lunedì 21 marzo 2011

Harakiri





di Johnny Cloaca


Il Giappone, dispiace dirlo, è finito. Dal punto di vista economico questa catastrofe ha rappresentato la lama che affonda nella carne già debole del paese, c'è tempo solo per un ultimo sospiro. Le forze lo stanno abbandonando e presto si accascierà a terra. Anche prima della tragedia del 11 marzo, il Giappone era una delle nazioni sull'orlo di un collasso economico. La sua economia è rimasta in stagnazione per oltre un decennio ed il suo debito nazionale era oltre il 200% del PIL. Lo shock che ha subito ora potrebbe essere l'ultimo della sua vita. Diversamente da quello che sostengono alcuni analisti mainstream, questa devastazione non aiuterà affatto la già fragile economia giapponese.

No, signori. Ci provò già Krugman a suo tempo, sproloquiando e dando sfoggio della sua imbecillità[1]; quando allegramente affermò che il 9/11 sarebbe stato un bene per l'economia degli Stati Uniti. La distruzione delle cose già esistenti non è mai un bene, altrimenti potremmo ingaggiare una squadra di MIG ogni tot. anni per bombardare a tappeto alcune città e poi promettere di rimpiazzare le strutture esistenti. Prendete ad esempio l'uragano Katrina:
«[...] A cinque anni da Katrina, New Orleans è ancora una città in ginocchio: "Cinque anni ancora per risollevarsi", così commenta il sindaco, Mitch Landrieu. Un edificio su 4 è danneggiato e ancora molte persone non hanno fatto ritorno da Houston e Dallas dove si erano rifugiate per evitare le contaminazioni di arsenico e piombo causate dall'uragano, prima, e per scansare il problema della marea nera che infesta le coste, ora. Un dato emerge sugli altri: il doppio binario su cui ha viaggiato la lenta rinascita, da un lato quello dei bianchi, dall'altro quello dei neri.»[2]

Ci pensò a suo tempo Henry Hazlitt a confutare questa scemenza del "boom dopo una catastrofe", con la fallacia della finestra rotta. Ci sarà un boom, certo; ma non bisogna fermarsi solo a quello che si vede. Quelle risorse scarse invece avrebbero potuto, secondo il mercato, essere direzionate in altri settori per creare nuovi prodotti, nuovi beni, nuove merci. Questi sono lavori, nella produzione di suddette cose, che non si vedono data la deviazione di risorse.

Ma la notizia che, economicamente, salta all'occhio è questa:
«[...] La banca centrale ha pompato 15 triliardi di yen (183$ miliardi in dollari) nei mercati monetari per assicurare stabilità finanziaria nel mezzo di una brusca caduta di azioni ed un'innalzamento del rischio di credito. Il direttore Masaaki Shirakawa ed il suo consiglio hanno anche incrementato la loro capacità di comprare asset, dai bond del governo ai fondi comuni d'investimento per 10 triliardi di yen.»[3]

La Banca del Giappone che interviene nel processo economico. Da quando in qua stampare carta straccia è sinonimo di ricchezza? I banchieri centrali pestano solo merde e vogliono entrare di diritto nella "ripresa"? E poi dicono che il mondo è alla rovescia! Ironico! Quello che questi dementi dovrebbero fare è proprio il contrario, ora! Dovrebbero ridurre la massa monetaria ed alzare i tassi d'interesse, visto che nel maremoto sono andate distrutte molte attività commerciali, industrie, centrali elettriche, raffinerie, centrali nucleari, ecc. Va da sè che la produzione è diminuita e le risorse in campo saranno deviate per la ricostruzione.

Che succede se questi pazzi inondano il Giappone con nuovo denaro? I prezzi aumenteranno. La produzione è diminuita, ci sono già pochi beni ed il nuovo afflusso di cartaccia scatenerà un maremoto ulteriore, e questa volta definitivo, con l'inflazione monetaria che farà scoppiare i prezzi fino alle stelle. Ora come non mai, ci deve essere contrazione nella quantità di denaro e soprattutto ci deve essere risparmio. Ciò vuol dire, in breve, meno consumo ed, ovviamente, più risparmio.

L'aumento dei tassi d'interesse non può far altro che incentivare questo aspetto e consentire ai giapponesi una ricostruzione. Come? Ficcando la cravatta di questi imbecilli della Banca del Giappone nella stampante e poi azionarla, in modo da impedire loro di svalutare ulteriormente lo yen. Dato che il maremoto ha causato un enorme danno alle fonti energetiche del Giappone, bisognerà importare molte più fonti d'energia rispetto a prima (ad esempio, il petrolio) e quindi non sarebbe meglio farlo a prezzi minori con una valuta più forte?

Però vediamo ancora una volta la faccia del mercantilismo più becero: protezione delle esportazioni mantenendo un tasso di cambio il più vicino possibile al dollaro. Geniale!

Sfortunatamente quello che è successo negli anni precedenti è questo:




















Perchè questo grafico è importante? Leggiamo:
«[...] Il risparmio netto in Giappone ora è negativo. Quindi, chi comprerà i bond che il Giappone deve vendere in modo da ricostruire la propria economia? Chi comprerà i bond che il Giappone deve vendere in modo da ricostruire le proprie infrastrutture? Chi comprerà i bond che il Giappone deve vendere in modo da finanziare il proprio governo? Chi comprerà i bond che il Giappone deve vendere in modo da ripagare le persone che hanno comprato i bond l'anno scorso…e l'anno prima…e tutti quelli fino al 1990?

La risposta probabilmente sarà: nessuno.

Invece il Giappone sarà costretto ad effettuare più QE, sarà costretto a stampare denaro per compensare di tutto il denaro che non può più prendere in prestito.»[4]

La soluzione che verrà adottata sarà molto probabilmente questa qui, come al solito tra l'altro: indebitarsi ancora di più. Ma con speranza. La stampa forsennata di denaro non aiuta affatto il risparmio, ora come non mai indispensabile, e di certo ulteriore cartaccia non aiuterà questo processo. E' una forbice senza scampo. Un suicidio lento. Fautori della propria stessa rovina, infine.

Ma un modo per ottenere le risorse potrebbe esserci senza mettere mano alla stampante, ovvero liquidare i 900$ miliardi di debito statunitense scaricando i titoli del Tesoro in proprio possesso (secondo i dati del Dipartimento del Tesoro il Giappone è la terza nazione che detiene maggiore debito degli Stati Uniti, dopo la FED e la Cina). Il che sarebbe sensato, visto che una persona col cappio, finanziariamente, al collo vende il possibile per rientrare dei soldi che deve ridare ai suoi creditori; è logico che tenti di rientrare in possesso di tutto il credito che può raccimolare. Infatti, nonostante si voglia infognare ancora di più nel proprio debito potrebbe trarre un sospiro di solievo attraverso la vendita di quei titoli statunitensi che non gli rendono un cazzo, in fin dei conti. Anzi, a quanto pare i dementi in cravatta nel consiglio della Banca del Giappone non hanno alcuna intenzione di sbarazzarsi di tale immondizia e preferiscono sostenere entrambe le economie.

Folli! Cosa cazzo dovrebbe ancora accadere per far capire loro che quel denaro sarebbe meglio spenderlo nella ricostruzione che tenerlo in cassaforte (a tassi ridicoli tra l'altro)? Un meteorite? Godzilla? Forse ci sono: un'inondazione di foglietti di carta colorata. Spiacente, quell'ondata di coriandoli non avrà un'esito come quello di Ulsan. Nessun sole nascente.

D'altronde cosa ci si dovrebbe aspettare da una nazione che ha perseguito, per decenni, politiche Keynesiane?

Ma se dovessero ravvedersi e vendere suddetti titoli, che succederà agli Stati Uniti? Chi comprerà questi bond che il Giappone sdogana e non comprerà più? Geithner andrà a frignare dalla Cina? O la FED comprerà semplicemente più debito degli Stati Uniti?

In questo scenraio anche l'Europa è coinvolta, avendo il Giappone anche titoli di Stato europei. Non sarà divertente...questo mutamento nelle condizioni mondiali avrà solo esiti peggiori e molto dolorosi.


Vorrei concludere questo articolo con un riassunto generale della situazione economica giapponese attraverso questa serie di punti stilati dal The Economic Collapse Blog:

  1. La Banca del Giappone ha annunciato che si è deciso di inondare l'economia giapponese con 15 triliardi di yen. Che è l'equivalente di circa 183$ miliardi di dollari. Ciò dovrebbe fornire la liquidità necessaria nel breve termine, ma aizzerà contro il Giappone un corso inflazionistico molto alto.


  2. La media aritmetica dell'indice Nikkei 225 del Giappone è scesa a più del 6% lunedì. Non appena la piena entità del danno diverrà visibile, più diminuzioni sono probabili.


  3. Le raffinerie di petrolio in tutto il Giappone sono state gravemente danneggiate o distrutte. Sei raffinerie che lavoravano simultaneamente, per trattare il 31% del petrolio in Giappone, sono state totalmente chiuse; almeno per ora.


  4. Il danno a strade, ponti, porti e ferrovie è stato stimato a miliardi di dollari. Il danno accorso alle linee energetiche ed ai sistemi idrici è quasi inimmaginabile. Ci vorranno molti anni per ricostruire le infrastrutture del Giappone.


  5. Proprio ora il flusso di beni e servizi in molte aree del Giappone settentrionale è stato ridotto drasticamente e ciò rimarrà probabilmente così per un bel pò di tempo.
  6. Molte città e paesi lungo la costa orientale del Giappone sono state completamente distrutte.


  7. L'industria nucleare del Giappone è essenzialmente morta a questo punto. Anche se non c'è una totale fusione nucleare, gli eventi che già sono trapelati hanno spaventato le persone abbastanza da causare una massiccia protesta contro il nucleare in Giappone.


  8. Il Giappone avrà bisogno di anche più petrolio e gas naturale nel lungo termine per rimpiazzare la produzione di energia nucleare persa. Precedentemente la crisi, il Giappone traeva il 29% della sua elettricità dall'energia nucleare.


  9. Il Giappone è il secondo più grande possessore estero di debito del governo degli Stati Uniti, ma ciò sta per cambiare. Il Giappone ha circa 882$ miliardi in buoni del Tesoro degli Stati Uniti e dovranno liquidare la maggior parte di essi in modo da finanziare la ricostruzione della propria nazione.


  10. Molte industrie in Giappone sono chiuse, almeno temporaneamente. Per esempio, la Nissan ha chiuso quattro impianti e la Sony ha chiuso sei impianti.


  11. La Toyota ha fermato tutta la produzione nei suoi impianti in Giappone fino almeno al 16 marzo.


  12. Un numero sostanziale di istituzioni finanziarie giapponesi e compagnie d'assicurazione saranno sicuramente devastate da questo incubo.


  13. Il deficit di bilancio del Giappone era già al 9% del PIL anche prima questa tragedia. Ora saranno costretti a prendere in prestito molto più denaro per finanziare lo sforzo della ricostruzione.


  14. Il debito nazionale del Giappone era già ben oltre il 200% del PIL anche prima questa tragedia. Quanto in profondità possono ancora scavare?


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Note

[1] "[...] The terror attacck - like the original day of infamy, which brought an end to the Great Depression - could even do some economic good" - Paul Krugman,
NYTimes, 14/9/2001.

[2]
New Orleans, 5 anni di apocalisse: da Katrina alla Marea Nera.

[3] Bloomberg.com, BOJ Pours $183 Billion Into Japan Economy, Doubles Asset-Purchase on Quake.


[4] Bill Bonner, The Daily Reckoning, Who Will Buy the Bonds Japan Needs to Sell?


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