giovedì 15 marzo 2018

Bisogna sradicare la povertà, non demolire la ricchezza

Un'economia di libero mercato incarna il tradizionale concetto di solidarietà. Nessun sistema mai concepito è stato più favorevole alla pace, alla prosperità e all'abbattimento delle barriere sociali e culturali come il capitalismo. Quando andate a fare la spesa in un normale supermercato, il vostro carrello andrebbe molto probabilmente a contenere merci provenienti da tutto il mondo e, senza rendervene conto, i vostri acquisti aiuterebbero quei lavoratori che le hanno prodotte. Il capitalismo incoraggia la cooperazione e l'interdipendenza su una scala che nessun pianificatore centrale potrebbe mai immaginare. E, soprattutto, ogni individuo vi partecipa per scelta. Se la solidarietà deve avere una forza morale, non può essere generata attraverso la coercizione. La tassazione riduce la nostra capacità di esprimere solidarietà. Come? Riducendo le nostre libertà. La spesa pubblica ci rende meno consapevoli delle nostre responsabilità sociali, nonché meno capaci e volenterosi a fare beneficenza. La solidarietà e la tassazione sono quindi incompatibili. La solidarietà può emergere solo quando è volontaria. Si evolve naturalmente attraverso relazioni reciprocamente vantaggiose. Esprimiamo solidarietà quando facciamo beneficenza, quando ci uniamo ad un club sportivo, frequentiamo un negozio, un pub o un ristorante, quando aiutiamo i nostri amici, parenti o uno sconosciuto per strada. Esprimiamo solidarietà attraverso tutte queste cose, ma non quando siamo costretti a farlo dal potere coercitivo dello stato.
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di Daniel Lacalle


Quando avrete finito di leggere questo articolo, circa 600 persone in tutto il mondo saranno sfuggite alla povertà.

Nel 1990 il 35% della popolazione mondiale viveva in estrema povertà. Oggi questa cifra è scesa al 10.7%, secondo la Banca Mondiale.

Nel 1987 c'erano 660 milioni di poveri in Cina. Dopo l'apertura della sua economia, questa cifra è scesa a soli 25 milioni. Nello stesso periodo, in India, il numero di cittadini poveri si è ridotto di oltre 100 milioni di persone.

Inoltre 140 milioni di persone entrano nella classe media ogni anno.

Nonostante questi risultati, viviamo in un'epoca in cui notizie del genere vengono ignorate per concentrarsi sui messaggi che voglio un costante intervento sulla ricchezza. Leggerete che "l'1% del mondo controlla l'87% della ricchezza" e cose come "se le dieci persone più ricche del mondo rinunciassero alla propria ricchezza, non ci sarebbe povertà".

I 635 milioni di cinesi che sono sfuggiti alla povertà negli ultimi 30 anni non sono d'accordo. Sono lieti che la Cina sia il Paese in cui ogni anno spuntano nuovi milionari e dove la classe media cresce di più, e grazie alla prosperità c'è una "crescente disuguaglianza" che non è affatto negativa, ma positiva. La disuguaglianza era 0.30 quando la Cina stava morendo di fame. Oggi è 0.50 e la stragrande maggioranza dei cittadini cinesi è più ricca. Negli ultimi 30 anni, il reddito disponibile pro-capite in Cina è cresciuto ad un impressionante 13.2% all'anno, mentre la percentuale della popolazione che vive nelle aree urbane è aumentata dal 22% al 53%.

Grazie alla liberalizzazione, all'apertura dell'economia e al capitalismo, milioni di poveri sfuggono alla povertà, milioni diventano parte della classe media e pochi, grazie al progresso, diventano milionari. Niente di male qui.

Ma gli interventisti non si concentrano sui modelli di successo che hanno portato alla calo senza precedenti della povertà, si concentrano sulla "disuguaglianza". Se il mondo sradicasse la povertà, il burocrate rimarrebbe disoccupato.

Il capitalismo e il libero mercato non sono solo il modo migliore e più efficace per ridurre la povertà. Le società capitaliste prosperano riducendo la povertà e migliorando la classe media. Significa più consumatori, prodotti migliori e più sostenibili e più sviluppo... e con essi, più profitti e servizi pubblici migliori. Coloro che sono danneggiati da una riduzione della povertà sono gli interventisti, i "ridistributori del nulla".

Contrariamente a quanto affermano i difensori della repressione attraverso il fisco, il capitalismo non trae alcun vantaggio dalla povertà, è la burocrazia e l'interventismo che "traggono vantaggio" dal tenere le persone povere.

Pensare che confiscare la ricchezza possa mettere fine alla povertà, è a dir poco ridicolo. Sembra incredibile che nel 2018 abbiamo bisogno di ricordare alla gente il disastroso aumento esponenziale della povertà che è stato creato espropriando i ricchi dai tempi degli Assegnati dopo la rivoluzione francese ai recenti esempi di Grecia, Argentina, Zimbabwe, Venezuela, ecc. La lista è infinita.

L'espropriazione della ricchezza ha generato solo povertà e condizioni peggiori per tutti. Inoltre è una bugia: una volta che si espropria la ricchezza dei cittadini più ricchi, oltre a distruggere l'impiego di migliaia di persone, non si rimuove affatto la miseria dai poveri. Cosa succede l'anno successivo? Non ci sono più persone ricche da saccheggiare. Il numero dei poveri aumenta e la miseria si moltiplica perché se si penalizza il successo, si condivide il fallimento.

Ogni gennaio assistiamo a due eventi, Davos e la relazione di Oxfam. Molti di voi penseranno che siano due eventi diversi e persino antagonisti, eppure hanno un filo comune. La glorificazione dell'interventismo come soluzione ai problemi creati dall'interventismo stesso.

Non è una coincidenza. Il trasferimento di ricchezza dai risparmiatori e da coloro che hanno avuto successo allo stato, va sempre bene secondo i canoni degli interventisti. Ma quando fallisce, la colpa è sempre di una quantità insufficiente di interventi. Tuttavia vi è una chiara evidenza del disastro economico che si crea quando gli stati si pongono come obiettivi la ridistribuzione e l'uguaglianza. Perché queste ultime sono conseguenze della prosperità, della crescita e dell'occupazione, non della politica.



Dopo l'interventismo, non c'è niente da ridistribuire

La disuguaglianza non è equiparabile all'ingiustizia, come spiega il premio Nobel Angus Deaton, e non sorprende che gli interventisti insistano nel porre la disuguaglianza come il problema più grande da risolvere piuttosto che la povertà e come accelerare la crescita della classe media. Quest'ultima è quella che paga gli eccessi dello stato con tasse più alte. La realtà è che un coefficiente di Gini di 0.40 è un livello molto alto di uguaglianza.

Non è una coincidenza se le società con maggiore libertà economica abbiano anche redditi più alti e un benessere migliore, e anche quelli che predicano il socialismo lo sanno. Raccolgono donazioni e stabiliscono i loro quartier generale nel ricco Occidente. Salvo poi scoprire che le loro idee sono un fiasco: l'agenda politica della "ridistribuzione" in California ha provocato una disuguaglianza di reddito peggiore di quella del Messico e il più alto livello di povertà in America.

Il capitalismo e il libero commercio hanno fatto di più per ridurre la povertà di tutte le commissioni statali messe insieme. Per il burocrate l'obiettivo è mantenere in piedi l'apparato statale, non renderlo inutile.

Il dibattito sulla povertà e la disuguaglianza è diventato una scusa per intervenire, non come continuare a migliorare. Gli interventisti non vogliono che i poveri siano meno poveri, per loro basta rendere le classi medie e alte meno ricche.

L'interventismo presume che l'ineguaglianza sia un effetto negativo, non una conseguenza della prosperità. E alcune disuguaglianze sono positive. Se i miei colleghi hanno più successo di me, è un incentivo affinché io faccia meglio. Solo quando c'è una disuguaglianza generata dal successo le società progrediscono e il benessere migliora per tutti.

Non c'è maggiore disuguaglianza e ingiustizia rispetto all'egualitarismo, il quale elimina il merito e l'incentivo a migliorare. L'egualitarismo non solo non riduce la povertà, ma la aumenta. Forse Oxfam otto anni fa aveva ragione ad elogiare il Venezuela, "l'ineguaglianza si riduce" rendendo tutti poveri, tranne i ridistributori. Questi ultimi diventano milionari.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://francescosimoncelli.blogspot.it/


2 commenti:

  1. mi piacciono gli articolo che spiegano molto in poco spazio e parole semplice, non lasciano spazio a repliche idiote

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  2. C'è Peron dietro l'angolo?

    http://www.sissco.it/articoli/il-mondo-visto-dallitalia-642/l-populismo-in-europa-ed-america-latina-650/

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