La traduzione in italiano dell'opera scritta da Wendy McElroy esplora Bitcoin a 360°, un compendio della sua storia fino ad adesso e la direzione che molto probabilmente prenderà la sua evoluzione nel futuro prossimo. Si parte dalla teoria, soprattutto quella libertaria e Austriaca, e si sonda come essa interagisce con la realtà. Niente utopie, solo la logica esposizione di una tecnologia che si sviluppa insieme alle azioni degli esseri umani. Per questo motivo vengono inserite nell'analisi diversi punti di vista: sociologico, economico, giudiziario, filosofico, politico, psicologico e altri. Una visione e trattazione di Bitcoin come non l'avete mai vista finora, per un asset che non solo promette di rinnovare l'ambito monetario ma che, soprattutto, apre alla possibilità concreta di avere, per la prima volta nella storia umana, una società profondamente e completamente modificabile dal basso verso l'alto.
____________________________________________________________________________________
(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/la-societa-degli-algoritmi)
Ormai esternalizziamo la formazione della nostra realtà ad algoritmi progettati non per la verità, ma per il coinvolgimento. Questi sistemi non si limitano a riflettere i nostri pregiudizi: li amplificano, li distillano e ce li restituiscono in forme sempre più concentrate. I feed dei social media di individui politicamente opposti sono diventati così divergenti che potrebbero benissimo essere resoconti provenienti da pianeti diversi.
Come ho scritto nel pezzo, Per non cadere divisi, credo che questa frammentazione sia una caratteristica, non un difetto. La frammentazione della nostra realtà collettiva giova a coloro che preferirebbero che litigassimo tra di noi piuttosto che accorgerci di chi tira davvero i fili.
Il proprietario di una Tesla che ora contempla l'idea di rottamare la sua auto a causa delle posizioni politiche di Elon Musk rappresenta qualcosa di più profondo della fedeltà o del tradimento al marchio. Simboleggia quanto le nostre scelte di consumo si siano completamente fuse con le nostre politiche identitarie. Non ci limitiamo più ad acquistare prodotti; stipuliamo contratti morali con i marchi. Quando questi marchi “tradiscono” la nostra tribù politica, lo viviamo come un tradimento personale.
Come ha osservato Naomi Wolf, individui un tempo diversi ora ripetono a pappagallo identici temi di discussione con le stesse espressioni facciali, come se fossero posseduti da un copione collettivo. L'ordinamento algoritmico dell'umanità ha creato un mondo in cui persone un tempo uniche si trasformano in PNG prevedibili una volta stimolate da determinati argomenti.
Do you ever talk to liberal former friends and hear the same personality’s unpleasant replies, even though they once were all different pleasant personalities? Do you see that all these different people below have the exact same facial expression as if possessed by the same awful… https://t.co/WQUt3wgwhb
— Dr. Naomi Wolf. 8 NYT Bestsellers. DPhil, Poetry. (@naomirwolf) March 24, 2025
Questo fenomeno corre parallelo alla “Sindrome anti-trumpiana” emersa anni fa: una risposta emotiva così viscerale da trascendere la valutazione razionale. Lo schema si ripete perché il sistema necessita di questi parafulmini emotivi. Una popolazione concentrata sulle personalità ha meno possibilità di notare schemi strutturali.
Mentre discutiamo su quale miliardario sia il più virtuoso, o quale figura politica meriti la nostra eterna lealtà, i sistemi sottostanti che plasmano il nostro destino collettivo avanzano indisturbati. Non si tratta di una coincidenza, è un progetto.
Come Bill Hicks, il mio comico/filosofo preferito del XX secolo, e scomparso troppo presto, illustrò in modo brillante nel suo famoso sfogo sulla politica: un burattino condivide le nostre convinzioni, un altro burattino sembra più di nostro gradimento, ma c'è una sola persona che tira i fili di entrambi i burattini.
Come ho esplorato in un altro pezzo, La seconda Matrix, questo schema di reindirizzamento di preoccupazioni legittime verso canali controllati è coerente attraverso le generazioni. L'approccio incrementale alla trasformazione sociale ha profonde radici intellettuali. La Fabian Society, che prende il nome dal generale romano Fabio Massimo che sconfisse Annibale con pazienza strategica piuttosto che con il confronto diretto, sosteneva il cambiamento istituzionale graduale rispetto agli sconvolgimenti rivoluzionari. La loro finestra temporale per il cambiamento non era di anni, ma di generazioni.
Metodologie simili sono state articolate da varie figure influenti nel corso della storia. Come affermò Max Horkheimer della Scuola di Francoforte: “La Rivoluzione non avverrà con le armi, ma avverrà gradualmente, anno dopo anno, generazione dopo generazione. Ci infiltreremo gradualmente nelle loro istituzioni educative e nei loro uffici politici, trasformandoli lentamente in entità marxiste, mentre ci muoviamo verso l'egualitarismo universale”.
Klaus Schwab del World Economic Forum parlò apertamente di “penetrare nei gabinetti” dei governi con individui affiliati al WEF – un'affermazione che suona cospirativa, ma che è stata pronunciata come un risultato di cui essere orgogliosi.
Sky news Australia pic.twitter.com/2vRDLHV9C1
— Veraelena (@Veraelena5) July 7, 2022
La genialità di questo approccio sta nella sua plausibile negabilità. Ogni singolo cambiamento appare ragionevole se preso in modo isolato. Solo se visto in modo olistico emerge il modello, ma chi ha la prospettiva per vederlo nel suo complesso? La nostra attenzione è deliberatamente frammentata, la nostra rabbia attentamente incanalata verso obiettivi approvati.
Nemici artificiali, alleati artificiali
I nostri ecosistemi informativi non si limitano a rafforzare le nostre convinzioni, ma creano i nostri nemici. Se siete filo-israeliani, vi vengono propinate le voci anti-israeliane più estreme. Se siete simpatizzanti dei palestinesi, vi vengono mostrate le prospettive filo-israeliane più spietate. L'algoritmo vi assicura di essere perennemente indignati dai peggiori rappresentanti di suddetti opposti.
Ad esempio, la mia comprensione più sincera va a chiunque sia nato con disforia di genere e si senta intrappolato nel corpo sbagliato. In qualche modo questa visione compassionevole si è evoluta in “gli uomini dovrebbero poter praticare sport femminili” – una versione caricaturale dell'empatia e completamente disallineata dalla realtà. Questa specifica controversia sugli atleti transgender negli sport femminili non faceva nemmeno parte del dibattito pubblico qualche anno fa, eppure in qualche modo dovremmo riorganizzare la società per accogliere questa posizione assurdamente estrema.
Sui social media lo stesso schema divisivo si ripete quotidianamente. Sfogliando lo stesso evento di cronaca da fonti diverse, si vedranno realtà completamente diverse: i conservatori hanno mostrato le voci progressiste più estreme, i progressisti hanno alimentato le reazioni conservatrici più infiammatorie. Durante le elezioni del 2020 questi feed divergenti hanno creato mondi informativi così separati che gli americani non sono riusciti nemmeno a mettersi d'accordo sui fatti fondamentali di quanto accaduto.
Allo stesso modo coloro che hanno perso la testa per Elon Musk o Donald Trump potrebbero benissimo avere ragione alla fine, anche se dubito che sarà per le ragioni che pensano. La loro preoccupazione dovrebbe essere la tecnocrazia, non la riduzione degli sprechi governativi o qualsiasi altra cosa li stia effettivamente facendo impazzire. Guardate come i media generalisti hanno creato la controversia sul “saluto nazista” attorno a Elon Musk, o l'incessante battaglia legale contro Trump: un'ulteriore prova di un'ingegneria della realtà progettata per provocare risposte emotive piuttosto che un'analisi ponderata. La gente non discute nemmeno se dovessimo averla una tecnocrazia: è a malapena presente nella coscienza pubblica, figuriamoci nel dibattito pubblico. Invece stanno discutendo se preferiscano una tecnocrazia di sinistra o di destra.
Le voci più estreme vengono amplificate perché generano coinvolgimento. Le posizioni ragionevoli vengono sepolte sotto priorità algoritmiche che premiano il conflitto rispetto al consenso.
Scambiamo quindi questi estremismi selezionati algoritmicamente per campioni rappresentativi. Arriviamo a credere che “l'altra parte” sia composta interamente dalle sue voci più irragionevoli. La possibilità di un terreno comune svanisce quando siamo convinti che i nostri avversari siano uniformemente malevoli o deliranti.
Trascendere la manipolazione
Come possiamo sfuggire a questa divisione artificiale? Iniziamo riconoscendo che il disprezzo è la moneta di scambio del controllo. Quando proviamo disprezzo per i nostri concittadini, stiamo partecipando alla nostra stessa privazione di potere.
L'atto più rivoluzionario potrebbe essere rifiutarsi di considerare i nostri vicini come nemici, anche quando forze potenti traggono profitto dal nostro reciproco antagonismo. Questo non significa abbandonare i principi, o fingere che i disaccordi non esistano; significa riconoscere che l'esagerazione di questi disaccordi serve interessi che nessuna delle due fazioni politiche sosterrebbe volentieri. Le persone ragionevoli dovrebbero essere in grado di intavolare conversazioni civili per discutere i mezzi e i metodi per migliorare il mondo che lasceremo in eredità ai nostri figli e nipoti.
Il sistema teme la solidarietà che trascende le tradizionali linee di divisione; teme le conversazioni che identificano preoccupazioni comuni nonostante i diversi quadri di riferimento; teme i cittadini che possono dissentire sulle linee di politica pur riconoscendo reciprocamente la loro umanità.
Le nostre tecnologie sociali sono progettate per impedire esattamente queste connessioni. Frammentano le discussioni, premiano l'indignazione e fanno sì che non si veda mai il contesto completo. Ci mantengono reattivi piuttosto che riflessivi.
Costruire una forma di resilienza alla realtà
La strada da percorrere non è ignorare le differenze o fingere che le falsità siano ugualmente valide. È sviluppare resilienza alla realtà, la capacità di valutare le informazioni al di là del loro valore di segnalazione tribale.
Quando incontrate nuove informazioni, chiedetevi: questa affermazione serve principalmente a rafforzare le vostre convinzioni esistenti? Vi fa sentire moralmente superiori a un gruppo esterno? Semplifica fenomeni complessi in eroi e cattivi? Questi sono segnali d'allarme di manipolazione informativa, indipendentemente dall'allineamento politico.
Cercate fonti di informazione che occasionalmente mettano in discussione le vostre convinzioni. Non quelle che vi indignano solamente, ma quelle che vi fanno riflettere. La distinzione è cruciale. L'indignazione rafforza i percorsi neurali esistenti; una vera sfida ne crea di nuovi, invece.
Posso solo dire con umiltà che non ho idea di chi abbia veramente il controllo, ma so questo: ogni giorno che passa senza che si parli dei danni causati dall'industria farmaceutica e alimentare, più persone finiscono nel loro tritacarne. Chi di noi non si lascia coinvolgere dal tribalismo politico spesso pensa che entrambe le parti siano un po' folli. L'adorazione dell'eroe è ridicola, così come la sua demonizzazione. Dovremmo chiederci chi abbia il vero potere e il controllo, perché è abbastanza ovvio che non sono mai stati i politici: nella migliore delle ipotesi solo dirigenti di medio livello (middle management).
Soprattutto mantenete contatti diretti con le persone, al di là delle divisioni politiche. Gli algoritmi perdono potere quando si confrontano con la complessità umana. È più difficile demonizzare una filosofia politica quando tra i suoi sostenitori ci sono persone che rispettate e a cui tenete.
La mente integra
L'obiettivo finale non è l'uniformità politica, ma l'integrità mentale: la capacità di gestire la complessità senza ripiegare su narrazioni semplicistiche. Il panorama informativo frammentato ha creato menti frammentate, con un pensiero compartimentato che ci impedisce di vedere le contraddizioni nelle nostre visioni del mondo.
Le forze che traggono profitto dalla nostra divisione contano sulla nostra tendenza a persistere in schemi di pensiero consolidati. Gli individui più pericolosi per questo sistema sono quelli che non possono essere facilmente categorizzati, che mettono in discussione i propri presupposti con lo stesso vigore con cui mettono in discussione l'autorità, rifiutando il conforto della certezza tribale in favore di una ricerca perpetua.
In un mondo di divisioni artificiali, l'atto più rivoluzionario è l'integrità: dell'informazione, del pensiero e, in definitiva, dell'umanità.
Quando il disprezzo per chi si trova dall'altra parte della barricata irrompe dentro di voi, riflettete: chi trae profitto dalla vostra rabbia? Quale potere mantiene la sua presa mentre ci combattiamo a vicenda? Il nostro compito non è solo assistere allo spettacolo delle marionette, ma creare connessioni che lo trascendano. Questo è ciò che temono di più.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una mancia in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.


Nessun commento:
Posta un commento