martedì 16 giugno 2020

Hayek contro Hegel nell'era del COVID-19





di Gary North


La crisi sanitaria del virus C ha offerto un'opportunità d'oro per dare uno sguardo scientifico alle forze sociali sottostanti. Ciò che ha rivelato sono due orientamenti che hanno lottato e lottano per la supremazia. Possono essere etichettati come hegeliano e hayekiano. Il primo si concentra su una risposta dall'alto verso il basso, il secondo su una risposta dal basso verso l'alto. E alla base di questi orientamenti ci sono diversi cluster di comprensione. Esaminiamoli.

Chi/cos'è l'hegeliano?

G. W. F Hegel era un professore di filosofia tedesco d'inizio XIX secolo, la cui influenza si estese ben oltre l'aula scolastica. Ha formulato la mentalità che domina una grande fascia della società moderna, in particolare molti nella leadership e tutti quelli, di solito ben istruiti, che sentono il bisogno di un intervento per evitare scenari caotici. Hegel localizzò il comportamento che dava origine a questo caos nella società civile: l'egocentrico interesse personale. Solo la "sostanza etica" dello stato poteva disinnescarlo.

Per esempio:
In contrasto con la libertà di commercio nella società civile, l'altro estremo è la fornitura e la determinazione del lavoro di tutti attraverso opere pubbliche, come le piramidi e le altre straordinarie opere egiziane e asiatiche, i cui scopi erano pubblici senza mediazione dell'individuo in termini di scelta e interesse particolari. Questo interesse richiede libertà contro la regolamentazione dall'alto, ma più ciecamente ha radici in uno scopo egoistico, e quindi deve essere riportato all'universale e le sue pericolose convulsioni devono essere abbreviate e mitigate. [Grundlinien der Philosophie des Rechts [Outlines of the Philosophy of Law], §. 236.]

Lo stato unisce l'individuo all'universale. È la realizzazione della vita etica, il salvataggio della società civile, il regno della libertà di azione e di associazione, dal conflitto in cui è impantanato. E così lo stato porta la società civile alla condizione etica soddisfatta attraverso un intervento consapevole. In sostanza, lo stato è l'attività cosciente e propositiva del collettivo, contro l'attività inconscia e cieca degli attori liberi che perseguono i propri fini.

E per estensione, non è necessariamente per consenso del governato. No: essendo la coscienza superiore all'uomo, essa governa il governato. La democrazia è qualcosa da subire. Stahl dice:
Il desiderio di [Hegel] è che regni la ragione, e quindi ciò che è oggettivo e necessario deve accadere [...]. Ma per lui questa ragione è il formalismo logico, e per quanto riguarda l'istituzione attraverso la quale deve nascere, Hegel è prevalentemente dalla parte del dominio dall'alto rispetto alla costruzione dal basso verso l'alto. La sua dottrina è ultra-statale. Tutto dovrebbe essere realizzato attraverso il potere ordinato (oggettivo), lo stato, mentre la gente lo accetta consapevolmente e quindi liberamente; ma non può avvenire il contrario, per cui un'opera viene realizzata dalle pulsioni personali libere e più intime (soggettività) dell'individuo, delle associazioni, delle persone [...]. È un avversario della libertà che emerge dall'ordinato, ed i diritti inviolabili devono essere messi in relazione con il bene collettivo. Tutto questo è il risultato necessario di un sistema unico e universale e spinge la personalità (soggettività) verso il basso in un momento di dipendenza, in sé senza contenuto, verso suddetto unico. [Stahl, Geschichte der Rechtsphilosophie [History of Legal Philosophy], pp. 475—476.]

Questa è la mentalità. Nel tempo questo concetto è stato portato avanti da uomini come Henri de Saint-Simon e Auguste Comte, convertiti ad una tecnocrazia scientifica che avrebbe governato sulle pulsioni irragionevoli della gente comune.

Questa è una mentalità che ha un certo ascendente sulla nostra società, ma ce n'è un'altra: quella hayekiana. Friedrich Hayek fu premio Nobel per l'economia nel 1974 per la sua "penetrante analisi dell'interdipendenza dei fenomeni economici, sociali e istituzionali". La visione di Hayek di una società interdipendente, costruita sull'espressione spontanea dei cittadini che perseguono obiettivi e generano così un ordine simbiotico e sinergico, è l'opposto di quella di Hegel.

Il dispositivo chiave attraverso il quale è reso possibile tale ordine è il principio di legalità. Le regole stabilite rese note a tutti consentono loro di competere e coordinarsi senza sottomettersi ad un'autorità direttrice superiore. Il principio di legalità rende possibile l'ordine spontaneo, in contrapposizione all'ordine coscientemente pianificato e imposto dell'hegeliano. Hayek ha scritto:
In base ai termini che abbiamo descritto, questo significa che le regole generali di legge su cui si basa un ordine spontaneo mirano ad un ordine astratto, il cui contenuto particolare o concreto non può essere conosciuto o previsto da nessuno; invece i comandi e le regole che governano un'organizzazione forniscono risultati particolari a cui si rivolgono coloro che sono al comando dell'organizzazione stessa. [Law, Legislation, and Liberty: Volume 1, p. 50.]

La società è ordine spontaneo; non è un'organizzazione. Ma questo cozza con l'hegelismo e soprattutto col suo tentativo di convertirla in un'organizzazione.

La logica alla base del controllo sociale è mutata nel corso delle generazioni. È nata al tempo della rivoluzione industriale e, in effetti, in risposta ad essa. Quindi la prima forma era economica, come testimonia il marxismo. Infatti Marx è il membro più noto del club dei cosiddetti hegeliani di sinistra.

Ciò stimolò la spinta alla pianificazione economica, che raggiunse il suo apice all'inizio e alla metà del XX secolo. L'economia pianificata, come esemplificata in primo luogo dai famigerati piani quinquennali sovietici, perse lentamente il suo fascino, specialmente durante la guerra fredda con la concomitante analisi comparativa tra Occidente e potenze comuniste, ad esempio la Germania Est ed Ovest.

E così il comunismo perse il suo appeal come mezzo per arrivare al potere mondiale e ciò favorì il capitalismo, facendoci avviare verso la cosiddetta "fine della storia". Giusto? Sbagliato! Con il crollo del muro di Berlino, i nuovi portatori del mantello hegeliano si precipitarono a riempire il vuoto.

Il testimone venne raccolto dal movimento ambientalista. Sebbene le sue radici affondino nel XIX secolo, questo movimento iniziò a fare sul serio negli anni '60, con la Giornata della Terra nel 1970, e divenne il principale sostenitore di un'agenda di controllo sociale a favore della riduzione della popolazione mondiale e della riduzione dell'industria capitalista. Negli anni '80 niente di quello che aveva profetizzato s'era avverato. Poi sono entrati in scena il riscaldamento globale/cambiamenti climatici e negli ultimi 30 anni siamo stati sottoposti a diktat dall'alto verso il basso per impedire al clima del mondo di cambiare.

Nella mischia è spuntato il COVID-19. Questo virus ha fornito un altro pretesto per la stessa agenda: controllo sociale.

A tal fine l'hegeliano è stato a favore dei lockdown.

All'inizio della crisi sembrava la cosa "logica" da fare e la stragrande maggioranza dei popoli e delle nazioni ha perseguito questa strada.

Ma insieme a ciò è arrivata la devastazione economica, che ancora non abbiamo assaporato del tutto. Siamo solo all'inizio.

Eppure molti sono ignari di tutto ciò. La gente sembra pensare, e l'hegeliano non sembra contrario a nutrire l'illusione, che il consumo possa essere separato dalla produzione, che possiamo continuare a consumare senza produrre. Basta continuare a spendere, legge del Congresso dopo legge del Congresso; un migliaio di miliardi qui, un migliaio di miliardi lì, e molto presto tutto si aggiusterà.

L'illusione che la produzione e il consumo possano essere separati è stata favorita dall'abbondanza resa possibile dalla rivoluzione industriale. Ma ciò non significa che sia effettivamente fattibile. La legge più elementare dell'economia è la Legge di Say: l'offerta crea la propria domanda. Il corollario è che se non produci, non consumerai. La produzione e il consumo sono indissolubilmente legati. Il quadro economico moderno ha fatto di tutto per separarli l'uno dall'altro, permettendo a coloro che si trovano all'apice della piramide dell'economia mondiale di assorbire il plusvalore che viene reso disponibile. Ma proprio come uno squilibrio commerciale porta solo all'indebitamento, che è insostenibile a lungo termine, è allo stesso modo insostenibile il miraggio del consumo senza produzione.

La forza trainante del marxismo in tutte le sue forme economiche è proprio la separazione della produzione e del consumo: "Da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo le sue necessità". Una meravigliosa espressione di giustizia distributiva, ma una negazione della sempre trascurata forma di giustizia commutativa.

La giustizia commutativa è la giustizia della libertà e dell'uguaglianza per cui l'azione spontanea è coordinata invece di essere diretta mediante uno scopo imposto. È la vera giustizia sociale: perché la società non è un'organizzazione.

E decreta imperiosamente il legame tra produzione e consumo. Infatti la Legge di Say è la sua espressione economica. È giusto che ciò che uno produce, un altro consuma, senza ricompensa reciproca? Forse nel regno della giustizia distributiva, ma non nel regno della giustizia commutativa.

Annullare la giustizia commutativa a favore della giustizia distributiva? Possiamo anche cancellare il pluralismo, la libertà di azione, il perseguimento di obiettivi auto-scelti. La giustizia commutativa fa spazio alla società pluralistica e associativa che rompe con il pensiero di gruppo monolitico. L'ordine hayekiano e spontaneo è precisamente l'espressione della giustizia commutativa. O meglio, è l'ordine che si verifica quando la giustizia distributiva è incorporata nel quadro della giustizia commutativa. Cioè, le organizzazioni e le associazioni che, ognuna a suo modo, incorporano la giustizia distributiva, sono esse stesse partner uguali, isole nell'oceano che è l'ordine più grande e spontaneo. In questa dialettica, Hayek prende il posto di Hegel.

È l'inevitabile quadro di un complesso ordine sociale. Hayek ha scritto:
Quanto più complesso sarà l'ordine, tanto maggiore sarà quella parte delle azioni separate che dovrà essere determinata da circostanze non note a coloro che dirigono il tutto, e maggiore sarà il controllo dipendente dalle regole piuttosto che da specifici comandi. Nei tipi più complessi di organizzazioni, infatti, poco più che l'assegnazione di funzioni particolari e l'obiettivo generale saranno determinati dal comando dell'autorità suprema, mentre l'esecuzione di queste funzioni sarà regolata solo da regole, regole che almeno in parte sono specifiche delle funzioni assegnate a determinate persone. Solo quando passiamo dal più grande tipo di organizzazione, il governo, che come organizzazione deve ancora dedicarsi da un insieme circoscritto e determinato di scopi specifici, all'ordine generale dell'intera società, scopriamo un ordine che si basa esclusivamente su regole ed è del tutto spontaneo nel carattere. [Law, Legislation, and Liberty: Volume 1, p. 50.]

La giustizia commutativa deve esserci; decreta che produzione e consumo sono una cosa sola. È un'illusione pericolosa credere che il consumo possa continuare senza produzione. Alimenta l'illusione che le persone possano sedersi a casa e aspettarsi che i supermercati rimangano pieni, i distributori di benzina continuino a sfornare carburante, l'elettricità non venga interrotta, ecc. Come se tutta la produzione fosse lì, come il sole, la luna e le stelle. Niente affatto... le stesse persone che consumano devono produrre. Se si rinchiudono le persone nelle loro case e non le si lascia tornare al lavoro, presto non solo loro ma tutti, anche quelli che svolgono un lavoro "essenziale", inizieranno a sentire l'effetto sotto forma di carenze e razionamenti. È quello che ha sempre voluto l'hegelismo. È importante che in termini di produttività una simile economia non possa avvicinarsi ai livelli raggiunti dall'ordine spontaneo? Apparentemente no. E nella visione ambientalista, questo è in realtà un punto a suo favore.

Ma il lockdown, questo strangolamento dell'economia, non è stato fatto per perseguire un obiettivo supremo, la conservazione della vita? Ci è stato detto che non saremmo sopravvissuti a questo virus, o almeno ridurre la perdita di vite, senza ricorrere a suddette misure draconiane. E chi si opponeva rappresentava l'apice dell'irresponsabilità.

È così? Considerate questo: l'appiattimento della curva non riduce l'area sotto la curva. Vale a dire, il distanziamento fisico e il lockdown non eliminano il virus, ma evitano solo il momento in cui gli individui entreranno in contatto con il virus. Ritardano solo l'inevitabile.

Ancora peggio: ciò che questo isolamento forzato ha fatto è stato solo ritardare l'unico antidoto sicuro a questa afflizione, ovvero l'immunità collettiva. Una volta raggiunto un livello sufficiente di immunità in tutta la società, i virus finiscono per morire. E una volta che ciò accade, gli anziani e gli altri membri vulnerabili della popolazione possono uscire dai loro nascondigli. Nel frattempo loro e loro solamente dovrebbero essere al riparo. Questa è l'unica via d'uscita.

Questa soluzione coincide perfettamente con l'approccio hayekiano? Sì. Il che spiega la reazione rabbiosamente istintiva contro di essa. Ma il fatto è che l'organismo sociale si libererà spontaneamente di questa minaccia. L'approccio interventista hegeliano crea un grande teatro, ma alla fine non realizza nulla. Tranne la distruzione dell'economia.

Una delle inevitabili conseguenze di questa crisi è che l'ordine economico mondiale verrà ribaltato. Le nazioni riordineranno le loro relazioni economiche, questa volta lontano dalle catene di approvvigionamento internazionali e verso la ridondanza e la produzione interna. I tempi sono maturi, non per un rinnovato hegelismo, ma per un riavvio hayekiano dell'ordine economico.

Lasciate l'hegelismo all'oblio che merita.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


2 commenti:

  1. Sto rileggendo di Hayek "Studi di economia politica e storia delle idee " Armando editore, raccolta di conferenze e saggi agevole da consultare e quindi condivido l'articolo e i concetti di Hayek e soprattutto del suo maestro Von Mises di cui sono fans, spiace che l'attuale sgoverno giallo rosso sia influenzato dai loro avversari, spero cio cessi al più presto!

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  2. I’approccio etologico spiega bene perché l’hegelismo abbia tanto successo, consente ad un gruppo di uomini il controllo totale delle vite di tutti. Ogni concessione fatta alla libertà dell’individuo è un taglio di questo potere. In questa lotta di supremazia l’economia è una delle vittime. I produttori di ricchezza hanno bisogno di libertà d’imprendere ed investire il capitale, sono i nemici di chi vuole il controllo “politico” della società.

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