avessero potuto far notare: “Guardate, sono Morgan McSweeney e Imran Ahmed, non gli piacciamo”. Sarebbe finito tutto in quel momento.

Ma c'è anche una dimensione legale. Se non sapete che sono McSweeney e Ahmed a diffamarvi con account anonimi, non potete far loro causa. Sui social ci sono stati momenti in cui Evolve Politics chiedeva: “Chi siete? Smettetela. Vogliamo inviarvi una lettera di diffida, perché state mentendo su di noi e state compromettendo la nostra capacità di guadagnarci da vivere”.

Non c'era modo di intraprendere azioni legali del genere.

“Stop Funding Fake News” non era una campagna eroica per porre fine alla disinformazione e all'odio, perché se fossero state vere le sue affermazioni fattuali, non avrebbero affatto retto alla prova della realtà. Si è trattato fondamentalmente di una campagna di disinformazione non diversa da quella incentrata sulla Russia. Soldi nascosti per scopi politici non dichiarati, attacchi alla gente per creare caos.

Morgan McSweeney ha distrutto il Canary per distruggere anche il corbynismo, in modo da poter poi scegliere la persona successiva alla guida del Partito Laburista, in modo che quella stessa persona potesse diventare il prossimo Primo Ministro. Era una campagna di disinformazione che ha avuto talmente tanto successo che probabilmente nessun'altra campagna di disinformazione avrebbe mai avuto.

THACKER: Perché l'ecosistema mediatico nel Regno Unito è così strano? Perché è stato così poco curioso quando è stato contattato da McSweeney e Ahmed? Perché avrebbe dovuto citare le sciocchezze che McSweeney e Ahmed stavano snocciolando, senza rivelare da chi veniva contattato? I media britannici sono stati complici di questa campagna di disinformazione.

HOLDEN: È una domanda incredibilmente pertinente da porre all'ecosistema mediatico britannico. È davvero assurdo che, in alcuni casi, abbiamo scoperto solo quest'anno articoli pubblicati da Morgan McSweeney e Imran Ahmed già nel 2018. È una situazione assurda.

Sto generalizzando molto, perché ci sono delle precisazioni da fare, ma in generale i principali quotidiani britannici dettano l'agenda dell'informazione ed erano piuttosto ostili alla politica di Jeremy Corbyn. Erano piuttosto contenti di prendere spunto da una campagna che lo stava indebolendo.

C'era anche un conflitto di interessi. Il Canary aveva successo e attirava lettori da altre piattaforme. E aveva spesso un approccio molto aggressivo e conflittuale nei confronti dei media generalisti. Se la BBC pubblicava qualcosa e pensava che contenesse degli errori, lo segnalava: “Ehi BBC, hai commesso un errore. La BBC è di parte”.

THACKER: I media britannici sono stati complici di questa campagna di disinformazione. E lo hanno fatto per motivi politici e finanziari, per eliminare concorrenti importanti.

HOLDEN: Inoltre il 2019 è stato un periodo folle per il giornalismo nel Regno Unito. C'era isterismo intorno alla possibilità che Jeremy Corbyn potesse diventare primo ministro. Immaginate se Bernie Sanders avesse avuto una reale possibilità di essere il candidato democratico alla presidenza. Sarebbero successe un sacco di cose, proprio come quando Trump è diventato il candidato repubblicano.

THACKER: Questa isteria attorno a Trump c'è ancora oggi. Metà delle volte che si leggono cose su Trump... non so se siano vere o no. Come se fosse proprio questo il problema. Non mi dispiace leggere cose negative su Trump, se sono vere, ma così tante volte...

Abbiamo avuto anni di storie assurde su un possibile incontro tra Trump e delle prostitute in Russia. Roba assurda, con Trump e Putin che complottano per conquistare l'America. I giornalisti del New York Times che hanno scritto gran parte di queste assurdità hanno poi vinto un premio Pulitzer.

Viene chiamata sindrome da disturbo bipolare su Trump. Voi nel Regno Unito avete la sindrome da disturbo bipolare su Corbyn?

HOLDEN: È un modo piuttosto efficace di dirlo. Ciò che mi ha insegnato, e che dovrebbe insegnare a tutti se si vuole trarne un qualche insegnamento: bisogna leggere tutti i media controcorrente. Bisogna controllare costantemente. Bisogna avere una vasta gamma di fonti perché tutti commettono errori.

Spesso i resoconti presentati come fatti accertati dai media generalisti si rivelano infondati anni dopo.

THACKER: Leggere con saggezza, leggere molto.

HOLDEN: Giusto. L'approccio corretto è essere scettici su tutto ciò che si legge. La gente dovrebbe essere scettica nei miei confronti e dovrebbe essere scettica nei suoi confronti. La gente dovrebbe essere scettica anche nei confronti del Time e del New York Times. Avrebbe dovuto essere scettica anche nei confronti del Canary. Leggere attentamente.

Ci sono momenti in cui si dà per scontato che un fatto sia stato stabilito dai media generalisti e se si contesta quel fatto, o lo si mette in discussione, si viene immediatamente considerati estranei ai normali argomenti di discussione.

Eppure sono spesso i media indipendenti a insistere su un argomento e poi a rivelare la verità.

THACKER: C'è un modo per definire queste persone che accettano qualsiasi cosa leggano sul New York Times, sul Washington Post, o sul New Yorker: liberal in piena regola.

Proprio nel periodo in cui Imran Ahmed e Morgan McSweeney hanno iniziato a lavorare sulle fake news per fingere di attaccare la disinformazione, è nato il fenomeno dei fact-checker negli Stati Uniti.

Ebbi un botta e risposta con uno dei fact-checker della BBC che si occupava sempre di verificare i dati sui vaccini. Le scrissi anche una mail: “Ha mai verificato i dati di un produttore di vaccini? Continua a trovare tutti questi problemi con le informazioni sui vaccini, ma non riguardano mai chi li produce. E sono stati colti a mentire più e più volte”.

E lei mi rispose: “Beh, ci lavoreremo”. Non l'ha mai fatto, ovviamente. Non credo che la BBC abbia mai effettuato un fact-checking su Pfizer, e quest'ultima ha mentito ripetutamente sul suo vaccino contro il COVID.

I fact-checker sono molto utili per testate come il New York Times e il Washington Post perché non attaccano mai questi giornali, anche se commettono errori e poi devono apportare correzioni. Non sono sicuro che Politifact, diretto da Poynter, abbia mai fatto un fact-checking sul New York Times. Verificano i fatti di una casalinga di Peoria che va su Facebook e dice ai suoi 2.000 follower: “Penso che i vaccini COVID stiano uccidendo i cani”. Attenzionano sempre stupidaggini del genere.

Così, dopo che Imran Ahmed e Morgan McSweeney hanno cacciato Corbyn dalla leadership laburista ed eliminato il Canary, Ahmed porta il Center for Countering Digital Hate negli Stati Uniti ed esso viene improvvisamente citato dalla Casa Bianca.

HOLDEN: Alla fine del 2019 crearono il CCDH con Morgan McSweeney nel consiglio di amministrazione e Imran Ahmed come amministratore delegato. Era molto piccolo e nessuno sapeva che Stop Funding Fake News era fondamentalmente la stessa cosa e che McSweeney e Ahmed erano dietro di essi.

Kier Starmer è diventato capo del Partito Laburista e McSweeney il suo capo di gabinetto. Parallelamente Imran Ahmed si recò negli Stati Uniti all'inizio del 2020, inserendosi immediatamente nell'establishment del Partito Democratico. Simon Clark entrò nel consiglio di amministrazione del CCDH e fa parte dell'Atlantic Council.

THACKER: Beh, Simon Clark era stato al Center for American Progress, il think tank del Partito Democratico che ha guidato la campagna presidenziale di Hillary Clinton nel 2016.

HOLDEN: Ahmed arrivò negli Stati Uniti inserendosi immediatamente nell'establishment e riuscendo a raccogliere fondi abbastanza rapidamente. Ho ricevuto dei documenti dall'IRS e ho scoperto che Ahmed aveva fornito informazioni errate per ottenere lo status di organizzazione non profit. E prevedeva di ricevere donazioni per quasi un milione di dollari. Se siete una ONG e ricevete un milione di dollari nel primo anno, quelle sono cifre importanti.

THACKER: Ho chiesto a diversi amici a Washington, persone con decenni di esperienza: “Se lasciassi il tuo lavoro e fondassi un'organizzazione no-profit domani, riusciresti a raccogliere un milione di dollari nel primo anno?”. Chiunque abbia contattato ha iniziato a ridere.

HOLDEN: Il Center for Countering Digital Hate era praticamente sconosciuto finché Imran Ahmed non l'ha portato negli Stati Uniti. Con tutti questi discorsi su vaccini, obblighi vari, quarantene e COVID, ha trovato terreno fertile.

Quello era un periodo in cui negli Stati Uniti si parlava in buona fede, ma forse in modo fuorviante, di emergenze sanitarie pubbliche e libertà di parola. Si sentiva anche dire che la libertà di parola aveva un impatto sulla salute pubblica, quindi alcune cose non dovevano essere dette. Nel mezzo di questa emergenza, Imran Ahmed e il CCDH entrano in scena e si insinuano nella Casa Bianca di Biden e nel Partito Democratico.

Aveva già dimostrato di avere questa straordinaria capacità di scovare le fake news e di convincere il governo ad agire, e il lavoro del CCDH si adattava perfettamente a quel momento. Ahmed spunta dal nulla e appare come un'organizzazione legittima, anti-disinformazione e anti-odio.

THACKER: Mentre è negli Stati Uniti a dirigere il CCDH, sappiamo da dove provengono i suoi soldi? Sappiamo che ha un'organizzazione no-profit negli Stati Uniti e che parte del denaro proviene dal Regno Unito. Ho documenti interni che mi sono stati trasmessi da un informatore: ha personale a Londra, personale a Washington e ha anche una società privata collegata con sede legale nel Delaware. Imran Ahmed aveva anche una società di consulenza nel Regno Unito.

I finanziamenti sono tanti, ma se si considerano solo quelli no-profit, non c'è modo di finanziare tutte queste persone con gli $1,5 milioni dichiarati all'IRS. Quindi da dove provengono tutti questi soldi? Ancora oggi non lo sappiamo.

HOLDEN: Non lo sappiamo. A un certo punto ha dichiarato alcuni donatori sul suo sito web, ma non potevano essere più di centomila sterline. Non abbiamo idea da dove provengano i soldi ed è pazzesco perché questa organizzazione ha svolto un ruolo piuttosto importante negli Stati Uniti.

THACKER: Ahmed ha anche avuto un ruolo fondamentale nel disegno di legge sulla sicurezza online del Regno Unito. È stata la prima persona a testimoniarvi a favore davanti al Parlamento. Questa legge ha ora attirato l'attenzione dell'amministrazione Trump, la quale afferma che essa peggiora i diritti umani nel Regno Unito. Voglio dire, lui ha contribuito, da quanto ho capito, a scrivere e far approvare quella legge, che può potenzialmente essere usata per multare o incarcerare gli inglesi che mettono qualcosa online.

È una follia. Di cosa si trattava?

HOLDEN: Il presidente della commissione che ha tenuto le udienze sul disegno di legge sulla sicurezza online è un politico conservatore di nome Damian Collins. Fa parte del consiglio di amministrazione del CCDH di Ahmed e la prima persona che Collins chiama a testimoniare a favore del disegno di legge è lo stesso Imran Ahmed.

La cosa sorprendente della testimonianza di Ahmed è che la bozza originale del disegno di legge sulla sicurezza online è un incubo. Un inferno. Ciò che è stato approvato è ancora problematico, ma la prima versione era completamente folle. La minaccia alla libertà di parola era così profonda nella prima versione che la maggior parte dei gruppi della società civile si è opposta. Avevano intenzione di censurare cose che erano legali ma dannose perché avrebbero potuto causare disagio psicologico.

THACKER: Gli inglesi sono molto più a loro agio con il governo che dice loro cosa fare. Credo che la maggior parte delle persone dimentichi che quando George Orwell scrisse in 1984 del controllo del governo su ciò che tutti pensavano, si riferiva al governo britannico.

In America abbiamo codici sul linguaggio, ma questo accade solo in posti folli, come nei campus universitari, dove c'è la follia della sinistra, dove le persone cercano di zittirvi perché non usate i pronomi corretti.

HOLDEN: Il punto cruciale della democrazia è che le persone dibattono su chi può e chi non può dire qualcosa. E va bene. Ho un problema quando lo Stato interviene, come ha fatto il CCDH ed è qui che traccio il limite. Ad esempio, i boicottaggi per me vanno bene. Vengo dal Sudafrica, dove il boicottaggio ha contribuito a porre fine all'apartheid. Non ho problemi con il boicottaggio di aziende cattive che fanno cose davvero cattive. A volte questo può apportare un cambiamento positivo nel mondo.

Non sono a favore di un'organizzazione che cerca di convincere il governo a censurare il dibattito pubblico. È assolutamente inaccettabile perché non ci vuole un genio per capire il motivo... Lo dirò apertamente. Sono di sinistra in politica. Oggi, nella politica britannica, capisco perché il Segretario di Stato affermi che “Free Palestine” sia un incitamento all'odio che deve essere censurato su Internet.

Ma capisco anche come, se siete di destra, potreste avere paura, perché alcuni potrebbero dire che altre forme di espressione sono altrettanto dannose. Basta un attimo per pensare a quanto folle possa diventare lo stato nel controllare la libertà di parola.

La cosa assurda è quando Imran Ahmed si presentò davanti a quella commissione e affermò che la versione originale dell'Online Safety Bill non era sufficiente. Doveva essere più restrittiva. Non stavano facendo abbastanza per limitare la libertà di parola. Una follia totale.

Sosteneva anche che doveva esserci una deroga per i media, che essi avrebbero dovuto avere più diritti alla libertà di parola di chiunque altro. Che approccio incasinato. Non capisco perché i media avrebbero dovuto avere più diritti dell'utente medio sui social. Poi affermò che la definizione di media è troppo ampia e avrebbe dovuto includere solo testate come il Washington Post, il New York Times e la CNN. Assicurarsi che la definizione di media non riguardasse testate come il Canary e persone come Paul Thacker.

THACKER: Beh, se non si censurano persone come me e lei, ci ritroveremo a parlare in un'intervista che la gente leggerà. Come questa.

HOLDEN: Non voglio essere presuntuoso, ma se non fossi stato in grado di scrivere questo libro, gran parte di ciò che è successo per decretare Keir Starmer Primo Ministro non sarebbe stato riportato.

THACKER: Uno dei tizi di cui parla si chiama Mike Heaver. Ha fondato questo sito di notizie online chiamato Westmonster, una sorta di sito di notizie conservatore e anti-establishment. Perché è importante per i lettori americani?

HOLDEN: Heaver ha fondato un sito di notizie conservatore chiamato Westmonster, finanziato da Aaron Banks, un personaggio di spicco della scena pro-Brexit. Banks sosteneva l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea ed è strettamente associato a Nigel Farage, così come Michael Heaver. Westmonster nasce nel... 2017, 2018 come piattaforma per il movimento per la Brexit. Ahmed e McSweeney iniziarono a prendere di mira Westmonster contemporaneamente al Canary e a Breitbart, un sito di notizie conservatore americano.

Lo fecero per spaventare gli inserzionisti, sostenendo che era pieno di odio e che doveva essere demonetizzato. Una delle immagini che pubblicarono per sostenere questa affermazione di odio era una foto di Nigel Farage con Donald Trump. Questa era la loro affermazione: Farage è odio, Trump è odio, entrambi bigotti pieni di odio che diffondono disinformazione e notizie false.

A maggio 2016 si tennero le elezioni per decidere chi avrebbe rappresentato la Gran Bretagna al Parlamento europeo. Questo avvenne prima della Brexit, quando il Regno Unito faceva ancora parte dell'Unione Europea. Michael Heaver si candidò nel Brexit Party e Stop Funding Fake News condusse una campagna mediatica contro di lui.

Quindi Morgan McSweeney e Imran Ahmed definirono i loro rivali politici come disinformazione, e lo fecero con denaro ombra e nascondendo i loro veri nomi. È così che operano McSweeney e Ahmed. È totalmente folle.

Chiunque legga il mio libro, chiunque mi conosca, sa che gente come Nigel Farage non fa per me. Non sono la mia politica. Ma io la vedo così ed è totalmente inaccettabile. Non si tratta di politica di partito. Si tratta di democrazia. Non si può fare tutto questo e avere una democrazia sana.

THACKER: Imran Ahmed ora vive a Washington e finge di essere un esperto di disinformazione, anche se mente e diffonde disinformazione. Ha cercato di far cadere RFK Jr. e se la prende con Trump.

Qual sarà la sua prossima mossa? Pensa che cercherà ancora di mimetizzarsi nel pessimo ecosistema mediatico degli Stati Uniti? Pensa che tornerà nel Regno Unito?

HOLDEN: In pratica gli ha rovinato i piani. Dovrebbe congratularsi con sé stesso. Sì. La vittoria di Trump è un problema per lui perché non avrà più l'attenzione della Casa Bianca. È ancora al centro dell'attenzione della CNN, del New York Times e di queste testate che non si preoccupano molto del suo oscuro passato, ma non avrà necessariamente lo stesso impatto politico.

Ahmed stava aspettando che Keir Starmer diventasse Primo Ministro, cosa che è avvenuta alla fine del 2024, così lui e il CCDH potevano essere chiamati direttamente a fornire consulenza al governo inglese. Ed è esattamente quello che è successo. Ahmed e il CCDH sono stati immediatamente chiamati a fornire consulenza sul disegno di legge sulla sicurezza online e su come il governo del Regno Unito avrebbe dovuto rispondere alle informazioni diffuse sui social.

Ciò che li manda in tilt, almeno secondo i documenti che ho visto, è quando si pubblicano articoli come abbiamo fatto noi. Improvvisamente tutti iniziano a chiedersi chi siano il CCDH e Imran Ahmed, e ci sono molti media sulla stampa britannica.

I documenti che ho visto suggeriscono che, nel governo Starmer, c'è la sensazione di dover prendere un po' le distanze dal CCDH. Una delle cose che questo governo laburista farà prima di essere bocciato, a mani basse, è tornare ad alcune delle disposizioni originali del disegno di legge sulla sicurezza online. Vogliono renderlo più draconiano e più censorio. Penso che sia probabile che accada.

Ahmed si vanta anche di avere un impatto sulla politica dell'UE e di aver fornito consulenza per il disegno di legge dell'UE per censurare gli europei.

Tutto inizia nel 2017 con Morgan McSweeney e Imran Ahmed che complottano insieme, e nel corso di sette anni Morgan McSweeney è diventato Capo di Gabinetto del Primo Ministro. È il cuore del governo inglese. Nel frattempo Imran Ahmed avrebbe reso il CCDH un attore importante negli Stati Uniti e i due stanno sostanzialmente tornando insieme. Ora sperano di raccogliere i frutti di questa campagna durata quasi un decennio.

È una storia piuttosto shakespeariana, perché poi vieni coinvolto e si pubblicano articoli come quello su Twitter con tutti i documenti interni del CCDH, mettendo in luce chi sono e cosa stavano realmente facendo.

Almeno ora la vita è molto più dura per loro. 


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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giovedì 6 novembre 2025

Bitcoin è costruito per durare: come la rete si difende dagli attacchi

Ricordo a tutti i lettori che su Amazon potete acquistare il mio nuovo libro, “La rivoluzione di Satoshi”: https://www.amazon.it/dp/B0FYH656JK 

La traduzione in italiano dell'opera scritta da Wendy McElroy esplora Bitcoin a 360°, un compendio della sua storia fino ad adesso e la direzione che molto ptobabilmente prenderà la sua evoluzione nel futuro prossimo. Si parte dalla teoria, soprattutto quella libertaria e Austriaca, e si sonda come essa interagisce con la realtà. Niente utopie, solo la logica esposizione di una tecnologia che si sviluppa insieme alle azioni degli esseri umani. Per questo motivo vengono inserite nell'analisi diversi punti di vista: sociologico, economico, giudiziario, filosofico, politico, psicologico e altri. Una visione e trattazione di Bitcoin come non l'avete mai vista finora, per un asset che non solo promette di rinnovare l'ambito monetario ma che, soprattutto, apre alla possibilità concreta di avere, per la prima volta nella storia umana, una società profondamente e completamente modificabile dal basso verso l'alto.

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da Bitcoin Magazine

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/bitcoin-e-costruito-per-durare-come)

Bitcoin è uno dei sistemi distribuiti più robusti nella storia dell'umanità. Per sedici anni ha funzionato blocco dopo blocco, con solo due interruzioni nei primi anni, gestite con grande rapidità dagli sviluppatori, reattivi non appena si sono manifestate. A parte questo, ha continuato a funzionare producendo un blocco circa ogni dieci minuti senza interruzioni.

Questa affidabilità ha fissato un punto di riferimento per gli utenti di Bitcoin, incoraggiandoli a considerarlo un sistema completamente inarrestabile. Per molti, Bitcoin ha già vinto, e il mondo si sta rendendo conto di questa realtà. “Bitcoin è inevitabile”, come direbbero molti.

Questo non significa che sia letteralmente inarrestabile, ma ci sono possibili eventi che potrebbero causare danni ingenti o interruzioni alla rete, se si verificassero. Oggi analizzeremo alcuni di questi esempi e vedremo come potrebbero svilupparsi.


Intervento dello stato

Bitcoin rappresenta un serio enigma per i governi di tutto il mondo sotto diversi aspetti. Innanzitutto funziona come un sistema che consente ai pagamenti mondiali di fluire da un utente all'altro, indipendentemente dai confini o dai controlli finanziari.

Ma sebbene gli stati non possano impedire al sistema Bitcoin nel suo complesso di continuare a funzionare, possono introdurre normative che influiscano sui suoi partecipanti. Per interrompere realmente la rete Bitcoin stessa, gli stati dovrebbero perseguire i miner che aggiungono nuovi blocchi alla blockchain per far progredire il sistema.

Ciò era già accaduto nel 2021, quando il governo cinese aveva vietato il mining di Bitcoin. Quasi il 50% dell'hashrate era andato offline, mentre i miner cinesi iniziavano a migrare verso il resto del mondo.

La rete continuava a funzionare.

Nello scenario peggiore, il governo cinese avrebbe potuto imporre la confisca dell'hardware di mining. Ciò avrebbe permesso al PCC di controllare tutti quei miner, i quali avrebbero potuto essere impiegati per sferrare un attacco del 51% alla rete. Ma ciò non è accaduto. Anche se fosse stato adottato l'approccio confiscatorio, anziché limitarsi a imporre un divieto al mining, sarebbe stato altamente improbabile riuscire ad attaccare la rete, data la complessità del coordinamento tra i collaboratori.

Ad esempio, uno dei luoghi in cui sono migrate grandi quantità di hashrate è stato l'Iran. All'epoca circolavano molte voci su miner che corrompevano funzionari militari iraniani per far passare le loro macchine alla dogana e farle entrare nel Paese.

Se gli stati tentassero di sequestrare attrezzature di mining e chiudessero le frontiere impedendone la spedizione a livello internazionale, la possibilità di corrompere funzionari governativi o di contrabbandarle illegalmente sarebbe molto concreta, dato l'incentivo finanziario a farlo. Affinché un simile sequestro rappresenti un rischio esistenziale per la rete stessa, uno stato dovrebbe essere in grado di sequestrare oltre il 51% dell'hashrate attivo della rete. Basterebbe che una percentuale sufficientemente piccola riuscisse a superare i confini per garantire che ciò che resta da sequestrare non superi la soglia del 51% e che la rete rimanga sicura.

Con l'ulteriore decentralizzazione dell'hashrate in tutto il mondo, la possibilità che un'azione del genere possa rappresentare un rischio per Bitcoin stesso continua a ridursi. Sebbene rimanga una possibilità, più stati sarebbero tenuti a cooperare per realizzare una simile mossa, minore è la probabilità che un evento del genere si verifichi. La resilienza di Bitcoin continua a risplendere, come dimostrato empiricamente dalle azioni del PCC nel 2021.


Guasti nella rete elettrica

I miner di Bitcoin non possono funzionare senza elettricità. In fin dei conti sono dei computer, quindi questa è una realtà ovvia. Questo rappresenta un grosso rischio per i miner che dipendono dalle infrastrutture di produzione e distribuzione di energia.

Molti disastri naturali possono causare interruzioni di corrente e problemi alla rete. Uragani, incendi boschivi, eventi meteorologici estremi come le ondate di freddo possono interrompere l'infrastruttura elettrica. Un esempio lampante di tali eventi che hanno avuto un impatto sull'hashrate si è verificato in Texas durante la tempesta invernale Uri nel 2021. La portata di questi eventi non rappresenta un rischio sistemico diretto per la rete Bitcoin. L'interruzione dell'energia elettrica in Texas, anche con circa il 30% dell'hashrate della rete localizzato all'interno dello stato, non causerebbe l'interruzione o la distruzione della rete Bitcoin.

Come dimostrato nel 2021, durante il divieto cinese al mining, nonostante circa il 50% dell'hashrate della rete fosse andato offline in un lasso di tempo incredibilmente breve, la rete ha continuato a funzionare. Certo, l'intervallo di tempo tra i blocchi è aumentato drasticamente e ha causato un forte aumento delle commissioni di transazione per confermarle rapidamente, ma la rete stessa ha continuato a funzionare ed elaborarle senza interruzioni.

Anche se immaginassimo un evento di portata molto più ampia, come una massiccia tempesta solare che interrompesse l'erogazione di energia elettrica a metà del pianeta, l'altra metà continuerebbe a funzionare. I miner situati in quella metà del globo continuerebbero ad andare avanti, a confermare le transazioni e la rete continuerebbe a funzionare senza problemi per metà del pianeta. Anche le persone nella metà del globo senza elettricità, purché abbiano conservato un backup fisico della loro seed phrase, avranno comunque accesso ai propri fondi ogni volta che l'elettricità verrà ripristinata, o potranno raggiungere un luogo con una rete elettrica funzionante.

Per uccidere Bitcoin bisognerebbe togliere l'energia elettrica praticamente a tutto il pianeta, altrimenti continuerà a spuntare fuori da qualche parte finché non verrà ripristinata l'alimentazione e potrà “rigenerarsi” espandendosi di nuovo in tutto il mondo.


Interruzioni di Internet

Sebbene Internet sia composto da protocolli decentralizzati in modo simile a Bitcoin, l'infrastruttura alla base è di proprietà principalmente di grandi multinazionali e stati (di nuovo, in modo simile all'infrastruttura di Bitcoin, come i miner). La proprietà di questa infrastruttura è ancora relativamente distribuita tra molti attori a livello mondiale, ma non ha lo stesso grado di distribuzione di un sistema altamente decentralizzato come una rete mesh.

Esistono ancora punti di strozzatura e colli di bottiglia piuttosto ampi che, se interrotti o attaccati, possono causare un grave degrado dell'affidabilità e della funzionalità. Quasi tutti si connettono a Internet tramite un Internet Service Provider (ISP); questo mercato è dominato nella maggior parte del mondo da una manciata di grandi provider in ogni regione. Non c'è molta scelta tra i provider e questo rappresenta un grosso punto di strozzatura per le persone che interagiscono con Internet. Se un ISP filtra o nega l'accesso e non c'è un altro provider tra cui scegliere, siete nei guai.

Allo stesso modo la possibilità di parlare con qualcuno dall'altra parte del mondo è dovuta alle grandi reti “dorsali” gestite dalle grandi aziende e ai cavi in ​​fibra ottica sottomarini lungo i fondali oceanici. Questi cavi rappresentano punti di strozzatura altamente centralizzati per le comunicazioni tra diversi Paesi e continenti. Se gli operatori iniziassero a filtrare le informazioni che li attraversano, o se qualcuno dovesse fisicamente recidere i cavi stessi, ciò potrebbe causare un'enorme interruzione del traffico internet mondiale.

Cosa si potrebbe fare concretamente se si verificasse una di queste due situazioni? Se un ISP iniziasse a filtrare il traffico Bitcoin verso gli utenti, i nodi di questi ultimi verrebbero disconnessi dalla rete. La trasmissione delle transazioni potrebbe essere impossibile, a seconda di quanto l'ISP filtri il traffico, ma il resto della rete continuerebbe a funzionare. Servizi come il feed satellitare di Blockstream esistono e una transazione Bitcoin è un dato così piccolo che qualsiasi connessione momentanea a una rete non filtrata sarebbe sufficiente per trasmettere i pagamenti.

Anche interruzioni su larga scala delle connessioni tra Paesi o regioni equivalgono a una semplice irritazione nel grande schema delle cose. Supponiamo che un Paese come la Russia abbia la connessione Internet con il mondo esterno completamente interrotta. Se i miner russi non chiudessero a loro volta, la blockchain si dividerebbe in due catene separate perché i miner all'interno e all'esterno della Russia non riceverebbero i blocchi degli altri. Ogni volta che quella connessione venisse ripristinata, il gruppo di miner che aveva minato una catena più lunga “sovrascriverebbe” quella più corta, cancellando le transazioni avvenute sull'altra catena più corta.

Esiste anche un'alta probabilità che un chainsplit del genere non si verifichi nemmeno in una situazione come quella descritta. Il servizio satellitare di Blockstream offre un modo per gli utenti, anche senza connessione Internet, di continuare a ricevere blocchi in tempo reale dal resto della rete. Questo, in combinazione con gli uplink satellitari (che non sono così semplici da bloccare), o persino con i ripetitori radio, potrebbe consentire ai miner russi di continuare a minare una singola blockchain con il resto della rete anche in caso di interruzione.

Ancora una volta, la resilienza di Bitcoin può trovare una via d'uscita.


Conclusione

Bitcoin non è invincibile, o inarrestabile, ma è incredibilmente resiliente di fronte a interruzioni o attacchi avversari alla rete. È stato letteralmente progettato per funzionare in questo modo. L'obiettivo principale delle reti decentralizzate è quello di essere robuste di fronte a minacce e interruzioni, e Bitcoin ha raggiunto sorprendentemente questo obiettivo progettuale.

Il mondo ha assistito, e continuerà ad assistere, a eventi distruttivi di incredibile portata. Che si tratti di eventi meteorologici o cosmici, atti di sabotaggio, guerre intenzionali, o semplicemente di regolamentazioni governative, Bitcoin è già sopravvissuto a molti di questi eventi. Molto probabilmente continuerà a sopravvivere a tutto ciò che gli verrà scagliato contro in futuro.

Non è invincibile, ma è resiliente. Il tipo di evento, o disastro, che servirebbe per mandare Bitcoin offline in modo permanente sarebbe di una portata talmente distruttiva che, nell'improbabile eventualità che ciò accada, ci troveremmo tutti di fronte a problemi ben più gravi della semplice cessazione del funzionamento di Bitcoin.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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mercoledì 5 novembre 2025

Cosa ho visto nell'Argentina di Milei

Il 10 dicembre 2023 Javier Milei ha ereditato un disastro economico e istituzionale. Nell'arco di soli due anni non è stato in grado di porre rimedio a un secolo di danni dovuti all'interventismo, ma a 22 mesi dalla sua presidenza a che punto è l'Argentina? Non avendo avuto la maggioranza al Congresso, Milei ha dovuto imporre riforme con decreti d'urgenza. Tali decreti, secondo la Costituzione argentina, hanno validità di un anno e devono ottenere il consenso di una delle due Camere. Milei è stato così in grado di tagliare la spesa pubblica, in particolare dimezzando il numero di agenzie governative, da 18 a 9, e ha eliminato il deficit di bilancio, una caratteristica cronica dell'Argentina perónista. Il debito pubblico, che aveva raggiunto il 155% del PIL nel 2023, è ora sceso all'83%. Da bravo economista (e professore di economia), Milei si è concentrato sia sulla macroeconomia che sulla microeconomia, rimuovendo la mole di regolamentazioni che bloccavano la crescita e soffocavano l'economia. Ha eliminato i controlli sulle importazioni e sui prezzi, in particolare il mercato immobiliare è stato paralizzato dal controllo degli affitti, dai contratti di locazione obbligatori triennali e dall'impossibilità di firmare un contratto di locazione in dollari (o in qualsiasi altra valuta diversa dal pèso argentino). Non serve un dottorato in economia per prevedere che la combinazione di regolamentazione e iperinflazione avrebbe eroso l'offerta, poiché i proprietari si sono trovati di fronte alla concreta possibilità di vedere i canoni di locazione evaporare. Da quando Milei ha sospeso il controllo sui prezzi degli affitti, questi ultimi sono calati del 30% e l'offerta di immobili in affitto è aumentata del 212%. Il premio di rischio dell'Argentina è crollato drasticamente e gli investimenti esteri sono tornati. Dopo anni di recessione la crescita economica si attesta ora a un invidiabile 6,3%; la classe media è balzata, in due anni, dal 23% al 39% della popolazione; il tasso di povertà del 45% che Milei aveva ereditato dai peronisti è salito temporaneamente oltre il 50% – Milei aveva anticipato i dolori dell'austerità – ma è già sceso al 31%. Questo è solo un riassunto dei successi di Milei, ma il punto importante che non bisogna mai dimenticare per analizzare in modo appropriato il contesto generale è che esiste una guerra ai piani alti e in essa non ci sono esclusione di colpi. La cricca di Davos userà qualsiasi proxy per vincere le varie battaglie e questo significa che non esiterà a ritorcere contro i principi sani/onesti di coloro che seguiranno ciò che i media generalisti diranno. Diventano, indirettamente, delle casse di risonanza di un messaggio malevolo. Critici sterili, incapaci di costruire. Non possiamo permetterci, data suddetta guerra in atto, di essere critici e non architetti. Per quanto Milei non sia perfetto in quanto a linea di politica libertaria e obiettivi anarco-capitalisti, è quello che c'è adesso e la migliore carta per arginare dapprima i socialisti argentini e, in secondo luogo, impedire alla cricca di Davos di vincere battaglie usando l'Argentina come proxy per colpire gli USA. Ecco perché questi ultimi stanno raddoppiando gli sforzi sulla Dottrina Monroe per ripulire l'intero continente americano dalle intromissioni estere.

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di Michael Peterson

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/cosa-ho-visto-nellargentina-di-milei)

Il recente accordo di swap da $20 miliardi tra Argentina e Stati Uniti sottolinea il delicato equilibrio tra riforme economiche e la vitale necessità di liberalizzazione. Il mese scorso si è verificata un'improvvisa corsa al pèso argentino, alimentata da una serie di battute d'arresto politiche, tra cui le elezioni provinciali di Buenos Aires in cui i peronisti hanno vinto molti seggi al Congresso. A seguito di questo tumulto, la Banca Centrale Argentina ha bruciato oltre $1 miliardo in soli due giorni per mantenere il tasso di cambio entro la fascia di oscillazione sostenuta dal governo federale.

Poco dopo il presidente Javier Milei si trovava a New York per concludere un accordo con il Segretario al Tesoro statunitense, Scott Bessent, per quello che si sarebbe rivelato un efficace piano di salvataggio, volto a prevenire l'improvvisa impennata del pèso. Sebbene i critici considerino la richiesta di sostegno di Milei un punto debole, stabilizzare il pèso argentino è essenziale per far avanzare il suo programma di austerità nella seconda metà del suo mandato.

Infatti l'Argentina è sull'orlo della trasformazione, spinta dalle coraggiose riforme del suo presidente libertario Javier Milei. Non era dai primi anni '90 che la nazione assisteva a cambiamenti politici così rapidi. Dopo aver trascorso quasi un mese in Argentina quest'estate, ho osservato un Paese pieno di potenziale, ma appesantito dai suoi fardelli storici.

Il partito La Libertad Avanza di Milei ha portato avanti importanti riforme di mercato, ottenendo risultati sorprendenti. L'inflazione annuale, che era salita al 289% quando è entrato in carica, è scesa sotto il 40%. All'inizio del 2025 l'Argentina ha fatto registrare il suo primo surplus fiscale in 14 anni e i tassi di povertà sono scesi dal 53% di inizio 2024 al 31,6% entro la metà del 2025. Questi risultati segnano un netto distacco da decenni di cattiva gestione economica.

Tuttavia il progresso dell'Argentina è ostacolato da un retaggio di politiche peròniste alimentate dal controllo burocratico e da interessi particolari. Gli sforzi di Milei per liberalizzare l'economia incontrano una forte resistenza da parte dei sindacati e dei burocrati, i quali considerano le sue riforme una minaccia alla loro esistenza. La liberalizzazione del mercato, come ho fatto notare in precedenza, è molto più facile in teoria che in pratica. Storie di successo come Polonia e Cile, che si sono trasformate in fiorenti economie di mercato, sono eccezioni. Ci sono riusciti ristrutturando le istituzioni per proteggere i diritti di proprietà e liberare il potenziale umano. L'Argentina, nonostante la sua ricchezza di talenti e risorse, fatica a seguire l'esempio.

Le università del Paese, tra le migliori dell'America Latina, producono laureati altamente qualificati in grado di trainare la crescita economica. Ciononostante una fitta rete di normative ne soffoca il potenziale e limita il capitale umano, spina dorsale della prosperità. In città come Córdoba, dove ho trascorso gran parte del mio tempo, questa tensione è palpabile. L'industria dei taxi, ad esempio, ha fatto pressioni per vietare servizi di ride-sharing come Uber, eppure gli autisti operano in violazione di queste leggi. Questa ricerca di rendita, radicata nelle politiche di Perón di metà Novecento, continua a soffocare l'innovazione e l'imprenditorialità.

La crescente pressione dei dipendenti pubblici per rafforzare il finanziamento delle pensioni ha raggiunto un punto di svolta. Dopo la sconfitta del Partito Libertario alle elezioni provinciali del mese scorso, il Presidente Milei ha ceduto, approvando una legge per aumentare gli stanziamenti per pensioni, invalidità, sanità e istruzione. Sebbene i compromessi politici siano inevitabili, gruppi di interesse radicati continuano a esercitare un'influenza sproporzionata sulla politica elettorale argentina. Per contrastare questo fenomeno, gli argentini devono dare priorità alle riforme di base, partendo dal livello locale ed estendendosi alla governance provinciale. I leader di ogni schieramento dovrebbero promuovere una cultura di apertura e libera impresa per guidare un cambiamento significativo.

Ad aggravare le difficoltà di Milei, un recente scandalo ha gettato un'ombra sulla sua amministrazione. Presunte fughe di notizie audio coinvolgono sua sorella e principale collaboratrice, Karina Milei, in un sistema di corruzione che vedrebbe centinaia di migliaia di dollari pagati per contratti farmaceutici. Le accuse, legate a Diego Spagnuolo, ex-capo dell'Agenzia Nazionale Argentina per la Disabilità, hanno fornito agli oppositori di Milei – in particolare al partito perónista Fuerza Patria – argomenti per spingere per un ritorno alle politiche di spesa elevata che hanno alimentato l'inflazione oltre un decennio fa.

Nel suo libro del 1981, Structure and Change in Economic History, il premio Nobel Douglass North introduce il ruolo dell'ideologia nella trasformazione economica. North sosteneva che gli individui modificano le proprie prospettive ideologiche quando le esperienze contraddicono le proprie convinzioni. Affinché l'Argentina abbracci mercati più liberi, le sue istituzioni – governo, industrie e società civile – devono impegnarsi in modo credibile a proteggere i diritti di proprietà e a promuovere la libertà individuale. Senza questi ingredienti, le riforme rischiano di rimanere superficiali.

Le sfide dell'Argentina riflettono la domanda centrale di North: come possono le nazioni passare dalla stagnazione economica alla prosperità? L'amministrazione Milei non deve solo approvare riforme, ma anche garantire che le istituzioni in tutta la società riflettano un impegno per la libertà. La resistenza dell'industria dei taxi a Córdoba è solo un esempio di come gruppi di interesse radicati ostacolino il progresso. Questi gruppi – che spaziano dall'agricoltura all'energia, dai trasporti all'istruzione – perpetuano un sistema che privilegia il clientelismo rispetto alla concorrenza.

Come sottolinea Nikolai Wenzel nel suo saggio sulla storia economica dell'Argentina, gli alti e bassi del Paese sono legati alle sue istituzioni. Dall'ascesa di Perón negli anni '40, il coinvolgimento del governo è cresciuto, soffocando l'iniziativa privata. L'elezione di Milei, alimentata da un'ondata di sentimento liberale classico, ha rappresentato un guanto di sfida per questo status quo. Eppure, come sottolineano economisti come North, Joel Mokyr e Deirdre McCloskey, la riforma istituzionale non consiste solo nell'emanare leggi, ma nel creare una cultura che premi l'imprenditorialità e dia potere agli individui.

I risultati di Milei sono significativi, ma un cambiamento duraturo richiede più che semplici vittorie politiche. L'Argentina ha bisogno di una svolta sociale verso l'innovazione e la deregolamentazione, dove gli individui siano liberi di perseguire le proprie ambizioni. La McCloskey dimostra che la prosperità economica vive quando le società abbracciano il “duplice cambiamento etico di dignità e libertà” per le persone comuni. Il futuro dell'Argentina dipende dall'integrazione di questi valori oltre la sfera politica.

Le accuse di corruzione contro Karina Milei minacciano di indebolire questa visione. Difendendo la sorella, Milei rischia di erodere la sua credibilità come riformatore. Se vuole consolidare la sua eredità, affrontare queste accuse con decisione – potenzialmente rimuovendo Karina dal suo ruolo privilegiato – dimostrerebbe il suo impegno per le riforme e la trasparenza. Senza un'azione del genere, l'opposizione potrebbe guadagnare terreno, vanificando i progressi compiuti.

L'enorme potenziale dell'Argentina è frenato dal suo passato perònista. Le riforme di Milei gettano solide fondamenta, ma il percorso verso un'economia di mercato fiorente richiede un'azione incessante da parte di tutta la società, dalla base alla Casa Rosada. L'Argentina deve abbracciare una più ampia cultura di innovazione e iniziativa individuale, abbattendo le barriere che impediscono la crescita. Solo allora la nazione abbandonerà la strada verso la schiavitù e imboccherà la strada verso la prosperità. 


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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martedì 4 novembre 2025

Il principio di precauzione europeo sta suicidando il continente

Ricordo a tutti i lettori che su Amazon potete acquistare il mio nuovo libro, “La rivoluzione di Satoshi”: https://www.amazon.it/dp/B0FYH656JK 

La traduzione in italiano dell'opera scritta da Wendy McElroy esplora Bitcoin a 360°, un compendio della sua storia fino ad adesso e la direzione che molto ptobabilmente prenderà la sua evoluzione nel futuro prossimo. Si parte dalla teoria, soprattutto quella libertaria e Austriaca, e si sonda come essa interagisce con la realtà. Niente utopie, solo la logica esposizione di una tecnologia che si sviluppa insieme alle azioni degli esseri umani. Per questo motivo vengono inserite nell'analisi diversi punti di vista: sociologico, economico, giudiziario, filosofico, politico, psicologico e altri. Una visione e trattazione di Bitcoin come non l'avete mai vista finora, per un asset che non solo promette di rinnovare l'ambito monetario ma che, soprattutto, apre alla possibilità concreta di avere, per la prima volta nella storia umana, una società profondamente e completamente modificabile dal basso verso l'alto.

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di Mohamed Moutii

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/il-principio-di-precauzione-europeo)

Qualche secolo fa l'Europa era il cuore pulsante dell'innovazione mondiale. Dall'adozione della ragione da parte dell'Illuminismo al potere trasformativo della Rivoluzione industriale, è stata un centro di pensatori, inventori e imprenditori audaci che hanno sfidato i propri limiti.

Oggi quello spirito è svanito. L'Europa non è più all'avanguardia nell'innovazione tecnologica, non per mancanza di talenti o di esplorazione scientifica, ma a causa di un problema più profondo: un contesto normativo eccessivamente restrittivo. Mentre gli Stati Uniti progrediscono rapidamente nell'intelligenza artificiale, nelle biotecnologie e nello spazio, e la Cina investe massicciamente nella tecnologia avanzata, l'Europa rimane invischiata nella burocrazia, nell'avversione al rischio e in una rigida applicazione del principio di precauzione, che privilegia il controllo sulla creatività e la cautela sul progresso.


La crisi dell'innovazione in Europa

Negli ultimi due decenni l'Europa ha cambiato il suo carattere, passando da culla di rivoluzioni industriali e scoperte scientifiche a superpotenza normativa mondiale. Il cosiddetto Effetto Bruxelles – la capacità dell'Europa di plasmare gli standard globali attraverso il suo potere normativo – ha conferito all'UE influenza, ma in patria ha soffocato proprio l'innovazione che un tempo promuoveva.

Al centro di questo approccio c'è il principio di precauzione, ovvero l'idea che le nuove tecnologie debbano essere dimostrate completamente sicure prima dell'uso. Sebbene tal principio possa essere mosso da buone intenzioni, spesso blocca il progresso. L'innovazione viene vista come una minaccia e gli imprenditori si trovano ad affrontare l'onere quasi impossibile di dimostrare un rischio zero. Invece di gestire il rischio, le autorità di regolamentazione europee ne chiedono la totale eliminazione, bloccando la sperimentazione prima ancora che inizi.

A differenza degli Stati Uniti, dove prevale una cultura di innovazione senza autorizzazioni, gli innovatori sono generalmente liberi di sperimentare, a meno che non causino danni evidenti. Questa differenza di mentalità spiega perché gli Stati Uniti sono leader nell'intelligenza artificiale, nelle biotecnologie, nell'informatica quantistica e nella tecnologia spaziale, mentre l'Europa sta perdendo terreno (nella migliore delle ipotesi).

Prendiamo ad esempio l'AI Act dell'UE del 2024. Pur elogiato per i suoi obiettivi etici, il provvedimento impone rigide classificazioni dei rischi e costi di conformità elevati che solo le grandi aziende possono gestire. Le startup, prive di team legali e di capitali, vengono lasciate indietro. Di conseguenza l'Europa registra un calo delle startup incentrate sull'intelligenza artificiale, una riduzione dell'innovazione e un esodo di talenti verso Stati Uniti e Cina, dove un terzo degli esperti nelle università americane proviene proprio dall'Europa. E quando si tratta di guidare lo sviluppo dei modelli di intelligenza artificiale, il divario è ancora più ampio. Nel 2022 il 54% dei creatori di importanti modelli di intelligenza artificiale era americano, mentre la Germania, il Paese con le migliori performance in Europa, ne aveva solo il 3%.

Questo non si limita all'intelligenza artificiale. Nel campo delle biotecnologie il processo di approvazione europeo per gli organismi geneticamente modificati è tra i più lenti e restrittivi al mondo. Le tecnologie energetiche sperimentali sono impantanate nella burocrazia. Alle startup in settori ad alto rischio e alto rendimento viene regolarmente negato il capitale, non solo per la cautela degli investitori, ma perché un sistema finanziario iper-regolamentato è condizionato a evitare qualsiasi situazione di incertezza. Le rigide leggi sul lavoro aggiungono ulteriori attriti: le assunzioni sono poco flessibili, i licenziamenti costosi e l'adattamento diventa difficile.


L'esodo dell'innovazione dall'Europa

L'impatto cumulativo dell'eccesso di regolamentazione europea è sempre più difficile da ignorare: talenti, capitali e innovazione stanno costantemente defluendo dal continente. L'Europa è diventata un luogo in cui le idee nascono, ma raramente vengono sviluppate su larga scala. Quasi un terzo delle startup europee che raggiungono la maturazione alla fine si trasferisce all'estero, il più delle volte negli Stati Uniti, alla ricerca di ecosistemi più favorevoli e di un più facile accesso al capitale.

I numeri sottolineano l'entità del problema. Gli Stati Uniti dominano il panorama globale, ospitando oltre il 55% di tutte le startup giunte a maturazione e il 75% della loro valutazione totale. Al contrario l'UE ne ospita meno del 10% e solo il 3% del valore globale. Una delle ragioni principali è la disparità nel capitale di rischio: gli investimenti in venture capital europei sono scesi da $100 miliardi nel 2021 a soli $45 miliardi nel 2023, mentre le startup statunitensi hanno raccolto $170 miliardi. In percentuale del PIL, il capitale di rischio statunitense ha raggiunto lo 0,21% nel 2023, cinque volte superiore allo 0,04% dell'UE.

Nel deep tech il divario è impressionante. Sette delle prime dieci aziende di calcolo quantistico sono americane e nessuna ha sede in Europa. Nell'intelligenza artificiale oltre l'80% degli investimenti globali è destinato ad aziende negli Stati Uniti e in Cina, mentre l'Europa ne riceve solo il 7%. Questo divario di investimenti è aggravato dalla minore spesa in ricerca e sviluppo. L'Europa investe solo il 2,2% del suo PIL in ricerca e sviluppo, rispetto al 3,4% degli Stati Uniti e al 5% della Corea del Sud.

I segnali d'allarme sono belli chiari.

Dal 2015 la crescita della produttività in Europa è stata in media solo dello 0,7% annuo, meno della metà del tasso statunitense e appena un nono di quello cinese. Nel 1995 la produttività di Stati Uniti e UE era pressoché pari; oggi l'Europa è in ritardo di quasi il 20%, un divario che minaccia la sua competitività e la sua crescita economica a lungo termine.

L'Europa sta esaurendo il suo tempo. Con una popolazione che invecchia e una forza lavoro in calo, non può permettersi di adagiarsi sugli allori del passato. Senza una coraggiosa riforma strutturale, il continente rischia di trasformarsi in un museo di glorie passate anziché in una fabbrica di innovazioni future.

Ma il declino non è destino. L'Europa può ancora riconquistare il suo vantaggio innovativo, se è disposta ad abbandonare l'iper-regolamentazione e ad abbracciare una nuova era di libertà economica e dinamismo di mercato. Ciò significa accettare rischi e incertezza, dare libero sfogo all'innovazione senza autorizzazioni, ampliare l'accesso al capitale di rischio e riformare le rigide leggi sul lavoro e sulla bancarotta che soffocano l'ambizione imprenditoriale.

Gli Stati Uniti sono leader perché premiano le idee audaci e tollerano gli insuccessi. La cultura europea, al contrario, penalizza il rischio e allontana i talenti. La soluzione non è un controllo più rigido, ma una maggiore libertà.

Come spiegò il celebre Milton Friedman:

Le grandi conquiste della civiltà non sono venute dagli enti governativi, ma da individui che perseguivano i propri interessi. Ovunque le folle siano sfuggite alla povertà estrema, è stato grazie al capitalismo e, in larga parte, al libero scambio. La storia dimostra chiaramente che non esiste modo migliore per ottimizzare la sorte delle persone comuni dell'energia produttiva sprigionata dal sistema della libera impresa.

Finché l'Europa non imparerà ad avere fiducia nei suoi innovatori e imprenditori, rimarrà ai margini della corsa all'innovazione globale.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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lunedì 3 novembre 2025

Cosa sapere sull'inseminazione delle nuvole

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da The Epoch Times

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/cosa-sapere-sullinseminazione-delle)

Sono trascorse tre settimane da quando un violento temporale ha scatenato catastrofiche inondazioni nella regione collinare del Texas, uccidendo 135 persone tra uomini, donne e bambini.

Tra gli sforzi di salvataggio e recupero, alcuni hanno attribuito le inondazioni alla società di inseminazione delle nuvole Rainmaker Technology Corporation e al suo amministratore delegato, Augustus Doricko, che ha ricevuto minacce di morte dopo che l'operazione di inseminazione delle nuvole della sua azienda, a 130 miglia dalla zona dell'alluvione, ha attirato l'attenzione del pubblico.

L'inseminazione delle nuvole è l'atto di far piovere da cumuli già esistenti su una determinata area; non aggiunge umidità all'atmosfera.

L'azienda di Doricko ha condotto operazioni programmate di inseminazione delle nuvole nella contea di Karnes, a Sud-est del luogo in cui si è verificata la tempesta, e sia lui che le autorità statali hanno spiegato che tali attività non hanno avuto alcun effetto sull'alluvione.

Tuttavia voci insistenti, unite al verificarsi di altre catastrofiche inondazioni nella Carolina del Nord e nel Nuovo Messico, continuano a far sì che i metodi di inseminazione delle nuvole e di modificazione del clima siano al centro dell'attenzione.

“Le inondazioni in Texas sono una tragedia [...]. Più di ogni altra cosa dovremmo preoccuparci di prenderci cura di loro [delle vittime]”, ha detto Doricko a The Epoch Times. “Ma per quanto riguarda le persone che ci ritenevano responsabili, o che avevano domande sulle nostre operazioni, ho accolto con favore l'opportunità di informare la gente”.


Cosa vuol dire inseminare le nuvole?

L'inseminazione delle nuvole non crea nuove nuvole, piuttosto consiste nel far volare un aereo, o un drone, nelle nuvole che si formano naturalmente e rilasciare al loro interno piccole quantità di ioduro d'argento e sale da cucina.

Queste particelle aggiunte estraggono il vapore acqueo dalle nuvole, dando luogo a precipitazioni forzate, sotto forma di pioggia o neve.

“Lo ioduro d'argento è un agente di inseminazione preferito perché la sua struttura cristallina è quasi identica a quella del cristallo di ghiaccio naturale”, afferma il Dipartimento delle Licenze e della Regolamentazione del Texas (TDLR) sul suo sito web. “Quando posizionato nella parte superiore della nube convettiva in espansione, ricca di goccioline surraffreddate, il cristallo di ioduro d'argento può crescere rapidamente sfruttando quel vasto campo di umidità disponibile”.

“Nel giro di pochi istanti il cristallo di ghiaccio si trasforma in una grande goccia di pioggia, abbastanza pesante da cadere attraverso la massa di nuvole come un pozzo di pioggia”, aggiunge il dipartimento.

Secondo la legge statale il TDLR è responsabile della regolamentazione nell'uso dell'inseminazione delle nuvole attraverso una procedura di licenza e autorizzazione, ed è inoltre incaricato di promuoverne lo sviluppo e la dimostrazione attraverso la ricerca.

Questa tecnologia ha debuttato circa 80 anni fa: i primi test furono condotti per aumentare il manto nevoso a New York nel 1945. Da allora è stata utilizzata in vari stati per aumentare il manto nevoso, oltre a fornire un po' di sollievo ai terreni agricoli nei periodi di siccità e a ricostituire le falde acquifere.

Nel caso di Rainmaker, il team ha effettuato un volo di 19 minuti il 2 luglio per inseminare due nuvole per conto della South Texas Weather Modification Association, al fine di aumentare i livelli delle falde acquifere. L'associazione, un'organizzazione no-profit che copre 10 contee e ha sede a Pleasanton, in Texas, è finanziata dai distretti idrici locali e dalle commissioni di contea.

Le due nubi inseminate “sono persistite per circa due ore dopo l'inseminazione prima di dissiparsi” tra le 15:00 e le 16:00, ha scritto Doricko in un post del 5 luglio su Twitter.

“Le nuvole naturali hanno in genere una durata che va dai 30 minuti a qualche ora al massimo, e persino i sistemi di tempesta più persistenti raramente mantengono la stessa struttura nuvolosa per più di 12-18 ore”, ha affermato.

Doricko ha dichiarato a The Epoch Times che, in molti casi, l'inseminazione delle nuvole è l'unica opzione logica per risolvere il fabbisogno idrico nell'entroterra occidentale e nelle zone costiere, nonostante i tentativi di utilizzare l'acqua di mare attraverso la desalinizzazione.

“La stragrande maggioranza dell'acqua che attraversa la troposfera negli Stati Uniti viene semplicemente riciclata dall'oceano e non precipita su di esso”, ha affermato Doricko. “Quindi possiamo prelevare una piccola percentuale in più di quell'acqua direttamente sopra le nostre teste e cambiare radicalmente l'approvvigionamento idrico nell'Ovest americano”.


Dove e quando avviene l'inseminazione delle nuvole?

Doricko ha dichiarato a The Epoch Times che la sua azienda conduce operazioni di inseminazione delle nuvole anche nello Utah, nella California meridionale, in Colorado e in Oregon.

Solo nello stato del Texas sono in corso da decenni numerosi progetti di modificazione meteorologica che interessano decine di milioni di acri, ma tutte le attività sono state sospese dopo le inondazioni.

L'inseminazione delle nuvole può essere effettuata in vari periodi dell'anno. L'azienda di Doricko gestisce un'operazione stagionale nello Utah da ottobre ad aprile, integrando il manto nevoso in previsione di un suo scioglimento precoce.

“È la stagione con le nuvole più fredde, quindi è proprio in quella finestra temporale che si verificano le maggiori opportunità di inseminazione; poi la neve che produciamo agisce come una sorta di batteria naturale di acqua che si scioglie e poi si disperde nei fiumi e nelle falde acquifere nel corso della stagione secca”.

Doricko ha sottolineato che le operazioni hanno un effetto interstatale.

“Se produciamo più neve in Colorado, non ne trarrà beneficio solo il Colorado, giusto? Ne trarranno beneficio anche lo Utah, il New Mexico e tutti gli altri stati del bacino del fiume Colorado”, ha dichiarato a The Epoch Times.

“Quindi è naturale che ci sia una collaborazione interstatale e possibilmente una collaborazione e una supervisione federale su queste cose, perché l'acqua ha un impatto su tutti nel bacino”.

“E in una certa misura lo vediamo già quando gli stati del bacino inferiore, come California, Nevada e Arizona, finanziano operazioni di inseminazione delle nuvole negli stati della regione superiore perché sono beneficiari del manto nevoso presente in quelle zone”, ha aggiunto.

Tuttavia tutte le operazioni di inseminazione delle nuvole richiedono quelli che lui chiama “criteri di sospensione qualificati”.

“Se c'è il rischio di inondazioni, se c'è un forte temporale, se i bacini sono troppo pieni, allora bisogna sospendere le operazioni anche quando i clienti vogliono più acqua, per non arrecare danni”, ha affermato Doricko.

Ad esempio, in Texas tutte le attività di inseminazione delle nuvole sono state sospese a causa delle forti piogge cadute nello stato fino a luglio.


Segnalazione e regolamentazione dell'inseminazione delle nuvole

Doricko ha spiegato che la maggior parte dei suoi clienti sono enti governativi di qualche livello, come i dipartimenti statali dell'agricoltura o i lavori pubblici comunali.

“L'acqua è un bene pubblico”, ha affermato.

“Ci sono aziende agricole, ecosistemi, servizi residenziali, centrali idroelettriche e industrie, tutti quanti hanno bisogno di acqua. E l'acqua che deriva dall'inseminazione delle nuvole non entra nelle tubature e non raggiunge una specifica abitazione; precipita lungo un bacino idrografico, e poi scorre nei fiumi e tutti attingono dai bacini idrici o dalle falde acquifere. È quindi naturale che molti dei nostri clienti facciano parte di enti governativi”, ha aggiunto Doricko.

La legge federale richiede che le operazioni di inseminazione delle nuvole siano segnalate alla National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) con almeno 10 giorni di anticipo. Tuttavia la NOAA non ha l'autorità di regolamentare tale pratica.

Norme separate sono in vigore anche a livello statale. In Texas, ad esempio, i potenziali “inseminatori di nuvole” devono ottenere una licenza e un permesso statali per la modificazione meteorologica.

“Una persona o un'organizzazione che voglia impegnarsi nella modifica del clima deve presentare domanda al TDLR e dimostrare di possedere sufficienti competenze meteorologiche e di soddisfare i requisiti di sicurezza finanziaria e altri requisiti”, ha dichiarato lo stesso dipartimento a The Epoch Times in un'e-mail.

“La legge del Texas consente ai licenziatari di condurre operazioni contrattuali in determinate circostanze, ma non supervisioniamo il processo di assegnazione dei contratti da parte dei licenziatari, se non assicurandoci che la persona che esegue la modifica meteorologica soddisfi i requisiti necessari”.

Per quanto riguarda la trasparenza dettagliata sulle operazioni eseguite, non ci sono requisiti. Doricko ha suggerito che dovrebbe essere richiesta maggiore trasparenza a livello federale, in modo che possano essere forniti al pubblico dati più concreti sull'efficacia dell'inseminazione delle nuvole per il Paese.

Doricko spera che nel prossimo futuro vengano emanate ulteriori normative federali e, con esse, anche più ricerche.


Ricerca sull'inseminazione delle nuvole, effetti collaterali, costi

La ricerca sull'inseminazione delle nuvole e sui suoi effetti è andata avanti sin da quando questa pratica è iniziata alla fine degli anni '40.

Ad esempio, il Salt River Project (SRP) in Arizona ha dichiarato a The Epoch Times di aver recentemente completato un progetto di ricerca sulla “fattibilità dell'inseminazione delle nuvole invernali” nello stato, basato su modelli computerizzati.

“Al momento l'SRP non sta partecipando ad alcun volo di inseminazione delle nuvole e non ci sono piani per il prossimo futuro”, ha affermato un portavoce del progetto in un'e-mail.

“I nostri esperti in materia di acqua stanno attualmente analizzando i dati e al momento non abbiamo informazioni da condividere in merito alla siccità e al sostegno all'agricoltura”.

Doricko ha affermato che la quantità di ioduro d'argento utilizzata nelle operazioni di inseminazione delle nuvole è minima e che utilizzarne 50 grammi causerebbe la dispersione delle precipitazioni su centinaia di chilometri quadrati.

Finora la ricerca non ha evidenziato effetti collaterali negativi derivanti dall'uso dello ioduro d'argento.

Il TDLR afferma sul suo sito web che “non sono stati osservati impatti ambientali significativi in ​​relazione alle operazioni di inseminazione delle nuvole, compresi i progetti esistenti da 30-40 anni” e che la quantità di argento rilevata nei campioni di acqua piovana raccolti era pari a una concentrazione di una parte su 10 miliardi.

“Tale concentrazione è ben al di sotto di quella accettabile di 50 microgrammi per litro, come stabilito dal Servizio Sanitario Pubblico degli Stati Uniti”, afferma il TDLR sul suo sito web. “Molte aree in cui viene praticata l'inseminazione delle nuvole presentano concentrazioni di argento nel terreno molto più elevate di quelle riscontrate nelle precipitazioni provenienti dalle nuvole inseminate”.

“Inoltre la concentrazione di iodio nel sale iodato utilizzato per condire gli alimenti è di gran lunga superiore a quella riscontrata nell'acqua piovana proveniente da una nuvola inseminata”.

La Divisione delle Risorse Idriche dello Utah, che opera sotto il Dipartimento delle Risorse Naturali dello Stato, afferma che l'inseminazione delle nuvole si è rivelata economicamente vantaggiosa. La divisione ha affermato che per aumentare la precipitazione media del manto nevoso del 5-15%, servono dai $5 ai $10 per acro-piede di acqua aggiuntiva.

L'inseminazione delle nuvole “non funziona ovunque”, ha affermato la divisione. “Le condizioni devono essere giuste. Fortunatamente la topografia, il clima e i bacini idrici dello Utah rendono l'inseminazione delle nuvole invernale conveniente”.

Secondo uno studio del 2019 pubblicato dal Dipartimento di Agroalimentare ed Economia Applicata della North Dakota State University, questa pratica si è rivelata vantaggiosa anche dal punto di vista finanziario nel Dakota del Nord. Lo studio ha dimostrato che le operazioni di inseminazione delle nuvole del North Dakota Cloud Modification Project hanno aumentato le precipitazioni nei terreni agricoli, ma hanno anche portato ulteriori benefici al settore agricolo se combinate con gli sforzi per ridurre la grandine che distrugge i raccolti in quantità annuali.

L'università ha studiato nove colture dal 2008 al 2017 e ha scoperto che l'inseminazione delle nuvole ha prodotto un beneficio annuo compreso tra i $12,20 e i $21,16 per acro piantato, con un costo di circa $0,40 per acro piantato.

“Un aumento delle precipitazioni del 10% e una riduzione del 45% della grandine per acro piantato producono un ritorno economico stimato di oltre $53 per ogni dollaro speso nel programma”, ha osservato lo studio.

Riducendo l'aumento delle precipitazioni al 5%, il ritorno è stato di circa $31 per ogni dollaro speso.


Scie di condensazione e geoingegneria

L'inseminazione delle nuvole è diversa dalle scie di condensazione, chiamate anche scie chimiche, e dalla geoingegneria.

Doricko ha citato la nuova pagina web dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente (EPA), che spiega che le scie di condensazione sono un fenomeno normale degli aerei che volano in aria fredda.

La geoingegneria, d'altra parte, è una questione diversa. Un tipo di intervento è la modifica della radiazione solare, che consiste nell'immettere particelle riflettenti nell'atmosfera per attenuare i raggi solari e raffreddare la Terra. A differenza delle scie di condensazione, è un'attività che, secondo Doricko, va presa sul serio.

“Oscurare il sole in questo modo è un'altra tecnologia che dobbiamo prendere molto sul serio”, ha detto. “Non è inseminazione delle nuvole. Avviene anch'essa nell'atmosfera, ma per il resto non è in alcun modo correlata all'inseminazione delle nuvole”.

Ha affermato che mentre i piccoli cristalli utilizzati nell'inseminazione delle nuvole vengono rigettati sulla Terra dopo che le nuvole si sono dissipate e hanno effetto solo su un'area specifica per un breve periodo di tempo, queste altre particelle restano nell'atmosfera e hanno un effetto generalizzato immediato.

“Le persone preoccupate per questo fenomeno hanno ragione a esserlo, perché si tratta di una tecnologia reale che alcune persone sono interessate a implementare”, ha affermato.


Cambiare per sempre

In diversi stati si stanno ora muovendo azioni per vietare non solo l'inseminazione delle nuvole, ma anche la modifica del clima in generale e, come minimo, per riacquistare autorità su questa pratica.

A maggio la Florida ha approvato una legge che vieta ogni forma di modificazione del clima all'interno dei suoi confini, sebbene in precedenza fosse consentita l'inseminazione delle nuvole, autorizzata dal Dipartimento per la protezione ambientale dello stato.

Il senatore dello stato, Jay Collins, ha dichiarato di aver votato a favore del disegno di legge “per garantire l'istituzione di garanzie legali contro tentativi non autorizzati e non regolamentati di alterare il clima all'interno dello Stato”.

“Ciò tutela ulteriormente la sovranità della salute pubblica e dà ai cittadini della Florida la certezza che le attività di modificazione del clima non possano procedere senza supervisione”, ha dichiarato Collins a The Epoch Times.

Tuttavia alcuni legislatori a livello federale, tra cui la deputata Marjorie Taylor Greene (R-Ga.), vogliono che questa pratica venga vietata del tutto.

“Voglio aria pulita, cieli puliti, acqua piovana pulita, falde acquifere pulite e sole proprio come Dio l'ha creato”, ha scritto in un  post su Twitter il 5 luglio. “Nessuna persona, azienda, entità o governo dovrebbe mai essere autorizzato a modificare il nostro clima con qualsiasi mezzo!”.

Ciononostante Doricko è determinato a promuovere una maggiore comprensione, accettazione e utilizzo dell'inseminazione delle nuvole in tutto il Paese. Vede la raccolta delle precipitazioni nell'oceano non solo come un mezzo per eliminare la siccità e l'essiccazione dei fiumi, ma anche per rendere più verdi i deserti e aumentare la superficie coltivabile negli Stati Uniti.

“Un tempo la Central Valley della California non era altro che deserto e palude, e abbiamo progettato canali, pompe e condutture per trasportare l'acqua e rifornire quelle fattorie, e ora è una delle regioni agricole più produttive al mondo”, ha affermato.

“Direi che sul letto di morte ciò che [vorrei] ricordare di aver fatto per i miei figli è l'estensione delle Grandi Pianure dal Texas attraverso il Texas occidentale, il Nuovo Messico, l'Arizona e la California: tutta quella terra è rigogliosa e verde”.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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