martedì 18 agosto 2020

La teoria quantitativa della moneta e l'equazione dello scambio



di Kristoffer Mousten Hansen

Una delle prime cose con cui lo studente di economia può essere torturato quando studia la teoria monetaria è l'equazione dello scambio. Basata su una comprensione meccanicistica della teoria quantitativa della moneta, l'equazione pretende di mostrare la relazione tra l'offerta di moneta ed i prezzi dei beni. È uno degli errori ricorrenti dell'economia moderna.

La teoria quantitativa della moneta è stata una pietra miliare nello sviluppo della teoria economica. Si può far risalire al XVI secolo, all'italiano Bernardo Davanzati e Copernico, ma la teoria quantitativa è meglio conosciuta dalle elaborazioni di David Hume e David Ricardo. Questi teorici hanno tentato di spiegare la relazione tra i prezzi e la quantità di moneta sulla base delle leggi della domanda e dell'offerta. La loro conclusione principale era che un aumento della quantità di denaro porta necessariamente ad un aumento dei prezzi. Un corollario a questa conclusione è che non si guadagna nulla aumentando la quantità di denaro; qualsiasi quantità di denaro è adeguata per adempiere alla sua funzione sociale.

I progressi nella teoria monetaria avrebbero dovuto esaminare il modo in cui venivano determinate la domanda e l'offerta di moneta, qualcosa che Mises investigò e discusse a lungo nel suo Teoria della moneta e del credito del 1912. Nonostante il lavoro pionieristico di Mises, prese piede un'elaborazione diversa e del tutto inferiore della teoria monetaria: una versione meccanicistica della teoria quantitativa della moneta riassunta nella cosiddetta equazione dello scambio.

 

Anatomia dell'equazione dello scambio

L'equazione dello scambio divenne per la prima volta preminente con il libro di Irving Fisher del 1911: The Purchasing Power of Money. Poi i monetaristi ne diffusero l'uso in lungo e in largo. Milton Friedman, forse il monetarista più noto del ventesimo secolo, se l'è fatta stampare anche sulle targhe. Esistono diverse varianti dell'equazione ( M * V = P * T , M * V = P * Y , M * V = P * Q, per prendere le più semplici), ma nessuna di esse è sostanzialmente diversa dalla formula originale di Fisher: M * V = P * T. Quali sono i componenti di questa formula?

M indica la quantità di denaro, o meglio la quantità media in un dato periodo.

V è la velocità del denaro e, come vedremo, non è un concetto ben definito. I monetaristi di solito la presentano come il "giro d'affari" del denaro, o un indicatore di quanto "uso" si fa di ciascuna unità monetaria.

P è il livello dei prezzi, una media di tutti i prezzi in un dato periodo.

T è la somma delle transazioni nello stesso periodo.

Questa equazione mostra la relazione tra il lato monetario e il lato "reale" dell'economia. I suoi sostenitori affermano che l'equazione mostra chiaramente la relazione tra la quantità di denaro e il livello dei prezzi: se affermiamo che V e T sono costanti, allora un aumento di M necessariamente porta ad un aumento di P. Ora abbiamo una chiara prova della teoria quantitativa della moneta. O no?

 

Critica all'equazione dello scambio

Sia Mises che Rothbard hanno scritto critiche devastanti all'equazione dello scambio e attingeremo alle loro opere in quanto segue. Vale la pena di notare che l'approccio olistico alla base della teoria monetarista è del tutto inammissibile. Come scrisse Mises in The Theory of Money and Credit:

Per molto tempo si è creduto che la domanda di moneta fosse un fattore determinato da criteri oggettivi e indipendente da considerazioni soggettive. Si pensava che la domanda di moneta in una comunità fosse determinata, da un lato, dalla quantità totale di merci che dovevano essere pagate durante un dato periodo, e dall'altro dalla velocità di circolazione del denaro [...]. È inammissibile iniziare con la domanda di denaro della comunità. Quest'ultima è individualista in quanto tale, l'unico tipo di comunità in cui c'è una domanda di denaro, e non è un attore economico. Richiede denaro solo nella misura in cui i suoi singoli membri richiedono denaro. La domanda di denaro della comunità non è altro che la somma delle domande di denaro dei singoli attori economici che la compongono. Ma per i singoli attori economici è impossibile utilizzare la formula: volume totale di transazioni ÷ velocità di circolazione. Se desideriamo arrivare ad una descrizione della domanda di moneta di un individuo, dobbiamo partire dalle considerazioni che influenzano tale individuo nel ricevere e nello spendere denaro.

Sebbene questo errore dovrebbe essere più che sufficiente per squalificare l'equazione, è comunque utile e necessario esaminarlo in dettaglio. Esaminiamo quindi i suoi componenti.

M, la quantità di denaro, non presenta problemi. Il tipo esatto di crediti e sostituti monetari che dovrebbero essere considerati come parte dell'offerta di moneta in un'economia è oggetto di discussione, ma la quantità di denaro è un concetto chiaramente definito.

P e T sono più sospetti. Qual è il vero significato dietro questi termini? In realtà non sono altro che abbreviazioni statistiche di tutti i mestieri di un'economia in un dato periodo. P è la media dei prezzi e T è il numero di transazioni. Tuttavia questo significa che P * T è semplicemente ciò che i venditori hanno ricevuto in cambio per i loro beni e servizi, tradizionalmente simboleggiati da Y.

Questo ci porta a V. Come stabiliamo esattamente V? In netta contrapposizione agli altri termini dell'equazione, non c'è semplicemente un modo per arrivare a definire la grandezza di V. È semplicemente il fattore necessario per rendere vera l'equazione M = P * T.

Ci sono due modi per trovare V. Uno è semplicemente dividere P * T da M. L'altro, e quello utilizzato da Fisher, è iniziare con la somma delle spese per un determinato periodo, E, e la quantità di denaro, M. Poi si definisce V come il rapporto tra queste due grandezze: E / M = V. Sfortunatamente ciò non risolve ancora il problema di V non definita in modo indipendente. Introduce semplicemente un'altra variabile, E, nella nostra equazione.

Una piccola analisi mostra che l'equazione è veramente assurda se intende dire qualcosa sul ruolo della quantità di denaro in un'economia:

Se V = E / M,

quindi M * V = M * E / M,

e poi M * E / M = E.

E poiché già sappiamo che P * T = Y, l'equazione M * V = P * T riduce a E = Y.

L'intuizione rivoluzionaria dell'equazione dello scambio è quindi che la somma delle spese in denaro in un dato periodo deve essere uguale alla somma dei redditi in denaro per lo stesso periodo. È certamente vero che in ogni transazione la spesa dell'acquirente è necessariamente uguale al reddito del venditore, ma viene da chiedersi perché questo fatto dovrebbe essere elevato a pietra miliare della teoria monetaria.

E l'inflazione? Un difensore di Fisher e dei suoi innumerevoli epigoni monetaristi potrebbe affermare che l'equazione può essere utilizzata per mostrare la relazione tra la quantità di denaro ed il livello dei prezzi. Secondo il famoso detto di Friedman: "L'inflazione è sempre e ovunque un fenomeno monetario". Tuttavia questo non dice niente di più di quello che la teoria quantitativa aveva già stabilito senza gli elaborati ornamenti dell'equazione dello scambio. Infatti l'equazione descrive la relazione tra la quantità di moneta e l'inflazione in modo molto fuorviante, con i cambiamenti nel livello dei prezzi in funzione dei cambiamenti nella quantità di denaro. E questo è chiaramente errato.

 

L'alternativa: la teoria monetaria misesiana

L'equazione dello scambio si basa su un approccio fuorviante alla teoria economica. Postula l'esistenza di concetti aggregati, come la velocità e il livello dei prezzi, e che possiamo comprenderli senza guardare a cosa li provoca e cosa li fa cambiare. Qualsiasi considerazione di causalità è sacrificata a favore di formule impressionanti.

Mises e gli altri Austriaci hanno mostrato molto tempo fa come inquadrare la teoria monetaria, basata sulle idee fondamentali dell'azione umana e sulle valutazioni soggettive nell'economia. Piuttosto che fornire una descrizione completa delle intuizioni di Mises, illustriamo qui brevemente come egli concepisce un aumento della quantità di denaro e come alla fine ciò vada ad influenzare i prezzi.

All'inizio, prima dell'aumento della quantità di denaro, ogni individuo ha una certa disponibilità di liquida, determinata dall'utilità marginale del denaro. Ogni persona ha liquidità tanto grande che l'utilità dell'unità monetaria marginale supera l'utilità che si aspetta di guadagnare scambiandola con beni di consumo o di capitale.

Cosa succede quando la quantità di denaro aumenta? Questo aumento significa sempre che alcune persone guadagnano più soldi di prima. Supponiamo che gli amici intimi di J. Powell, il signor Goldman e la signora Sachs, scoprano improvvisamente che le loro disponibilità di liquidità siano aumentate. Ora la loro valutazione dell'unità monetaria marginale è cambiata, poiché hanno abbassato le loro scale di valore, per così dire. Il valore dell'unità marginale del denaro è ora inferiore per la signora Sachs e quindi utilizzerà parte del nuovo denaro per beni e servizi che ora sono classificati più in alto nella propria scala di valori.

In questo modo la nuova quantità di denaro si muove attraverso l'economia: i primi destinatari, il signor Goldman e la signora Sachs, spendono la nuova moneta finché le loro disponibilità liquide riflettono di nuovo la loro valutazione soggettiva dell'unità marginale. Nel frattempo la maggiore domanda di beni e servizi porta ad un aumento dei prezzi. I successivi destinatari del nuovo denaro (coloro che hanno fornito beni e servizi al signor Goldman e alla signora Sachs) si trovano ora nella stessa situazione dei primi ricevitori. Anche loro spenderanno il denaro aggiuntivo, portando ad un aumento dei prezzi dei beni per i quali li spendono. E così il processo continua, finché il nuovo denaro non viene distribuito nell'economia. Alcuni prezzi aumentano, mentre altri rimangono gli stessi. Alcuni hanno tratto vantaggio da questo processo, vale a dire coloro che hanno ricevuto per primi il nuovo denaro prima che i prezzi si adeguassero; altri hanno perso, vale a dire quelli che hanno sperimentato solo un aumento dei loro redditi monetari dopo l'aumento dei prezzi, o che non hanno mai visto il nuovo denaro.

 

Conclusione

Si spera che questa breve critica all'equazione dello scambio e il paragone con la teoria monetaria misesiana abbiano reso evidente che l'equazione dello scambio è una versione incoerente e meccanicistica della teoria quantitativa della moneta. Sfortunatamente le cattive teorie godono di lunga vita nelle scienze sociali, e questo è stato certamente vero per l'equazione dello scambio. Tuttavia se si vogliono comprendere i fenomeni monetari, il punto di partenza deve essere un completo rifiuto della teoria quantitativa meccanicistica. Gettatela nella pattumiera della storia!


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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