lunedì 12 novembre 2018

Il lento marcire dell'Europa





di Alasdair Macleod


L'UE come costruzione politica è in uno stato di decadenza. Lo sappiamo per una ragione: il suo principio fondamentale è che lo stato è superiore alla sua gente. Un sistema di governo può funzionare nel lungo termine solo se riconosce che è il servitore del popolo, non il suo padrone. Non importa quale sia il sistema elettorale in vigore, purché questo principio sia rispettato.

L'esecutivo dell'UE a Bruxelles non accetta il primato elettorale. Condivide invece con il comunismo marxista una credenza nel primato dello stato. L'unica differenza tra i due credo è che Marx pianificò di governare il mondo, mentre Bruxelles è sulla strada per governare l'Europa.

I metodi per soddisfare i loro obiettivi differiscono. Marx sosteneva la guerra civile su scala globale per distruggere il capitalismo e la borghesia, mentre Bruxelles ha progressivamente assunto poteri che marginalizzano i parlamenti nazionali. Entrambi i credo condividono la convinzione che tutto debba essere in mano ad un dirigente onnipotente. Il confronto con il marxismo non lusinga l'UE, e suggerisce una sua vita limitata e l'inizio della sua disintegrazione. Nonostante l'evoluzione economica nel resto del mondo, come i comunisti marxisti Bruxelles è bloccata in un credo economico e politico fallimentare.

Non ha alcun meccanismo per il compromesso o l'adattamento. Una ribellione dalla Grecia è stata sedata, gli inglesi hanno votato per la Brexit, che si sta dimostrando impossibile da negoziare, e ora l'Italia pensa di poter parzialmente sfuggire a questa versione statalista dell'Hotel California. Gli italiani stanno commettendo enormi errori. I partiti ribelli che formano un governo di coalizione vogliono rimanere nell'UE, ma stanno cercando di uscire dall'euro. Mettendo da parte per un momento l'impossibilità di cambiare, lo farebbero nel modo sbagliato. Se vogliono ottenere qualcosa, dovrebbero uscire dall'UE e restare nell'euro. Lasciatemi spiegare, a partire dal lato politico, prima di considerare quello economico.

Come affermato sopra, l'UE è quasi marxista, poiché pone lo stato sopra le persone. Il governo italiano ha collaborato con Bruxelles per asservire il proprio popolo come vassalli del super stato europeo. Se c'è una rivolta in Italia, questo è ciò contro cui l'elettorato si deve ribellare: contro quegli eurocrati senza volto che dicono agli italiani cosa fare e cosa pensare. La gente è scontenta sia del super stato che dei propri governi deboli.

I due partiti che formano la coalizione di governo sono troppo spaventati per incolpare l'UE, e invece propongono di chiedere l'elemosina e dicono di stare riflettendo su un'eventuale uscita dall'euro. Ma senza una visione chiara e una comprensione del perché l'elettorato italiano è scontento, questa coalizione, parafrasando una delle frasi memorabili di Boris Johnson, si rivelerà essere composta da gelatine invertebrate protoplasmatiche in posizione supina. La Grecia è il precedente. Ciò rende più facile per l'UE trattare con gli italiani. Non otterranno nulla.

La tesi economica, secondo cui l'Italia starebbe meglio con la sua moneta, è folle. Con una storia di governi irresponsabili, è molto meglio che la moneta sia al di fuori del controllo dell'Italia. Tuttavia i commentatori keynesiani sono solidali con tale tesi, ritenendo che l'euro sia stato costruito a beneficio della Germania. L'Italia, insieme agli altri membri del Club Med, si dice che ne stia pagando il prezzo. Questo, sostengono, è il difetto fatale nell'euro. Questa interpretazione della situazione monetaria è una sciocchezza. Ignora il fatto che il debito dell'Italia è salito dopo l'introduzione dell'euro, perché il costo dei finanziamenti per l'Italia è sceso allineandosi coi tassi d'indebitamento della Germania, grazie alla garanzia di un'eventuale unificazione. La differenza è stata che la Germania ha preso in prestito per investire nella produzione, mentre il governo italiano ha preso in prestito per spendere. Il problema oggi è che la dissolutezza del passato ha raggiunto l'Italia e il suo governo deve smettere di prendere in prestito.

La creazione di un'alternativa come una nuova lira, o dei mini-BOT, è un concetto mal concepito che peggiora solo le cose. La proposta dei mini-BOT rappresenta l'emissione di certificati sostenuti da entrate fiscali future da utilizzare per pagare i creditori del governo. Sembra che ai promotori di schemi come questo non passi minimamente per l'anticamera del cervello che i creditori dello stato insisteranno per essere pagati in euro.

I promotori di schemi come i mini-BOT sono sciroccati monetari, incentivati dal desiderio di evitare la realtà. Il governo italiano utilizza da anni questo tipo di escamotage finanziario, perlopiù con la cartolarizzazione dei flussi di reddito futuri, come la lotteria nazionale. I mini-BOT sembrano essere una proposta per un altro lancio di dadi.

Non sorprende se il popolo italiano sia stufo del suo establishment. Ma è troppo tardi, perché lo stato, e quindi le banche, sono già irrimediabilmente falliti, un fatto a malapena nascosto dal sostegno della BCE nei confronti del governo italiano con i tassi d'interesse a zero mediante l'acquisto di titoli di stato. Non solo la BCE ha chiuso un occhio sulla situazione finanziaria dell'Italia, ma quest'ultima è imprigionata.



Le banche europee sono insolventi

Il caos derivato da un'uscita dell'Italia dall'euro sarebbe fatale per il sistema bancario dell'UE su almeno quattro livelli.

  • Il sostegno della BCE alle banche italiane verrebbe ritirato, il che scatenerebbe una cascata di fallimenti bancari in Italia, sia a seguito della mole dei crediti inesigibili, sia a causa del deterioramento dei bilanci bancari dopo un calo dei prezzi dei titoli di stato italiani.
  • I problemi per le banche sorgerebbero qualora i prestiti passati rimanessero denominati in euro ed i loro bilanci passassero ad una nuova valuta indebolita. Le banche italiane deficiterebbero dei margini per sanare i bilanci corrotti, poiché i loro attivi verrebbero denominati in una valuta in svalutazione rispetto alla valuta a cui sarebbero denominati i loro passivi.
  • I residenti di altri Paesi della zona Euro si affretterebbero a ridurre e ad eliminare le loro esposizioni al mercato italiano, il che sarebbe pari ad una corsa agli sportelli bancari contro l'intero Paese. L'unica soluzione politica sarebbe quella di imporre controlli draconiani sui capitali tra l'Italia e il resto del mondo, compresi gli altri stati membri dell'UE.
  • Infine, verrebbero minacciate l'esistenza della BCE e del sistema dell'euro stesso.

Questi punti richiedono poca elaborazione, eccetto forse la minaccia alla BCE e al sistema euro. La BCE ha acquistato grandi quantità di obbligazioni italiane, finanziando le spese in eccesso del governo italiano a rendimenti ridicolmente bassi. Infatti la BCE si è messa in una posizione impossibile e, con il peggiorare della situazione italiana, il dibattito sul destino degli squilibri TARGET2 è destinato ad intensificarsi. Questi sono mostrati nel grafico qui sotto.


Finché l'euro-sistema rimane unito, ci viene detto che questi squilibri non contano. Tuttavia, con la banca centrale italiana in debito con il sistema per un importo netto di €447 miliardi, sarebbe interessante conoscere il modo in cui sarebbero affrontati questi squilibri (senza provocare un collasso della zona Euro) in caso di un'uscita italiana dall'euro. E val la pena di notare che anche la banca centrale spagnola ha accumulato debiti per €390 miliardi, nel caso in cui l'elettorato spagnolo, o anche i catalani, o i baschi, vogliano andarsene.

La Bundesbank ha un credito netto di €896 miliardi ed è estremamente nervosa per quanto riguarda l'Italia. La stessa BCE deve un saldo netto di €235 miliardi a tutte le banche centrali nazionali. Quando la BCE acquista il debito pubblico italiano, la Banca d'Italia agisce a suo nome. Le obbligazioni italiane sono detenute presso la Banca d'Italia. Nella misura in cui la BCE ha acquistato obbligazioni italiane, il saldo negativo complessivo della Banca d'Italia viene ridotto, quindi i suoi disavanzi nei confronti delle altre banche nazionali nel sistema sono in realtà superiori ai €447 miliardi indicati.

In breve, è difficile vedere come l'Italia possa lasciare l'euro senza che la BCE non garantisca formalmente tutti i deficit TARGET2. Non è impossibile e la garanzia è già implicita, ma la BCE non vuole che nessuno metta in discussione la propria solvibilità, quindi possiamo tranquillamente pensare che un'uscita non sarà consentita, per una semplice ragione: il sistema e le banche in esso sono solvibili a patto che il sistema non venga contestato.

L'uscita dall'euro dell'Italia non è scontata comunque, perché la nuova coalizione non sa ancora cosa vuole. Gli italiani devono anche essere dissuasi dal loro desiderio di ottenere un condono del debito per le stesse ragioni per cui i greci sono stati altrettanto dissuasi. E come hanno scoperto i greci, cercare di negoziare con l'UE e la BCE è come parlare con un muro di mattoni. Gli italiani sperimenteranno le stesse difficoltà. Non importa se l'Italia è un problema molto più grande e di conseguenza avrebbe maggiore potere negoziale: un muro di mattoni rimane un muro di mattoni.

Per quanto riguarda Bruxelles e Francoforte (la casa della BCE), si sentono sempre nel giusto. Il progetto europeo e l'euro sono più importanti delle singole nazioni e i loro elettori non hanno voce in capitolo. Spesso la consideriamo arroganza, invece è un errore. È peggio: come i marxisti, gli eurocrati condividono una convinzione che non può essere messa in discussione. Dall'altra parte del tavolo siederanno gli italiani, senza alcun credo politico degno di menzione, e fin troppo spaventati dalle conseguenze delle proprie azioni.

Questo è il modo in cui funziona l'UE. In un sistema statalista senza volto come questo, ci saranno sempre problemi a livello nazionale da affrontare. Poi ci sono difficoltà localizzate, come la Deutsche Bank, il cui prezzo delle azioni ci dice che sta fallendo. Ma in tal caso sarà senza dubbio salvata a causa della sua enorme esposizione ai derivati, del contenimento del rischio sistemico nella zona Euro e dell'orgoglio tedesco. La BCE ha dimostrato grande abilità nel bluffare su questi e su altri problemi ed è probabile che continui a riuscirci, fatta eccezione per una particolare circostanza: la fase finale del ciclo del credito.



Il ciclo del credito rappresenterà la disfatta dell'UE

È un malinteso comune quello di credere che il mondo si trovi in un ciclo economico: ciò si limita a dare la colpa al settore privato per i boom/bust periodici. La verità è che ogni boom/bust ha le sue origini nella politica monetaria della banca centrale e nella riserva frazionaria. Una banca centrale prima tenta di stimolare l'economia con tassi d'interesse bassi, iniettando denaro nell'economia per salvare le banche dalla crisi precedente; poi la banca centrale continua a sopprimere i tassi d'interesse, gonfiare gli asset e facilitare il finanziamento dei deficit pubblici.

A ciò fa seguito l'espansione del credito bancario, in quanto le banche riconoscono che le condizioni commerciali nell'economia non finanziaria sono migliorate. L'inflazione dei prezzi aumenta in modo inaspettato, ma inevitabile, ed i tassi d'interesse devono aumentare. Salgono al punto in cui i precedenti investimenti in fase di disinvestimento iniziano ad essere liquidati e si sviluppa una crisi del rimborso dei prestiti nei mercati finanziari.

È fondamentalmente un ciclo del credito, non economico. I banchieri centrali, con pochissime eccezioni, non capiscono di esserne la causa. Ed i pochi banchieri centrali che lo capiscono, non sono in grado di influenzare la politica monetaria abbastanza da cambiarla. Non capendo che essi stessi creano la crisi, i banchieri centrali credono di poter controllare tutti i rischi finanziari attraverso la regolamentazione e l'intervento, motivo per cui sono sempre presi di sorpresa quando arriva una crisi del credito.

Per questi motivi sappiamo che è solo una questione di tempo prima che il mondo affronti un'altra crisi creditizia. La prossima sarà probabilmente senza precedenti nella sua violenza, addirittura superiore all'ultima nel 2008/09, a causa della portata della reflazione monetaria aggiuntiva che ha avuto luogo negli ultimi dieci anni. L'ulteriore accumulo di debito significa anche una minore altezza a cui i tassi d'interesse innescheranno la crisi.

La mia attuale aspettativa è che una liquidazione del debito globale e una crisi del credito non siano lontane e si verificheranno entro la fine del primo trimestre del 2019, forse anche entro la fine di quest'anno. Il problema è globale e non sappiamo dove erutterà. Ma una volta emersa, la BCE e l'euro dovranno affrontare la deflazione più violenta della storia moderna, addirittura superiore al crollo globale degli anni '30. Sappiamo in anticipo quale sarà la soluzione: iperinflazione monetaria per salvare banche, governi ed istituti indebitati.

È improbabile che gli effetti sui prezzi nell'Eurozona riusciranno ad essere tamponati a lungo come lo sono stati nel ciclo attuale, in parte a causa dell'enorme portata dell'emissione di nuova moneta e credito necessari per stabilizzare il sistema finanziario, in parte perché l'euro è subordinato al dollaro come valuta di rifugio, e in parte a causa della sua storia limitata come mezzo di scambio.



Brexit

Se avrò ragione sui tempi della prossima crisi del credito, coinciderà col momento in cui la Gran Bretagna dovrebbe uscire dall'UE nel marzo 2019. La Brexit non dovrebbe essere messa in pausa dalla crisi del credito e dalla catastrofe che attende l'Eurozona, ma l'istinto statalista del governo britannico potrebbe essere quello di mettere in pausa l'intero processo della Brexit nell'interesse dell'unità mondiale, almeno mentre viene affrontata la gestione della più grande crisi creditizia. Il coordinamento a livello del G20 sembra destinato a prevalere su questioni politiche potenzialmente dirompenti come la Brexit.

Quindi, nonostante l'impegno referendario, anche la Gran Bretagna potrebbe continuare a rimanere intrappolata nel super stato dell'UE per un po' di tempo, sfidando i desideri dell'elettorato. Come prefigurato in The Road to Serfdom di Hayek, l'UE e il governo britannico coglieranno l'occasione della crisi per aumentare il controllo sui loro popoli, erodendo ulteriormente le poche libertà individuali rimaste.

Nel frattempo, gli inglesi si trovano in una posizione simile agli italiani. L'UE si rifiuta di accettare il risultato elettorale britannico, perché ritiene che non sia una questione da lasciare nelle mani degli elettori britannici. Bruxelles è rassicurata dal fatto che ci sono potenti forze nell'establishment britannico che mirano ad indebolire la posizione negoziale della Gran Bretagna. È fiduciosa che la Gran Bretagna non lascerà mai l'UE, perché non le sarà consentito di farlo.

La certezza marxista nella posizione dell'UE è paragonabile alla mancanza di impegno da parte dell'Inghilterra nel prendere una posizione solida. Il governo conservatore si limita a parlare apertamente di mercati liberi, riluttante a discutere una loro vera attuazione. Né può sostenere il principio della supremazia democratica dell'elettorato britannico, perché, nonostante il mantra di agire in base alle istruzioni del referendum, sembra disposto a scendere a compromessi. Nonostante gli sforzi di coloro favorevoli alla Brexit, come Boris Johnson, il governo britannico, come il governo italiano, si sta rivelando una gelatina di protoplasma invertebrato, che pone i suoi istinti di sopravvivenza a breve termine al di sopra delle sue responsabilità elettorali.

A questo punto possiamo solo supporre che, come la vecchia Unione Sovietica, la presa politica dell'UE resti più ferma che mai. Il problema è che la negazione di mercati liberi e la supremazia del super stato, stanno facendo marcire l'UE dall'interno. L'istinto euroscettico di abbandonarla per un mondo più progressista al di fuori dell'UE ha sicuramente ragione. Ma la precarietà dell'Unione Europea sarà completamente esposta solo durante la prossima crisi del credito e la risposta monetaria della BCE, la quale finirà per far crollare l'euro.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


1 commento:

  1. target 2 non sono né debiti. l Eu dovrebbe marcire piu in fretta.

    RispondiElimina