giovedì 9 settembre 2010

Mercantilismo ed inflazione


Dopo l'articolo di ieri, meglio rimanere a parlare di inflazione. Con un pò di storia sposto il riflettore sull'Europa per indagare la nascita di una società a delinquere che ha fatto di questa "tassa occulta" il suo strumento principe. La soluzione per ogni crisi (e non pensate che per l'attuale sarà diverso) e deficit di bilancio è riscontrabile nel suo motto: inflazionare. E tanti saluti al potere d'acquisto per molti e buongiorno potere per pochi.
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di Murray N. Rothbard (1)

Lo Stato postmedievale acquisiva la maggior parte delle sue, premurosamente ricercate, entrate dalla tassazione. Ma lo Stato è stato sempre attratto dall'idea di creare il suo stesso denaro in modo da depredare direttamente la ricchezza dai suoi cittadini. Prima che il denaro cartaceo fosse inventato, comunque, quando creava denaro lo Stato era limitato all'occasionale svalutazione della coniatura, di cui per molto tempo ha tentato di mantenere al sicuro il monopolio obbligatorio. Però la svalutazione era un processo unico e non poteva essere usato, come sarebbe piaciuto sempre allo Stato, per creare denaro in continuazione e farlo mangiare alle proprie casse per costruire palazzi, piramidi ed altri beni di consumo per l'apparato statale e la sua elite al potere.

Il grande strumento inflazionistico del denaro cartaceo del governo fu dapprima scoperto dal mondo occidentale nel Quebec francese, nel 1685. Monsieur Meleus il tesoriere del governo in Quebec, pressato al solito dalla richiesta di fondi, decise di aumentarli dividendo alcune carte da gioco in quarti, valutandole con vari valori della valuta francese ed usandole per pagare salari e materiali. Questa carta moneta, successivamente riscattabile nell'effettiva moneta metallica, presto divenne un biglietto di carta ripetutamente emesso.

La prima forma più familiare di carta di governo prese il via cinque anni dopo, nel 1690, nella colonia britannica del Massachusetts. Quest'ultima aveva mandato dei soldati in una delle loro abituali missioni di saccheggio contro il prosperoso Quebec francese, ma quella volta furono respinti. La combriccola di soldati del Massachusetts era scontenta ed ancor più irritata dal fatto che la loro paga era sempre uscita fuori dalle loro divisioni del bottino francese venduto all'asta, ma quella volta non c'era denaro per loro da riscuotere.

Il governo del Massachusetts, vessato da soldati sediziosi richiedenti il pagamento dei loro salari, non era in grado di prendere in prestito denaro dai mercanti di Boston, che scaltramente consideravano la sua affidabilità creditizia indegna. Alla fine il Massachusetts si lanciò nell'espediente di emettere 7,000 sterline in banconote di carta, col presupposto che sarebbero state riscattabili in monete metalliche dopo pochi anni. Inevitabilmente i pochi anni iniziarono ad allungarsi all'orizzonte ed il governo, deliziato con questo ritrovato modo di acquisizione di entrate apparentemente senza costi, ci diede dentro con la stampante e rapidamente emise più di 40,000 sterline di carta. Fatidicamente, nacque il denaro in carta.

Erano circa due decadi prima quando il governo francese, sotto l'influenza del fanatismo inflazionistico del teorico scozzese John Law, aprì nel proprio paese i rubinetti dell'inflazione dovuta al denaro cartaceo. Il governo inglese si volse invece verso un più subdolo meccanismo per raggiungere lo stesso obiettivo: la creazione di una nuova istituzione nella storia -- una banca centrale.

La chiave della storia inglese nel diciassetesimo e diciottesimo secolo è la guerra perpetua in cui lo Stato inglese fu continuamente impegnato. La guerra significava giganti richieste finanziarie per la Corona. Prima dell'avvento della banca centrale e della carta di governo, qualsiasi governo che volesse tassare il paese per supportare il pieno costo della guerra dipendeva da un sempre più crescente debito pubblico. Ma se il debito pubblico continua ad aumentare, e le tasse non sono aumentate, qualcosa deve essere dato ed il conto deve essere pagato.

Prima del diciassetesimo secolo i prestiti erano generalmente fatti dalle banche e le "banche" erano istituzioni in cui i capitalisti prestavano fondi che loro avevano risparmiato. Non esistevano i depositi bancari; i mercanti che cercavano un posto sicuro dove mantenere i loro oro in surplus lo depositavano nella Zecca del Re nella Torre di Londra -- un'istituzione abituata ad immagazzinare oro. Questa abitudine, comunque, si dimostrò altamente costosa per il re Carlo I, avendo bisogno di denaro poco prima lo scoppio della guerra civile nel 1638, confiscò semplicemente l'enorme somma di 200,000 libbre d'oro immagazzinata nella zecca -- annunciando che si trattava di un "prestito" dai depositanti. Comprensibilmente scossi da questa esperienza, i mercanti iniziarono a depositare il loro oro nelle casse di privati orefici, i quali erano abituati all'immagazzinamento e la salvaguardia di preziosi metalli. Presto le banconote degli orefici iniziarono ad avere la funzione di banconote private, il prodotto di depositi bancari.

La Restaurazione portò al governo il bisogno urgente di raggiungere un grande accordo di denaro a causa della guerra contro gli olandesi. Le tasse furono enormemente aumentate e la Corona aveva preso in prestito ampiamente dagli orefici. Nel tardo 1671 il re Carlo II chiese ai banchieri ulteriori grandi prestiti per finanziare una nuova flotta. Col rifiuto degli orefici il re proclamò, il 5 gennaio 1672, un "fermo dello Scacchiere (Ministro delle finanze britannico, n.d.t.)", cioè, un'intenzionale rifiuto di pagare qualsiasi interesse o intero capitale sulla maggior parte del notevole debito pubblico. Un pò del debito "congelato" era dovuto dal governo a fornitori e pensionati, ma la grande quantità era dovuta agli orefici vittimizzati. Infatti delle 1,21 milioni di sterline del debito totale congelato, circa 1,17 milioni erano dovuti agli orefici.

Cinque anni dopo nel 1677 la Corona a malincuore iniziò a pagare gli interessi del debito congelato. Ma dal momento della cacciata di Giacomo II nel 1688, solo poco più di 6 anni di interesse furono ripagati a fronte dei 12 dovuti. Per di più l'interesse fu pagato all'arbitrario tasso del 6%, nonostante il re inizialmente avesse contrattato un tasso di interessi dal 8 al 10%.

Gli orefici furono anche più intensamente intralciati dal governo di Guglielmo e Maria, introdotti dalla Gloriosa Rivoluzione del 1688. Il nuovo governo semplicemente rifiutò di pagare qualsiasi interesse o capitale sul debito congelato. Gli sventurati creditori portarono il caso davanti alla corte, ma mentre i giudici erano d'accordo in linea generale coi creditori la loro decisione fu annullata dal Guardasigilli, che spiegò con franchezza che i problemi finanziari del governo dovevano avere la precedenza sulla giustizia e sulla proprietà privata.

Il risultato di questo "stop" fu che la Camera dei Comuni decise sulla questione nel 1701, decretando che metà della somma del debito sarebbe stata semplicemente eliminata -- e l'interesse sull'altra metà sarebbe stato pagato alla fine del 1705, al notevole tasso del 3%. Ed anche questo basso tasso fu successivamente tagliato al 2,5%.

Questa dichiarazione di bancarotta da parte del re ebbe le conseguenze che ci si potrebbero aspettare in un simile caso: il credito pubblico fu severamente ridotto ed il disastro finanziario colpì gli orefici, le cui banconote non furono più accettate dalla gente e dai loro depositanti. La maggior parte degli orefici creditori andò in bancarotta durante gli anni del 1680 e molti finirono le loro vite in prigione. I depositi bancari privati ricevettero un colpo devastante, un colpo che sarebbe stato solo superato dalla creazione di una banca centrale.

Il fermo dello Scacchiere, poi, che arrivava solo due decadi dopo la confisca dell'oro alla Zecca, tentò effettivamente di distruggere in un colpo solo sia il deposito bancario privato sia il credito del governo. Ma le infinite guerre con la Francia si stavano avvicinando ed il governo dove avrebbe preso il denaro per finanziarle?[1]

La salvezza arrivò sottoforma di un gruppo di promotori, capitanati da Scot William Paterson. Quest'ultimo si avvicinò ad una speciale commissione della Casa dei Comuni, formata nel 1693, per studiare il problema della raccolta fondi e propose un nuovo e notevole schema. In ritorno per una serie di speciali ed importanti privilegi dallo Stato, Paterson ed il suo gruppo avrebbero formato la Banca d'Inghilterra, la quale avrebbe emesso nuove banconote, la maggior parte delle quali sarebbero state usate per finanziare il deficit del governo. In breve, dal momento che non c'erano abbastanza risparmiatori privati disposti a finanziare il deficit, Paterson e co. furono cortesemente disposti a comprare obbligazioni fruttifere del governo, da essere ripagate dalle nuove banconote create, che portavano con loro una marea di speciali privilegi. Non appena il Parlamento puntualmente concesse lo status ufficiale alla Banca d'Inghilterra nel 1694, re Guglielmo stesso e vari membri del parlamento si affannarono a diventare azionisti di questa nuova fonte di grossi guadagni rappresentata della creazione di denaro.

William Paterson esortò il governo inglese a garantire alle banconote della Banca d'Inghilterra il potere del corso legale, ma la cosa stava andando troppo oltre, anche per la Corona britannica. Però il Parlamento concesse alla banca il vantaggio di tenere i depositi di tutti i fondi del governo.

La nuova istituzione rappresentava un sistema bancario centrale privilegiato dal governo e mostrò subito il proprio potere inflazionistico. La Banca d'Inghilterra emise rapidamente l'enorme somma di 760,000 sterline, la maggior parte delle quali usate per pagare il debito di governo. Questa emissione ebbe un'immediato e sostanziale impatto inflazionistico ed in due brevi anni la Banca d'Inghilterra risultò insolvente dopo un'assalto agli sportelli, un'insolvenza gioiosamente favorita dai suoi concorrenti, gli orefici privati, che furono felici di riportare indietro le banconote inflazionate della Banca d'Inghilterra per riscattarle con le monete metalliche.

A questo punto il governo inglese prese una fatidica decisione: nel maggio 1696 permise semplicemente alla banca di "sospendere i pagamenti delle monete metalliche". In breve, si permetteva alla banca di rifiutare indefinitivamente di adempiere ai suoi impegni di contratto ovvero far riscattare le sue banconote in oro, mentre allo stesso tempo poteva continuare spensieratamente nell'operazione di emissione di banconote e nel far rispettare i pagamenti dei suoi debitori. La banca riprese i pagamenti delle monete metalliche due anni dopo, ma questo atto rappresentò un precedente per il sistema bancario britannico ed americano da quel momento in poi. Qualora la banca si fosse trovata in guai finanziari legati all'inflazione, il governo era pronto a permetterle di sospendere i pagamenti delle monete metalliche. Durante le ultime guerre con la Francia, nel tardo diciottesimo secolo ed all'inizio del diciannovesimo, alla banca fu permesso di sospendere i pagamenti per due decadi.

Nello stesso anno, il 1696, la Banca d'Inghilterra ebbe un altro spavento: lo spettro della concorrenza. Un gruppo finanziario di Conservatori provò a stabilire una banca di credito fondiario nazionale, per entrare in competizione con la banca centrale dominata dai Whig. Il tentativo fallì, ma la Banca d'Inghilterra si mosse celermente per indurre il Parlamento, nel 1697, a far passare una legge che proibisse a qualsiasi nuova banca aziendale di stabilirsi in Inghilterra. Qualsiasi nuova banca sarebbe dovuta essere sia di proprietà o posseduta da una società, in modo da limitare severamente la portata della competizione con la banca.

Per di più, la contraffazione delle banconote della Banca d'Inghilterra era ora punibile con la morte. Nel 1708 il Parlamento, dopo questa serie di privilegi, ne fece seguire un altro più critico: diveniva ora illegale per ogni altra banca aziendale, tranne la Banca d'Inghillterra, e per ogni banca che aveva una società composta da più di sei soci, emettere denaro. E, per di più, a banche s.p.a. ed a società sopra i sei membri era proibito fare qualsiasi prestito a breve termine. La Banca d'Inghilterra ora doveva competere solo con piccole banche.

Così alla fine del diciassetesimo secolo gli Stati dell'Europa occidentale, in particolare Francia ed Inghilterra, scoprirono un nuovo grande itinerario verso l'ingrandimento del potere statale: entrate attraverso la creazione inflazionistica di denaro cartaceo, sia del governo o, più subdolamente, da una privilegiata e monopolistica banca centrale.

In Inghilterra i depositi di banca privati furono incoraggiati a proliferare (specialmente i conti correnti) sotto questo ombrello, ed il governo era infine capace di espandere il debito pubblico per combattere le sue guerre infinite; durante la guerra francese del 1702-1713, per esempio, fu capace di finanziare il 31% del suo bilancio attraverso il debito pubblico.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


(1). Link articolo originale


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Note

[1] Di 66 anni dal 1688 al 1756, 34 pieni, o più della metà, furono spesi in guerre contro la Francia. Le guerre successive, come quelle del 1756-1763, 1777-1783 e 1794-1814, furono anche più spettacolari, cosicché di 124 anni dal 1688 al 1814, non meno di 67 furono spesi dall'Inghilterra in guerre contro la "minaccia francese".


Questo articolo è un'estratto de An Austrian Perspective on the History of Economic Thought, vol. 1, Economic Thought Before Adam Smith. Un file mp3 di questo articolo, letto da Jeff Riggenbach, è disponibile per il download.


Approfondimenti sull'inflazione e sul sistema bancario centrale.


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