giovedì 18 febbraio 2016

Perché lasciamo che altre persone decidano per noi?

Ricordo a tutti i lettori interessati che è in vendita la mia traduzione dell'ultimo libro di Gary North, L'economia cristiana in una lezione, acquistabile a questo indirizzo: http://bit.ly/1JUqFIt. Con questo manoscritto North, attraverso uno sforzo letterario pregevole, unisce ciò che è stato diviso per anni da un mondo accademico cieco e sordo alla centralità dell'individuo nell'analisi economica: etica ed economia. L'escamotage della chiave di lettura teologica è utilizzata per chiarire al lettore come una visione epistemologica chiara sia fondamentale per uscire dall'attuale pantano intellettuale in cui è finita la teoria economica moderna.
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di Bill Bonner


Rimaniamo costantemente delusi dalle idee politiche e dalle teorie del governo. Non sono altro che truffe, giustificazioni e raggiri.

Una cerca di convincere l'uomo comune di qualcosa... un'altra afferma che tutto viene fatto per il suo bene... e la terza finge che le cose andrebbero peggio se non ci credesse. La maggior parte non sono affatto "teorie"... ma prescrizioni progettate per creare il tipo di governo che il "teorico" vorrebbe avere. Non a caso si tratta di progetti che esaltano il suo intelletto e impegnano la sua immaginazione.

Ma non risponde alle domande fondamentali: perché lasciamo che gli altri ci dicano cosa fare? Non siamo tutti uguali? Qual è lo scopo del governo? Qual è il costo e quali sono i vantaggi?

Probabilmente queste domande sono lontane dalle nostre solite pubblicazioni. Ma ci abbiamo sempre pensato. Stiamo arrivando ad un'elezione importante negli USA. Diversi uomini si sono fatti avanti per guidare il governo degli Stati Uniti. Forse varrebbe la pena di chiedersi che cos'è che vorrebbero guidare.

Il governo è un dato di fatto. Esiste. È tanto comune quanto il gas nell'intestino. È onnipresente come i pidocchi ed inevitabile come la vanità. Ma di cosa si tratta? Perché è così? E cos'è diventato?

Sappiamo molto poco sulle origini reali del governo. Tutto quello che sappiamo – e questo lo dobbiamo alle informazioni archeologiche – è che un gruppo ne ha spesso conquistato un altro. Ci sono scheletri vecchi più di 100,000 anni, i quali mostrano il tipo di ferite alla testa che si riportano in combattimento. Presumiamo, quindi, che il "governo" sia cambiato nel corso del tempo. Chiunque fosse stato in carica, fu cacciato o assassinato. Poi è subentrato qualcun altro.

Probabilmente i gruppi tribali, o anche gruppi di famiglie, erano i capi. Avrebbero potuto essere poco più che bulli... o forse anziani rispettati. Nel corso dei millenni si sono susseguiti molti esempi di governo primitivo.

Alcuni hanno eletto i loro leader. Altri possono averli scelti a caso, per quanto ne sappiamo. Probabilmente molti hanno semplicemente conferito la leadership per consenso. Alcuni non avevano affatto capi identificabili. Ma sembra essere una caratteristica della razza umana che alcune persone vogliano guidare le altre... e molte persone vogliono che qualcuno si faccia carico di loro.

Nelle avversità c'era un certo vantaggio ad avere un leader. La caccia era spesso un'impresa collettiva. C'erano anche decisioni di gruppo da prendere... su come doveva essere conservato o razionato il cibo, per esempio, poiché avrebbe influenzato la sopravvivenza di tutto il gruppo. Sotto attacco da parte di un altro gruppo, un leader forte e capace avrebbe fatto la differenza tra la vita e la morte.

Oggi possiamo immaginare che le persone si calano nel ruolo di capo/seguace, perché sono stati programmati così dall'evoluzione. Coloro che non possono o non vogliono... forse si sono estinti molti millenni fa.

Non dobbiamo guardare indietro fino all'era glaciale per vedere cosa succede nelle piccole unità politiche. Possiamo vederlo osservando il presente. Sono tutte intorno a noi.

Ogni chiesa ha il suo consiglio d'amministrazione. Ogni comunità ha una qualche forma di governo. Ogni società... gruppo... club... ogni luogo dove gli umani si riuniscono sembra svilupparsi secondo un ordine politico/sociale. Le regole si evolvono. La leadership cambia. I gruppi informali di solito si sottomettono alle personalità forti. Le giurie cercano di controllarle. Le famiglie vi oppongono resistenza. Le feste di gala cercano d'evitarle.

Ma questo è solo il modo in cui stanno le cose: alcune persone cercano di dominare, altre amano essere dominate.

Il problema è che c'è più di una persona, o di un gruppo, che vuole ricoprire il ruolo dominante. Ciò porta al conflitto. Al tradimento. All'omicidio. Alla rivalità. E alle elezioni. Ma non spingiamoci troppo oltre, stiamo pur sempre parlando delle origini del governo.

Su piccola scala, quindi, la sua forma era estremamente variabile... e di portata limitata. Cioè, in un piccolo gruppo era difficile passarla liscia.

Si può comandare a bacchetta la gente, ma non tanto a lungo. E c'è sempre un rivale che è pronto a far cadere il grande capo se dovesse perdere il suo sostegno popolare.

In un ambiente tribale, soliamo immaginare che il guerriero più forte e più feroce si ergerebbe come autorità di governo. Ma potrebbe essere pugnalato alla schiena mentre dorme... o anche colpito da una freccia in un incidente di caccia. Anche nelle migliori circostanze, il suo regno non durerebbe molto più a lungo della propria forza.

In una piccola città, il governo procede abbastanza bene. Non c'è molta distanza tra i governanti e i governati. Questi ultimi sanno dove vivono i primi... e come vivono... e quanta poca differenza ci sia tra di loro. Se i governanti si sbilanciano, è probabile che alle elezioni successive perderanno... o finiranno in mezzo alla strada.

Ma all'aumentare della distanza tra i governati e i governanti... e al crescere dell'impostazione istituzionale... il governo diventa un affare più grande. Più formale. Più potente. Può cominciare a governare in modo più efficace.

Il primo grande governo a lungo termine è stato quello in Egitto. Dopo l'unificazione dei regni superiori e inferiori nel 3,100 a.C., iniziò il periodo dinastico. È andato avanti per tre millenni, fino a quando i Romani non conquistarono l'Egitto nel 30 a.C. Non sappiamo esattamente come abbia funzionato il governo in quei secoli, ma sappiamo che ne nacque una teoria del governo. All'epoca non era affatto considerata una teoria, ma un fatto. Il sovrano era divino. Un dio.

Come teoria, è buona. Risponde ad una domanda fondamentale: perché si dovrebbe prendere ordini da un altro essere umano? Nell'antico Egitto la questione non si poneva. Il Faraone non era come gli altri esseri umani. Era un'altra cosa. Quello che era... o quello che la gente pensava che fosse... non è chiaro. Ma la documentazione archeologica dimostra che veniva trattato come se fosse stato almeno due spanne più in alto sulla scala sociale rispetto agli altri. Se non un dio a tutti gli effetti, era come minimo un semi-dio... l'anello mancante tra l'uomo e il cielo.

Se le cose stavano davvero così – e chi siamo noi per dubitarne? – la teoria regge perfettamente. L'autorità divina veniva trasmessa dal cielo all'uomo tramite il suo intermediario... il faraone.

Potreste pensare che questa sia la fine della storia. E invece no. C'erano i coloni asiatici che si muovevano nella zona del delta — gli Hyksos — i quali a quanto pare avevano un'idea diversa. E i tebani. E i nubiani. E gli assiri. E gli ittiti. E centinaia di anni di guerra interna contro decine di gruppi diversi... per non parlare delle lotte all'interno delle famiglie divine stesse.

Se dio avesse voluto far regnare il suo uomo, potreste pensare che avrebbe potuto fare di più per aiutarlo. O come minimo potreste pensare che sarebbe stato un po' più chiaro su chi fosse il suo uomo. Perché lasciare che la gente indovinasse, cercando di decidere chi fosse veramente la scelta di dio? Ma chi riesce a capire la mente di dio? Forse l'ipotesi della divinità era solo una bugia. Non lo possiamo sapere.

I faraoni possono aver vissuto come signori. Possono aver governato come dei. Ma sono morti proprio come tutti gli altri. E dopo le 31 dinastie, come contate da Menes, l'intero sistema è andato kaput. Cleopatra si fece arrotolare in un tappeto in modo che potesse prostrarsi ai piedi di Giulio Cesare. Ebbe un figlio da lui... ma poi si schierò dalla parte di Marco Antonio. Si rivelò un errore. Il nipote di Cesare, Ottaviano, era meglio organizzato ed era soprattutto un politico furbo. L'esercito di Antonio venne battuto ad Azio.

Ma l'idea di un governante divino sopravvisse. Antonio aveva già cominciato a sentire il sangue della divinità che gli pompava nelle vene. E poi, dopo essere stati tolti di mezzo, i faraoni semi-dei finirono nelle loro tombe in Egitto, mentre i Cesari mezzi matti di Roma iniziarono a spiccare il volo...

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


4 commenti:

  1. ci sta una dimensione praxeologica del potere. il potere è una dimensione strutturale dell essere umano, cosi come la violenza. di cio si deve tenere conto nelle forme organizzative dei rapporti individuali o tra comunita. esistono molti studi di psico(pato)logia sociale e del potere. lo svelarne i trucchi e chiarire le cose è il piu importante contributo della filosofia libertaria. ma di certo potere e violenza non sono eliminabili, almeno ad oggi. non siamo tutti uguali; ma non solo siamo diversi: alcuni sono peggiori, altri migliori.

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  2. http://www.linkerblog.biz/2015/06/25/senza-fiducia-le-banche-possono-resistere/

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  3. Schopenhauer e Pareto hanno chiarito una volta per sempre che esiste un rapporto 20/80 tra capaci ed incapaci. Questo rapporto è costante e si ripete all'interno del 20 all'infinito. Ci sarà sempre il 20% del 20% più capace (di tutto...) o più smart del restante 80.
    Inevitabilmente, per natura, il 20 dominerà in senso lato l'80. Sempre sarà così.
    L'80 si affiderà per ignoranza, per incapacità, per convenienza. La libertà individuale non interessa tutti allo stesso modo. La libertà è interpretabile e soccombe di fronte alle illusioni della sicurezza. L'incertezza ed il divenire sono nemici delle quotazioni della libertà per moltissimi. Sono invece condizioni ovvie e promozionali della libertà per altri, ma questi sono pochi e tendono a diminuire. La gestione soft o hard del potere si fonda sulla promessa soft o hard della sicurezza e dell'immutabilità dello status quo.
    Alla fine, comprendere la dimensione temporale o storica dei fenomeni umani permette di svelare i trucchi e le fondamenta fasulle ed intrinsecamente coercitive e violente del potere.
    Se non si comprende che la vita stessa è nel tempo che si ha a disposizione senza conoscerne l'entità e che la condizione umana è precaria e limitata non si può far altro che affidarsi più o meno inconsapevolmente al potere di turno ed alle sue illusioni di immortalità.

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  4. “[...] I politici raramente se non mai arrivano (all'ufficio pubblico) solo per merito, almeno negli stati democratici. A volte, per dirla tutta, accade, ma soltanto per una specie di miracolo. Normalmente vengono scelti per motivi piuttosto diversi, il principale dei quali è semplicemente il loro potere di impressionare ed incantare gli intellettualmente meno privilegiati[...]. Si avventurerà mai uno di loro a dire solo la verità, tutta la verità e nient'altro che la verità circa la situazione del paese, straniero o domestico? Eviterà mai uno di loro di fare promesse che sa di non poter mantenere – che nessun essere umano potrebbe mantenere? Pronuncerà mai uno di loro una parola, per quanto ovvia, capace di allarmare o allontanare anche solo uno del mucchio enorme di fessi che si affollano al truogolo pubblico, abbandonati alla mammella che diventa sempre più sottile, sperando contro la speranza? Risposta: forse per alcune settimane all'inizio [...]. Ma non dopo che aver affrontato in pieno la questione e la lotta è razionalmente cominciata[...]. Prometteranno ad ogni uomo, donna e bambino nel paese qualunque cosa lui, lei od esso desiderano. Tutti gireranno per la terra cercando occasioni per rendere ricchi i poveri, per rimediare l'irrimediabile, per salvare l'insalvabile, per separare l'inseparabile, per spegnere l'infiammabile. Tutti loro cureranno le verruche con le loro parole e pagheranno il debito pubblico con soldi che nessuno dovrà guadagnare. Quando uno di loro dimostrerà che due volte due sono cinque, un altro dimostrerà che sono sei, sei e mezzo, dieci, venti, N. In breve, si disferanno del loro carattere di uomini ragionevoli, candidi e sinceri e semplicemente diventeranno candidati, dediti soltanto alla raccolta di voti. Tutti allora sapranno, ammesso e non concesso che alcuni di loro non lo sappiano già ora, che in democrazia i voti si conquistano non con il buon senso ma con l'assurdità e si applicheranno al lavoro con un caloroso 'ya-hoo!'. La maggior parte di loro, prima che l'eccitazione sia finita, si auto-convinceranno davvero. Il vincitore sarà chiunque prometterà di più con la minor probabilità di mantenere qualcosa.”

    -- H. L. Mencken

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