lunedì 17 agosto 2020

Il mondo intero sta affogando nel debito

Per capire cos'è il denaro al giorno d'oggi, in modo semplice e veloce, immaginatelo come un biglietto per ritirare un indumento. Vi recate in un ristorante, posate il vostro soprabito e in ritorno ricevete un biglietto che vi legittima a riprenderlo quando ve ne andate. Il denaro fiat è esattamente questo: biglietti aggiuntivi senza un corrispettivo aumento di indumenti nel guardaroba del ristorante. Con l'aggiunta di ulteriori biglietti, quindi, qualcuno diventa il proprietario di qualcosa che è vostro... solo che ancora non lo sapete. Questi biglietti dovrebbero rappresentare ricchezza reale, solo che aumentano più velocemente di quest'ultima. Il risultato? Inflazione dei prezzi. Volete comprare una macchina quando ieri sapevate che costava un solo biglietto e dopo tanto duro lavoro siete riusciti ad ottenerlo? Oggi ne servono due. E quando le persone vedono scomparire la ricchezza reale, si ritrovano per le mani più biglietti per ritirare indumenti che indumenti stessi. L'ultimo che riuscì a mettere un freno a questo treno in deragliamento fu Paul Volcker nel 1979, al giorno d'oggi nessuno può. Negli ultimi 40 anni il debito pubblico totale degli Stati Uniti è passato da soli $900 miliardi a $26.600 miliardi. Allo stesso modo, il debito aziendale oggi è 17 volte maggiore rispetto ad allora. Il bilancio della FED è aumentato 43 volte, da $163 milioni a $7.000 miliardi. Paul Volcker permise al tasso d'interesse chiave della Federal Reserve di salire fino al 20%. Chiunque provi a fare una cosa del genere ora assisterà al repentino crollo di tutti quei castelli di carte costruiti sin da allora. Più a lungo scorre il denaro fasullo, più le persone dipendono da esso: famiglie, imprese e anche lo stato. Inutile dire che questa situazione sta spingendo le persone a cercare protezione. Qualcosa che nessuno possa sfilare da sotto il loro naso, qualcosa che possa fornire loro un rifugio: oro e Bitcoin.

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di Daniel Lacalle

Secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI), il sostegno fiscale mondiale in risposta alla crisi sarà di oltre $9.000 miliardi, circa il 12% del PIL mondiale. Questa catena di stimoli, chiaramente eccessiva e gravosa, distorcerà le finanze pubbliche in un modo che non avevamo più visto dalla seconda guerra mondiale. L'enorme aumento della spesa pubblica e il calo della produzione porteranno ad un debito pubblico mondiale vicino al 105% del PIL.

Se aggiungiamo il debito privato anche, parliamo di $200.000 miliardi, un aumento globale di oltre il 35% del PIL, ben al di sopra del 20% visto dopo la crisi del 2008 e tutto in un solo anno.

Questo brutale aumento dell'indebitamento non impedirà alle economie di crollare rapidamente. Il problema principale di questi stimoli è che sono interamente orientati a sostenere una spesa pubblica senza freni e rendimenti obbligazionari artificialmente bassi. Questo è il motivo per cui una così massiccia risposta monetaria e fiscale globale non sta facendo molto per prevenire il crollo dell'occupazione, degli investimenti e della crescita. La maggior parte delle aziende, quelle piccole senza debiti e senza asset, vengono spazzate via.

La maggior parte di questo nuovo debito è stato creato per sostenere un livello di spesa pubblica che era stato progettato per un boom, non una crisi, e per aiutare le grandi aziende che erano già in difficoltà nel 2018 e nel 2019, le cosiddette società zombie.

Secondo la Banca dei Regolamenti Internazionali, la percentuale di società zombi (quelle che non possono coprire i pagamenti degli interessi sul debito con i profitti operativi) è esplosa nel periodo degli stimoli giganti e dei tassi reali negativi, ed il loro numero salirà di nuovo alle stelle.

Ecco perché tutto questo nuovo debito non darà impulso ad una ripresa; probabilmente prolungherà la recessione.

Il debito non è né gratuito né irrilevante, come vogliono farci credere gli interventisti, anche se i tassi d'interesse sono bassi. Più debito significa minore crescita e un'uscita più lenta dalla crisi, con una minore crescita della produttività e un tiepido miglioramento dell'occupazione. L'argomento spesso ripetuto che "le cose sarebbe andate peggio se questi salvataggi e questi piani di spesa non fossero stati attuati" e che "nient'altro si sarebbe potuto fare", è facilmente confutabile: i Paesi che cadranno meno nel 2020, si riprenderanno per primi e lo faranno con i tassi di disoccupazione più bassi, sono quelli che hanno mantenuto piani di spesa prudenti, preservato il tessuto economico e affrontato la crisi sanitaria con protocolli seri. Corea del Sud, Taiwan, Singapore, Austria, Svizzera, Svezia, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, ecc. Molti Paesi non sono caduti nella trappola della massiccia spesa pubblica, hanno prodotto risultati sanitari ed economici migliori rispetto alla maggior parte delle nazioni e lo hanno fatto con livelli più bassi di interventismo.

Tali Paesi dimostrano che non è necessario coprire l'economia con enormi squilibri di bilancio per garantire la salute.

È importante ricordare le cifre dell'indebitamento a causa della disconnessione tra mercati finanziari ed economia reale, che ha raggiunto livelli quasi record e presenta caratteristiche tipiche delle bolle. In primo luogo, questi enormi stimoli sono troppo grandi, troppo avventati e chiaramente orientati a sostenere i settori a bassa produttività. Tutto ciò è supportato da una politica monetaria che è passata dal fornire liquidità all'essere il fattore alimentante le bolle negli asset.

Il bilancio della Banca Centrale Europea è aumentato di quasi €2.000 miliardi finora ed è già più del 52% del PIL della zona Euro, molto più alto di quello della Federal Reserve, che è il 32,6% del PIL degli Stati Uniti, o della Banca d'Inghilterra, che è il 31,1%. Il bilancio della Banca del Giappone è già al 117% del PIL e le sue conseguenze dovrebbero essere un segnale di avvertimento per tutte le nazioni. I consumi sono crollati di nuovo a maggio e il Paese è rimasto fermo per due decenni, con un debito che supererà il 260% del PIL. Copiare il Giappone è la ricetta per la stagnazione secolare.

L'enorme aumento dei bilanci delle banche centrali per mantenere artificialmente bassi i rendimenti obbligazionari ha spinto i mercati azionari al rialzo, mentre l'80% delle società quotate ha abbandonato i propri obiettivi di profitto aziendale e gli analisti stanno tagliando le stime per il 2020, 2021 e 2022 alla massima velocità negli ultimi dieci anni, secondo JP Morgan e Bank of America.

Questa enorme azione delle banche centrali porta ad una disconnessione senza precedenti tra l'economia reale ed i mercati azionari. L'espansione dei multipli è accelerata proprio mentre le stime sugli utili sono precipitate.

Rendendo le obbligazioni sovrane eccessivamente costose, accadono due cose pericolose: gli stati credono che i bassi rendimenti sulle obbligazioni siano dovuti alle loro politiche e gli investitori corrono molti più rischi di quelli che pensano di avere nei loro portafogli.

Tutto ciò sembra innocuo se la bolla si espande e l'effetto placebo funziona, ma se i dati sui guadagni macro e sull'occupazione rimangono deludenti, il prossimo crollo potrebbe essere peggiore di uqello post-lockdown, perché potrebbe aggiungere una crisi finanziaria ad un'economia già debole. Sfortunatamente quando arriveràil prossimo crollo, stati e banche centrali ci diranno che sono necessari ulteriori stimoli.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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