mercoledì 5 agosto 2020

Quando finirà questa follia?





di Jeffrey Tucker


Ero seduto nella stanza verde di uno studio televisivo a Manhattan il giorno in cui è arrivata la tempesta. Era giovedì 12 marzo 2020 e stavo aspettando con ansia il mio turno per intervenire, sperando che i treni non si fermassero prima che potessi lasciare la città. Fortunatamente non si sono fermati, ma metà di tutto il resto sì.

In quel giorno, tutti sapevano cosa sarebbe successo. C'era il panico nell'aria, fomentato principalmente dai media e dai personaggi politici. Un mese prima l'idea di un lockdown era impensabile, ma in quel momento sembrava che potesse essere applicata.

Un uomo barbuto, magro, dall'aspetto saggio e con gli occhiali in stile Freud, si era seduto di fronte a me, appena uscito dallo studio. Era lì per riprendere fiato dopo l'intervista, ma sembrava profondamente turbato.

"C'è paura nell'aria", dissi rompendo il silenzio.

“La follia è tutt'intorno a noi. La popolazione ha un disturbo della personalità che ho trattato per tutta la mia carriera ".

"Cos'è che fai?" chiesi.

"Sono uno psichiatra specializzato in disturbi d'ansia, deliri paranoici e paura irrazionale. Ho trattato questi sintomi per anni, sia come individuo che come specialista. È abbastanza difficile contenere questi problemi in tempi normali e ciò che sta accadendo ora è una diffusione di questa grave condizione medica a tutta la popolazione. Può succedere con qualsiasi cosa, ma qui vediamo una paura primaria della malattia trasformarsi in panico di massa. Sembra quasi intenzionale. È tragico. Una volta iniziato, potrebbero essere necessari anni per riparare il danno psicologico".

Mi sedetti un po' sbalordito, in parte perché parlare in termini così apocalittici era qualcosa di nuovo in quel momento storico e in parte per via della certezza della sua opinione. Alla base dei suoi brevi commenti c'era la convinzione che non ci fosse nulla di particolarmente insolito in questo virus. Ci siamo evoluti con loro e abbiamo imparato a trattarli con calma e professionalità. Ciò che distingue il momento attuale, diceva, non era il virus ma una sorta di follia pubblica.

Ero uno dei primi tra gli scettici della narrativa mainstream, ma anche io non ero sicuro che avesse ragione sul fatto che il vero problema non fosse fisico ma mentale. In quel momento, anche io ero cauto nello stringere mani e mi portavo dietro il gel disinfettante. In seguito ho scoperto che molti medici hanno cercato di calmare le persone per settimane, sollecitando il normale funzionamento della società piuttosto che il panico. Comunque ci sono volute settimane affinché mi rendessi conto che aveva ragione: la principale minaccia che la società doveva affrontare era una condizione psicologica.

Avrei dovuto immediatamente rivolgermi ad un libro che al liceo era uno dei miei preferiti. Si tratta di Extraordinary Popular Delusions and the Madness of Crowds di Charles Mackay (1841). Mi è piaciuto leggerlo perché, pur evidenziando la follia umana, sembrava anche indicare che noi come civiltà ci troviamo in quello stesso periodo storico.

Mi divertiva leggere e scoprire quanto fossero ridicole le persone in passato, con improvvisi momenti di panico per capelli e barba lunghi, gioielli, streghe, diavolo, profezie e stregonerie, malattie e cure, ipotesi sulla terra, tulipani, praticamente qualsiasi cosa. In un numero sorprendente di casi che descrive, la malattia era considerata prova di una forza maligna all'opera. Una volta che la paura raggiunge una certa soglia, la normalità, la razionalità, la moralità e la decenza svaniscono e vengono sostituite da stupidità e crudeltà.
Nel leggere la storia delle nazioni, scopriamo che, come gli individui, i quali hanno i loro capricci e le loro peculiarità, i loro momenti di eccitazione ed incoscienza, anche intere comunità improvvisamente si fissano su un oggetto e impazziscono nella sua ricerca; milioni di persone rimangono simultaneamente colpite da un'illusione, e la inseguono, fino a quando la loro attenzione viene catturata da una nuova follia più accattivante della prima. Vediamo una nazione, dai suoi membri più alti a quelli più bassi, che improvvisamente viene catturata da un feroce desiderio di gloria militare; un'altra che improvvisamente impazzisce per uno scrupolo religioso; e nessuna delle due rinsavisce fino a quando non vengono versati fiumi di sangue e seminati gemiti e lacrime affinché poi siano raccolti dai suoi posteri [...]. Gli uomini pensano come mandrie; si vedrà che impazziranno in gruppo, mentre rinsaviranno solo lentamente, e uno alla volta.

Dopo il 2005, quando Internet divenne un archivio serio per la conoscenza umana e divenne accessibile quasi a tutti, anch'io fui tentato dall'idea che saremmo entrati in una nuova era di illuminazione in cui le frenesie di massa sarebbero state rapidamente smorzate da una saggezza di massa.

Potete verificare le prove della mia ingenuità con il mio articolo del 5 aprile 2020: With Knowledge Comes Calm, Rationality, and, Possibly, Openness. Pensavo che l'evidenza dell'impatto estremamente discriminatorio del virus su oltre 70 persone con comorbidità avrebbe causato un'improvvisa consapevolezza: questo virus si stava comportando come un normale virus. Non saremmo tutti morti, avremmo usato la razionalità e ne saremmo usciti. Ricordo di aver scritto che i media avrebbero riportato il nuovo studio e il panico sarebbe finito.

Ho sbagliato, insieme alla mia sensazione che tutta questa roba si sarebbe fermata il lunedì successivo. Lo psichiatra che ho incontrato a New York aveva ragione: la droga della paura aveva già invaso l'opinione pubblica. Una volta assunta, ci vuole molto tempo per riprendersi. Tale condizione è peggiorata dalla politica, che non ha fatto altro che alimentarla la paura. Questa è la malattia più politicizzata della storia.

Durante questa dura prova abbiamo appreso che, nonostante la nostra tecnologia, le nostre conoscenze, la nostra storia di prosperità e pace, non siamo più intelligenti dei nostri antenati e, per certi aspetti, non intelligenti quanto i nostri genitori e nonni. L'esperienza del COVID ha causato un'inversione di massa: un ritorno alle superstizioni e al panico, i quali hanno sporadicamente definito l'esperienza umana nei secoli passati.

Alla fine le persone rinsaviranno, ma come scrisse Mackay: le persone "impazziscono in gruppo, mentre si riprenderanno solo lentamente, e una alla volta".


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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