mercoledì 23 marzo 2011

Alcune domande da porre a tutti gli intraprendenti e volenterosi esportatori della "pace" con le armi...

Riporto con piacere questa nota scritta dall'amico Luca Fusari perchè, sia per i contenuti che per il ragionamento presenti in essa, merita di essere un articolo degno di nota. Le riflessioni vertono principalmente sulla nuova campagna bellica della brigata NATO, appoggiata con la benedizione dell'ONU ed osteggiata invece da Russia, Cina e Germania (con relativa avaria di motori di elicotteri per quest'ultima...moooolto "strano").

L'articolo, infine, è un ottimo quadro generale della situzione che permette di visualizzare i possibili esiti di questo folle percorso.
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di Luca Fusari


Togliamo subito ogni velo di ipocrisia e di idealismo liberal o neocon: l’intervento militare in Libia è completamente tardivo nei tempi e nei modi oltrechè sbagliato in quanto pericoloso nei suoi esiti e come precedente sulla scena internazionale.
Esso è tardivo in quanto è stato deciso un mese dopo lo scoppio delle rivolte, quando la situazione sul campo nella guerra civile è già ampiamente compromessa per i rivoltosi.
Di fatto tale intervento è completamente divenuto obsoleto e maggiormente complicato da portare a termine visto l’andamento proprio della guerra civile.

Tale giudizio quindi non è per nulla motivato da interessi particolari in merito al destino di Gheddafi e del suo sanguinario regime.
La necessità che questi esca di scena è ovviamente auspicata, ma certamente tale prospettiva non è ritenuta sufficiente al fine di giustificare una guerra dall’esterno e un comportamento schizofrenico e ribadisco tardivo della comunità internazionale multilaterale.
Insomma come abbiamo più volte chiaramente fatto intendere su questo sito Gheddafi è stato ampiamente criticato ancora quando sia l’attuale maggioranza che l’attuale opposizione nei mesi e negli anni (se non addirittura decenni) scorsi intrattenevano rapporti amichevoli con questi senza mai criticarne alcun aspetto della sua condotta di despota sanguinario.

L’obiezione all’intervento militare è specificatamente legata ai tempi, alle modalità e alle motivazioni che francamente inducono a ritenerlo overtime e privo di un credibile fondamento e successo.
Sia ben chiaro Gheddafi ieri come oggi in Libia sta massacrando l’opposizione e il suo popolo, prima ancora dello scoppio della guerra civile era un terrorista e un criminale ma questo non basta per scatenare una guerra peraltro con obbiettivi confusi.
A differenza di Iraq e Afghanistan è pur vero che qua vi è un popolo libico che ha mostrato chiaramente di ribellarsi al suo despota da quasi un mese chiedendo l’aiuto dell’Occidente ma proprio il fattore tempo è il principale motivo che induce a credere che questo intervento frettolosamente organizzato non sia per nulla risolutivo al fine di capovolgere l’andamento della guerra civile in favore degli insorti.

Il ruolo stesso degli insorti sul terreno oltre ad essere quasi pressochè decimato e ormai ampiamente sulla difensiva ed è stato completamente bypassato dalle decisioni della riunione di Parigi, il CNLT nelle settimane precedenti aveva chiesto solo una no fly zone ma l’obbiettivo dei volenterosi benchè lo neghi nelle parole, nei fatti pare non essere meramente di tale tipo.
Tale missione è difficilmente risolutiva proprio perchè priva di una correlazione e di una partecipazione attiva delle forze rivoluzionarie al fine di modificare l’egemonia nel frattempo recuperata da Gheddafi in Libia sul territorio.
Nonostante Sarkozy sia stato tra i primi a riconoscere la legittimità dell’opposizione libica, questi è stato il leader europeo che più si è reso responsabile dell’inizio di tale conflitto, si è quindi passati da una formale dichiarata volontà di no-fly zone ad una fattuale una guerra aperta dall’armata multilaterale.

Il problema è che tale guerra aperta e questi bombardamenti aerei non sembrano comunque aver modificato il piano della controffensiva di Gheddafi in Cirenaica, anzi Gheddafi al contrario ha accelerato i tempi della riconquista delle varie città ribelli marciando verso Bengasi al fine di sgombrare il terreno dell’opposizione.
I bombardamenti aerei non sono risolutivi militarmente per destabilizzare nè il regime nè il suo esercito, semmai sono controproducenti presso l’opinione pubblica libica, la quale anche in funzione della situazione politico-militare della guerra civile potrebbe presto o tardi riaccodarsi al vecchio regime arrivando addirittura a contestare il ruolo militare della coalizione.

D’altronde qualcuno vuole spiegare come si elimina solo dal cielo Gheddafi asseragliato nel suo bunker di Tripoli?
Come lo si caccia dalla Libia?
Come si può con una guerra aerea (e suoi relativi bombardamenti) favorire i ribelli sul campo quando ormai le truppe di Gheddafi sono entrate e controllano ampie zone popolose delle città ex rivoltose?
Come evitare che ci possano essere vittime anche presso gli stessi rivoltosi di tali bombardamenti visto che la situazione sul campo è mutevole di ora in ora in alcune realtà urbane?.
Quali informazioni possiede la coalizione circa gli spostamenti delle truppe lealiste e quelle rivoltose al fine di indirizzare le bombe?.
Come si può pensare che le bombe in un’area urbana popolosa al fine di colpire bersagli mobili o stanziali di tipo militare non possano creare morti tra popolazione o eventuali scudi umani (più o meno volontari)?

E’ inevitabile che prima o poi si parlerà di invasione via terra della Libia e può essere che i tempi di tale invasione siano più ravvicinati del previsto anche per uscire dal pantano in cui si è subito finiti, oltre che per svelare palesemente la vera natura di questo conflitto al di là dell’ipocrisia.
L’invasione di terra è il “segreto di Pulcinella” tenuto ancora per il momento nascosto all’opinione pubblica almeno sino a quando quest’ultima non si sarà passivamente abituata quotidianamente al conflitto, solo allora verrà chiesto con un’altra risoluzione Onu questo ulteriore sforzo bellico via terra, il quale ovviamente non verrà negato (salvo possibili veti da parte dei Paesi astenuti) dato che verrà illusoriamente definito come “decisivo per le sorti e la stabilizzazione del conflitto” ma che in realtà cercherà di salvare in corner l’immagine di molte potenze occidentali a forte rischio di figuraccia.

Peccato che un’eventuale invasione militare sia malvisto sia dal CLNT (Consiglio Libico Nazionale di Transizione, il governo di opposizione politica a Gheddafi con sede a Bengasi) che dalla Lega araba, entrambi contrari alla presenza di terra di truppe straniere.
Quindi se davvero siamo al servizio del popolo libico dovremmo in ragione di questo rispettare le sue indicazioni di aiuto e di soccorso.Ma lo faremo veramente a conflitto già avviato?
La Lega araba ne dubita tanto che in poche ore ha tolto il suo supporto d’immagine presso il mondo arabo all’intervento occidentale, sebbene questo non significhi la non cooperazione di alcuni paesi arabi alla missione.
Le forze ribelli invece si attendono che il “lavoro sporco” lo compia ora la coalizione e la Nato dato che essendo loro mal armate e in pratica allo stremo delle forze certo non possono essere una valida opzione sul terreno.

Ma anche ipotizzando che l’invasione di terra non sia necessaria, anche ipotizzando che Gheddafi abbia le settimane se non i giorni contati, come si pacificano gli animi dei rivoltosi e dei lealisti al governo dopo tale guerra?.
Come impedire che dopo la risoluzione del conflitto le due controparti possano vendicarsi dei torti subiti?
Come si giungerà a stabilizzare la Libia con la fine della guerra se di fatto i popoli della Tripolitania e della Cirenaica sono delle tribù legate ad un odio profondo e reciproco tra loro acuito anche da Gheddafi e dal suo dominio dispotico?
Qualcuno ha tenuto conto che queste due regioni si odiano e si odieranno a maggior ragione anche dopo il rais?
Come si cercherà allora di far ragionare i clan pro-Gheddafi anche qualora il rais venga ucciso o catturato, al fine di evitare il ripetersi di un dopoguerra simile a quello iracheno?
Si è già considerata la possibilità di una divisione della Libia in Cirenaica e Tripolitania o di un sistema confederativo quale suo inevitabile esito amministrativo?

Ovviamente nessuna di queste domande è stata sino ad oggi contemplata dagli “strateghi” volenterosi.
Quel che nel frattempo il Pentagono ha però affermato in termini surreali è che i bombardamenti americani non hanno lo scopo di uccidere o scacciare Gheddafi dalla Libia.
Bisognerebbe capire allora a cosa servono!.
Da quando le bombe sono un messaggio di dialogo e di efficace diplomazia?.
Dicono taluni che i bombardamenti sono inevitabili in quanto servono per la no-fly zone, ma allora come mai i francesi e le altre forze volenterose stanno bombardando bersagli mobili (carri armati, postazioni, villaggi e città) o edifici governativi se questi di fatto non sono in cielo tra le nuvole?

Una no-fly zone è uno spazio aereo, essa non ha nulla a che fare con lo spazio terrestre!
Di fatto una no-fly zone impedisce il sorvolo dei pochi aerei militari libici già peraltro abbattuti nelle prime ore di combattimento aereo dalla coalizione occidentale.
Quindi se davvero fosse questo l’obbiettivo della missione questa sarebbe già pressochè compiuta senza alcun ingente impiego di mezzi e bombe come invece pare evidente nel loro impiego da vari giorni.
E’ evidente invece che tali bombardamenti siano funzionali entro un ottica legata ad un regime change e alla distruzione di quante più unità militari pro-Gheddafi al fine di favorire più che un’avanzata dei rivoltosi una invasione dei volenterosi (davvero qualcuno crede che tutto il dispiegarsi di mezzi militari delle maggiori potenze occidentali sia al servizio disinteressato di alcune tribù beduine?)

Ulteriori problemi derivano però dalla catena di comando e dall’organizzazione di tale missione da parte delle potenze occidentali.

Inizialmente sembrava che i volenterosi agissero in un contesto Nato, poi si è capito che in realtà ognuno agiva per sè, nonostante i vari comandi militari a Napoli e Ramstein-Miesenbach (sedi delle operazioni volenterose e americane rispettivamente), erano prive di una strategia concordata sia sul tipo di missione, sia sugli esiti, che sulle modalità tra gli stessi alleati.
I francesi hanno comandato le manovre in proprio, gli inglesi sono apparsi i partner di riferimento dei primi nella loro scia (seppur più defilata); gli americani hanno preferito per il momento delegare in termini d’immagine il compitino ai francesi e agli europei, pur intervenendo militarmente apparentemente in termini il meno appariscenti possibili (nonostante i loro bombardamenti) mentre gli italiani vista la loro irrilevanza politica ed economica rispetto agli altri alleati supportano in termini logistici e aerei gli altri volenterosi con incursioni (forse e presumibilmente pure con qualche bombardamento aereo), ospitando e allestendo le varie basi militari presenti in Italia.

Gli anglo-francesi hanno preferito puntare su un comando militare autonomo dalla Nato come mandato, gli americani e gli italiani fin da subito pur unendosi nella coalizione volenterosa, hanno fin da subito preferito inserire tale missione nel contesto Nato per poter contare di più entro il comando delle operazioni.
L’ora del primo raid aereo francese, (le 17:45 ora locale di Tripoli) è stata indicativa per dimostrare come la guerra di fatto sia voluta essenzialmente sul piano occidentale da Sarkozy.
I caccia francesi sono partiti dal loro territorio nazionale carichi di bombe prima del formale orario di termine del vertice di Parigi.
Fin dall’inizio i francesi hanno ostentato un pressapochismo e una spavalda spacconeria (non a loro estranea) di improvvisazione priva di analisi sul da farsi e addirittura di un raziocinio strategico funzionale allo smantellamento di quelle prime difese libiche funzionali all’avvio poi di una no-fly zone in accordo tra gli stessi volenterosi.

I francesi hanno iniziato i bombardamenti e gli attacchi ai convogli libici a casaccio, senza dare prima un segnale di avvertimento intimidatorio sorvolando quelle aree, o procedendo con bombardamenti su bersagli militari fissi effettivamente pericolosi e senza mettere neppure fuori uso quelle stesse difese della contraerea utili per mettere in sicurezza lo spazio aereo ed evitare possibili perdite nella coalizione (in primo luogo francese)!!
Dopo i primi giorni di bombardamenti e il caos tra i volenterosi, è partito il tentativo di rendere il tutto più presentabile e credibile a fronte di una opinione pubblica che anche in Italia è alquanto scettica (per non dire contraria) circa tale improvvisata spedizione militare.
Il governo italiano pare però muoversi ancora con parecchia ambiguità nella missione; infatti nonostante l’appoggio logistico e la propria partecipazione tra i volenterosi forse anche in virtù dell’impantanarsi della missione e della resistenza del rais si è tornati (o forse sarebbe più opportuno scrivere, si è continuato) a tener aperto nonostante tutto un qualche canale riservato di empatia nei confronti di Gheddafi.

Forse sono calcoli conseguenti al ruolo irrilevante all’interno della coalizione multilaterale nonostante la concessione delle basi militari oppure ad un calcolo di convenienza e di timore a fronte delle ipotetiche incognite qualora questi venisse destituito o peggio se questi nonostante tutto rimanesse al suo posto.

Non a caso il governo italiano resta in rotta di collisione con i francesi in merito ad un presunto prestigio internazionale non riconosciuto da questi al governo di Roma, inutile ribadire come tali questioni (legate anche a possibili acquisizioni di mercato di aziende italiane da parte delle aziende francesi) non abbiano nulla a che fare circa la presunta messa in discussione della liceità e necessità del conflitto (mai minimamente considerata)!

D’altronde dopo processi, bunga bunga, liti interne alla maggioranza e una situazione Paese da default davvero qualcuno pensava che l’Italia fosse presa sul serio dagli altri Paesi occidentali?.
Credere che con Berlusconi a fianco di Sarkozy le grandi manovre di questa guerra assumano un bell’aspetto ed esito differente è semplicemente ridicolo.
Se qualcuno crede che Berlusconi e Sarkozy siano degli strateghi sui quali far affidamento visto cosa hanno già combinano in tempo di pace nei loro Paesi e con la stessa Libia (rispettivamente il Trattato di amicizia, affari e strane manovre di finanziamento), bisogna che questi possieda una grandissima forza di autocoinvincimento personale (o meglio ancora, di una grande incoscienza della realtà dei fatti!) e sarebbe bene che si dedicasse ad argomenti più alla propria portata: calcio e gossip!

Ecco quindi che per non far naufragare miseramente e istantaneamente con tale missione, i governi e gli Stati partecipanti ad essa sembra che abbiano trovato un accordo (dopo aver stabilito le quote e il peso nella sua rappresentanza) per affidare la missione in mani Nato.
Gli Usa vogliono la Nato per non essere tagliati fuori dal comando della missione nel tentativo di far entrare i paesi arabi Giordania, Egitto, Arabia Saudita e la Turchia (quest’ultima membro Nato) con un ruolo attivo, l’Italia preferisce anch’essa la Nato a tale contesto operativo ma solo perchè mal sopporta di rimanere nelle retrovie a fronte del dinamico duo franco-britannico.
Tale impresa militare resta comunque sbagliata nei modi e non solo da parte dei francesi (i quali hanno agito in proprio in termini premeditati anche a danno dei loro interlocutori occidentali) poiché il richiamo alla Nato resta pur sempre un escamotage retorico d’immagine per spostare la polemica tra i partecipanti in altra sede.

Così dopo la risoluzione Onu 1973 decisa dal Consiglio di sicurezza da quegli stessi Stati partecipanti alla missione, ora sempre questi Stati delegheranno ad una organizzazione militare di fatto sempre da loro composta (ma più larga e meno responsabilizzante) le sorti del difficile conflitto il tutto in uno scaricabarile che la dice lunga sulla credibilità politica e la garanzia in termini di sicurezza anche militare che offrono tali elité politiche al potere in Occidente….
Ma anche in questa occasione il ruolo di coinvolgimento della Nato (sebbene al momento non ancora attivo) sarà forzato visto che non c’è stata alcuna aggressione ad uno Stato Nato nè alcun paese Nato è coinvolto in tale conflitto in chiave difensiva.

Il patto atlantico afferma che solo qualora un Paese Nato subisca un attacco da parte di un paese straniero (all’interno del settore di competenza Nato, ovvero quello euro-atlantico), tutti i membri dell’alleanza hanno il dovere di intervenire.

La Libia al momento non ha attaccato nessun paese Nato e la Libia non è membro della Nato.

Semmai bisogna riconoscere che la Francia e in seguito anche le altre potenze volenterose, hanno deliberatamente attaccato il territorio della Libia in ottemperanza della famosa risoluzione Onu, ma la Libia non ha attaccato la Francia, ergo non c’è alcun estremo perchè la Nato intervenga dato che è una guerra di offesa e non di difesa.

Come mai la Nato deve intervenire in un ambito offensivo quando la sua funzione originaria era puramente difensiva all’interno del contesto euro-atlantico di alleanza tra paesi?.

Tale risoluzione Onu di fatto non impone nè obbliga necessariamente la Nato e sempre e solo le potenze occidentali ad agire, specie in uno scenario geopolitico in mutamento e certamente non europeo o all’interno del patto euro-atlantico.

Inoltre non si vede come mai la Nato che è una alleanza difensiva debba farsi carico di azioni offensive decise o per conto di un ente come l’Onu da cui non dovrebbe dipendere nè per risoluzioni nè per funzionamento interno.

Qualcuno mi vuole spiegare come mai l’Italia, anche in un futuro contesto della missione quale sarà quello della Nato, debba intervenire come “poliziotta del mondo” al servizio dell’Onu (ovvero di tutti i Paesi del mondo, dittature comprese)?
E in virtù di cosa interveniamo?
Gli astratti “diritti umani”, peccato che gli Stati non si preoccupino a priori dei diritti umani e dei diritti civili dato che lo Stato è una stuttura dispotica avente su un territorio il monopolio della forza e certo la Democrazia come regime non lo migliora di molto in tal senso come possiamo vedere anche in casa nostra.

Ergo non si capisce quale interesse questa struttura debba avere nel limitare il proprio potere coercitivo sugli individui al fine di garantire a loro i diritti.
Gli individui di fatto non avranno mai modo di poter far valere i loro diritti naturali (gli unici diritti umani razionalmente concepibili oggettivamente) dato che tali diritti naturali sono in contrasto con le intenzioni e interessi sostenuti dai governi e dai politici.

Ma quale credibilità ha l’Onu dopo gli scandali del passato e una burocrazia interna atta solamente a fare affari con le peggiori dittature del mondo (ricordiamo che la Libia aveva un seggio nel Consiglio per i diritti umani di tale organizzazione internazionale)?
Da quando abbbiamo il governo mondiale ufficialmente operante?
Qualche cittadino ha forse votato tale governo mondiale?
Se tale governo mondiale è in funzione e regge i destini del pianeta come mai abbiamo ancora un governo nazionale in carica?

L’Italia e altre nazioni sono state commissariate dall’Onu?

Vi sono nei singoli Paesi occidentali dei meri “mandarini” al servizio del Palazzo di Vetro?
Qualcuno mi spiega come mai gli Stati abbiano prontamente obbedito alla risoluzione Onu (decisa da loro stessi a livello esecutivo) senza aver prima votato nei loro rispettivi parlamenti competenti livello di sovranità nazionale l’autorizzazione al via libera alla missione?
Da quando i singoli esecutivi nazionali obbediscono all’Onu anzichè ai loro parlamenti?
Ma una missione militare operativa fuori dalla propria Nazione a scopo offensivo (quindi di guerra) è legittima e legale in assenza di un voto del Parlamento nazionale?
Nella frenesia guerrafondaia nazionalista post 17 marzo tutti non si stanno rendendo conto che di fatto non esiste alcun piano militare finalizzato a un obbiettivo concreto, nè alcuna analisi disponibile sul terreno libico circa l’organizzazione delle forze militari pro-Gheddafi e anti-Gheddafi, l’entità del loro numero dislocate sul territorio.

Tutti stanno strepitando su una missione senza ne capo nè coda che di fatto non è umanitaria visti i tempi ormai tardivi e che certamente al fine di rendersi risolutiva è inevitabilmente di regime change e molto probabilmente visto che l’Occidente diffida del CLNT (o non ha interesse a considerarlo interlocutore valido al fine di operare strategie neocoloniali di tipo economiche sul terreno libico anche a loro insaputa), vista l’aria progressista e keynesiana che si respira nelle cancellerie internazionali è altamente probabile l’ennesimo tentativo fallimentare di Nation building all’orizzonte con l’occupazione inevitabile della Libia nelle prossime settimane o mesi.
E’ un conflitto senza dubbio costoso sia in termini di possibili vite da ambedue le parti ma anche sul piano economico visto in particolare il nosto debito pubblico italiano astronomico e una guerra ancora aperta in Afghanistan non meno onerosa.
Non mi pare molto saggio tale ennesima avventura belligerante priva di un effettivo scopo preciso anche sul piano economico.

Inoltre non mi pare siano state convenute procedure o forme di adeguata analisi per quanto riguarda la difesa di Lampedusa e della Sicilia in termini di radar o sistemi antimissili in caso di eventuali reazioni libiche, dovrebbe essere buona cosa prima di iniziare un conflitto quantomeno porre delle contromisure efficaci sul campo al fine di evitare ritorsioni.
Non mi pare però che si sia presa alcuna precauzione o preventiva adeguata contromisura difensiva.

E questo perchè Silvio Berlusconi e i vertici di Stato maggiore italiano presumono (e sottolineo presumono) che Gheddafi non possieda armi militari a lungo raggio.
Nonostante il precedente degli scud lanciati a Lampedusa il governo italiano si illude che solo perchè non ha in precedenza venduto tali tipologie di armamenti specifici a Gheddafi, che questi non abbia modo di reperirli in altri Paesi.

Ma come dall’Italia e dagli Usa negli anni scorsi ha comprato le armi utilizzate oggi nelle repressioni, allo stesso modo Gheddafi potrebbe aver comprato armi più offensive in caso di serio pericolo di caduta del suo regime, il fatto che questi sino ad oggi non le abbia usate non significa necessariamente che questi non le abbia in dotazione.
Crediamo davvero che Gheddafi minacci l’occidente (e l’Italia in primo luogo) senza avere ancora scorte di armi chimiche (iprite e armi batteriologiche non smantellate) e forse qualche missile di lunga gittata nei suoi armamenti comprato dalla Nord Korea o dall’Iran?
Se Gheddafi è riuscito a capovolgere l’offensiva dei rivoltosi in pochi giorni significa che questi è certamente ben fornito di armi (precedentemente vendute dagli Usa e dall’Italia negli anni scorsi) è davvero così assurdo ipotizzare il suo possesso di armi a lungo raggio?
Ma siamo sicuri che Gheddafi non possa resistere con almeno la Tripolitania a lungo sotto il suo controllo?

E’ assurdo credere che questi possa solo dopo il fallimento della guerra aerea la chiusura della missione e il possibile sterminio degli oppositori sul piano interno, una volta riacquistato una certa sicurezza sul piano interno, operare la sua vendetta?
E’ inimmaginabile che un dittatore con una carriera di terrorista di lungo corso possa mandare in giro nel Mediterraneo suoi kamikaze o suoi agenti dei servizi segreti e piazzare bombe in aereoporti e stazioni ferroviarie delle Nazioni da lui considerate nemiche come già avvenuto in passato..?
Davvero qualcuno pensa che Gheddafi e i suoi mercenari stranieri dopo aver massacrato uomini e donne libiche possa tirarsi indietro di fronte alla minaccia militare rappresentata dagli (odiati) italiani?

Noi siamo certamente la nazione più a rischio sia in termini geografici di vicinanza sia viste anche le accuse di tradimento più volte rilanciate nelle settimane scorse come minaccie da parte del rais e dei suoi figli visto anche la rottura/inadempienza dei contenuti del famoso trattato d’amicizia (specie nel paragrafo 4) in precedenza sottoscritti e ora stralciati in modo goffo.
La posizione dei politici italiani si riassume in un passivo conformismo attorno al “Sacro ruolo dell’Onu e delle sue risoluzioni”, ad una logica ambigua e di ragion di Stato o di mero interesse elettorale.

Nel primo caso troviamo la sinistra e la pseudodestra berlusconiana i quali assieme ai radical chic delle loro intellighenzie giustificano tale conflitto come doveroso e necessario.
Se la pseudodestra cerca di giocare sul doppio binario dei favorevoli e presunti contrari tra PDL e Lega, la sinistra invece è compatta nel difendere tale conflitto.
La sinistra, quella che ama la Costituzione italiana “senza se e senza ma” (la quale ripudia la guerra) si è messa il casco militare e passeggia a passo dell’oca dietro all’italico tricolore in assetto di guerra.

Qualcuno mi spiega che fine hanno fatto i pacifisti fricchettoni arcobaleno di sinistra da quando negli Usa sono tornati i Democrats al potere?
Ma davvero i dirigenti politici della sinistra italiana si illudono delle loro stesse panzane che raccontano ai loro militanti e sostenitori ideologici sui loro giornali?
Davvero credono che con Obama alla Casa Bianca il senso di una guerra cambi miracolosamente solo perchè questa è condotta da un afroamericano di sinistra?
Dov’è finito il loro “”senso di precauzione”" nei confronti della guerra?
Temono che dire di no ad Obama circa la partecipazione dell’Italia in una guerra da lui sostenuta e avvallata equivalga forse ad essere razzisti nei confronti degli afroamericani?
Qualcuno vuole spiegare a loro che di fatto Obama è entrato in guerra con portaerei, navi e sommergibili militari e li sta usando!

Obama sta facendo sperimentare agli americani una novità per loro storica nell’ambito militare: la guerra su 3 fronti aperti in contemporanea.
Mai accaduto prima, neppure con Bush jr!

Ovviamente solo un premio Nobel per la pace qual’è il “Messiah dei liberal, può dare il proprio consenso (o dovrei scrivere forse benedizione) per una simil situazione militarmente insostenibile.

Ma lo sanno i pacifinti a governi alterni che Obama è entrato in guerra senza autorizzazione del Congresso degli Stati Uniti l’unico organo politico che può decidere sulla dichiarazione di guerra in un paese straniero (non l’Onu, visto che l’Onu non ha una sovranità data dal popolo americano ma solo diplomaticamente dai governi ergo sempre dal potere esecutivo) da parte della Nazione a stelle e strisce?

Lo sanno che l’unica persona che ha ragione sulla Libia in merito al non intervento militare è un repubblicano libertarian conservatore congressista per il Texas, Ron Paul, il quale condanna senza appello tale intervento ritenendo che Obama si sta muovendo sul piano politico istituzionale in continuità con l’epoca di Bush jr (vista la presenza alla difesa di Robert Gates) e financo di Bill Clinton (visto l’entourage clintoniano a partire dall’attuale segretario di Stato) con tutto ciò che ne consegue in merito all’illegalità e illegittimità incostituzionale della guerra sul piano politico interno di consenso (a tal punto che si palesa anche la possibilità di un impeachment presidenziale!)?





Il governo italiano per ipocrisia circa la sua partecipazione evidente al conflitto non è da meno di Obama!

Davvero l’esecutivo pensa che si possano salvare gli interessi e gli investimenti libici nelle nostre corporazioni caldeggiando ai quattro venti prima un Trattato d’amicizia con Gheddafi, salvo poi sospenderlo momentaneamente in attesa della vittoria del rais, salvo poi romperlo dopo che la comunità internazionale ha deciso l’intervento militare in Libia pur restando ancora empatici con Gheddafi?
Pensiamo che i libici non se lo ricorderanno?
E i danni di questo ennesimo conflitto in Libia, qualcuno li dovrà pagare, immaginatevi dopo tale partecipazione bellica a chi spetterà gran parte dei risarcimenti da dover sborsare viste anche le basi da cui partono gli attacchi?
E se Gheddafi dovesse resistere come resistette quando vi fu il bombardamento di Reagan, pensiamo davvero di poter tornare a fare affari con lui?

Bisogna ricordare che in quell’occasione parte preminente del fallito attacco mirato fu responsabilità italiana, a causa della soffiata craxiana al rais che lo salvò eliminando l’effetto sorpresa (è probabile che i volenterosi si fidino poco di Berlusconi anche visto tale precedente socialista “ravvicinato”).

In questo caso il fattore tempo è anche in questo frangente un optional non disponibile, dato che nonostante i bersagli restino top secret, questi bombardamenti non sono per il rais una sorpresa, non a caso si è già preparato per tempo da circa un mese a tale azione militare occidentale nei suoi confronti.
Ma l’Italia anche in funzione della sua vicinanza strategica e di un passato coloniale in Libia alquanto poco virtuoso (di cui quest’anno ricorre peraltro il centenario) in quel Paese doveva proprio intervenire come membro attivo della coalizione multilaterale dei volenterosi riverdendo le precedenti “gesta tricolore”?





Davvero l’Italia non poteva dare mero supporto logistico alla Nato senza usare propri mezzi entro l’intervento?
Anzi, come mai l’Italia a differenza della Germania o dei suoi amici russi non ha deciso di astenersi dal supporto di tale missione anche a livello logistico?
Faccio notare come Malta (paese senz’altro più vicino alla Libia e avente anch’essa tutto l’interesse a veder finire gli sbarchi di immigrati) di fatto abbia deciso pur essendo membro Nato di non aderire alla coalizione e di non applicare la risoluzione Onu.
L’Italia a livello geostrategico poteva quindi analogamente non essere coinvolta direttamente nell’impresa franco-britannica.

Il problema è ovviamente nell’atteggiamento precedentemente tenuto ancora sino a pochi giorni fa di accondiscendenza e di latente amicizia con Gheddafi.
Abbiamo esagerato a sostenere all’inverosimile questo personaggio squallido per meri e miopi calcoli di retrobottega italici (personali, corporativi o in chiave elettorale).
Inutile ribadire come la responsabilità sia di tale atteggiamento precedente che di quello attuale sia bipartisan anche se ovviamente bisogna imputare a Silvio Berlusconi una colpa non indifferente viste le sue esternazioni di amicizia o vassallaggio con il rais.
Ora dopo aver fatto tutto questo in pompa magna per paura di apparire a conflitto avviato dagli altri (Uk, Francia e Usa) ancora amici del rais abbiamo deciso di passare badoglianamente e frettolosamente dalla parte dei multilaterali volenterosi.

Se noi avessimo avuto anche negli anni scorsi una politica obbiettiva ed equilibrata oggi avremmo potutto limitare la nostra partecipazione a un ruolo logistico o financo a nessun coinvolgimento.
Invece non possiamo anche a causa della magra figura dei nostri politici italiani i quali ora tendono con roboanti proclami e scopi umanitari a nascondere tale loro responsabilità.
D’altronde in ballo ci sono interessi non indifferenti.
Quali interessi può indurre un governo e un ministro degli esteri italiano che sino a poco tempo prima riteneva Gheddafi “affidabile e amico” a dichiarargli ora guerra?
Quali interessi se non i pozzi di petrolio e i giacimenti di gas dell’Eni e i contratti commerciali in Libia?

Peccato che questi accordi al momento siano sospesi comunque a causa della risoluzione Onu e di fatto per quanto riguarda l’Italia non correvano rischi particolari, dato il rapporto storico, necessario e obbligato dalla geografia tra il nostro Paese e la Libia.
A differenza della Francia e dell’UK i nostri interessi non erano a rischio neppure in tale guerra civile, nè nel suo dopoguerra.
Quindi tale paranoia complottista o neocolonialista per le risorse energetiche da parte dei media e dei politici italiani è del tutto fuori luogo.
Ora ovviamente lo sono specie se Gheddafi resterà al potere.
Purtroppo dopo l’ennesima magra figura che il governo ha contribuito a creare con i suoi baciamani e cammellate varie, ora passiamo da un estremo di amicizia ad un altro.
Addirittura siamo disponibili a mandare soldati sul territorio sebbene non è possibile pensare a forme di interposizione a maggior ragionei visto anche il nostro passato che ci ritroviamo (non mi pare che i russi siano in Afghanistan nonostante l’osannata risoluzione Onu approvata a suo tempo in merito a quest’altro irrisolto conflitto, visto anche la loro precedente fallimentare esperienza in loco).

L’Italia al di là degli interessi economici e politici internazionali avrebbe dovuto mantenere sin dall’inizio una certa neutralità evitando di ottemperare alla risoluzione Onu per una questione di opportunità e certo di cautela su un intervento che non si comprende nei suoi sviluppi.
Ma questa posizione non interventista nulla ha a che fare con i meri calcoli politicanti con finalità demagogiche ed elettorali della Lega Nord.
Tale partito italiano (e sottolineo italiano) non sta assumendo nelle sue motivazioni reali alcun atteggiamento pacifista o libertario.
Tutt’altro, questi si illudono che il petrolio e financo la fine dei flussi migratori clandestini fossero maggiormente garantiti dalla permanenza al potere di Gheddafi.
La Lega pensa al gas e al petrolio nonostante di fatto la produzione sia a rischio a causa di bombardamenti o danneggiamenti volontari da parte di Gheddafi non certo a livello di contratti visto che lo stesso CLNT ha più volte ribadito come i vecchi contratti italiani sarebbero stati mantenuti e adempiuti da parte loro anche nello scenario post-Gheddafi.

Inoltre il problema per la Lega Nord non è la guerra in sè, ma l’arrivo ossessivamente enunciato di “milioni e milioni di stranieri in Italia”, il tutto entro una dinamica elettorale utile a catalizzare facili consensi sulla paura e la demagogia xenofobica.
Umberto Bossi preferiva di gran lunga che l’aguzzino beduino li eliminasse prima lui dalla circolazione, al pari del loro ex amico Milosevic nel conflitto dei Balcani.
Umberto Bossi non è quindi diventato improvvisamente libertario e noninterventista sulla Libia anche perchè la Lega ha sempre votato per la missione in Iraq e Afghanistan!.
Inoltre non si comprende al pari del caso del Kosovo, come mai un partito che si dichiara “secessionista e indipendentista” come ancora si spaccia la Lega Nord sia contraria all’autodeterminazione delle popolazioni e tribù della Cirenaica rispetto al giogo schiavista di Tripoli.

Inoltre appare evidente che con la partecipazione dell’Italia nel conflitto i barconi arriveranno prevedibilmente verso le nostre coste (sebbene nell’ordine delle migliaia di profughi non di milioni) a maggior ragione se la guerra e i bombardamenti saranno pesanti e prolungati non indirizzati con precisione a obbiettivi limitati.
E visto che siamo coinvolti nelle operazioni militari direttamente siamo obbligati anche ad accoglierli senza fiatare.
A fronte di tutto questo caos presente sia nell’esecutivo italiano che nelle varie cancellerie e Palazzi otre all’apparato militare (che dimostra ulteriormente l’inefficienza e l’approssimazione con cui opera) le conseguenze di tale missione possono andare storicamente dal modello Somalia a quello della crisi di Suez (anche lì con intervento franco-britannico) della prima guerra del golfo, a quello della Serbia-Kosovo e in caso di recrudescenze Nato anche di tipo afghano o della seconda guerra del golfo.

Certo il nome in codice scelto per la missione: “Odissea all’alba” non fa ben sperare sui tempi della missione e assenza di menzogne all’orizzonte…
Non è un caso se la Germania per quanto riguarda la Libia, si è prima astenuta all’Onu e poi ha ritirato ogni appoggio logistico in Mediterraneo a tale missione, mettendo in dubbio forse anche l’aumento del numero di truppe in Afghanistan in precedenza promesso nel meeting parigino, il che di fatto complica i progetti degli alleati di invadere la Libia , dato che l’assenza del ricambio tedesco in Afghanistan molto probabilmente impedirà l’impiego di soldati e mezzi Nato provenienti da quell’altro scenario di guerra, in terreno libico.
Al momento è ancora presto per definire una possibile traiettoria del conflitto in analogia a uno di questi modelli certamente la domanda sorge spontanea: da quando una missione di guerra è una missione di pace?

Da quando “la pace e i diritti umani” si esporta con le bombe sugli aerei?
Devo desumere che Giorgio Napolitano e altri politici idealisti e “”benpensanti”" preferiscano il detto orwelliano la “Pace è Guerra” desunto dal loro mondo ideale: quello del Grande Fratello.
Il fatto che la neolingua sia attiva è evidente per le analogie semantiche per cui negli anni scorsi si è esportato non la guerra ma la “democrazia” con le armi (tralascio ogni commento circa l’idiozia riguardante l’esportazione in un paese dittatoriale di un’altra forma di tirannia).
Ora però che siamo in un mondo intellettualmente colto, con obbiettivi pianificati e idealmente perseguibili, fatto di premi Nobel e di buoni propositi, la “pace” e i “diritti umani” sono ovviamente divenuti materie all’ordine del giorno di noti esperti quali il Pentagono e la Nato, il tutto con l’alto avvallo enciclico del Consiglio di sicurezza Onu.
Ma quella che si è invece venuta a formare è comunque una coalizione di politicanti con la “coda di paglia” allo sbaraglio.

Obama alla regia manda portaerei, aerei, sommergibili in area ma nega l’evidenza dichiarando che non guida la coalizione per non far votare il Congresso la dichiarazione di guerra.
D’altronde gli Stati Uniti con George Bush jr e con Condoleeza Rice furono i primi a sdoganare in funzione antijihadista Gheddafi dopo l’11 settembre dandogli soldi e armamenti in cambio di uno smantellamento del programma nucleare e una maggior repressione sui possibili terroristi sul piano interno.

Sarkozy è stato finanziato elettoralmente da Gheddafi ed è ai minimi di consenso anche a destra, è quindi intento in tale opera di grandeur guerrafondaia cercare di distrarre l’attenzione sul suo disastroso governo e sui malumori interni all’UMP in vista delle presidenziali francesi dell’anno prossimo.

Egli teme forse che possano saltar fuori documenti compromettenti circa occulti finanziamenti elettorali a lui e al suo partito nelle scorse elezioni presidenziali proprio per mano libica secondo la versione del figlio di Gheddafi, Saif el Islam.

Non è comunque esclusa anche in virtù di queste dichiarazioni (ancora tutte da verificare) l’ipotesi di un ricatto economico da parte del regime libico nei confronti della Francia, quale motivo scatenante la guerra da parte di Sarkozy (d’altronde non tutti i governi europei sono accomodanti come il nostro con Gheddafi…).
Cameron addirittura agisce in nome dei laburisti per nascondere quanto fatto da Blair e Brown (in merito al rilascio del terrorista della strage di Lockerbie in cambio della possibilità per BP di trivellare la costa libica per il petrolio).
Su Berlusconi presumo che abbiamo già a sufficienza ben chiari i suoi ambigui atteggiamenti amichevolmente tenuti (anche attraverso Frattini) sino a pochi giorni fa nei confronti di Gheddafi al fine di tutelare anche i suoi interessi economici personali con Gheddafi (Nessma tv ad esempio).

Tutti questi volenterosi sono personaggi talmente “umanitari” che hanno aspettato più di un mese per intervenire a difesa (retorica) dei libici attendendo che Gheddafi potesse prima riconquistare tutta la Cirenaica e proseguire l’eccido, il tutto al fine di giustificare il loro successivo “eroico” intervento.
Di fatto non hanno mai supportato o finanziato l’opposizione libica dall’esterno e anzi hanno auspicato cinicamente che lo stesso Gheddafi riducesse a zero l’impatto del CLNT sul territorio.
Tutto ciò allo scopo di favorire un ruolo di primo piano dell’Occidente-Nato e ovviamente per aumentare le difficoltà (leggasi spese e costi) sul terreno a livello strategico e militare.
Questo “provvido buonismo umanitario” messo in campo è naturalmente funzionale ad una logica di warfarismo keynesiano.

Dato che dalla no fly zone si è passati ai bombardamenti e attacchi di terra diretti senza attendere neppure uno studio attento e pianificato della situazione (qua abbiamo Stati che non pianificano ma che agiscono di impulso empatico, e non solo sulla Libia!) è evidente che si ritiene opportuno usare forme non certo invasive di intervento mirato, e certamente non si ha la minima intenzione di ridurre la spesa inerente i mezzi messi a disposizione (il che dimostra come Gheddafi sia tutt’altro che facilmente domabile).

Questo intervento è inoltre un pericoloso precedente dato che di fatto per le sue motivazioni implica che ogni Paese straniero agente contro i propri cittadini o delle minoranze etniche o politiche visibili di fatto è attaccabile dalla comunità internazionale.
Quindi di fatto è attaccabile ogni paese del Terzo mondo non presente stabilmente nel Consiglio di Sicurezza Onu e ritenuto da questo attaccabile in virtù di un suo non adempimento del rispetto dei diritti umani stabiliti dalla comunità internazionale sul piano interno o non avente un regime democratico o una sua statualità riconosciuta.

Quindi è facile come più di un centinaio di Paesi nel mondo aventi dittature al potere, siano potenziali terreni per future guerre militari (o dovremmo dire “missioni umanitarie”).
Ovviamente non la Cina, non la Russia e non gli stessi Usa dato il loro diritto di veto, anche se nulla impedisce di ritenere che tale discriminante non possa essere in futuro sospesa ponendo tali Paesi in analoghe situazioni belliche in caso di gravi rivolte popolari interne nel divenire (molto probabilmente duramente represse) che potrebbero delegittimare la sovranità sul territorio del Governo in carica e quindi il suo ruolo e diritto di veto all’Onu.
Inoltre la presenza ancora da ben inquadrare di alcuni paesi arabi all’interno della nuova coalizione dei volenterosi di fatto implica che Arabia Saudita e altri paesi non propriamente liberali e democratici parteciperanno o beneficeranno alla luce del sole con finalità e scopi differenti degli eventuali risultati conseguiti dai volenterosi o dalla Nato in Libia.

Qualcuno mi spiega come ci si possa alleare sul caso libico con i sauditi che in Bahrein stanno dando man forte con il proprio esercito alle repressioni del sultano sunnita locale nei confronti dei sciiti manifestati?
Quale sarà l’influenza saudita in Libia dopo tale sua interessata partecipazione alla missione di pace?

Qualcuno mi spiega cosa succederà quando l’Onu deciderà analogamente alla Libia, in merito al Golfo Persico, nei casi di Yemen (dove un presidente sta sterminando i suoi oppositori sciiti e semplici sunniti) e in Bahrein (dove un sultano sunnita sta sterminando il suo popolo per lo più di fede sciita manifestante contro di lui)?
Saranno anch’essi attaccati dalla Nato al fine di salvare le loro popolazioni?

Secondo l’opinione di Parigi si, ma al momento sembra fortunatamente una voce isolata.
Qualcuno mi spiega cosa succederà se in tale contesto del golfo persico l’Iran con le medesime nostre apparenti motivazioni attaccherà il Bahrein o lo Yemen al fine di tutelare le “minoranze” etniche da tali massacri in virtù di un profondo legame culturale religioso e forse anche politico?
Con chi ci schiereremo se l’Iran attaccherà lo Yemen e il Bahrein (e quindi indirettamente l’Arabia Saudita) per “”fini umanitari”" allo scopo di aiutare tali popolazioni represse?
E se l’Iran volesse partecipare ad una “missione umanitaria Onu” in loco?

Rischiamo paradossalmente o di trovarci alleati con l’Iran o addirittura tra due fuochi qualora intervenissimo in tale possibile conflitto sempre a scopo disinteressatamente umanitario.
Il problema di una prossima guerra Arabia Saudita-Iran però sarebbe analogo a quello della guerra Iraq-Iran, di fatto l’Occidente dovrebbe necessariamente supportare i sauditi ben sapendo però che questi finanziano il terrorismo internazionale della jihad globale.
L’Occidente rischia di dover partecipare a tale conflitto non solo in virtù dell’ombrello nei confronti di Israele (che potrebbe essere comunque coinvolto dalla follia iraniana più che da quella saudita quale incolpevole bersaglio) qualora vi fosse una resa dei conti su tutta la regione, ma anche per via delle sue forniture di petrolio in zona garantite dai sauditi.

I sauditi al pari degli iraniani qualora ne uscissero vincitori potrebbero non soltanto aumentare il loro peso politico nella pensiola arabica ma anche in tutto il resto del medioriente e in particolare nel nordafrica (forse anche in Egitto), Siria e Giordania mettendo in dubbio ogni possibile sviluppo futuro di tipo liberale e democratico nella regione.

Non vorrei che le boutade retoriche di propaganda da parte di Gheddafi sulla presa di potere dei fondamentalisti islamici dopo di lui paradossalmente si avverassero non tanto in merito alla popolazione libica ma alle spinte e forti pressioni che poi queste riceverebbero dai finanziamenti sauditi post-conflitto in termini di ricostruzione a partire dalla loro presenza sin dall’intervento militare a fianco dell’Occidente come loro giustificazione d’ingerenza e “biglietto da visita”.
Si è tenuto conto che di fatto Libia e Arabia Saudita sono storicamente acerrime nemiche e attualmente tra i principali bacini concorrenti di gas e petrolio del mondo specie per l’Occidente?
Qualcuno sa che Al Jazeera la rete televisiva satellitare araba che dall’inizio della rivolta sta seguendo gli sviluppi (molto spesso con cifre e notizie clamorosamente mistificate e non obbiettive) è co-finanziata dall’Arabia Saudita?

E’ quindi ipotesi non remota che dietro a tale spinta all’intervento militare occidentale vi sia oltre che gli interssi dei francesi anche quelli dell’Arabia Saudita.
Come si può però pensare a fronte di un’isteria antinuclearista ecofondamentalista dilagante in Occidente di poter crescere economicamente e fronteggiare la crisi se si avranno possibili problemi di approvvigionamento energetico viste le notizie altamente preoccupanti che giungono non dal nordafrica ma sopratutto dal Golfo Persico?

Qualcuno vuole anche andare a bombardare per le medesime ragioni umanitarie, a causa delle continue repressioni nei confronti dei loro rispettivi popoli, la Siria e l’Iran?
Pensate che ve lo permetteranno senza gravi conseguenze sul piano regionale?
L’intervento libico non è solo un caso a sè ma un modello ideologico sbagliato che può creare una serie di conflitti su scala regionale senza fine, tenendo conto anche delle minaccie fondamentaliste e delle ritorsioni possibili di un intervento occidentale sia nei confronti di Israele che delle fonti di approvigionamento energetico.

Personalmente ci andrei molto cauto con tale schema basato sull’interventismo “a scopo umanitario”, dato che le situazioni non sono omogenee in medioriente e sono in continuo fluido movimento e di fatto tutto ciò implica un alto tasso di incoerenza nella sua adizione quale metro ideale nell’evitare a tutti i costi il massacro dall’esterno di popolazioni civili (ovviamente operando al contempo il regime change al vertice di tali Paesi).

Potrebbero esserci situazioni paradossali come quelle del golfo persico che certamente rischiano di mandare in corto tale schema anche tenendo presente la situazione iraniana e il quadro più generale della questione atomica in medioriente (ma non solo, dato che potrebbe valere per Paesi come il Pakistan (il quale ha l’atomica grazie al finanziamento del programma nucleare da parte dei sauditi).
Quindi l’Occidente e i suoi Paesi volenterosi hanno ben presente quale sia il limite di tale loro idealità?
Sono consci che tale scudo retorico di menzogne se ottemperato per interesse o al fine di non far emergere il bluff che dietro nasconde, di fatto ci può portare a situazioni ben peggiori del preventivato pantano afghano, iracheno o libico?

Si rendono conto che la loro giustificazione idealista è tardiva per l’intervento che di fatto destabilizza il quadro mediorientale dando fiato ai dittatori anzichè ai movimenti di piazza (i quali solo loro possono jeffersonianamente rovesciare il loro tiranno).

Insomma la Libia è una schermaglia che certo rischia di creare molto probabilmente un pantano visti gli interessi compositi in loco e nella coalizione dei volenterosi; ma rischia anche di essere un precedente per un escalation della guerra in tutto il medioriente.

Di fatto un rischioso “gioco della torre” tra alleati e interessi provvisoriamente utili e utilizzati al fine di giustificare e difendere di volta in volta le possibili innumerevoli missioni sino forse a quando tali costi non porteranno al default di sistema tali Paesi in analogia con quanto accade a suo tempo con l’URSS, oppure sino ad un conflitto generale di carattere mediorientale (molto probabilmente contro l’Iran) che porterebbe ad incontrollabili conseguenze di ordine anzitutto energetiche, militari e geopolitiche non preventivabili a tavolino dall’Occidente.


7 commenti:

  1. Eccellente articolo, propone alcune delle domande più importanti che dovremmo farci.

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  2. Ciao Johnny, articolo agghiacciante e completamente condivisibile.
    L'Europa è un soggetto pericoloso. Gli USA uguale. CIna e Russia... ma anche stati della dimensione dell'Italia sono pericolosi. Dovremmo smantellarli. Un mondo diviso in tanti piccoli stati, sarebbe molto più controllabile dai cittadini. Guarda l'Islanda. Non è piccolo come dimensione ma come popolazione si. I politici avrebbero meno potere, ruberebbero molto meno e non riuscirebbero a votare leggi liberticide: verrebbero aspettati dai loro elettori al ber sport (non potendo rubare troppo dovrebbero vivere fuori dall'olimpo, come comuni mortali) e festeggiati se lavorano bene o menati se fanno scemenze.
    Piccoli stati non porterebbero a manie guerrafondaie... Le banche centrali sparirebbero automaticamente. Le banche normali dovrebbero adeguarsi ad un libero mercato.

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  3. Grazie Giorgioguido, ma il merito è tutto dell'autore e questo è, secondo me, uno dei suoi migliori lavori. Ora, a proposito di cose agghiaccianti, eccoli qui i liberatori:

    http://blogs.channel4.com/world-news-blog/shooting-first-and-hitting-the-people-they-came-to-protect/15620


    PS: bel commento niki.

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  4. Ciao Francesco ti ringrazio molto per aver postato la mia nota.
    Ringrazio anche i tuoi visitatori per i gratificanti giudizi espressi in merito all'articolo.
    Domani verrà pubblicato anche sul mio blog con qualche aggiornamento al suo interno in merito alla situazione libica.
    Se vuoi al massimo lo puoi riprendere sostituendolo all'interno di questa pagina al posto di questa nota, o al massimo puoi in seguito aggiungere sul finale il link direttamente alla sua pagina di collegamento.
    Su Animal Farm al massimo posto il link del mio e poi aggiungo una nota a margine facente riferimento anche al tuo.
    Stessa cosa sul mio blog nei commenti. ;-)
    Un saluto.
    LucaF.

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  5. Ciao a te Luca. Dovere Luca, dovere. Questa nota, come ho ricordato, era un ottimo quadro geenrale della situazione e meritava davvero la prima pagina, non solo del mio, ma di qualsiasi blog.

    Appena pubblichi l'aggiornamento vedrò di riportarlo anche io.

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  6. Ciao Francesco ho postato oggi la nota leggermente aggiornata nel testo e nei commenti e con un pò di video e di link in merito in più.
    Qua il link:
    http://iovotopli.wordpress.com/2011/03/25/alcune-domande-da-porre-a-tutti-gli-intraprendenti-e-volenterosi-esportatori-armati-di-pace-e-diritti-umani-in-libia-e-in-medioriente/
    Ho già postato su Animal Farm il link verso il mio blog assieme però anche ai tuoi link che Tumblr si era dimenticato di caricare (con i soliti loro problemi di memoria dei server...). ;-)
    Un saluto da LucaF.

    post: e' sufficiente che tu copia il testo dell'articolo sostituendolo a quello vigente già pubblicato sul tuo blog, fai senza creare una ulteriore versione-pagina, tanto il contenuto è pressochè uguale. ;-)

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  7. Ah, quando hai fatto l'aggiornamento mandami un messaggio su Fb, così dopo aggiungo il commento di ringraziamento a corredo nel mio blog con il tuo link di reindirizzo. ;-)
    Ciao da LucaF.

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