mercoledì 15 aprile 2020

Il coronavirus come ideologia





di Jeffrey Tucker


Come voi, anche io provo ad uscire una volta al giorno per schiarire la mente, che sia per una passeggiata o, ancora meglio, per vedere come procede la vita là fuori, dato che ora è a dir poco menomata. Fare impresa, ovvero creare ricchezza nonostante tutte le barriere, è qualcosa da cui si può trarre ispirazione.

Le nostre città appaiono vuote, ma i nostri governanti hanno ritenuto che alcune attività siano essenziali, o almeno così credono. Questo weekend il negozio di liquori era relativamente soddisfatto, ma così pure la cartoleria. Sorrisi tutt’intorno, specialmente dai lavoratori che non sono mai stati più felici di avere un lavoro e uno stipendio.

Ma nonostante ciò, non sapete mai quando state per incappare in qualcuno per il quale questo virus non è una malattia superabile, ma una filosofia di vita. E infatti nel negozio di liquori, attività ritenuta essenziale perché adesso produce anche disinfettante per mani, c’era una guardia all’incirca ventenne…

(Fatemi fare una pausa, perché quello che sto per dire può sembrare solo la trama di un romanzo distopico. Ancora non posso credere che sia accaduto veramente.)

Questa giovane donna (la conoscevo già di vista, perché ci vado spesso in quel negozio)  è di solito vestita con abiti da hipster, anelli sul viso e specializzata nel pubblicizzare i sapori torbati dei whiskey locali.

Stavolta, comunque, era vestita dalla testa ai piedi come la moglie di un talebano, con una tuta larga, guanti e una mascherina. Bardata come neanche i chirurghi in sala operatoria. Quando ha capito che non ero lì come un paziente malato e sofferente per comprare il disinfettante per mani, sono rimasto deluso dalle sue parole.

“È molto irresponsabile da parte tua andare in giro solo per piacere, a socializzare, nel bel mezzo di questa epidemia”, ha praticamente abbaiato. “Stai occupando spazio. Potresti infettare altre persone”.

Con infettare, non credo intendesse il coronavirus; era il mio comportamento improntato alla normalità che contestava.

Ho riflettuto un attimo, abbozzato un sorriso e detto “Dici sul serio?”. E lei: “Sono dannatamente seria”.

Ed è proprio questo che mi ha colpito. Non stiamo affatto parlando di un virus, è diventato un modello. Le persone ci hanno dipinto su le loro presunzioni filosofiche, le loro visioni, le loro percezioni e stanno riversando su questo modello ogni protesta contro il mondo, ogni sgarbo (anche leggero) e ogni speranza su come il mondo dovrebbe essere organizzato. I loro paradisi ed i loro inferni sono riflessi nelle vicende intorno a loro. Per loro, questa non è una malattia; è una possibilità per affermare la loro visione del mondo e imporla agli altri.

Sto solo ipotizzando, perché non conosco la sua storia personale, ma probabilmente ha frequentato un college del nord-est, uno di quelli in cui i professori predicano i tipici postulati tanto cari ai sinistroidi che vedono il mondo come un luogo in cui regnano appropriazione, microaggressione, negazionismo identitario e razzismo/sessismo/imperialismo. Il mondo è profondamente segnato, dice questa ideologia. È sempre colpa di qualcuno e c’è sempre bisogno di additare quel qualcuno.

È tutto quello che le hanno messo in testa. In tempi normali avrebbe dimenticato il grosso di queste assurdità e avrebbe lavorato serenamente. Ma non adesso, la crisi è la possibilità che ha di fare buon uso della sua istruzione e di imporla agli altri, forse non nei particolari ma nel senso generale: l’unico modo per aggiustare il mondo è di essere un attivista per la giustizia, qualsiasi cosa dovrebbe significare. Coronagiustizia.

Questa propensione di ognuno a far valere le proprie ideologie era ovvia fin dall’inizio di questa storia. Già a febbraio avevamo persone che si dividevano in due fazioni: "è tutta una bugia" contro "moriremo tutti". Della prima fazione fanno parte quelle persone che non hanno mai creduto a niente. L’altro campo è solamente una visione apocalittica delle cose.

Sono spuntate in ogni dove sedicenti esperti senza alcuna conoscenza in medicina, e men che meno in epidemiologia, che in maniera presuntuosa dicevano che questa malattia fosse la nuova Morte Nera. Non vedevano l’ora di spiegarcelo. Nel frattempo, sulla stampa religiosa millenaria, abbiamo letto che questa era la vendetta di Dio contro un mondo peccaminoso, il compimento della profezia sulla fine dei tempi.

E non dimentichiamoci di coloro che plasmano tutto quello in cui credono e lo mettono contro Trump, che a detta loro non sarebbe altro che Satana. Tempi duri per questi oppositori, perché Trump li ha asfaltati ogni volta. Dapprima ha minimizzato, dicendo che nemmeno si preoccupava di seguire le notizie al riguardo, e ancor meno guardava le grandi crepe all’interno delle sue agenzie di regolamentazione. In seguito, sentendo che poteva ergersi ad imperatore, ha cambiato idea. Adesso è un mix strano di opinioni, ma una spicca su tutte: lui è l’eroe.

Questa inversione ad U ha creato problemi ai media anti-Trump: prima c’è stato uno sforzo frenetico nel tentare un contrasto al suo minimizzare, dopo è stato accusato di non essere abbastanza dittatoriale... e questo dagli stessi che sostenevano che Trump fosse autoritario già di suo e un uomo inaffidabile con il potere in mano. Una confusione, a dir poco. Mentre scrivo, sta facendo di nuovo tira e molla tra “chiudiamo” e “apriamo”, mentre Andrew Cuomo, il nuovo eroe tra gli attivisti democratici, sta fremendo per chiudere in quarantena tutta New York.

Il gran parlare sull'apparente caos di Trump ha visto un tema ricorrente, e ciò era evidente dal suo primo discorso alla Nazione sull’argomento: ha deciso di incasellare il virus nella cornice del suo nazionalismo, cosa che crede sarà il suo grande contributo alla storia del mondo. Il virus è venuto dalla Cina, ha continuato a dire, chiamatelo il virus cinese, bloccate tutti i viaggi negli Stati Uniti dall’Europa, ha tuonato. Ha preso questa strada e ciò ha causato un disastro negli aeroporti di tutto il Paese, sciami di persone ammassate per 8-12 ore in attesa nonostante la Casa Bianca dicesse di rimanere a distanza. Anche adesso, ci sono decine di migliaia di persone con vite e lavori in America che sono bloccate all’estero.

Per Trump ed i trumpiani questa non è una malattia da curare; è la prova che il globalismo è sbagliato e la conferma che l’America ha bisogno di sigillare i suoi confini a tutte le persone e beni.

E come alcune ideologie sono esplose, altre si sono arrestate. Sto pensando in particolare a quel tipo di ambientalismo che predilige il riciclo di ogni cosa, non scaricare mai i gabinetti, tenere i rubinetti chiusi e dire peste e corna sulla cultura del consumismo. Le buste di plastica sono tornate, i reparti della carta igienica sono svuotati e gli hamburger vegetali restano invenduti sugli scaffali.

Sì, la carne è tornata e così anche la pulizia. Questo significa che l’ideologia green pro-sporco era un bene di lusso consumabile solo in tempo di pace e prosperità.

È stato estremamente difficile di questi tempi pensare chiaramente a come dovrebbe essere un servizio medico professionale. Per loro, questo è un virus e le persone che lo contraggono devono essere identificate, isolate e curate. Forse non suona tanto complicato, ma qualche volta la cosa più difficile sembra pensare in maniera semplice. È quasi impossibile farlo quando una tempesta perfetta di media impazziti, ambizione politica e pubblica ignoranza si fondono con una quantità tale di ideologie tossiche, avvelenando di conseguenza la capacità delle persone di rimanere razionali.

Anche adesso molte persone non stanno leggendo più le notizie, né guardano i dati, stanno invece confermando i loro pregiudizi. La nostra politica culturale ormai si è ridotta ad un unico compito: prendersi cura dei malati e quindi lasciare annegare razionalità, scienza e professionalità medica; e nel farlo sacrificare miliardi di vite.

Sì, questo è il tragico costo di una cultura ossessionata dall’ideologia. Invece di combattere il virus, stiamo usando la sua presenza per andare l’uno contro l’altro.


[*] traduzione di Iolanda Attanasio e Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


1 commento:

  1. Dopo questo post direi che anche i sassi hanno capito che le vessazioni che continua a perpetrare il governo italiano incapace, insieme ad un'opposizione ancora più incapace, servono solamente a salvare la faccia. Ecco, ogni volta che vedete che qualcuno viene insignito di un compito ufficiale, da quel momento in poi potete considerarlo un imbecille. Perché state pur certi che si comporterà come tale: lo abbiamo visto con i virologi superstar (a proposito, ancora stiamo aspettando che il virus "scenda" al Sud, oltre ai milioni di morti di cui qualche altro idiota andava cianciando i giorni addietro...), lo vedremo con tutte le task force messe in campo per controllare fino al millimetro ogni aspetto della società.

    Questa "stretta" sul tessuto sociale è equivalente a quella di un nodo scorsoio attorno al collo. Media terroristi e governo inetto hanno condannato alla miseria definitiva e più nera questa landa desolata, e lo sanno bene, altrimenti non si continuerebbe questo teatro Kabuki attorno a precauzioni asfissianti e presunto eccezionalismo a livello europeo. Media terroristi e governo incapace sono adesso vittime della loro stessa narrativa ipergonfiata riguardo un virus che fin dall'inizio di questo circo non era affatto letale e pericoloso come invece è stato disegnato.

    Spingono ancora su cautela e lentezza perché si son accorti che le tesi su cui si sono buttati a capofitto erano sbagliate. Non solo, ma così facendo hanno devastato ciò che restava di armonia sociale, imprenditoria, occupazione, creatività, innovazione e decenza. Il resto dell'Europa è ormai uscito da questo Schema di Ponzi e il Paese che sta rimanendo col cerino in mano è proprio l'Italia. E sappiamo tutti come finiscono questi tipi di schemi per chi è l'ultimo fesso...

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