lunedì 13 dicembre 2010

Recessioni economiche, riforma bancaria e futuro del capitalismo #3





Terza ed ultima parte. Qui l'articolo originale.




___________________________________________________




di Huerta De Soto


Chi E' Responsabile per l'Attuale Situazione?

Ovviamente l'ordine spontaneo del mercato senza ostacoli non è responsabile per l'attuale situazione. Ed una delle tipiche conseguenze di ogni crisi passata, ed anche di questa, è che molte persone stanno incolpando il mercato e credono fortemente che la recessione sia un "fallimento del mercato" che ha bisogno di ulteriori interventi da parte del governo.

Il mercato è un processo che reagisce spontaneamente nel modo in cui abbiamo visto contro l'aggressione monetaria degli anni della bolla, che consisteva in un'enorme espansione del credito che non solo è stata permessa ma anche orchestrata e diretta dalle banche centrali, che sono le istituzioni veramente responsabili per tutte le sofferenze economiche dalla crisi alla recessione le quali stanno influenzando il mondo. E le banche centrali paradossalmente sono state in grado di presentarsi alla gente non solo come vittime indignate di una lista di capri espiatori ad hoc che sono state in grado di mettere insieme (stupidi banchieri privati, manager avidi che ricevono bonus esorbitanti, ecc.), ma anche come le sole istituzioni che, come ultima spiaggia per salvare il sistema bancario, hanno scagionato una tragedia maggiore.

In ogni caso è cristallino che il mondo monetario ed il sistema bancario hanno cronicamente sofferto di una progettazione istituzionale sbagliata almeno sin dal Peel's bank act del 1844. Non c'è libero mercato nel sistema monetario e bancario, ma solo l'opposto: il denaro privato è stato nazionalizzato, sono state introdotte regole di corso legale, sono state approvate un gran caos di regolamentazioni amministrative, è stato manipolato il tasso d'interesse e, più importante, ogni cosa è diretta da un'agenzia di pianificazione centrale: la banca centrale.

In altre parole il socialismo reale, rappresentato dal denaro statale, dalle banche centrali e dalle regolamentazioni amministrative e finanziarie, è ancora in vigore nei settori monetari e di credito delle cosidette economie di libero mercato.

Come risultato da questo fatto sperimentiamo regolarmnte nell'area del denaro e del credito tutte le conseguenze negative stabilite dal teorema dell'impossibilità del socialismo scoperto da quei distinti membri della Scuola Austriaca, Ludwig von Mises e Friedrich Hayek.

Nello specifico i pianificatori centrali del denaro statale sono incapaci di conoscere, seguire, o controllare i cambiamenti sia nella domanda che nell'offerta di denaro. Inoltre, come abbiamo visto, l'intero sistema finanziario è basato sul privilegio legale dato dallo Stato a banchieri privati, che possono usare un rapporto di riserva frazionaria riguardo la domanda di depositi che ricevono dai loro clienti. Come risultato di questo privilegio i banchieri privati non sono veri intermediari finanziari, ma principalmente sono creatori di depositi che si materializzano in espansioni del credito le quali conducono inevitabilmente a crisi e recessioni.

La più rigorosa analisi economica e la più attenta e bilanciata interpretazione degli eventi economici e finanziari del passato e del presente portano inesorabilmente alla conclusione che le banche centrali (che, di nuovo, sono le vere agenzie di pianificazione centrale finanziaria) non possono avere successo nel trovare la più conveniente politica monetaria, in qualsiasi momento. Questo è esattamente il tipo di problema che divenne evidente nel caso dei tentativi falliti di pianificare l'economia Sovietica.

Per dirla in un altro modo il teorema dell'impossibilità economica del socialismo, che gli economisti Austriaci Ludwig von Mises e Friedrich A. Hayek scoprirono, è pienamente applicabile alle banche centrali in generale, alla Federal Reserve, ad Alan Greenspan (a suo tempo) e (attualmente) a Ben Bernanke. Secondo questo teorema è impossibile organizzare qualsiasi area dell'economia e specialmente del settore finanziario, tramite comandi coercitivi emanati da un'agenzia pianificatrice, dal momento che tale corpo non può mai ottenere l'informazione di cui ha bisogno per infondere i suoi comandi con una natura coordinatrice. Ciò è precisamente quello che analizzo nel capitolo 3 del mio libro Socialism, Economic Calculation, and Entrepreneurship, che è stato pubblicato da Edward Elgar in associazione con l'Istituto degli Affari Economici e che stiamo presentando oggi (Huerta De Soto, 2010b).

Difatti niente è più pericoloso che assecondare "la presunzione fatale" — usando l'utile espressione di Hayek (Hayek, 1990) — la credenza che qualcuno sia onniscente o almeno abbastanza saggio e potente per essere in grado di mantenere la più appropriata politica monetaria a tutti i livelli. Perciò piuttosto che ammorbidire i più violenti su e giù del ciclo economico, la Federal Reserve e, in minor modo, la Banca Centrale Europea sono stati i loro principali architetti e colpevoli del loro peggioramento.

Dunque il dramma che Ben Bernanke e la sua Federal Reserve stanno affrontando, come anche le altre banche centrali (iniziando dalla BCE), non è per niente rassicurante. Per anni si sono sottratte alla loro responsabilità monetaria ed ora si ritrovano in un vicolo cieco. Possono sia permettere al processo della recessione di seguire il suo corso, e con esso il riassestamento salutare e doloroso, oppure possono scappare verso una cura "inflazionistica rinnovata". Con quest'ultima le possibilità di una anche più pesante recessione (perfino stagflazione) nel futuro non tanto distante aumentano drammaticamente (questo è precisamente l'errore commesso successivamente al crollo della borsa nel 1987, un'errore che portò all'inflazione sul finire degli anni ottanta e si concluse con l'aspra recessione del 1990-1992).

Inoltre la reintroduzione della politica artificiale del credito facile a questo stadio potrebbe solo ostacolare la necessaria liquidazione di investimenti non redditizi e la riconversione delle compagnie. Potrebbe anche finire col prolungare la recessione indefinitamente come è accaduto nel caso dell'economia Giapponese, che, sebbene siano stati provati tutti i possibili interventi, ha cessato di rispondere a qualsiasi stimolo che coinvolgeva sia le espansioni monetarie del credito sia i metodi Keynesiani.

E' in questo contesto di "schizzofrenia finanziaria" che dobbiamo interpretare gli "spari nel buio" sparati negli ultimi due anni dalle autorità monetarie (che hanno due responsabilità totalmente contraddittorie: controllare l'inflazione ed iniettare tutta la liquidità necessaria nel sistema finanziario per impedirne il collasso). Così un giorno la FED salva Bear Stearns, AIG, Fannie Mae, Freddie Mac o City Group, ed il seguente permette a Lehman Brothers di fallire sotto il pretesto ampiamente giustificato di "dare una lezione" e rifutare di alimentare un'azzardo morale.

Infine nella luce in cui gli eventi si sono schiusi, i governi Statunitensi ed Europei hanno lanciato piani multimiliardari per acquistare asset non liquidi (cioè, senza valore) dal sistema bancario, o per monetizzare il debito pubblico, o perfino compare azioni della banca nazionalizzando totalmente o parzialmente il sistema bancario privato. E considerando tutto quello che abbiamo visto, quali sono ora i possibili scenari?


Scenari Futuri Possibili e la Politica Economica Più Appropriata

In teoria sotto l'attuale sistema finanziario progettato in modo erroneo, una volta che la crisi ha colpito possiamo pensare a quattro possibili scenari:

Il primo scenario è quello catastrofico in cui l'intero sistema bancario basato sulla riserva frazionaria collassa. Questo scenario sembra sia stato evitato dalle banche centrali, che, agendo come prestatori di ultima istanza, salvano le banche private in qualunque momento risulti necessario.

Il secondo scenario è proprio l'opposto del primo, ma ugualmente tragico: consiste in una "cura inflazionistica" così intensa che sarà creata una nuova bolla. Questa scappatoia posticiperà solo temporaneamente la soluzione dei problemi al costo di renderli ancora più seri in seguito (ciò è precisamente cosa è successo nella crisi del 2001).

Il terzo scenario è quello che io chiamo la "Giapponizzazione" dell'economia: accade quando la reintroduzione della politica del credito-facile insieme con tutti gli interventi concepibili del governo blocca interamente il processo spontaneo di mercato della liquidazione degli investimenti non redditizi e la riconversione delle compagnie. La recessione è prolungata indefinitamente e l'economia non si riprende e cessa di rispondere ad ogni stimolo che coinvolge le espansioni del credito o i metodi Keynesiani.

Il quarto ed ultimo scenario è attualmente il più probabile: si verifica quando l'ordine spontaneo del mercato, contro tutte le bizzarrie e nonostante tutti gli interventi del governo, è infine in grado di completare il riassestamento microeconomico dell'intera economia e la necessaria riallocazione del lavoro e gli altri fattori di produzione verso linee redditizie basate su nuovi progetti d'investimento sostenibili.

In ogni caso dopo che una crisi finanziaria ed una recessione economica hanno colpito è necessario evitare qualsiasi espansione del credito addizionale (a parte la minima iniezione monetaria strettamente necessaria per evitare il collasso dell'intero sistema bancario a riserva frazionaria). E la politica più appropriata sarebbe liberalizzare l'economia a tutti i livelli (specialmente nel mercato del lavoro) per permettere la rapida riallocazione dei fattori (in particolare il lavoro) verso settori redditizi. Allo stesso modo è essenziale ridurre la spesa pubblica e le tasse, in modo da incrementare le entrate disponibili degli agenti economici pesantemente indebitati che hanno bisogno di ripagare i loro prestiti il più presto possibile.

Gli agenti economici in generale e le compagnie in particolare possono solo risanare le loro finanze tagliando i costi (specialmente i costi del lavoro) e ripagando i prestiti. Essenziale per questo scopo sono un mercato del lavoro veramente flessibile ed un settore pubblico più austero. Queste misure sono fondamentali se il mercato deve rivelare il più presto possibile il valore reale dei beni d'investimento prodotti in errore e così gettare le basi per una ripresa economica salutare e sostenibile.

Tuttavia una volta che l'economia si riprende (in un certo senso la ripresa inizia con la crisi e la recessione, che segnano la scoperta da parte del mercato degli errori commessi e l'inizio del riassestamento microeconomico necessario), temo che, come è accaduto nel passato, nonostante quanta cura possano prestare le banche centrali in futuro (possiamo aspettarci di aver imparato la lezione? Per quanto tempo ricorderanno ciò che è successo?), nonostante quante nuove regolamentazioni vengano approvate (come in passato tutte queste, specialmente Basilea II e III, hanno attaccato solo i sintomi ma non le cause reali), presto o tardi nuovi cicli di espansione del credito, boom economici artificiali, crisi finanziarie e recessioni economiche inevitabilmente continueranno ad affliggerci finchè i sistemi bancari e finanziari mondiali non saranno riprogettati secondo i principi generali della legge sulla proprietà privata che sono basi essenziali del sistema capitalista e che richiedono una riserva del 100% per ogni contratto dei depositi a vista.


Conclusione

Ho iniziato questo discorso con il Peel's bank act e finirò con esso. Il 13 ed il 24 giugno 1844 Robert Peel sottolineò alla Camera dei Comuni che in ognuna delle crisi monetarie precedenti "c'era stato un'aumento nell'emissione di banconote da parte della banca di paese" e che "la valuta senza una base...crea solo valore fittizio e quando la bolla scoppia sprigiona rovina in tutto il paese e scompiglia tutte le transazioni commerciali".

Oggi, 166 anni dopo, stiamo soffrendo ancora dei problemi che furono già correttamente diagnosticati da Robert Peel. Ed in modo da risolverli ed infine raggiungere in questo ventunesimo secolo il vero sistema finanziario e monetario stabile e libero che è compatibile con un'economia di libero mercato, sarà necessario seguire i seguenti tre passaggi:

Primo, sviluppare e portare al culmine il concetto base del Peel's bank act estendendo anche la sua prescrizione della riserva del 100% ai depositi a vista e simili. Hayek diceva che questa soluzione radicale avrebbe impedito tutte le crisi future (Hayek 1984, p. 29) poichè nessuna espansione del credito sarebbe possibile senza un precedente incremento del risparmio, facendo investimenti sostenibili e pienamente in accordo con risparmi volontari precedenti. E vorrei aggiungere alle parole di Hayek che il fatto più importante è la riserva bancaria del 100%, la quale è il solo sistema compatibile con i principi generali della legge sui diritti di proprietà che sono indispensabili affinchè il sistema capitalista funzioni: non esiste ragione alcuna per trattare i depositi di denaro diversamente da qualsiasi altro deposito di un bene fungibile, come il grano o il petrolio, in cui nessuno dubita del bisogno di mantenere una riserva del 100%.

In relazione a questo primo passo della proposta di riforma è molto incoraggiante vedere come due Conservatori, Douglas Carswell e Steve Baker, sono stati in grado di introdurre nel Parlamento Inglese il 15 settembre la prima lettura di una Legge atta a riformare il sistema bancario, estendendo le prescrizioni del Peel's bank act ai depositi a vista. Questa Bank Costumer Choice Disclosure and Protection Bill sarà discussa nella sua seconda lettura, tre settimane da ora, il 19 novembre ed ha due scopi: primo, difendere pienamente ed efficacemente il diritto dei cittadini del possesso del denaro che hanno depositato nei conti correnti delle banche; e secondo, mettere fine una volta per tutte ai cicli ricorrenti di boom artificiali, crisi finanziarie e recessioni economiche.

Ovviamente questa prima bozza della legge ha ancora bisogno di essere completata con alcuni importanti dettagli, per esempio il periodo di tempo (diciamo un mese) sotto il quale tutti i depositi dovrebbero essere considerati depositi a vista per l'accumulo e non per l'investimento, ed ogni contratto che garantisce la piena disponibilità del suo valore nominale in ogni momento dovrebbe essere considerato a tutti gli effetti un deposito a vista per l'accumulo. Ma la sola discussione di queste questioni nel Parlamento Britannico ed in generale tra la gente è, di per sé, di enorme importanza.

In ogni caso è eccitante che un paio di deputati abbiano fatto questo passo contro il groviglio di interessi acquisiti connessi all'attuale sistema privilegiato di riserva frazionaria bancaria. Se avessero successo nella loro lotta contro ciò che possiamo chiamare l'attuale "schiavitù finanziaria" che stringe il mondo, entreranno nella storia come William Wilberforce — con l'abolizione del commercio degli schiavi — ed altre straordinarie figure Britanniche a cui tutto il mondo deve molto.

Secondo, se desideriamo portare al culmine la caduta del muro di Berlino e liberarci del socialismo reale che ancora rimane nel settore monetario e creditizio, una priorità sarebbe l'eliminazione delle banche centrali, che sarebbero rese non necessarie come prestatrici di ultima istanza se la sopracitata riforma della riserva al 100% fosse introdotta e dannose se insistessero a continuare ad agire come agenzie finanziarie di pianificazione centrale.

E terzo, chi emetterà la base monetaria? Maurice Allais, il Francese vincitore del premio Nobel che è morto due settimane fa, ha proposto che un'Agenzia Pubblica stampi il denaro cartaceo pubblico ad un tasso crescente del 2% all'anno. Personalmente io non mi fido di questa soluzione, poichè qualsiasi situazione d'emergenza nel bilancio statale sarebbe usata, come in passato, come un pretesto per emanare dosi addizionali di mezzi fiduciari. Per questa ragione, e questa è probabilmente la mia proposta più controversa, in modo da mettere fine a qualsiasi futura manipolazione del nostro denaro da parte delle autorità, ciò che è richiesto è la totale privatizzazione dell'attuale denaro cartaceo monopolizzato ed emanato dallo Stato e la sua sostituzione con un classico e puro gold-standard.

C'è un vecchio detto Spagnolo: "A grandes males, grandes remedios". In Inglese (tradotto in italiano, n.d.t.): "grandi problemi, richiedono grandi soluzioni". E sebbene ogni passo verso queste tre misure migliorerebbe significativamente il nostro sistema economico attuale, deve essere compreso che le riforme proposte e prese dai governi finora (incluso Basilea II e III) stanno attaccando nervosamente solo i sintomi ma non le reali radici del problema e per questa precisa ragione falliranno di nuovo miseramente in futuro.

Nel frattempo è incoraggiante vedere come un numero crescente di studiosi ed istituzioni private come il Cobden Centre, sotto la supervisione di Toby Baxendale, stiano studiando di nuovo non solo le riforme radicali richieste per un denaro privato veramente onesto, ma anche proposte molto interessanti per una transizione idonea verso un nuovo sistema bancario, come quello che ho sviluppato nel capitolo 9 del mio libro Money, Bank Credit, and Economic Cycles. A proposito, in questo capitolo spiego anche un'importante sottoprodotto della riforma proposta ovvero la possibilità che essa offre di ripagare, senza nessun costo o effetto inflazionistico, la maggior parte del debito pubblico esistente, che nelle attuali circostanze è un fardello molto preoccupante e pesantemente in aumento nella maggior parte dei paesi.

Riassunto in breve, ciò che io propongo, ed il Cobden Centre ha sviluppato in maggiore dettaglio per lo specifico caso del Regno Unito, è di stampare le banconote cartacee necessarie per consolidare il volume di depositi a vista che la gente decide di mantenere nelle banche. In ogni caso la stampa di questo nuovo denaro non sarebbe inflazionistica poichè sarebbe dato alle banche e mantenuto interamente sterilizzato, così per dire, come garanzia di asset al 100% rispetto alle passività bancarie sottoforma di depositi a vista. In questo modo il paniere degli asset bancari (prestiti, investimenti, ecc.) che sta attualmente sostenendo i depositi a vista sarebbe "liberato" e ciò che io propongo è di includere questi asset "liberati" in fondi comuni, scambiando le loro unità al loro valore di mercato per straordinari bond del Tesoro a lungo termine.

In ogni caso deve essere dato un'importante avvertimento: naturalmente, e nessuno deve mai essere stanco di ripeterlo, la soluzione proposta è solo valida nel contesto di una irrevocabile decisione di ristabilire un sistema bancario libero, soggetto ad un requisito di riserva del 100% per i depositi a vista. Tuttavia non importa quanto importante sia considerata questa possibilità sotto le attuali circostanze, non dobbiamo dimenticare che è solo un sottoprodotto (di "secondaria" importanza) paragonato alla più grande riforma del sistema bancario che abbiamo sottolineato.

Ed ora per concludere, possa questo ventunesimo secolo essere in grado di donare un nuovo Robert Peel che spinga con successo in favore di tutte queste riforme proposte, questo grande paese che è il Regno Unito renderebbe nuovamente un servizio inestimabile non solo a se stesso ma anche al resto del mondo.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


(1). LINK alla Prima Parte

(2). LINK alla Seconda Parte


____________________________________________________________________

Riferimenti
  1. Hayek, Friedrich A. (1937), "L'investimento che aumenta la domanda per il capitale", Review of Economics and Statistics, 19, no. 4. Ristampato in Profits, Interest and Investment, pp. 73-82.
  2. Hayek, Friedrich A. (1948), "L'effetto Ricardo" in Individualism and Economic Order, Chicago: University of Chicago Press, pp. 250-54.
  3. Hayek, Friedrich A. (1975), "Il "paradosso" del risparmio" in Profits, Interest, and Investment and other Essays on the Theory of Industrial Fluctuations, Clifton, N.J.: Augustus M. Kelly.
  4. Hayek, Friedrich A. (1978), "Tre delucidazioni dell'effetto Ricardo" in New Studies in Philosophy, Politics, and the History of Ideas, London: Routledge and Kegan Paul, pp. 165-78.
  5. Hayek, Friedrich A. (1984), "La politica monetaria degli Stati Uniti dopo la ripresa dalla crisi del 1920," Capitolo 1 in Money, Capital, and Fluctuations: Early Essays, R.M. McCloughry, ed., Chicago: University of Chicago Press.
  6. Hayek, Friedrich A. (1990), The Fatal Conceit: The Errors of Socialism, W.W. Bartley, III (ed.), Londra: Routledge and Chicago, Il.: The University of Chicago Press.
  7. Huerta de Soto, Jesús (2009), Money, Bank Credit, and Economic Cycles, Auburn, Al.: Mises Institute (Seconda edizione in inglese). Prima edizione in spagnolo, 1998.
  8. Huerta de Soto, Jesús (2010a), The Theory of Dynamic Efficiency, Londra e New York: Routledge.
  9. Huerta de Soto, Jesús (2010b), Socialism, Economic Calculation, and Entrepreneurship, Cheltenham, UK e Northampton, Massachusetts, USA: Edward Elgar.
  10. Mises, Ludwig von (1980), The Theory of Money and Credit, Indianapolis, Ind.: Liberty Classics. Prima edizione in tedesco 1912, Seconda edizione in tedesco, 1924.
____________________________________________________________________


Nessun commento:

Posta un commento