venerdì 13 dicembre 2019

Centocinquant'anni di espansione del credito sono prossimi alla fine





di Alasdair Macleod


La formalizzazione a livello legale della creazione del credito bancario ebbe il via in Inghilterra con il Bank Charter Act del 1844 e sin da allora ha portato ad un ciclo regolare di espansione e contrazione del credito bancario.

Attribuito erroneamente al mondo degli affari, l'origine del ciclo boom/bust è da ritrovarsi nel credito bancario. La politica monetaria si è evoluta con i tentativi di controllare il ciclo con ulteriori interventi, portando all'abbandono del denaro sano ed onesto. Oggi siamo di fronte ad un'inflazione monetaria infinita come soluzione finale a 150 anni di fallimenti monetari. Il prossimo crollo sistemico e monetario segnerà probabilmente la fine dei cicli di espansione del credito come li conosciamo e il crollo finale delle valute fiat.

Questo articolo si basa su un discorso che ho tenuto al Ludwig von Mises Institute Europe di Bruxelles.



Introduzione

Per poter comprendere le sfide finanziarie e bancarie che ci aspettano, questo articolo fornisce un background storico e tecnico. Ma dobbiamo prima enunciare una definizione importante: la causa del ciclo periodico di boom/bust. Il ciclo dell'attività economica non è un ciclo economico o commerciale, ma un ciclo del credito. È causato dal sistema bancario a riserva frazionaria e dalle banche che prestano denaro. Si osserva quindi l'effetto sul mondo degli affari, ma non è la causa sottostante.

Il settore bancario moderno ha le sue radici nel Bank Charter Act inglese del 1844, che ha portato alla pratica del prestito di denaro in eccesso, comunemente descritto come sistema bancario a riserva frazionaria. Il sistema bancario a riserva frazionaria è definito come la concessione di prestiti e l'assunzione di depositi dei clienti in quantità che sono multipli del capitale proprio della banca. La giurisprudenza sulla scia della legge del 1844, tenendo conto più dello status quo come precedente piuttosto che i fondamenti della legge sulla proprietà, stabilì che i depositi irregolari (depositi per custodia) non erano diversi da un prestito. La sentenza del giudice Lord Cottenham nella causa Foley v. Hill (1848) fu una decisione giudiziaria relativa alla natura di una banca:
"Il denaro messo in custodia dal banchiere è a tutti gli effetti denaro del banchiere, e con esso può farci ciò che vuole. Nell'usarlo non commette alcuna violazione. Non risponde al direttore se lo mette in pericolo, se si impegna in speculazioni casuali [...]".

Questa è stata senza dubbio la sentenza più importante sul denaro negli ultimi due secoli. Oggi non conosciamo nient'altro che un sistema bancario a riserva frazionaria legittimato a livello legale. Tuttavia, nei secoli precedenti alla legge del 1844, esistevano attività bancarie sane ed oneste con banche che fungevano da custodi e qualsiasi corruzione dello stato di custodia era considerata fraudolenta.

Questa decisione ha plasmato le attività bancarie globali fino ad oggi. Ha creato un difetto fatale nel sistema del denaro sano ed onesto coperto dall'oro, in base al quale la Banca d'Inghilterra, come prototipo di banca centrale, poteva emettere solo sterline coperte interamente dal metallo giallo. Nel frattempo una banca commerciale poteva prestare denaro in eccesso, la cui esistenza andava a creare nuovi depositi. La creazione di questi depositi a livello di sistema comportava la riconciliazione di eventuali eccessi e carenze tra le banche attraverso i prestiti interbancari.



Il pensiero di gruppo dei banchieri ed il ciclo del credito

Un conto è una singola banca che espande il proprio bilancio, un altro è che lo fanno tutte le banche e questo aspetto potrebbe essere sfuggite ai pionieri bancari operanti ai sensi della legge del 1844. Pertanto quando i loro bilanci si espandevano ad un multiplo del capitale proprio della banca, c'erano poche preoccupazioni. Dopotutto, finché una banca avesse prestato attenzione alla sua reputazione, avrebbe sempre avuto accesso al mercato interbancario. E fintanto che poteva richiamare i suoi prestiti con breve preavviso, la discrepanza di durata tra il finanziamento tramite depositi in contanti e il suo portafoglio di prestiti sarebbe stata ridotta al minimo.

Dal Bank Charter Act, l'esperienza ha dimostrato che l'espansione del credito bancario porta ad un ciclo di espansione del credito, sovraespansione e quindi improvvisa contrazione. La portata dei prestiti bancari è determinata dalla sua direzione, con i finanziatori che tendono ad essere influenzati tanto dalla psicologia del proprio settore quanto da una visione olistica del rischio. Naturalmente l'espansione del credito bancario gonfia l'attività economica, diffondendo una calda sensazione di miglioramento delle prospettive economiche e di aumento ulteriore della fiducia dei banchieri. Sembra quindi sicuro e ragionevole intraprendere attività di prestito aggiuntive senza aumentare il capitale della banca.

Con i profitti in rapido aumento grazie al fatto che i prestiti rappresentano un multiplo del capitale proprio della banca, i banchieri grondanti fiducia iniziano a pensare in modo strategico. Riducono i margini di prestito per attirare le attività che ritengono importanti per il futuro a lungo termine della loro banca, sapendo di poter espandere ulteriormente il credito in un contesto di miglioramento delle condizioni economiche per compensare margini di entrata inferiori. Cominciano a proteggere i margini prendendo in prestito dai depositanti e offrendo prestiti a termine alle imprese, raccogliendo i benefici di una pendenza crescente nella curva dei rendimenti.

La disponibilità di finanziamenti a basso costo incoraggia le imprese a migliorare i propri profitti aumentando il rapporto debito/capitale proprio e finanziando l'espansione delle loro attività attraverso il debito. Arrivati a questo punto è probabile che una banca possa rastrellare interessi netti sulle attività di prestito pari a otto o dieci volte il capitale proprio. Ciò significa che un margine di interesse di un 2% netto è un rendimento del 20% per gli azionisti della banca.

Non c'è niente come un successo redditizio per aumentare la fiducia, e il confine tra esso e l'eccesso di fiducia è naturalmente sfocato dall'arroganza. La psicologia delle folle alimentata da un'attività bancaria di successo porta ad una disponibilità di credito troppo grande affinché mutuatari decenti possano avvalersene, quindi l'espansione del credito diventa inevitabilmente un'opportunità di finanziamento per proposte di prestito scarsamente ponderate.

Avendo fornito credito in eccesso, le banche iniziano ad espandere i propri interessi in altre direzioni. Finanziano le imprese all'estero, ignare del fatto che hanno meno controllo sulle garanzie. Si espandono entrando in altre linee di business legate sempre al settore bancario, presumendo che le loro competenze in quanto banchieri possono essere estese in modo proficuo a quelle altre linee di business. Un esempio quasi contemporaneo è stata la fallita espansione di Deutsche Bank nell'investment banking globale e nelle principali negoziazioni di titoli e materie prime estere. E non dimentichiamoci l'offerta d'acquisto della Royal Bank of Scotland per ABN-Amro, proprio mentre il ciclo del credito aveva raggiunto il picco prima dell'ultima crisi del credito.

Nel momento in cui i loro bilanci si sono espansi a molti multipli del loro capitale, la folla dei banchieri si trova quindi con margini di prestito troppo bassi per compensare il rischio. Iniziano a spuntare crediti inesigibili derivanti dalle loro decisioni di prestito più aggressive. Una banca che inizia ad attirare le attenzioni delle altre, poiché ha difficoltà a rifinanziarsi, probabilmente può essere espulsa dal sistema. Ma altri banchieri si fermeranno e penseranno ai propri rischi, tenendo presente che gli ingranaggi operativi funzionano in due modi.

Può arrivare un evento inaspettato o una perdita apparente di slancio rialzista, con i crediti in sofferenza che iniziano ad avere un certo impatto, il pensiero di gruppo dei banchieri li porta rapidamente dall'essere avidi ad essere spaventati. Inizialmente le banche smettono di offrire credito, la struttura di scoperto che lubrifica l'attività commerciale. Ma le decisioni di prestito precedenti iniziano a dimostrarsi infruttifere quando viene chiuso il rubinetto del credito e gli investimenti in Paesi stranieri iniziano a riflettere i loro rischi reali. I prestiti nel mercato interbancario si prosciugano per le banche con reputazione  scadente e le banche iniziano a segnalare perdite. L'avidità si trasforma rapidamente in paura.

Il ciclo di espansione del credito bancario entra quindi in una crisi dei prestiti, con un numero crescente di banche esposte a prestiti in sofferenza e che diventa insolvente. Ne consegue un crollo dell'attività commerciale. Con spaventosa rapidità, tutta la speranza e l'hype creati dall'espansione monetaria vengono distrutti dalla sua contrazione.

Prima che la banca centrale diventasse rappresentante e regolatore delle banche commerciali, il ciclo del credito sopra descritto presentava alcuni esempi classici. Overend Gurney era la più grande casa di sconto del mondo, commerciando in cambiali prima di fare investimenti a lungo termine e diventare illiquida. Quando il boom delle ferrovie vacillò nel 1866, andò in bancarotta. Il tasso bancario salì al 10% e le bancarotte erano all'ordine del giorno. Poi ci fu la crisi della Baring nel 1890. Scarsi investimenti in Argentina portarono la banca vicino alla bancarotta. L'economia argentina crollò, così come quella brasiliana che aveva la sua bolla del credito. In questo caso, però, un consorzio di banche salvò la Barings. Nathan Rothschild disse che se la Barings non fosse stata salvata, l'intero sistema bancario di Londra sarebbe crollato.

Da questo episodio nacque la richiesta di una banca centrale che fungesse da prestatore di ultima istanza, notoriamente prevista e promossa da Walter Bagehot.

Nel diciannovesimo secolo divenne chiaro che la psicologia delle folle nelle banche, l'equilibrio tra avidità e paura sui prestiti, guidava un ciclo ripetitivo di boom/bust. Con il passare del tempo i banchieri, recuperando il loro equilibrio dal precedente crollo, hanno dimenticato le lezioni del passato e hanno commesso di nuovo gli stessi errori. Gli analisti che promuovono le teorie sui cicli di borsa e sui cicli dell'attività economica non indagano ulteriormente la causa sottostante.

In assenza di espansione del credito, le imprese nascerebbero e morirebbero in modo casuale. L'espansione coordinata del credito ha cambiato tutto ciò, con le imprese che nascono tutte nello stesso momento e poi altrettanto all'unisono vanno in bancarotta. Il processo di distruzione creativa è passato dall'essere un'evoluzione del mercato a diventare un evento violento e periodico. Le istituzioni monetarie ignorano i benefici degli eventi casuali. Al contrario, raddoppiano i loro interventi, coordinandoli su scala globale con l'inevitabile conseguenza di rendere più distruttivo il ciclo del credito.

È un grave errore definire questo ciclo ripetitivo un ciclo economico. Ciò implica che debba dipendere dal fallimento del libero mercato, del capitalismo, quando in realtà è interamente dovuto all'inflazione monetaria e creditizia autorizzata e promossa da stati e banche centrali.



L'ascesa del sistema bancario centrale

A seguito della crisi della Barings nel 1890, il concetto di prestatore di ultima istanza fu ampiamente considerato come una soluzione alle sorprese del libero mercato. Inizialmente ciò significava che la banca nominata dal governo per rappresentarlo nei mercati finanziari e per supervisionare l'offerta di banconote avrebbe assunto il ruolo di coordinatore del salvataggio di una banca in difficoltà, al fine di impedire che diventasse una vera e propria crisi sistemica. Il gold standard era una limitazione pratica al ruolo di una banca centrale.

Questa era la situazione generale prima della prima guerra mondiale. Infatti anche con il gold standard vi è stata un'inflazione significativa: tra il 1850 e il 1914 le scorte d'oro estratte erano aumentate da circa 5.000 tonnellate a quasi 24.000 tonnellate. Non tutto finì nell'oro monetario, ma tale quantità venne decisa dagli attori economici che usavano il denaro, non dai pianificatori monetari come nel caso di oggi.

Fu in questo contesto che la Federal Reserve Bank venne istituita nel dicembre 1913. Dopo la prima guerra mondiale divenne una potente istituzione sotto la guida di Benjamin Strong. Quei primi anni del dopoguerra furono periodi turbolenti: a causa del finanziamento inflazionistico durante la guerra, i prezzi raddoppiarono negli Stati Uniti tra il 1914-1920, mentre quelli del Regno Unito triplicarono. A ciò fece seguito una crisi postbellica e dalla metà del 1921 la disoccupazione nel Regno Unito salì al 25%. Negli Stati Uniti i dazi Fordney-McCumber del 1922 vietarono ai debitori europei di commerciare con l'America. Un certo numero di Paesi finì in iperinflazione e venne attuato il piano Dawes per salvare gli europei.

Mentre l'America era rimasta con un gold standard, la Gran Bretagna l'aveva sospeso, riprendendolo solo nel 1925. Mentre i politici prendevano tutte le decisioni, le cosneguenze di queste vennero lasciate nelle mani di banchieri centrali come Strong alla FED e Montague Norman alla Banca d'Inghilterra. La loro relazione fu la prova più tangibile che le banche centrali avevano iniziato a cooperare tra loro nell'interesse della reciproca stabilità finanziaria.

Con il sostegno di ampie riserve auree, Strong era un sostenitore del target dei prezzi attraverso la gestione dell'offerta di moneta, in particolare in seguito alla crisi del 1920-21. Le sue politiche inflazionistiche aiutarono la gestione del tasso di cambio della sterlina inglese, che a quel tempo non era coperta dall'oro. Strong tentò anche di sviluppare un mercato di sconto negli Stati Uniti, che gonfiò ulteriormente i mercati del credito. Con la FED che seguiva politiche monetarie espansive ed i banchieri commerciali che acquisivano maggiore fiducia nelle prospettive di prestito, l'inflazione monetaria alimentò ciò che divennero noti come i ruggenti anni Venti.

Questo idillio si interruppe bruscamente nell'ottobre del 1929, quando il ciclo del credito passò alla fase di bust e il mercato azionario andò in crash. Quel mese vide il Dow scendere del 35%. L'innesco fu l'approvazione da parte del Congresso dello Smoot-Hawley Tariff Act, all'epoca considerato come una nota suicida per l'economia ed i mercati, visto che andava ad inasprire i dazi ad una media del 60% rispetto a quella del Fordney-McCumber al 38%. Il presidente Hoover lo approvò il giugno seguente e nel 1932 Wall Street era sceso dell'89%.

Con un segnale così chiaro per i banchieri, non sorprende che abbiano tirato i loro remi in barca, contraendo il credito e facendo fallire indiscriminatamente i loro clienti. Tutta l'espansione del credito bancario dal 1920 fu invertita nel 1934. Le piccole banche fallirono a migliaia, sopraffatte dai crediti in sofferenza, in particolare nel settore agricolo, nonché dalla perdita di fiducia dei loro depositanti.

Per i successivi quarant'anni la depressione degli anni '30 oscurò la politica nelle economie capitaliste. Invece di apprendere le lezioni del cicli di credito bancario, gli economisti raddoppiarono la posta in gioco sostenendo che l'inflazione monetaria e creditizia era la soluzione. Per aiutare il sentimento economico a riprendersi, Keynes predicò la spesa in deficit da parte dei governi per colmare la debolezza economica. Diceva che i risparmiatori non fossero più i fornitori di capitale per gli investimenti, bensì tal ruolo doveva essere assunto dallo stato che sarebbe diventato più attivo nella gestione dell'economia attraverso la spesa in deficit e l'inflazione monetaria.

La stampa di denaro, in particolare dollari, continuò nonostante il sistema postbellico di Bretton Woods. L'America aveva enormi riserve auree; nel 1957 erano oltre 20.000 tonnellate, un terzo delle scorte d'oro estratte e stimate in quel momento. Sembrava sicuro finanziare prima le guerre coreane e poi quelle del Vietnam stampando dollari. Non sorprende che ciò abbia portato al fallimento del Gold Pool di Londra alla fine degli anni '60 e la successiva chiusura della finestra dell'oro da parte del presidente Nixon nell'agosto 1971.

Una volta che il dollaro venne liberato dalla disciplina dell'oro, il ciclo ripetuto del credito bancario è stato gonfiato dall'inflazione illimitata della base monetaria, un processo che è continuato fino ad oggi.



La posizione attuale

Dall'inizio del millennio ci sono state due crisi del credito globali: la prima è stata la bolla dot-com nel 2001-02 e la seconda la crisi finanziaria del 2008-09 che ha spazzato via la Lehman. Da questi eventi è emerso che l'azzardo morale è stato risolto a favore non solo delle banche, ma anche delle valutazioni delle grandi imprese e dei mercati azionari. Inoltre i deficit di bilancio dell'America stavano diventando una caratteristica permanente.

Il ritmo ciclico dell'espansione e della crisi del credito bancario si sta verificando in un contesto di aumento del trasferimento di ricchezza dal settore produttivo mediante l'inflazione monetaria. I beneficiari sono stati lo stato e la finanza non produttiva, nonché grandi speculatori come gli hedge funds. Le prove di questo trasferimento di ricchezza, rispecchiato dal livello generale dei prezzi al consumo, sono state sempre più soppresse con il metodo statistico. Mentre l'indicatore ufficiale dell'inflazione dei prezzi al consumo è stato ancorato tra l'uno o il due per cento, gli analisti indipendenti (Shadowstats e Chapwood Index) ritengono che il dato reale sia più vicino al dieci per cento.

Stando così le cose, l'uso di un deflatore dei prezzi realistico ci dice che negli ultimi anni l'economia americana, e presumibilmente anche altre, si sono contratte in termini reali. Inoltre il PIL, nominale o reale, è un indicatore scadente del progresso economico, non essendo altro che una misurazione delle quantità di denaro fiat finite nell'economia. Non ci dice come vengono utilizzati questi soldi e i benefici che ne derivano, né il grado di distorsione dei prezzi che generano.

È difficile evitare di concludere che la manipolazione delle statistiche per nascondere le prove sia l'ultima speranza del denaro fiat, proprio come l'imperatore Diocleziano fece crollare l'economia romana sopprimendo le prove dell'aumento dei prezzi attraverso il suo editto sui prezzi massimi nel 301 d.C.

Questo ci porta alla posizione attuale, che sta spingendo sempre di più un'altra crisi ciclica. In tal caso stiamo parlando della fine di un periodo di espansione monetaria e creditizia molto maggiore rispetto ai cicli precedenti, in coincidenza con una riproposizione dello Smoot-Hawley nella guerra commerciale tra le due maggiori economie globali.

I seguenti fattori sono decisamente rilevanti per inquadrare la tempistica di una crisi del credito:
  • Il debito globale è arrivato a circa $255.000 miliardi, in aumento rispetto ai circa $173.000 miliardi al momento della crisi della Lehman. Una grande porzione è improduttiva, essendo rappresentata da debito pubblico, indebitamento dei consumatori e finanziamenti per la speculazione finanziaria, oltre che dovuta da attività non redditizie.
  • Con i pagamenti del debito annuale che incarnano già la maggior parte del deficit del bilancio degli Stati Uniti e quest'ultimo non fa altro che aumentare, qualsiasi rialzo dei tassi d'interesse sarebbe rovinoso per le finanze del governo federale. I governi della zona Euro si trovano in una posizione finanziaria altrettanto precaria. Sono tutti intrappolati in una trappola del debito.
  • Si stima che $17.000 miliardi di obbligazioni globali abbiano un rendimento negativo, cosa che non ha precedenti. Si tratta di una distorsione dei mercati così estrema che non può essere normalizzata senza crash finanziari diffusi e distruzione dei debitori. Non c'è via d'uscita da questa condizione.
  • La crisi nel mercato dei pronti contro termine a New York indica che il sistema bancario è in terapia intensiva. L'inizio è coinciso con il completamento della vendita della prime dealership da Deutsche Bank a BNP. Il problema è continuato, indicando che il pensiero di gruppo dei banchieri senior sta già passando dall'avidità alla paura.
  • L'esposizione bancaria degli Stati Uniti alle obbligazioni di prestito garantite e il mercato dei prestiti a leva, composto principalmente da prestiti e obbligazioni spazzatura, è equivalente alla somma stimata di $1900 miliardi del capitale bancario. Ciò conferma la tesi di questo articolo: il livello di ignoranza sul rischio bancario è in fase avanzata per il ciclo del credito bancario e probabilmente sarà catastrofico.
  • I prezzi delle azioni di Deutsche Bank e Commerzbank indicano che non solo sono insolventi, ma dovranno essere salvate... e presto. Le banche in altre giurisdizioni dell'Eurozona si trovano in una situazione simile. Tuttavia tutti i Paesi dell'Eurozona hanno approvato le leggi sul bail-in e non si aspettano di salvare le singole banche. Non appena verranno messi in campo i bail-in, molto probabilmente si innescherà una fuga dei grandi depositanti e il prezzo delle obbligazioni bancarie crollerà. Il margine di errore nella gestione delle crisi da parte delle banche centrali è notevolmente maggiore rispetto alla crisi della Lehman di undici anni fa.


Nell'imminente crisi del credito potremmo rivedere gli eventi tra il 1929 e il 1932

Una gigantesca creazione di denaro fiat negli ultimi dieci anni e la guerra commerciale USA-Cina negli ultimi due ci riporta alla memoria la fine del 1929, quando la fine del ciclo del credito e l'escalation del protezionismo commerciale si combinarono per provocare una distruzione finanziaria su scala globale. Siamo di fronte ad una possibile ripetizione dell'esperienza del 1929-32 e della depressione che ne seguì. L'espansione a lungo termine del commercio globale si è già fermata e l'impatto secondario su economie come quella tedesca è fuori discussione.

Anche se nelle prossime settimane verrà concordata una tregua nella guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, la crisi è stata innescata e le prove empiriche suggeriscono che peggiorerà. Sembra che sia improbabile che prevalga il buonsenso sulle politiche commerciali, poiché il conflitto è molto più profondo del semplice commercio, con i disordini di Hong Kong a corredo del quadro generale.

I cinesi credono che l'America abbia destabilizzato Hong Kong per una buona ragione: il Ministero del Tesoro USA è diventato dipendente dai flussi di portafoglio internazionali per sostenere il dollaro e finanziare il deficit di bilancio degli Stati Uniti, e le richieste di investimento della Cina rappresentano una minaccia. Con l'egemonia del dollaro sotto attacco e la Cina alla ricerca di quegli stessi flussi di portafoglio affinché finiscano nei propri progetti infrastrutturali attraverso il collegamento Shanghai Connect di Hong Kong, quest'ultimo doveva essere destabilizzato.

Per questa e altre ragioni, i dazi sono solo parte di una più ampia guerra finanziaria, che è sempre più probabile che si intensifichi ulteriormente anziché ridursi. Con le sue politiche commerciali fallite, il presidente Trump è ora sotto pressione e il tempo che sta per scadere in vista delle elezioni tra un anno. È minacciato di impeachment dal Congresso sull'affare ucraino e la sua popolarità rimane modesta. Ha persino fatto appello a Jay Powell, presidente della FED, affinché introducesse tassi d'interesse negativi per dare slancio all'economia. È improbabile che arretri sulla Cina, perché sarebbe un fallimento palese della sua politica presidenziale.



Come sarà la prossima crisi?

Le banche centrali risponderanno alla prossima crisi del credito con un'espansione ancor più grande della quantità di denaro rispetto alla crisi della Lehman undici anni fa. Le conseguenze di questa inflazione monetaria determineranno un tasso di perdita del potere d'acquisto superiore rispetto a quanto attualmente indicato dalle valutazioni indipendenti sull'inflazione dei prezzi.

È probabile che l'inflazione monetaria sia diretta a risolvere due grandi problemi: fornire una rete di sicurezza per le banche e le grandi imprese, nonché finanziare i disavanzi pubblici in aumento. Pertanto la quantità di quantitative easing, che sarà fondamentale per il raggiungimento di questi obiettivi, aumenterà vertiginosamente.

L'effetto sui mercati differirà da quello del 1929-32 sotto un aspetto chiave: novant'anni fa le due principali valute, il dollaro e la sterlina, erano coperte da un gold-exchange standard, il che significava che durante la crisi i prezzi degli asset e delle materie prime erano misurati in oro. Oggi non esiste più niente del genere ed i prezzi saranno misurati in rapporto ad una quantità crescente di valuta fiat.

I prezzi misurati in valuta fiat saranno determinati in ultima analisi dal corso della politica monetaria, ma in termini reali la prospettiva è la ripetizione delle condizioni che hanno afflitto mercati ed economie durante e dopo il crash di Wall Street nel 1929. Un'ulteriore differenza rispetto agli anni della depressione è che oggi i governi occidentali hanno ampi obblighi col welfare state, il cui costo sta aumentando in termini reali. Aggiungete a ciò il costo dell'aumento della disoccupazione e un calo delle entrate fiscali, e vedremo che i deficit e i debiti pubblici aumenteranno rapidamente anche in una recessione moderata.

Questo ci porta ad un ulteriore problema, che potrebbe essere evidente in una fase secondaria della crisi del credito. Dato che diventerà evidente che il potere d'acquisto delle valute fiat si indebolirà ad un ritmo impossibile da nascondere con il metodo statistico, il loro valore attualizzato riflesso nelle preferenze temporali non potrà far altro che aumentare, indipendentemente dalla politica dei tassi d'interesse. Di conseguenza i mutuatari dovranno far fronte ad un aumento dei tassi d'interesse per compensare sia la crescente preferenza temporale, sia il rischio di prestito aggiuntivo affrontato da prestiti a diverse classi di mutuatari.

Oltre a chiudere praticamente tutte le linee di credito ad imprese e a consumatori sempre più indebitati, ciò seminerà il caos tra gli stati abituati ad indebitarsi a tassi d'interesse soppressi o addirittura negativi. I prezzi delle obbligazioni crolleranno e le banche caricate di debito pubblico per beneficiare delle normative di Basilea vedranno sparire il loro capitale.

Il mondo delle valute fiat è alla fine. Infatti alcuni dei banchieri centrali più previdenti sembrano preoccupati per il fatto che l'attuale sistema stia collassando e vogliono trovare un modo per ripristinare tutto, esplorando soluzioni come la digitalizzazione della valuta attraverso la blockchain, eliminando i contanti e sondando altre strade per cercare di attuare un soft landing.

Nessuna di queste soluzioni funzionerà, perché anche ad una nuova forma di denaro sarà richiesto di salvare le finanze degli stati e prevenire il fallimento finanziario ed economico attraverso l'inflazione. Il ritmo accelerato della creazione di denaro per affrontare questi problemi rimarrà l'unico espediente messo in campo, incapace però di risolvere il nodo della questione: l'impossibilità di risolvere la trappola del debito in cui tutti siamo finiti.

Proprio come la Germania nel 1923, l'inflazione monetaria come mezzo per finanziare lo stato e altre passività economiche è un processo che sfugge rapidamente al controllo. Alla fine le persone comprendono la frode della svalutazione e iniziano a spendere la valuta fiat il più rapidamente possibile fino a che non ha più alcun valore.

La fine del denaro fiat è destinata a porre fine ai cicli ripetuti del credito bancario, legittimati sin dal 1844. Il socialismo nel mondo del denaro attraverso la svalutazione inflazionistica sarà nuovamente esposto come una frode perpetrata sulla gente comune.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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