giovedì 15 settembre 2016

I tassi di fallimento stanno aumentando: si sta avvicinando una nuova crisi?





di Olav Dirkmaat


Il tasso d'insolvenza dei prestiti è la chiave per comprendere come funziona il settore bancario. Esso risponde ad una domanda: qual è la percentuale dei prestiti che ha un netto ritardo nei pagamenti? Il tasso d'insolvenza è di gran lunga l'indicatore più utile per evidenziare lo "stress di credito". Sembra, tuttavia, come se l'insolvenza non contasse più. Pochi stanno prestando attenzione alla rapida e improvvisa crescita del tasso d'insolvenza. Che cosa ci dice? Ma soprattutto, è in arrivo una nuova crisi bancaria?



Questo è ciò che è accaduto dopo che Janet Yellen ha lasciato salire il tasso dei Fed Fund a dicembre

L'ho detto più volte e lo ripeto anche qui: l'ultima volta ci sono voluti Alan Greenspan e diciassette rialzi dei tassi per portare il tasso dei Fed Fund da un minimo storico dell'1% al 5.25%, prima che l'economia degli Stati Uniti affrontasse la peggiore recessione sin dagli anni '30. Non saremo così fortunati questa volta.

I rialzi dei tassi da parte di Greenspan non influenzarono subito i tassi d'insolvenza. Lo stress di credito venne sottomesso fino ad un anno dopo l'ultimo rialzo dei tassi. Solo nel primo trimestre del 2007 i tassi d'insolvenza cominciarono a salire. Il motivo è chiaro come l'acqua che circonda le Bahamas: negli anni precedenti la Grande Recessione, la crescita del credito s'era principalmente focalizzata nel mercato immobiliare statunitense.

La crescita del credito è stata principalmente determinata dai mutui ipotecari. Questi ultimi sono stati generosamente forniti dalle banche commerciali, ma sempre più a mutuatari subprime (subprime fa riferimento ad uno scarso rating di credito). Eppure questi mutuatari subprime non pagavano tassi d'interesse più elevati sui loro mutui nel momento in cui Alan Greenspan ha cominciato a lasciar salire i tassi. Ma non appena i loro tassi teaser (promozionali) si sono resettati, hanno iniziato a "sentire il gelido tocco della morte". I tassi d'insolvenza sono schizzati alle stelle e l'economia americana è finita in recessione.

I tassi teaser, il basso tasso d'interesse iniziale che un mutuatario paga per i primi anni, erano i responsabili del ritardo tra i rialzi di Greenspan e la recessione del 2008.



Più fragilità

Oggi la Federal Reserve sta ignorando una verità molto scomoda: l'economia globale è molto più fragile rispetto all'ultima volta. E non abbiamo tassi teaser nel credito subprime di oggi (a meno che non consideriamo come "tassi teaser" i produttori di petrolio che hanno protetto i prezzi del petrolio con l'acquisto di futures).

Questa volta sicuramente non avremo bisogno di diciassette rialzi dei tassi, o tre anni, prima che l'economia finisca in recessione.

Infatti sappiamo cos'è successo dopo che Janet Yellen ha aumentato il tasso dei Fed Fund di un semplice quarto di punto percentuale: il tasso d'insolvenza sui prestiti commerciali e industriali è aumentato del 50%. Proprio così. Per un misero quarto punto di percentuale, il tasso d'insolvenza nel settore bancario statunitense è esploso dall'1% all'1.5%.



È per questo motivo che nessuno sta prestando attenzione

Perché nessuno sta prestando attenzione a questo innegabile cambiamento nel ciclo del credito? Perché il Federal Open Market Committee (FOMC) nemmeno lo menziona? Perché i campanelli d'allarme non stanno suonando sia nelle sale della FED sia sulla stampa finanziaria?

L'unica risposta a queste domande è che la FED sta commettendo un peccato capitale. Il numero principale, il tasso d'insolvenza su tutti i prestiti, è diminuito nel primo trimestre del 2016 dal 2.20% al 2.17%. Ciò ignora, tuttavia, le pressioni in fermento nei bilanci delle banche. I funzionari della FED sembrano concentrarsi su tale numero, ignorando i fondamentali in deterioramento.

Con l'aumento dei prezzi delle case, un mercato immobiliare vivace, un aumento dell'occupazione e tassi d'interesse ai livelli più bassi nella storia del mondo, il default sul debito ipotecario e su quello delle carte di credito stanno raggiungendo i minimi storici. Ma l'insolvenza sui mutui e le carte di credito tende ad avere un certo ritardo nel ciclo economico. In genere, aumenta solo quando siamo già in recessione, proprio come la disoccupazione tende ad essere un indicatore in ritardo.


Fonte: St. Louis Fed


Anche se siamo sull'orlo di una nuova crisi bancaria, il numero principale non potrà mai dircelo in anticipo.



Quali prestiti sono sempre in ritardo?

Se i tassi d'insolvenza sul credito al consumo (mutui e debito delle carte di credito) non ci aiuteranno a stimare la probabilità di una nuova crisi bancaria, allora quali tassi d'insolvenza contano davvero?

Vediamo prima una classica ripartizione di un portfolio bancario. I prestiti della banca possono essere divisi in tre gruppi:
  • Consumatori
  • Aziende
  • Immobiliare (sia commerciale che residenziale)

(Solo per il gusto di un confronto, le banche statunitensi attualmente detengono $1,300 miliardi in debito dei consumatori, $1,810 miliardi di debito commerciale e industriale, e più di $3,000 miliardi in debito immobiliare.)

Le banche prestano denaro ai consumatori per l'acquisto di abitazioni (mutui) o beni di consumo (debito delle carte di credito). Abbiamo concluso che i tassi d'insolvenza su tali prestiti tendono ad essere in ritardo nel ciclo economico.

Cos'è rimasto?

I prestiti alle imprese, in qualsiasi forma. La maggior parte di questi prestiti è ancorata ad un tasso d'interesse di riferimento, per esempio il LIBOR. Dopo il primo rialzo dei tassi da parte della FED, lo US dollar 12-month LIBOR è salito da circa lo 0.8% all'1.3%. I mutuatari marginali sono stati lentamente spinti verso la bancarotta.

Il rialzo dei tassi a dicembre ha chiaramente determinato un cambiamento delle maree: i tassi d'insolvenza hanno toccato il fondo e stanno salendo. E non dimenticatevi anche questa cosa: il fatto che i tassi d'insolvenza non diminuiscono, ma hanno cominciato ad aumentare, è sempre un segnale chiaro di una recessione — almeno lo è stato nel corso degli ultimi venti anni. E nello stesso periodo, tale indicatore non ha mai dato un "falso positivo", a differenza di molti altri indicatori.


Fonte: St. Louis Fed

Fonte: St. Louis Fed

Fonte: St. Louis Fed



Tassi d'insolvenza in Europa

Anche il tasso d'insolvenza in Europa è in aumento. Ciononostante dobbiamo individuare i paesi che incidono su questa media. Le banche italiane, in particolare, sono affette da un tasso d'insolvenza incredibilmente alto. Il tasso d'insolvenza in Italia è a livelli così estremi che il paese potrebbe trasformare la crisi dell'euro in una notizia da prima pagina ancora una volta (se per una volta la Grecia rimane in disparte).


Fonte: Banca Centrale Europea (CBD2, 'strumenti di debito lordi non-performanti')



Tenere d'occhio il tasso d'insolvenza

Cosa accadrà? Dovremo aspettare e vederlo per scoprire come si sono comportati i tassi d'insolvenza nel secondo trimestre. Tuttavia, è chiaro che la marea è cambiata. È irrilevante se la Federal Reserve alzerà i tassi a luglio o a settembre. Attualmente il consenso generale dice che dovremmo aspettarci altri due rialzi dei tassi quest'anno. Se questo è vero, possiamo aspettarci che i tassi d'insolvenza saliranno ulteriormente nei prossimi trimestri.

Nel 2006 erano passati esattamente dodici mesi dopo i che tassi d'insolvenza avevano raggiunto dei minimi e poi cominciò la recessione. Se tale periodo può fungere da riferimento, siamo in vista di una nuova recessione. Nel primo trimestre della Grande Recessione nel 2008, i tassi d'insolvenza erano solo dell'1.45%. Siamo già al di sopra di tale livello. Il rovescio della medaglia, però, è che non dobbiamo ignorare che ci sono voluti tre anni di aumento dei tassi d'interesse prima che l'economia entrasse in recessione nel 2001. I cicli di credito non sono una scienza esatta. Tuttavia la tendenza è chiara e il presidente della FED, Janet Yellen, dovrebbe essere terrorizzata riguardo questo sviluppo preoccupante.

Il fatto che l'aumento dell'insolvenza dei prestiti coincida con montagne di debito in scadenza nel 2016 e nel 2017, è un argomento per la prossima volta.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


8 commenti:

  1. xche la fed vorrebbe aumentare i tassi allora?
    su che costrutto economico pensa possa essere una mossa adeguata?
    che alternative avrebbe altrimenti?
    grazie

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    1. Salve Anonimo.

      La FED basa i proprio costrutti in parte sul keynesismo e in parte sul monetarismo. Ritiene di dover interferire direttamente nell'economia di mercato quando le cose vanno male, e ritiene di dover tenere le cose quanto più stabili possibile durante i periodi di boom. La teoria dice che l'intervento deve concludersi quando i cosiddetti "dati in entrata" mostrano una fiducia dei consumatori e delle imprese in salita, e questo considerando la disoccupazione e l'inflazione dei prezzi. Di conseguenza la banca centrale si ritira gradualmente dal suo interventismo attivo e torna a svolgere un ruolo di "guardiano passivo" (idea con la quale è stata venduta al pubblico) dell'economia di mercato. Agisce in questo modo permettendo ai tassi d'interesse di salire fino al loro punto d'equilibrio. Le cose sono andate così fino al 2008.

      Da quel momento in poi, gli interventi precedenti avevano creato una rete clientelare talmente vasta che non poteva essere smantellata permettendo alle realtà che ne fanno parte di andare fallite. Gli errori economici erano talmente diffusi anche tra quelle entità che la banca centrale deve proteggere, poiché è essa stessa un cartello, che non ha visto null'altra soluzione se non quella di abbandonare le politiche monetarie convenzionali e abbracciare quelle straordinarie. In questo modo aveva in mente di creare una sorta di effetto ricchezza tra le sue entità protette, il quale sarebbe poi sceso a cascata in tuta la società creando una nuova fase di boom.

      Problema: piccole/medie imprese e famiglie hanno raggiunto il picco del debito. Infatti, secondo la teoria keynesiana, non esistono bilanci che si possano saturare, ritenendo che tutti possano lasciarsi andare ad un nuovo giro di stampa monetaria e consumare. Le cose non stanno andando così. I prestiti al settore privato languono. Chi sta venendo esposto alla terribile campagna monetaria delle banche centrali sono quelle stesse entità che si supponeva avesse dovuto salvare. La gigantesca offerta d'acquisto scatenata dalle politiche monetarie allentate delle banche centrali, ha creato una fame per rendimenti decenti all'interno dei casinò mondiali. I mercati obbligazionari e azionari sono diventati delle bische clandestine. Anche il pattume ormai è diventato appetibile, affinché riescano a staccare a fine anno uno straccio di profitto. Ma questa è una situazione che a lungo andare è insostenibile. Le risorse economiche continuano ad essere consumate e i profitti si assottigliano ancora di più. Alla fine avremo che il fallimento di un hedge fund sconosciuto trascinerà a catena nel baratro il resto del settore finanziario ed economico.

      E cosa potranno fare le banche centrali? Nulla. I tassi sono già a zero, ed alcuni addirittura sotto lo zero. Le banche entrali sono in trappola. Hanno due vie: cestinare le loro valute continuando a spingere sulla corda del quantitative easing; oppure lasciar aumentare i tassi e dar luogo ad una depressione purgativa. In un modo o nell'altro, il tempo delle banche centrali è finito.

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  2. A proposito di prestiti al consumo in ritardo, ecco il nuovo settore subprime in America: We just got some data on auto lending, and it’s setting off alarm bells.
    Attenzione che questa notizia interessa anche l'Italia, visto che negli ultimi due anni è stato sostanzialmente il comparto automobilistico che ha dato l'illusione di una ripresa nel nostro paese. Questo perché le esportazioni, gonfiate dalla bolla statunitense, hanno creato una falsa prosperità qui da noi, ammorbidendo temporaneamente i dati negativi provenienti dal mercato reale.

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  3. Salve Francesco, senza giri di parole: portare il proprio 'portafoglio' con l'80% del patrimonio (non da milionario ma da semplice impiegato statale) in oro fisico puó essere una della scelte giuste?
    Scusi la domanda schietta ma altre soluzioni non riesco a trovarne.
    D. Massimiliano

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    1. Salve Massimiliano.

      Come ho spesso ripetuto in diversi articoli, come minimo il 10% del proprio portfolio deve contenere oro fisico. Non mi è possibile indicare qui la percentuale esatta, visto che, in realtà, essa diepnde molto dall'ivnestitore in questione e dalle sue aspettative d'invstimento.

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  4. Ciao
    Ho letto la proposta dello zio Ben di portare il target della inflazione dei prezzi al 4%.
    Follia diabolica.
    Non ho altre parole per tutto il suo ragionamento. Dalle premesse fino alle conseguenze.

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    1. non è piu al comando ed ha un atro ruolo: alimentare la chiacchiera. puro show

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    2. Come il nostro presidente emerito e probabile 33" grado?
      Lasciami dubitare....
      Troppi burattini in giro e pochissimi pupari.

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