lunedì 22 giugno 2020

L'isteria per il Covid e gli zombi ossessionati dal virus





di David Stockman


Fauci non è il solo ossessionato dal virus che ne diffonde l'isteria e quindi giustifica le autorità a soffocare quotidianamente la vita economica e la libertà personale in America.

Infatti c'è un'intera banda di operatori sanitari, presunti esperti in malattie, parlamentari e altri burocrati di Washington che continuano ad apparire sui media generalisti per raccontarci la storia raccapricciante che il coronavirus è una specie di mostro invincibile: continua a risorgere dalla sua tomba nell'istante in cui le persone riguadagnano progressivamente le loro libertà.

Potete definire questa gente "toelettatori" di Big Pharma e il loro compito è quello di far persistere la paura in modo che la domanda di trattamenti costosi, cure e vaccini preventivi diventi schiacciante. E dato che il Covid ora sta rapidamente giungendo all'esaurimento del suo ciclo di infezione e sta soccombendo sotto il sole estivo, la loro attuale missione attuale è quella di colmare il divario.

Cioè, trovare e pubblicizzare focolai locali e "punti caldi" nei mesi a venire in modo che la Pattuglia del Virus rimanga in pieno controllo della politica e della narrativa fino a quando non risalterà fuori una seconda ondata durante la stagione influenzale del prossimo autunno.

Dopotutto, hanno un disperato bisogno di questi punti caldi per mantenere viva la narrativa della paura, perché sta visibilmente collassando di giorno in giorno.

All'inizio di maggio, ad esempio, la New York University ha pubblicato uno studio che ha proiettato un massiccio aumento di nuove infezioni e un quasi raddoppio dei tassi di mortalità giornaliera all'inizio di giugno.

Inutile dire che i "professionisti" che hanno stilato quella spazzatura di ricerca sono degli imbranati e vengono pagati per pubblicare immondizia accademica. Infatti al 10 giugno le medie giornaliere sono state:
  • 827 decessi al giorno, che rappresentano un calo del 53%, non un aumento del 70%;
  • 20.694 nuovi casi al giorno, che rappresentano un calo del 17%, non un aumento di 8 volte.

Uno dei più mendaci di questi toelettatori è il Dr. Scott Gottlieb, che è stato il primo commissario della FDA durante l'amministrazione Trump ed è un presunto "conservatore" di razza con un piede nell'American Enterprise Institute e l'altro in Big Pharma.
Gottlieb è anche un ospite regolare della CNBC e ieri diceva che "il Texas segnala il secondo giorno di ricoveri ospedalieri da record". Balle!

Gottlieb stava vendendo la classica solfa a cui è abituato il pubblico della TV in generale: hanno una memoria breve e sono vittime dei bias di conferma, credendo a qualsiasi cosa sia servita solo e in una modalità senza contesto.

La verità è che non c'è nulla di preoccupante in Arizona e in Texas oltre al fatto che il coronavirus ha iniziato la sua inesorabile diffusione in questi stati interni più tardi rispetto alle coste orientali e occidentali, e quindi si sta espandendo leggermente più tardi.

Ma a partire dall'8 giugno il numero di casi infetti e morti CON Covid in Arizona era rispettivamente di 27.678 e 1.047. Queste cifre non ne fanno un focolaio, né offrono alcun motivo affinché lo stato continui a strangolare l'economia.

Rispetto agli Stati Uniti nel loro insieme e all'epicentro di New York, l'otto di giugno i dati dell'Arizona per 100.000 abitanti erano i seguenti:
  • Casi infetti Arizona: 375
  • Casi infetti USA: 596
  • Casi infetti New York: 1.963
  • Morti CON Covid in Arizona: 14.2
  • Morti CON Covid USA: 32,3
  • Morti CON Covid a New York: 126,0

In altre parole, il tasso di mortalità in Arizona è inferiore alla metà della media degli Stati Uniti e solo l'11% di quello di New York. Allora perché Gottlieb parla a vanvera di focolai?

Infatti il tasso di mortalità CON Covid in Arizona è quasi al minimo, con un tasso di mortalità che varia da un quinto a metà dei tassi di mortalità in Europa. In altre parole, i tassi attuali per 100.000 abitanti includono:
  • Belgio: 83,1
  • Regno Unito: 60,2
  • Spagna: 58.0
  • Italia: 56,3
  • Svezia: 47,5
  • Francia: 44,9
  • Paesi Bassi: 35,3
  • Arizona: 14,2

Ma quando il contesto non ha importanza, ovviamente, qualsiasi cosa anche minuscola può essere ingigantita. Pertanto il numero di nuovi casi in Arizona è presumibilmente in aumento, suggerendo che lo stato ha lasciato i suoi cittadini fuori dagli arresti domiciliari troppo presto.

Infatti durante i primi 8 giorni di giugno, l'Arizona ha fatto registrare 7.742 nuovi casi, una cifra che è nettamente superiore ai 2.189 nuovi casi fatti registrare negli ultimi otto giorni di aprile, ad esempio.

Ma tale aumento è interamente una funzione del ritmo dei tamponi. Pertanto nel periodo compreso tra ilprimo giugno e l'8 giugno, lo stato ha fatto registrare 62.825 nuovi tamponi, il che implica un tasso di infezione del 12,3%.

Al contrario, dal 22 al 30 aprile lo stato ha fatto registrare solo 15.185 nuovi tamponi (un quarto del dato di giugno), il che implica un tasso di infezione del 14,4%.

Quindi lo stato sta facendo molti più tamponi, come è stato incaricato da Washington, e tali tamponi stanno generando un tasso di infezione in calo!

E questa non è neanche la metà della storia. Ormai ci sono più che sufficienti test anticorpali su diverse popolazioni statunitensi per essere ragionevolmente certi che in uno stato come l'Arizona, con una popolazione di 7,38 milioni di persone, ci sono stati casi di infezione molto più numerosi rispetto ai 27.678 casi segnalati fino all'8 giugno.

In generale, i test sugli anticorpi mostrano tassi di infezione del 5-20% nella popolazione generale, il che implicherebbe casi totali tra i 370.000 ed i 1,5 milioni per l'Arizona (la maggior parte dei quali è rimasta asintomatica o ha generato sintomi lievi).

Quindi i casi segnalati quotidianamente non hanno alcuna rilevanza nulla per quanto riguarda lo stato attuale del virus tra la popolazione. Anzi, significa che stanno scoprendo casi già esistenti; è una vecchia, stantia ed irrilevante notizia, non un nuovo sviluppo allarmante.

Infatti il termine "focolaio" è insignificante di per sé, ma carico di significato per le discussione in TV. Infatti la cosa che conta veramente qui, è come ciò che sta accadendo con il coronavirus si confronta con le tendenze di anno in anno tra ricoveri, malattie e mortalità.

E se si tocca questo tasto dolente, si capisce come lo stato non sarebbe stato autorizzato a mettere i suoi cittadini agli arresti domiciliari e a distruggere i mezzi di sussistenza di milioni di lavoratori e decine di migliaia di piccole imprese a causa di una brutta influenza.

Al contrario, tutta questa storia del lockdown avrebbe dovuto arginare una Peste Nera 2.0, un virus killer che avrebbe dovuto abbattere giovani, vecchi, sani, malati e tutte le categorie con uguale alacrità.

Invece non c'è nulla che supporti questa narrativa nei dati, e soprattutto non i focolai in Texas e Arizona.

Il tasso di mortalità per tutte le cause in Arizona da gennaio a fine aprile (ultimo dato disponibile) è mostrato di seguito. A meno che i tassi di mortalità totali degli anni precedenti non siano stati taroccati, allora non sta accadendo nulla di insolito, o almeno non degno di drastiche politiche di quarantena.

Su una base per 100.000 abitanti, i tassi di mortalità totale dell'Arizona per i primi quattro mesi dell'anno sono stati i seguenti:
  • 2016: 293
  • 2017: 277
  • 2018: 297
  • 2019: 285 
  • 2020: 301

Quanto sopra non indica la Peste Nera a piede libero. Il minuscolo aumento nel 2020 rispetto ai quattro anni precedenti è solo rumore statistico!

Inoltre questo "rumore" non segnala alcunché, dati i maggiori tamponi effettuati negli ultimi giorni. Ancora una volta, l'evidenza è nei dati pubblicati dallo stato sui tassi di ricovero.

Tra il 23 marzo e il 1° giugno, l'Arizona ha costantemente segnalato nuovi casi di ricovero CON Covid tra 40 e 60 al giorno su base statale.

Dal 3 giugno all'8 giugno il numero di nuovi ricoveri giornalieri è diminuito a 34, 19, 17, 10, 4 e 5 rispettivamente.

Gli ultimi giorni, infatti, hanno visto il numero più basso di nuovi ricoveri da prima che gli zombi innescassero l'isteria per il Covid il 13 marzo.

Alla faccia dei focolai!

A tal proposito, continuano anche a ripetere la vecchia nenia secondo cui gli ospedali sono in pericolo perché presto invasi da nuovi casi. Ahimè, non è mai successo prima in Arizona e non succederà adesso. Anche durante il picco di nuovi ricoveri ospedalieri tra il 20 aprile e l'8 maggio, il tasso di utilizzo dei letti di terapia intensiva è passato dal 72% al 78% ed è rimasto a tal livello sin da allora.

Infine, val la pena di notare che i dati sulla mortalità CON Covid in Arizona mostrano la stessa drammatica inclinazione verso gli anziani come nel resto del paese. Il 77% delle morti CON Covid in Arizona è avvenuto nei 65+, che comprende solo il 17% della popolazione complessiva dello stato.

Questo fatto da solo cozza fortemente contro gli ordini generali di quarantena e lockdown.

Possiamo riassumere come segue il tasso di mortalità in Arizona CON Covid fino al 9 giugno: chiunque sotto i 55 anni avrebbe avuto maggiori probabilità di essere ucciso in un incidente automobilistico che dal Covid.

Morti per 100.000 abitanti:
  • sotto i 20 anni: 0,1
  • 20-44 anni: 2,1
  • 45-54 anni: 7,5
  • 55-64 anni: 14,9
  • 65+ anni: 66,3

In Texas è la stessa storia. Non esiste nessun focolaio, punto.

I casi segnalati e le morti fino all'8 giugno sono in realtà molto più bassi in Arizona e nel resto degli Stati Uniti rispetto ai disastri nelle case di riposo a New York e New Jersey.

Il numero di casi infetti in Texas ammonta a 256 per 100.000 abitanti, o il 68% rispetto al tasso dell'Arizona, il 42% rispetto al tasso complessivo degli Stati Uniti e solo il 13% rispetto al tasso di casi infetti tra la popolazione dello stato di New York.

Allo stesso modo, il tasso di mortalità CON Covid fino all'8 giugno in Texas era di 6,2 per 100.000 abitanti. Questo è solo il 43% rispetto al tasso dell'Arizona, il 19% rispetto alla media degli Stati Uniti e solo il 5% rispetto al tasso dello stato di New York.

Quindi il Texas non è lontanamente un "punto caldo", o una sorta di avvertimento su una riapertura troppo affrettata, ed è in realtà un rimprovero tonante all'intera narrativa del lockdown.

Cioè, il Texas era già in ritardo nel chiudere e tra i primi ad iniziare la "riapertura" all'inizio di maggio.

Tuttavia la percentuale di casi infetti segnalati è solo il 10% del tasso reale di 2.477 per 100.000 abitanti nei cinque distretti di New York City; e il suo tasso di mortalità di 6,2 per 100.000 abitanti è solo il 3% del tasso di New York di 196 per 100.000 abitanti.

Quindi, alla luce di questi numeri, che cosa vuole dirci questo clown, Scott Gottlieb, quando ci avverte di imminenti pericoli sanitari in Texas?

Risposta: sta aiutando a mantenere viva la narrativa della Peste Nera 2.0 e sta favorendo il flusso di denaro ed immunità legali nei confronti di compagnie farmaceutiche che inseguono cure e vaccini.

Inutile dire che la presunta ondata di nuovi casi segnalati in Texas negli ultimi giorni è fasulla quanto le affermazioni sull'Arizona.

Sì, i nuovi casi segnalati nel periodo compreso tra il 1° giugno e l'8 giugno sono stati in media 1.416 al giorno, o circa il 61% in più rispetto al tasso di 877 al giorno riportato dal 22 al 30 aprile. Tranne che il numero di nuovi tamponi è aumentato di circa il 60%, da 113.500 a 168.500, lasciando il tasso degli infetti praticamente invariato, ad un 6,7%.

Ancora una volta, se volete parlare di focolai provate New York City. Ad esempio, il tasso degli infetti per tampone ha superato il 20% nel Bronx.

Quindi la domanda è: perché persone come Scott Gottlieb escogitano la storia della Peste Nera 2.0 quando in realtà non c'è niente del genere?

S potrebbe far notare che Gottlieb è passato direttamente dalla scuola di medicina a vari lavori presso la FDA prima di diventare commissario nel 2017, e quindi uscire dalla porta girevole del Consiglio di amministrazione di Pfizer a maggio 2019.

E, sì, ecco l'elenco delle prime cinque aziende supportate dai miliardi di Washington nella corsa per un vaccino, che può o non può essere efficace, ma di sicuro questo non ha alcuna importanza per Big Pharma.

Dopotutto, Washington le ha già indennizzate contro azioni legali e farà tutto il possibile per fare in modo che farsi bucare da uno o più concorrenti in Big Pharma sia un dovere obbligatorio della cittadinanza.

Chiamatelo come volete, ma non capitalismo onesto. L'ennesima stoccata all'idea di governo limitato e contro la libertà personale.

Le cinque società sono Moderna, una società di biotecnologie con sede nel Massachusetts, che secondo Fauci entrerà nella fase finale degli studi clinici il prossimo mese; la Oxford University e AstraZeneca conducono un programma simile; e tre grandi aziende farmaceutiche: Johnson & Johnson, Merck e Pfizer. Ognuna di queste sta adottando un approccio leggermente diverso.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


3 commenti:

  1. Laggiù nell Arizona/ terra di sogni e di chimere....
    È davvero commovente pensare al retroterra scientifico-culturale di un tale materiale!

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  2. Ma un editor che revisioni i testi, anche senza sperare in un fact checking group,non ce l'avete??!!

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    1. Prima di sparare a zero sulla professionalità degli autori qui presentati è necessario informarsi sul loro background. Econometristi e statistici devono occuparsi dei dati e del loro corretto incasellamento, non i medici.

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