lunedì 5 novembre 2018

La riabilitazione monetaria dell'oro





di Alasdair Macleod


C'è una rivoluzione silenziosa che si sta sviluppando sulla scia dell'erosione dell'egemonia del dollaro. È forse troppo presto per definirlo l'inizio della sua scomparsa come valuta di riserva mondiale, ma c'è sicuramente un allontanamento da esso in Asia. E ogni volta che gli americani dispiegano il loro controllo sulla composizione del commercio globale come arma contro i governi che non gli piacciono, le nazioni che sono osservatori neutrali prendono nota e considerano come proteggersi.

Si veda l'Europa sulla questione iraniana. E la Turchia. Queste sono fratture nella NATO. I Paesi in Africa e altrove ora stanno prendendo i soldi della Cina. E per compiacere i cinesi, il Gambia, il Burkina Faso, Panama e la Repubblica Dominicana hanno interrotto le relazioni diplomatiche con Taiwan. Forse una piccola cosa, ma sicuramente rappresenta una banderuola che mostra in che direzione soffia il vento.

Abbiamo visto la Russia creare un'alternativa allo SWIFT per essere libera dall'ingerenza monetaria americana nel commercio pan-asiatico. Abbiamo visto la Cina compiere importanti passi per escludere il più possibile il dollaro dai suoi commerci e per migliorare il ruolo della propria valuta. E ora abbiamo uno scisma sull'Iran tra l'America e l'Europa, patto istituito dopo la seconda guerra mondiale attraverso il meccanismo del Comitato Americano per l'Europa Unita (controllato dalla CIA) nel 1948.

Non c'è dubbio che la guerra non dichiarata dell'America contro la terra di Omar Khayyam abbia lo scopo di indebolire la sua economia e creare le condizioni per una rivoluzione interna. Il rial iraniano ha continuato il suo crollo, e il governo teocratico ha fatto il gioco degli Stati Uniti chiudendo i cambiavalute "non autorizzati", con il grande ayatollah Nasser Makarem Shirazi che chiede l'esecuzione dei cambiavalute per contribuire a porre fine alla crisi della valuta. Di conseguenza il tasso del mercato nero per i rial è aumentato e, secondo il professor Steve Hanke, il cui dipartimento della John Hopkins University studia queste cose, il tasso d'inflazione dei prezzi reale è balzato al 74.8%.

Per l'iraniano ordinario, l'oro è sempre stato il denaro definitivo, mentre i rial devono essere rapidamente trasferiti a qualcun altro. Le sanzioni americane e le azioni del governo si limitano a rafforzare tal messaggio. Il tempo ci dirà se il tentativo dell'America di indebolire la teocrazia iraniana avrà successo, ma la storia suggerisce che è improbabile. Ed a livello nazionale l'Iran è influenzato dalle azioni americane ad accettare qualsiasi cosa eccetto i dollari come pagamento per le sue esportazioni di petrolio. Vorrebbe gli euro, e visto che l'UE sta ancora cercando di vendergli i suoi beni capitali, ha senso; ma nessuna banca commerciale osa facilitare il pagamento in nessuna valuta alternativa a causa della minaccia di sanzioni statunitensi.

Ciò lascia solo tre possibilità: yuan cinese, rubli russi e oro, tutti indipendenti dal sistema bancario occidentale. Non c'è da meravigliarsi se il nuovo yuan per i contratti petroliferi a Shanghai, forse con un piccolo aiuto da parte delle banche statali cinesi, abbia avuto un inizio ruggente. Tutti noi possiamo comprendere il desiderio di incassare i profitti sui futures del petrolio, in questo caso in cambio di yuan emessi dalla People's Bank of China. Tuttavia in futuro l'Iran sarà in grado di spendere la maggior parte dei suoi yuan per altre materie prime, usando una serie di contratti futures denominati in yuan.

Le sanzioni statunitensi stanno costringendo l'Iran ad uno standard basato sullo yuan per il suo commercio estero. Inoltre la Cina è lì per raccogliere i pezzi che l'Occidente abbandona a causa delle sanzioni americane, spingendo l'Iran verso una crescente dipendenza dalla Cina. La nuova Silk Road, la ferrovia a 200 km/h cinese costruita tra Teheran e la città orientale di Mashad, così come altri progetti ferroviari a guida cinese, stanno aprendo l'Iran al contesto eurasiatico, marginalizzando gli Stati Uniti. Il problema dell'Iran, se ce n'è uno, è che i mercati internazionali dello yuan non sono ancora sviluppati abbastanza affinché possa fare pieno uso degli strumenti di copertura. Ma la richiesta da parte dell'Iran di strumenti finanziari sofisticati, nonché da parte di altre nazioni asiatiche che girano le spalle all'America, è destinata ad accelerare.

Ho scritto diverse volte in passato sull'importanza dei futures sull'oro denominati in yuan, inoltre i due mercati che offrono questi contratti, Hong Kong e Dubai, stanno collaborando per stabilire ulteriori servizi di deposito in Cina. Nel caso dell'oro, dove la consegna fisica misurata in tonnellate è stretta, i cinesi stanno assicurando per quanto possibile che la liquidità disponibile sarà presente.

Inoltre il London Metal Exchange, di proprietà di Hong Kong Exchange and Clearing (HKEX), ha ammesso che sta prendendo in considerazione l'introduzione di contratti denominati in yuan anche per altri metalli. Possiamo tranquillamente presumere che, mentre HKEX è un'entità commerciale indipendente, i suoi obiettivi strategici sono strettamente correlati ed incoraggiati dal governo cinese. Non solo i cinesi dominano i mercati dell'oro in Asia, ma l'anno scorso HKEX ha introdotto a Londra contratti regolamentati di metalli preziosi. Non ci sono dubbi che HKEX sarà una piattaforma importante per l'espansione della valuta cinese nei mercati internazionali. E ad un certo punto in futuro, uno stato come l'Iran sarà in grado di utilizzare non solo i contratti denominati in yuan per vendere materie prime e per comprare altre merci, ma di usarle come trampolino di lancio per mobilitare l'oro di proprietà statale anche per i pagamenti.

Il nostro argomento si sta ora spostando sull'oro che viene utilizzato attivamente come moneta al posto delle valute fiat. Sebbene questo punto non sia ancora preso in considerazione dai commentatori occidentali, possiamo essere sicuri che lo sia stato dai pianificatori dei governi asiatici. L'India sta provando di tutto per impossessarsi dell'oro dei suoi cittadini. In una certa misura, l'oro è già usato come moneta dai governi, motivo per cui è ancora incluso nelle riserve monetarie. Ma funziona solo come supporto, denaro di ultima istanza, la passività di nessuno. Quello che potremmo vedere con lo sviluppo dei mercati valutari internazionali denominati in yuan è una piattaforma che collega l'uso dell'oro agli accordi commerciali.

Questa idea significa che dobbiamo guardare alle politiche cinesi e russe riguardo l'oro sotto una nuova luce. Secondo i mercati la Cina e la Russia vedono solo l'oro come una protezione contro i dollari, o in alternativa il loro accumulo di oro è o per bilanciare la quota degli Stati Uniti a 8,133 tonnellate, o (se credete che gli americani mentono sulle loro riserve) l'oro cinese e russo è lì per essere usato come una spada di Damocle sul dollaro. Sarebbe sbagliato ignorare queste teorie, ma sicuramente non centrano il punto. Non pianifichi attentamente di diventare una potenza mondiale, allontanando gli americani e i loro dollari, senza un'attenta pianificazione anticipata degli affari monetari.

Vi sono prove inconfutabili del fatto che la Cina abbia pianificato un mondo post-dollaro da quando la sua leadership ha gettato la spugna riguardo il comunismo e ha abbracciato un mercato più libero. I regolamenti che nominano la PBOC come la sola responsabile dell'oro e dell'argento cinesi risalgono al 1983, data da cui possiamo tranquillamente presumere che la PBOC abbia accumulato oro per conto dello stato a prezzi che variavano tra i $250-$500. Lo sappiamo perché nel 2002 la PBOC ne ha permesso la proprietà privata, creando lo Shanghai Gold Exchange per facilitare l'acquisizione di oro fisico. Questo sarebbe successo solo dopo che lo stato avrebbe accumulato oro fisico a sufficienza per i suoi scopi futuri. E, essendo stato per molti anni il più grande Paese estrattore d'oro, con monopoli statali nel raffinare la produzione interna, riciclare i rottami e raffinare i doré importati, non ci dovrebbero essere dubbi sulla sua politica nei confronti dell'accumulo di lingotti d'oro.[1]

Dal 2002 il governo cinese ha incoraggiato attivamente i suoi cittadini ad accumulare oro fisico, ed a giudicare dai prelievi netti dai depositi dello Shanghai Gold Exchange, la popolazione possiede circa 18,000 tonnellate. La mia stima riguardo la proprietà statale dei lingotti, basata sui prezzi contemporanei, sull'analisi degli afflussi di capitali negli anni '80, seguita dalle eccedenze commerciali negli anni '90 e prima che la popolazione fosse autorizzata ad acquistarli nel 2002, è di circa 20,000 tonnellate. Anche così, potrebbe non essere sufficiente per operare un semplice gold exchange standard, essendo tale cifra l'equivalente di ¥5,220 miliardi, rispetto alla valuta in circolazione di ¥7,150 miliardi. Quando il presidente Roosevelt svalutò il dollaro a $35 nel gennaio 1934, il Tesoro degli Stati Uniti deteneva oro per un valore di $7.44 miliardi rispetto ad una valuta in circolazione di $5.72 miliardi. Pertanto, se il governo cinese ha 20,000 tonnellate e se avrà la stessa copertura valutaria che aveva l'America il 31 gennaio 1934, ai tassi di cambio correnti l'oro avrebbe dovuto essere valutato a $2,317.

La Russia ha iniziato ad accumulare oro solo più di recente e ora sta rimpolpando le sue riserve ufficiali. Se ha accumulato lingotti "fuori bilancio" non è noto, ma non dovrebbe essere respinta come idea. Sulla base delle sue riserve ufficiali a 1,910 tonnellate per un valore di ₽5,000 miliardi, non copre ancora la M0 (₽8,440 miliardi), ma un aumento del prezzo dell'oro a $2,200 lo farà, e un prezzo dell'oro a $2,860 rispecchierebbe la situazione americana del 1934. Infatti, sia per la Russia che per la Cina, se l'oro dovesse tornare ad avere un ruolo monetario, dovrebbe essere ad un prezzo molto più alto di quello di oggi.



Uno schema per collegare la valuta all'oro

Il confronto tra il valore dei lingotti e la più stretta espressione di moneta rischia di rivelarsi insufficiente per una futura politica monetaria. Ma, data una buona base di oro monetario, è possibile istituire accordi per scoraggiare i rimborsi di valuta in oro fisico quando viene pienamente attuato un gold exchange standard.[2] La disposizione seguente si basa sull'emissione di titoli di stato irredimibili con una cedola pagabile in oro, o in una valuta a scelta del proprietario (il gold bond). Inoltre una questione di questo tipo potrebbe essere utilizzata per migliorare le finanze pubbliche.

Emettendo i gold bond con uno sconto alla pari, i primi acquirenti ottengono un rendimento maggiore. Questo li ricompensa per l'acquisto di un nuovo strumento che non ha ancora ottenuto il suo potenziale riconoscimento sul mercato. Il prezzo di mercato dell'obbligazione sarà collegato al rendimento dell'oro fisico una volta impostato il tasso di conversione, con un margine aggiuntivo per il rischio dell'emittente. E se i saldi in valuta investiti in tale obbligazione vengono premiati con un rendimento pagabile in oro, è improbabile che la domanda di rimborsi in oro sia significativa, purché la popolazione abbia fiducia nell'emittente e nel gold exchange standard. Pertanto un Paese che applica un gold exchange standard dovrebbe, con un'obbligazione ad un prezzo corretto, ridurre al minimo i rimborsi.

Dovrebbe essere stabilito un fondo nello stesso momento in cui viene annunciata l'emissione dell'obbligazione, affinché compri oro fisico per coprire la domanda anticipata di cedole pagate in oro. Parte dell'oro nelle riserve può essere inizialmente stanziato per questo scopo, ma dovrebbe essere acquistato oro aggiuntivo per stabilire una copertura sufficiente liquidando le riserve in valuta estera scoperta.

Da qui in poi presumeremo che questo sia lo schema del governo cinese per introdurre una valuta convertibile in oro. Ci si può aspettare che le finanze pubbliche migliorino nella misura in cui i costi di finanziamento si riducano. Ad esempio, l'obbligazione a 30 anni della Cina attualmente raggiunge il 4.1%; un'obbligazione cinese irredimibile legata all'oro, che ammette anche il rischio dell'emittente, probabilmente non renderebbe più del 3% all'inizio, cifra leggermente inferiore al rendimento attuale delle scadenze a 1 anno. Se viene emessa, ad esempio, con una cedola del 2.25%, il prezzo sarebbe pari a 75.00, suscitando attrazione tra i privati cittadini per un guadagno in conto capitale, in quanto il premio di rischio sui titoli di stato cinesi diminuirebbe.

Ciò darà anche supporto alla valuta cinese nelle borse estere. Il gold bond dovrebbe essere quotato a Shanghai, Hong Kong, Tokyo, Singapore, Dubai, Londra e Mosca in modo che i fondi sovrani e gli altri investitori a lungo termine abbiano un accesso immediato. New York non è nella lista perché è politica cinese escludere il più possibile il sistema bancario americano dai suoi affari monetari, e i conflitti che necessariamente emergerebbero con il governo degli Stati Uniti. In definitiva, per i fondi situati al di fuori dell'America, il gold bond stesso verrebbe considerato come un sostituto dell'oro ai fini dell'investimento, integrando l'oro nelle riforme monetarie e d'investimento cinesi.

Non ci sono dubbi che se fossero prese queste misure, la convertibilità dell'oro promuoverà rapidamente lo yuan agli occhi del mondo come riserva di valore accettabile. Col tempo, tutte le valute estere scoperte detenute nelle riserve monetarie della Cina dovrebbero essere sostituite dall'oro o dallo yuan, in quanto incompatibili con la nuova politica monetaria. Come affermato sopra, gli acquisti di oro fisico da parte della Cina, usando dollari, andrebbero avanti fino a quando il prezzo dell'oro non salirebbe al punto in cui verrebbe infine stabilito il tasso di cambio dell'oro.

Inoltre, senza un rimborso definitivo del gold bond, non vi sarebbe alcuna necessità di prevedere alcun rimborso. Questo modello era quello adottato dal governo britannico per finanziare le guerre napoleoniche con l'emissione di rendite consolidate del 3%, in modo che gli investitori che offrivano finanziamenti per la guerra non solo ottenessero un rendimento maggiore, ma anche un guadagno di capitale sostanziale quando sarebbe tornato il tempo di pace. Le fortune create sul ritorno alla pace giocarono un ruolo importante nel finanziamento della rivoluzione industriale all'inizio del XIX secolo.

In questo senso, ci sono buoni parallelismi tra il finanziamento della guerra inglese duecento anni fa e l'attuale posizione della Cina. In entrambi i casi, le spese pubbliche hanno superato il gettito fiscale e nessuno dei due ha raggiunto un gold standard. La Gran Bretagna aveva temporaneamente abbandonato il suo gold standard nel 1790, prima di ripristinarlo pochi anni dopo Waterloo.

Nel caso della Cina, l'eccesso di spesa pubblica è dovuto alla spesa per infrastrutture, che probabilmente continuerà per almeno altri dieci anni e si estenderà ben oltre i suoi confini. Tuttavia i cinesi hanno alimentato spese in conto capitale in tutta l'Asia, le quali saranno sempre più coperte dal finanziamento dell'Asian Infrastructure Investment Bank, sollevando il governo cinese dal dover finanziare progetti in prima persona.

Gli inglesi uscirono dalle guerre napoleoniche con un rapporto debito/PIL di circa il 260%. In termini monetari era notevolmente inferiore, perché la cifra rappresentava il totale del debito nominale. Questa era la bellezza dei Consol irredimibili, perché non avevano mai bisogno di essere ripagati, il che significava che un rapporto debito/PIL più accurato era del 180%. Come nota storica, è interessante che siano stati ripagati solo di recente.

Il debito pubblico della Cina è notevolmente inferiore, a poco meno del 50%, ma continua a crescere. La Cina gode anche di un tasso di risparmio vicino al 50% del PIL, quindi le ulteriori emissioni di gold bond nel mercato interno verrebbero fortemente sottoscritte. Una volta diminuita l'attuale espansione delle spese per infrastrutture, il governo cinese tornerà ad un surplus di bilancio, ripagando il debito più rapidamente di quanto non abbiano fatto gli inglesi nel 1800.

Vorrei suggerire che la Cina potrebbe intraprendere la monetizzazione dell'oro in due fasi. La prima richiederebbe l'emissione di gold bond come descritto sopra. I proventi verrebbero utilizzati per finanziare la spesa pubblica, per acquistare obbligazioni esistenti nel mercato (e cancellarle) e per costruire un fondo per fornire copertura ai rendimenti delle cedole future. La relazione di prezzo tra le cedole pagate in oro e in yuan sarà fissata in un secondo momento e rappresenterà il tasso del gold exchange standard una volta impostato. Non può essere impostato all'inizio, perché è chiaro che affinché l'oro sia riabilitato nel sistema monetario cinese, e di conseguenza la probabilità che lo sarà anche altrove, richiederà un prezzo dell'oro molto più alto di quello attuale. Nella teoria dei prezzi, è l'introduzione di un nuovo uso che stabilirà un prezzo marginale più alto. Questo sarà il secondo passo, che verrebbe annunciato in anticipo quando i gold bond verranno emessi per la prima volta, ma ad un tasso ancora da decidere.

La Cina è la giurisdizione ideale per la reintroduzione dell'oro nel sistema monetario attraverso un gold exchange standard. Per riassumere brevemente:

  • La Cina ha segretamente accumulato oro da quando la PBOC è stata appuntata per farlo nel 1983. Non solo lo stato ha accumulato quantità significative di oro, ma anche i cittadini l'hanno fatto. La Cina e la sua popolazione sono quindi completamente sintonizzati sull'uso dell'oro come denaro.
  • Il governo cinese non ha bisogno di ricorrere ai benefici illusori dell'inflazione. I suoi deficit di bilancio sono la conseguenza della spesa per le infrastrutture, che diminuirà nel tempo, ed i suoi cittadini hanno un tasso di risparmio di quasi il 50%, che è il vero motore del suo progresso economico e della sua creazione di ricchezza. Inoltre il rapporto debito pubblico/PIL è relativamente basso a circa il 50% e non è gravato dai costi di uno stato sociale di tipo occidentale.
  • Il successo della Cina è alimentato dall'esigenza politica di migliorare gli standard di vita per tutti in 42 diversi gruppi etnici, rappresentando un contratto non scritto tra lo stato e il suo popolo al posto della democrazia. Un gold standard e un veicolo di risparmio che dà alla gente comune un rendimento sull'oro, aumenterà la ricchezza personale e garantirà la coesione e la forza economica della nazione cinese, in un momento in cui le finanze dell'America si affidano sempre più alla distruzione della ricchezza privata attraverso l'inflazione. Ci deve essere una separazione tra le due valute.
  • L'introduzione di un sound money attraverso un gold exchange standard garantirà che il dominio economico della Cina si sviluppi e continui per un periodo di tempo considerevole, proprio come accadde per la Gran Bretagna nel diciannovesimo secolo.

Anche la Russia si sta muovendo verso un gold standard, che grazie alla sua partnership con la Cina a capo della Shanghai Cooperation Organization, molto probabilmente si baserà sul modello cinese. Le differenze sono una positiva e una negativa. Quella positiva è che le finanze del governo russo sono in ordine, quella negativa è che la Russia ha iniziato solo di recente ad accumulare riserve d'oro significative. È quindi probabile che voglia accumulare più oro prima di imbarcarsi in un gold exchange standard e potrebbe quindi incoraggiare la Cina a ritardare i suoi piani finché non sarà pronta.



Le conseguenze di un gold exchange standard asiatico

Il costo economico di un ritorno al sound money è che smetterà di esistere il trasferimento di ricchezza dal creditore al debitore, che è la caratteristica dominante del denaro fiat. Inevitabilmente le imprese sovraindebitate avranno maggiori probabilità di incontrare difficoltà. Inoltre gli esportatori cinesi verso i Paesi con valute puramente fiat dovranno investire in una produzione più efficiente per rimanere competitivi.

Questo è un problema: nel suo piano quinquennale, la Cina si sta allontanando dal fare affidamento su modelli di esportazione competitivi verso lo sviluppo di industrie ad alto contenuto tecnologico e di servizi volti a soddisfare una crescente classe media. Inoltre l'Asia rappresenta un nuovo mercato per la Cina, dove lo yuan diventerà probabilmente la valuta estera standard.

L'effetto sul dollaro, sull'euro e sullo yen giapponese potrebbe essere rovinoso, a seconda di come le banche centrali interessate svilupperanno le loro politiche monetarie. Dovrebbero rendersi conto che l'era del denaro fiat è finita e le valute che dipendono interamente dalla fiducia per il loro valore non sono più adatte allo scopo. La PBOC potrebbe attenuare questo processo dando alle altre principali banche centrali un preavviso in merito alle sue intenzioni, al fine di ridurre al minimo il rischio che le bullion bank siano gravemente intaccate da obblighi di consegna non effettuabili.

Nel contesto più ampio, i mercati finanziari sono essi stessi completamente legati all'economia neo-keynesiana e potrebbero impiegare del tempo per capire il motivo per cui un gold exchange standard di successo rappresenta una minaccia per le valute fiat scoperte. Ma fornendo un'alternativa valida, accettabile a livello globale, al sistema monetario fiat, quelli che si adattano eviteranno le iperinflazioni che sono il destino logico di quegli stati che fanno affidamento sulla finanza inflazionistica. Il premio finale per lo Shanghai Cooperation Organization sarà avere due valute coperte dall'oro per il commercio transfrontaliero da utilizzare in tutta l'Asia, l'Europa orientale, l'Africa sub-sahariana e in alcune parti del Sud America. Anche il Medio Oriente troverà queste valute interessanti per il pagamento del petrolio, e i Paesi che rimarranno con le valute fiat scoperte saranno marginalizzati.

Quei Paesi le cui valute sono state di recente destabilizzate dal rally del dollaro, dovrebbero essere tra i primi a rendersi conto che essere legati ad un regime monetario solido guidato dalla Cina è un'opzione migliore. Nel giro di solo un anno o due, più della metà della popolazione mondiale potrebbe avere accesso ad una valuta scambiabile con l'oro, o almeno legata ad esso.

Se l'intero schema del risveglio asiatico attraverso il potere economico è quello di progredire e sopravvivere a lungo nel futuro, sarà una precondizione che l'oro sia centrale nella politica monetaria. Infatti, dato il destino del dollaro, che rischia di trascinare a fondo il resto del mondo con esso, non dovrebbe più essere una questione di scelta, solo di tempi. E se quelle nazioni i cui governi hanno incentivato la distruzione della ricchezza dei loro cittadini attraverso l'inflazione monetaria non si adegueranno, meriteranno di scivolare nell'oscurità.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Note

[1] Val la pena di notare che la maggior parte delle stime approssimative riguardo le riserve d'oro segrete del governo cinese ignorano il periodo antecedente l'entrata in scena dello Shanghai Gold Exchange nel 2002, presumendo che fossero un paio di migliaia di tonnellate.

[2] Definito correttamente, un gold exchange standard è quello in cui l'unità monetaria nazionale è legalmente definita come l'equivalente di un peso fisso in oro, non circolano monete d'oro e l'autorità monetaria mantiene la relazione tra il peso dell'oro e l'unità monetaria. Si veda il Glossario nel libro L'Azione umana di von Mises per una definizione più completa.

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