venerdì 15 marzo 2019

Tutti amano le illusioni... almeno finché durano





di Francesco Simoncelli


Chi cade vittima di un'illusione? Coloro che vogliono che una cosa vada a tutti i costi come si prefigurano. In questo modo è facile far credere a questo tipo di individui cose che non stanno né in cielo né in terra, perché si propone loro uno scambio: la realtà per una promessa futura. Nel frattempo, prima che questa promessa futura possa finalmente avverarsi, c'è bisogno di mettere da parte la realtà e perseguire un percorso che apparentemente non dà frutti. Ma si suppone che questo sacrificio possa valerne la pena. Si suppone che rinunciare ad un qualcosa oggi per ritrovarsi qualcos'altro di migliore domani possa ricompensare l'attesa. Potremmo chiamarlo, finanziare un'illusione. I pianificatori centrali questo chiedono e giocando sulla plausibilità raggirano gli individui, facendo credere loro alla possibilità che esista un regno nello scibile umano in cui con un dito un gruppo ristretto di persone è in grado di direzionare un'economia. Attenzione a non confondere il finanziare un sogno col finanziare un'illusione: il primo richiede una visione chiara e precisa di cosa si vuole creare; mentre il secondo è uno Schema di Ponzi. Ecco perché le illusioni si lasciano amare, perché non si sa mai quando uscirvi in tempo e questo significa rimanere col cerino in mano una volta che cadono a pezzi.



ALL'ORIGINE DELL'ILLUSIONE

Nel nostro caso, quali sono queste illusioni e perché non si sa quando uscirne in tempo? Partiamo da quest'ultimo punto e la risposta è la seguente: perché non si ha la metodologia adatta per sondare la realtà che ci circonda. La deduzione, la logica, il pensiero critico, tutti questi strumenti non fanno parte dell'attuale bagaglio epistemologico della maggior parte degli individui. Essi sarebbero invece molto utili per dirimere quelle situazioni che rappresentano per noi un punto interrogativo. E sto parlando di una qualsiasi situazione. La Scuola Austriaca ci fornisce la sintesi di questi strumenti: la prasseologia, ovvero lo studio dell'azione umana. Da un "semplice" assioma siamo in grado di dedurre logicamente il corpo di regole del mondo economico. Ma questa metodologia non si ferma alla sfera economica, perché possiamo traslarla al resto delle conoscenze umane, aprendo un mondo totalmente diverso da quello che credevamo possibile.

Infatti il ragionamento logico non è altro che la ragion pura presente nel nostro intelletto che cerca disperatamente di dedurre la fenomenologia che la realtà mette al vaglio della nostra esperienza. Si viene a creare uno scontro turbolento in cui ragion pratica e ragion pura si mescolano e, se l'individuo perisce sotto i colpi dell'una o dell'altra, non farà altro che cadere vittima di una illusione spacciata da chicchessia. Deve invece trovare la chiave di volta nello scontro affinché emerga la ragion pratica pura, ovvero, l'epistemologia attraverso la quale arrivare ad una sintesi perfetta dei fenomeni a cui è sottoposto.

Ciò crea una visione delle cose chiara, nitida e netta, in modo che nessun agente malevolo possa insidiare gli strumenti di cui si dispone per sovvertire la realtà e far credere una cosa per un'altra. Il pensiero critico, l'epistemologia dell'azione umana, rifiuta l'ipse dixit e trasforma il ragionamento logico in una fucina di deduzioni che portano l'individuo a trarre conclusioni in linea con la natura dei fenomeni che si presentano alla corte della sua esperienza. Niente più fake news, niente più dissonanze cognitive, ma solo la ragione e la logica. La prasseologia non fa altro che suggerire il punto di partenza: l'azione umana. In sostanza, gli individui utilizzano questo principio apodittico per lenire uno stato di insoddisfazione: agire significa passare da uno stato di quiete ad uno stato in cui si arriva ad uno stato di maggiore soddisfazione. Ogni azione ha un costo di opportunità: ovvero, riconoscendo che viviamo in un mondo in cui la scarsità è protagonista, dobbiamo ottimizzare le nostre scelte per trovare il miglior uso alle risorse che utilizziamo.

Qui è dove ha origine una delle più potenti illusioni spacciate al giorno d'oggi: la scarsità è ignorabile. Se fosse vero, allora l'URSS sarebbe ancora in piedi. Da questa semplice plausibilità si originano a catena una serie di altre illusioni che intorbidiscono il pensiero critico degli individui che non si preoccupano dell'epistemologia. Immaginate la Terra, con tutte le sue risorse animate e inanimate, come un gigantesco inventario. Il modo migliore per allocare il lavoro e le risorse per soddisfare al meglio i desideri e le esigenze della popolazione umana? Coordinare la produzione e la logistica anche per un singolo bene di consumo (come una matita) può essere incomprensibile per qualsiasi individuo o gruppo di individui. Quali beni di consumo dovrebbero essere prodotti? Come dovremmo produrli? Come dovremmo produrre i beni capitali necessari per produrre beni di consumo? In che qualità e quantità? Quando aggiornare il processo? Quando abbandonare i progetti obsoleti e virare su altri percorsi?

L'economia è così dinamica e complessa che gestirla centralmente, come prescrive il socialismo, è fondamentalmente al di là delle capacità di qualsiasi gruppo di persone, non importa quanto intelligenti o ben intenzionate. Fortunatamente esiste una soluzione decentralizzata. I produttori e gli imprenditori rispondono agli incentivi del profitto, i quali sono una funzione dei prezzi. Questo in genere crea un fortunato allineamento nell'interesse. L'intensità della domanda e le circostanze dell'offerta si manifestano nei prezzi, di conseguenza i valori soggettivi vengono convertiti nei dettagli oggettivi richiesti per un'allocazione coerente delle risorse. Pertanto non è necessario pianificare la totalità dell'economia, ma determinare solo il modo migliore per eseguire un piccolo gruppo di attività localizzate utilizzando i prezzi come guida.

La cooperazione spontanea che deriva da questo sistema consente di allocare le risorse in modo più efficiente rispetto a qualsiasi alternativa. Ma ecco che entra in gioco la plausibilità, poiché gli spacciatori di illusioni dicono che ormai nel XXI secolo la scarsità è stata debellata, mentre invece il vero problema è la distribuzione. Sebbene questi due temi non siano indipendenti, la plausibilità scardina apparentemente la loro interdipendenza e consegna le chiavi di quello che era un processo senza controllo centrale ad un gruppo presumibilmente onnisciente di persone. Strutturando la plausibilità con altri elementi a sostegno (in modo da seppellire sotto di essi il cuore dell'illusione), come l'avanzamento tecnologico ad esempio, si pretende di creare un sistema economico in cui un'economia mista diventa l'elemento motore della prosperità. Non solo, ma che sia addirittura in grado di debellare per sempre i cicli economici.

Man mano che l'illusione cresce e procede di contraddizioni in contraddizioni, l'economia di mercato viene sempre più ostacolata.



L'ILLUSIONE SI SVILUPPA

Nel corso della storia economica abbiamo avuto diverse prove empiriche di come questo ragionamento sia fondato e dimostrato nella realtà. Anni fa, prima dell'era "Bernanke ha tutte le risposte", molti criticarono il Giappone per non essere riuscito a risolvere i suoi problemi. Molti pensavano che il Giappone avrebbe dovuto affrontare il casino che aveva creato e fare la cosa giusta. Era ampiamente accettato il concetto che solo lasciando fallire le banche e le industrie zombi, il Giappone avrebbe potuto ripulire il sistema e andare avanti. Invece il governo del Giappone ha fatto enormi deficit e ha accumulato ingenti debiti. Per decenni il Giappone ha evitato il disastro solo perché ha goduto di un grande surplus commerciale anno dopo anno. Oggi gran parte di quel surplus commerciale è svanito, ma permane il massiccio debito del Giappone.

Il Giappone è la prova vivente che i tassi d'interesse soppressi non garantiscono la crescita economica e la prosperità. Dopo il 2008 il Giappone ha deciso di mettersi a capo di un esperimento per stimolare la sua economia: la BOJ non solo ha espanso il proprio bilancio, ma ha gonfiato i mercati entrando pesantemente nel settore degli ETF, senza che il Paese facesse passi in avanti verso una riforma economica. Tutto ciò si è trasformato in un programma che serve a fare "tutto ciò che serve" per far barcollare in avanti l'economia.



Inutile dire che nel corso degli anni queste policy hanno fortemente distorto i prezzi delle azioni e le valutazioni. Per mantenere viva l'illusione, le banche centrali devono continuare ad espandere il credito e il debito in modo che l'economia non esca dai binari. Sarebbe piuttosto difficile vendere l'illusione se disoccupazione ed insolvenze salissero alle stelle. Ciò significa che le banche centrali rimangono intrappolate in una trappola costruita da loro stesse. Il mondo intero è su un percorso che rispecchia lo stesso percorso fallimentare intrapreso dal Giappone da quando la sua economia è andata in crash decenni fa. È un percorso che evita riforme reali e mette in pericolo le stesse persone che hanno causato molti dei nostri problemi. Non stiamo creando crescita reale della produttività o ricchezza reale, ma semplicemente aumentando il valore di determinati mercati e asset. Ciò avvantaggia coloro che possiedono tali asset e danneggia i poveri o coloro che non hanno nulla. Infatti fin dai tempi della Grande Recessione nel 2009, l'America ha vissuto uno dei più potenti boom della sua storia. La ricchezza delle famiglie è aumentata di circa $46.000 miliardi, o dell'83%, fino a raggiungere un massimo storico di $100.800 miliardi. Ma suddetto boom nella ricchezza in America è artificiale e si sta dirigendo verso un bust.

Il grafico qui sotto mette a confronto la ricchezza delle famiglie degli Stati Uniti (linea blu) con l'economia sottostante, o il PIL, (linea arancione). Se si fosse trattata di una crescita organica e sostenibile, la ricchezza delle famiglie sarebbe andata di pari passo col PIL. A partire dalla fine degli anni '90, la ricchezza delle famiglie si è disgiunta dal PIL in quanto la bolla dotcom ha contribuito a gonfiare i portafogli americani fino a quando non è scoppiata nei primi anni del 2000. A metà degli anni 2000 la bolla immobiliare degli Stati Uniti ha rafforzato la ricchezza delle famiglie fino al disastro del 2008. Ora eccoci nel 2019 e il divario tra la ricchezza delle famiglie e l'economia sottostante non è mai stato tanto grande. Questo gap senza precedenti significa che la prossima inversione sarà peggiore delle ultime due.


Tracciare la ricchezza delle famiglie degli Stati Uniti in percentuale del PIL è un altro modo di visualizzare la bolla: dal 1951 ai primi anni '90 la ricchezza delle famiglie ha avuto una media del 379% del PIL, mentre durante la bolla dotcom ha raggiunto il picco del 429%; il picco successivo è stato raggiunto durante la bolla immobiliare al 473% e attualmente siamo al 505% del PIL. Quando la bolla attuale scoppierà, la ricchezza delle famiglie potrebbe persino scendere al di sotto della media storica in reazione a come è salita negli ultimi decenni.


Negli anni successivi alla Grande Recessione c'è stato un'incredibile fermento per il divario crescente nella ricchezza e la disuguaglianza di reddito. Qui ci sono alcune statistiche che mostrano quanto sia ampio tale divario: l'1% superiore dei percettori di reddito negli Stati Uniti possiede il 35,5% della ricchezza privata del Paese, il 10% superiore possiede il 75% della ricchezza, il 20% superiore possiede l'87% della ricchezza, mentre il 50% in basso possiede solo l'1,1% della ricchezza totale. I media generalisti parlano di un problema inerente al capitalismo stesso e che l'unica soluzione sia una maggiore regolamentazione dell'economia, l'aumento delle tasse per i ricchi e così via. Questa narrativa è falsa, perché ignora del tutto il ruolo della Federal Reserve nel creare inflazione e le bolle negli asset che avvantaggiano i ricchi rispetto ai poveri.

I ricchi possiedono una quantità sproporzionata di asset come azioni, obbligazioni e immobili, la classe media è spesso ricca in immobili e povera di asset, mentre i poveri in genere affittano le loro case e hanno pochi asset. Quando la Federal Reserve crea una bolla negli asset, o gonfia il valore della ricchezza delle famiglie, i ricchi vedono la maggior parte dei guadagni (anche se solo sulla carta) mentre la classe media ed i poveri ne vedono molto pochi.

Nel caso dell'attuale boom della ricchezza delle famiglie, si tratta in realtà di una bolla insostenibile che scoppierà piuttosto che un permanente aumento della ricchezza. E quando accadrà, la disuguaglianza di ricchezza si ridurrà, poiché i prezzi gonfiati degli asset torneranno a livelli reali. Sostenere la crescita economica attraverso l'aumento dei livelli di debito avrebbe senso solo se "la crescita a tutti i costi" avvantaggiasse in modo uniforme tutti i cittadini, ma non è così. C'è una grande differenza tra crescita e prosperità. Inoltre una politica inflazionistica che mira a ridurre al minimo l'onere del debito e allo stesso tempo aggravare la crescita di tali oneri, penalizzerà seriamente la stabilità economica e sociale globale.



L'ILLUSIONE PORTATA AVANTI AD OGNI COSTO

E la situazione non è migliore in Europa, I cinque paesi dell'UE con il rapporto debito/PIL più alto nel terzo trimestre del 2018 sono stati Grecia, Italia, Portogallo, Belgio e Spagna. Il debito totale della Grecia è di circa il 182,2% del PIL e quello dell'Italia è del 133%. Anche se economie giganti come Stati Uniti e Giappone hanno fatto debiti enormi per anni, è ancora da vedere che cosa attende dall'altra parte del tunnel. La recente agenda politica italiana per alzare il deficit di bilancio al 2,4% per i prossimi tre anni è stata ridimensionata dall'UE. Un Paese che si sta già trascinando dietro enormi debiti e cerca di raccogliere nuovi fondi aumentando i deficit, è simile al sonnambulismo in una strada trafficata. Il rallentamento della crescita economica unito alle opzioni d'investimento a rendimenti ridicoli stanno trascinando queste economie indebitate verso l'insolvenza e un'altra recessione globale.

Fonte: OCSE

Molte persone pensano che l'idea di questo massiccio finanziamento del debito sia il punto al cuore dell'economia keynesiana. Keynes propose la spesa in deficit in periodi di recessione e depressione. L'idea era che l'investimento effettuato dallo stato avrebbe generato maggiori opportunità di impiego e avrebbe rinsaldato la fiducia delle imprese. Pensava che questo avrebbe dato una spinta all'attività economica, il che avrebbe aiutato le economie in difficoltà a riprendersi gradualmente dalla depressione. Il modello keynesiano è stato testato durante la Grande Depressione, quando venne utilizzata una grande spesa in deficit per contrastare la contrazione economica. Sebbene l'esperimento keynesiano non fosse esattamente un successo (la depressione durò 10 anni), i media generalisti spacciarono la storiella che questa spesa in deficit "salvò il capitalismo da sé stesso". Da allora molti economisti hanno favorito il finanziamento del deficit per stimolare l'attività economica.

In sostanza, venne rinforzata e gonfiata oltremodo l'illusione che una pianificazione centrale dell'economia era quello che ci serviva per scardinare e debellare per sempre le crisi. C'era bisogno di una giustificazione affinché tale illusione potesse essere portata avanti senza destare sospetti di fallimento tra gli attori economici. Quelle a cui assistiamo oggi sono le disastrose ed aberranti conseguenze di quella giustificazione. Keynes, infatti, non ha mai sostenuto il finanziamento a lungo termine del deficit. Secondo lui gli stati dovevano creare "abbastanza" surplus nei periodi di prosperità da utilizzare poi durante i periodi di difficoltà. Questa idea è stata tranquillamente ignorata dalle economie sviluppate che hanno fatto ricorso al finanziamento ininterrotto del deficit per stimolare la crescita economica.

La domanda ora è: tale strategia ha spianato la strada alla prosperità? Uno sguardo ravvicinato alle statistiche chiave suggerisce di no. Ad esempio, i tassi di disoccupazione sono ancora molto elevati nella maggior parte delle economie europee fortemente indebitate. Nonostante la ricorrente assistenza monetaria e il sostegno politico, la creazione di posti di lavoro è debole, implicando (ovviamente) che il finanziamento del debito è canalizzato verso attività non produttive.

Fonte: OCSE

Il deficit rappresenta una spesa in eccesso rispetto alle tasse e richiede di essere finanziato. Se il governo emette obbligazioni, la misura in cui sono sottoscritte (es. investitori privati, fondi pensione, assicurazioni, ecc.) non rappresenta un finanziamento inflazionistico, ma semplicemente dirottamento delle risorse di capitale da altri investimenti più produttivi. Se lo stato emette obbligazioni ed esse vengono sottoscritte dalle banche, allora vengono finanziate attraverso l'espansione del credito bancario e, a meno che tale credito non venga ritirato dai relativi clienti, è inflazionistico. Inoltre il deficit può essere finanziato dalla banca centrale, acquistando direttamente o indirettamente obbligazioni del Tesoro. E anche questo finanziamento è inflazionistico.

Quando lo stato spende i proventi di questi prestiti obbligazionari, nella misura in cui non sono finanziati dai risparmi del settore privato, mette in circolazione denaro extra. Questa valuta extra finisce per lo più nelle mani dei consumatori attraverso i pagamenti del welfare ed i pagamenti per beni e servizi. Ma dato che c'è un grado di inelasticità tra l'offerta di beni e servizi extra e la domanda per essi alimentata dall'inflazione, ci vuole tempo affinché i mercati rispondano alla domanda inflazionistica. Di conseguenza salgono i beni ed i servizi importati per colmare il divario, tanto più perché non sono influenzati, almeno inizialmente, dalle pressioni sui prezzi derivanti dall'inflazione monetaria.

È l'espansione del denaro e del credito per coprire un deficit di bilancio, supponendo che non vi sia alcun cambiamento nel risparmio totale, che porta ad un deficit commerciale. Ciò che accade al tasso di cambio dipende fondamentalmente da una cosa: se i proventi derivanti dalle importazioni vengono reinvestiti o semplicemente venduti sulle borse estere. I dati della bilancia dei pagamenti sono concepiti per catturare la posizione netta tra il commercio e i flussi di capitale, e sono queste cifre che vengono utilizzate nella relazione sul disavanzo.

Tutto ciò presuppone un ragionevole grado di stabilità economica, vale a dire, il commercio continua senza gravi problemi. Non è il caso alla fine di un lungo ciclo del credito, quando la cattiva allocazione del capitale nel settore privato è diventata così grande che prima o poi le forze di mercato innescano una correzione. È a quel punto che gli ostacoli ai flussi della bilancia dei pagamenti avranno probabilmente il maggiore impatto, scatenando e intensificando una liquidazione delle distorsioni accumulate nell'economia. Dato che adesso il debito USA ha sfondato i $22,000 miliardi, chi ha comprato le obbligazioni emesse dalla Tesoreria USA? Secondo i dati di quest'ultima, non i possessori esteri tra cui Cina e Giappone sono le entità più grandi. Anzi hanno scaricato bond USA e li hanno sostituiti con l'oro.



Oltre ai possessori esteri (-$105 miliardi), venditore netto è stata anche la Federal Reserve (-$204 miliardi). Chi ha comprato? Entità istituzionali americane (fondi pensione e trust fund previdenziali, +$20 miliardi) e, in larga parte, banche americane, fondi pensione, hedge fund, fondi comuni d'investimento (+$1360 miliardi).



Qualunque palliativo venga messo in campo però, le leggi dell'economia apodittiche faranno il loro corso. E tra questa c'è quella spesso citata dei rendimenti decrescenti, come ci mostra la Germania: 10 anni di stampa monetaria da parte della BCE e rendimenti dei bond ai minimi, ciononostante l'economia tedesca è in recessione.

La questione centrale in ogni analisi riguardo le prospettive economiche e monetarie future deve includere i deficit statali. Esso sequestra risorse scarse ed impedisce che vengano utilizzate in settore industriali produttivi. Mentre un'economia si sposta da un lieve calo del mercato azionario verso un crollo, i deficit di bilancio aumenteranno inesorabilmente, in particolare a causa del welfare state. Tuttavia i deficit commerciali non possono aumentare in blocco con i deficit di bilancio. L'unico modo in cui i conti nazionali possono essere bilanciati in un'economia a moneta fiat è che ci sia una contrazione degli obblighi bancari nei confronti del settore privato. Una contrazione del credito bancario sarà impossibile da fermare, e non importa quanto una banca sia ben capitalizzata secondo i canoni normativi.

Per quanto si possa ritardare una crisi del credito, tale ritardo ne aumenta la gravità e soprattutto l'imprevedibilità di quegli inneschi che fomenteranno una contrazione del credito bancario. Uno di questi è la prossima bolla subprime, ad esempio, ovvero i prestiti per auto i quali stanno vedendo aumentare vertiginosamente i fallimenti di coloro che hanno acceso tali prestiti. Impossibilitati a ripagare i loro oneri, i debitori vanno falliti e ciò si ripercuote sui bilanci bancari. Senza contare l'interconnessione odierna nei mercati finanziari... Il sistema a riserva frazionaria garantirà l'insorgenza di insolvenze bancarie e fallimenti diffusi.

Cina e Giappone in primis stanno portando la bandiera della liquidazione delle obbligazioni USA, cosa a cui seguirà una liquidazione di dollari. Il dollaro quindi calerà di valore e si verificherà un'implosione del credito bancario al settore privato. Non importa se le altre valute caleranno insieme al dollaro: la caduta sarà misurata nel suo potere d'acquisto e credibilità misurata in oro e criptovalute.

La differenza dall'esperienza degli eventi che hanno portato alla Grande Depressione è che il denaro di oggi è scoperto. Gli inflazionisti credono che i problemi degli anni '30 avrebbero potuto essere risolti se il gold standard fosse stato abbandonato, o se le riserve d'oro fossero state monetizzate. Sostengono che condizioni simili oggi possono essere evitate consentendo alla valuta di indebolirsi. La politica monetaria continuerà sicuramente ad essere spinta da queste ipotesi inflazionistiche. Le banche centrali, guidate dalla FED, dalla BCE, dalla Banca del Giappone e dalla Banca d'Inghilterra, coordineranno un'espansione monetaria aggressiva in un vano tentativo di impedire l'insorgere di una crisi. I banchieri centrali di oggi sono senza dubbio sullo stesso percorso che seguì Rudolf Havenstein, presidente della Reichsbank, durante l'iperinflazione della Germania del 1920-23.

Detto questo, due sentieri si dipanano dinanzi a noi: si lascia agire la pulizia del mercato con tutte le bancarotte del caso, oppure si distruggerà la valuta fiat nel vano tentativo di preservare lavori/attività obsolete e gli stati. La terza via in questo caso è solo perseverare nell'illusione.



CONCLUSIONE

I seguenti due link sono un riassunto più che esaustivo di come la politica monetaria straordinaria degli ultimi anni da parte delle banche centrali del mondo non abbia affatto innescato una crescita sincronizzata, bensì scatenato un'illusione sincronizzata globale. Come ripeto spesso, le leggi che governano l'economia sono super partes: possono essere temporaneamente aggirate, ma alla fine fanno pagare il prezzo di questo aggiramento. Più a lungo si persevera, più dolore economico ne scaturirà. È la legge dei rendimenti decrescenti e per quanto possano sembrare "intelligenti" ed "istruiti", i banchieri centrali rimangono pur sempre uomini con un limitato accesso alla conoscenza diffusa dei mercati.

  1. https://www.wsj.com/articles/free-falling-freight-rates-spell-trouble-for-shipping-11549560321?mod=hp_minor_pos13
  2. https://www.bloomberg.com/news/articles/2019-02-13/europe-is-the-real-weak-link-for-global-economy-eyeing-trade-war

Sempre più debito si accumula. L'economia, appesantita e zoppicante per i pagamenti dei prestiti per auto, dalle rate del mutuo, dai pagamenti dei debiti societari e dagli interessi sul debito nazionale, barcolla... e poi cade. Questa non è una previsione, è un'osservazione. I cicli sono chiamati "cicli" perché si ripetono e il ciclo del credito non fa eccezione. Il bust segue il boom e sempre sarà così.

Le banche centrali, in tutto il mondo, hanno stampato circa $21.000 miliardi in nuova liquidità negli ultimi 16 anni e quasi tutto questo denaro è finito nell'economia finanziaria. È così che i ricchi sono diventati molto più ricchi durante suddetto periodo. I prezzi dei loro asset finanziari sono saliti, galleggiando su una marea crescente di denaro. Questo è anche il modo in cui il debito mondiale è salito a $250.000 miliardi, da soli circa $50.000 miliardi di 16 anni fa.

Con l'aumento dei prezzi degli asset finanziari, il Dow Jones, ad esempio, è cresciuto di quasi il 300% negli ultimi 10 anni, così come le garanzie di consumatori, imprese e speculatori, che potrebbero essere sfruttati per prendere in prestito ingenti somme nuove. A livello globale, il rapporto tra produzione e debito è passato dal tradizionale livello da 1,5 a 3,5 di oggi.

Tutti questi eccessi e assurdità saranno corretti. E il QE non è più come il classico martello nei treni da usare per rompere il vetro in caso di emergenza... smussato e inutilizzabile, è solo uno strumento che non avrà lo stesso effetto iniziale. Ma non ci vorrà molto tempo prima che saltino fuori altri strumenti: comprare ETF e lanciare enormi programmi per "infrastrutture" per "far ripartire l'economia". È qui che entra in gioco la fine dell'illusione. Ad un certo punto negli anni '90, dopo che il mercato azionario giapponese collassò di quasi il 70%, il Giappone versava più cemento degli Stati Uniti. L'idea era di "far ripartire l'economia" asfaltando anche i letti dei fiumi... costruendo ponti verso il nulla e strade dove nessuno voleva andare.

Poi sono arrivati i cinesi: hanno costruito fabbriche, strade, ponti e appartamenti a bizzeffe. La produzione di cemento, e l'uso di cemento, sono saliti a livelli impressionanti. Ora la FED ha interrotto il suo programma di normalizzazione a 300 punti base in meno rispetto al normale. In altre parole, invece di lasciar salire il suo tasso chiave tra il 5-6% (normale per la fine di un boom di 10 anni ed avere 500 punti base da tagliare come nella crisi del 2008) adesso si aggira intorno al 2,4%.

Ciò lascia alle autorità politiche poche munizioni monetarie, aspettatevi quindi deficit più grandi (anche finanziati dalla FED) ed ulteriori distorsioni economiche per fermare la correzione. Le vendite concrete nei mercati azionari/obbligazionari aumenteranno con l'avvio di progetti infrastrutturali. Per questo gli investitori dovrebbero guardare ad un hedging dei loro risparmi: oro e criptovalute. Più spese federali, in un'economia in crisi, significheranno tassi di inflazione più alti.

Dal 2003 gli Stati Uniti e l'Europa hanno goduto di un'era di bassa inflazione. Anche così, i prezzi sono aumentati ufficialmente di quasi il 40%, mentre il costo reale della vita per le persone reali è aumentato molto di più. Nei prossimi 16 anni dovreste aspettarvi che i vostri risparmi in denaro fiat perderanno valore ancora più velocemente... forse con prezzi da 2 a 3 volte superiori nel 2035 rispetto a oggi.


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