venerdì 31 luglio 2020

I prezzi non potranno che salire e velocemente anche





di Alasdair Macleod


Con i mercati azionari in grande spolvero, pochi stanno pensando oltre il brevissimo termine e perlopiù stanno tirando ad indovinare. A parte forse il breve periodo, la situazione economica è preoccupante e ogni speranza di rimbalzo a V è un pio desiderio, o propaganda dei broker. Per ora la politica monetaria è quella di acquistare praticamente tutto stampando denaro senza limiti e quasi nessuno sta pensando alle conseguenze.

La trasmissione di denaro nell'economia reale si sta rivelando difficile, con le banche che vogliono ridurre i loro bilanci e molte sono riluttanti ad espandere il credito. Inoltre oggi le banche sono più deboli rispetto all'ultima crisi del credito ed i mancati pagamenti nel trimestre appena trascorso potrebbero innescare una crisi sistemica prima della fine del prossimo mese.

I fallimenti di alcune banche sono inevitabili e saranno un campanello d'allarme per i mercati. L'inflazione monetaria diventerà quindi una questione ovvia man mano che le banche centrali ed i dipartimenti del Tesoro dei vari stati diventeranno disperati per prevenire una crisi economica. Faranno quindi l'unica cosa che rimane loro da fare: inflazionare o morire.

Gli stranieri, che sono incredibilmente long su dollaro ed asset in dollari, quasi certamente daranno il via ad una catena di eventi che porterà a cali significativi nel potere d'acquisto del dollaro. E quando finalmente gli americani inizieranno a cambiare preferenza, dai dollari ai beni, il biglietto verde sarà cestinato insieme a tutte le valute fiat che sono legate ad esso.



Introduzione: problemi di trasmissione monetaria

Tra le diverse scuole di economia c'è molta confusione sul legame tra i cambiamenti nella quantità di denaro ed i prezzi, emersi di nuovo sulla scia del recente crollo del PIL e dall'aggressiva risposta monetaria delle autorità per contenere le conseguenze economiche.

I neo-keynesiani sembrano capire che esista un legame, ma per loro l'inflazione è sempre dei prezzi la quale può essere gestita adeguando successivamente la politica monetaria.

I monetaristi seguono una teoria della quantità che porta ad una relazione semplice tra i cambiamenti nella quantità di denaro e dei prezzi dopo un periodo di tempo di circa un anno. La differenza principale con i neo-keynesiani sta nei tempi: i monetaristi vedono l'inflazione monetaria verificarsi molto prima dell'effetto sui prezzi, mentre i neo-keynesiani responsabili della politica monetaria ipotizzano che l'aumento dei prezzi possa essere successivamente controllato con tassi d'interesse variabili.

La Scuola Austriaca, bandita da questi procedimenti, spiega che l'inflazione è applicabile solo al denaro e che l'effetto sul livello generale dei prezzi è determinato da una combinazione di variazioni della quantità di denaro e delle preferenze relative dei consumatori nel possedere denaro rispetto ai beni.

Ma le banche centrali operano esclusivamente su linee neo-keynesiane. Si sentono libere di espandere la quantità di denaro a condizione che il livello generale dei prezzi non superi il 2%; tranne quando accade poi e di solito c'è una scusa per non limitare immediatamente la crescita dell'offerta di moneta. L'inflazionismo keynesiano soffre di problemi su vari livelli, non ultimo perché equivale a guidare un veicolo usando lo specchietto retrovisore. Le banche centrali non sembrano rendersi conto che le attuali politiche monetarie garantiscono la morte delle loro valute.

I banchieri centrali agiscono come se l'offerta di moneta aumentasse dopo i prezzi, ed è così che viene impostata la politica monetaria. Hanno altre convinzioni senza senso: la tassa dell'inflazione, nonostante derubi i consumatori della loro ricchezza, li stimola ad acquistare. Chiunque abbia pensato che una politica focalizzata solo sulle distorsioni di breve termine possa durare, merita il Premio Ignobile per l'idiozia.

Ah! Sicuramente doveva essere dato a Lord Keynes. E, neanche a dirlo, oggi i suoi discepoli sono i principali destinatari del premio Nobel per l'economia. Ora le banche centrali sono come i preti aztechi che cercano di placare i loro dei con sacrifici umani. Siamo i sacrifici, i mortali minori che cercano di fare il meglio per le nostre famiglie e noi stessi, massacrati con mezzi monetari.

Il Grafico 1 indica l'allarmante svalutazione dei nostri risparmi, guadagni e pensioni attraverso l'espansione monetaria e spiega perché il potere d'acquisto del dollaro è diminuito più rapidamente di quanto l'IPC suggerisca.


La quantità di denaro fiat riflette non solo il denaro in circolazione, vale a dire il denaro vero come definito dagli economisti Austriaci, ma anche le riserve di deposito delle banche commerciali detenute presso la FED (gli ultimi dati risalgono al 1° maggio). Rappresenta il denaro fiat sia in circolazione sia teoricamente disponibile per la circolazione.

Mostra l'inflazione monetaria in eccesso in seguito alla crisi della Lehman nel 2008, che fino al 1° febbraio di quest'anno è cresciuta con un tasso composto mensile del 9,5%, rispetto al tasso medio a lungo termine pre-Lehman di circa il 5,9%.

Non sorprende se gli analisti indipendenti che calcolano il tasso d'inflazione dei prezzi ci dicono che sia intorno all'8%-10% (Shadowstats.com e Chapwood Index) invece dell'IPC dell'1,5-2,0%. E come se ciò non bastasse, dobbiamo aggiungere la recente impennata ad un tasso annualizzato del 98%, ponendo la FMQ al doppio del doppio rispetto a come sarebbe stata se la Lehman non fosse mai andata in bancarotta. La FMQ ora supera anche il PIL, dicendoci che c'è più denaro fiat rispetto alla produzione statunitense, e tuttavia le imprese in difficoltà chiedono più liquidità alle banche.

La FED ha aumentato la base monetaria ad un ritmo senza precedenti per fornire liquidità, presumibilmente per il settore non finanziario. Affinché ciò accada, le banche commerciali devono essere pronte ad aumentare i loro prestiti ai non finanziari e il credito bancario non deve contrarsi. Ma come mostra il Grafico 2, i bilanci bancari hanno smesso di crescere e si sono persino contratti dalla fine di aprile.


Tra il 26 febbraio e il 29 aprile i bilanci bancari sono saliti di $2.489 miliardi. Queste cifre includono l'aumento delle riserve totali detenute presso la FED e non in circolazione, che nello stesso periodo sono salite di $1.083 miliardi. Pertanto le banche commerciali hanno aumentato i loro attivi di $1.406 miliardi tra queste date. Essi sono suddivisi tra finanziari e non finanziari, però l'aumento dei prezzi degli asset finanziari rispetto al declino delle attività commerciali suggeriscono fortemente che Wall Street sia stato favorito rispetto a Main Street

Fino al 17 giugno i bilanci bancari si sono contratti di $169 miliardi. La misura in cui le banche stanno puntando sulle attività finanziarie sarà bilanciata da una contrazione ancora più marcata del credito bancario per i non finanziari rispetto a quanto indicato nel bilancio complessivo.

Le banche centrali che fanno affidamento sull'inflazione ora hanno un problema: le banche commerciali non riescono a trasferire il denaro extra al settore non finanziario. Tuttavia le interruzioni nelle catene di approvvigionamento, la componente onshore per un totale di circa $38.000 miliardi e una componente offshore non quantificabile, non sono affatto scomparse ed i loro problemi stanno crescendo di giorno in giorno. In breve, affrontiamo una continua crisi di liquidità con mezzi limitati per alleviarla.



Prospettive economiche per i prossimi mesi

Prima di procedere nella nostra analisi su come l'inflazione avrà effetti sui prezzi, dobbiamo valutare le prospettive economiche, sfondo delle probabili conseguenze data l'entità dell'inflazione monetaria; solo dopo potremo passare a valutare l'effetto sui prezzi.

Il primo indizio è nel Grafico 2 sopra, il quale mostra che i prestiti bancari si stanno contraendo, ed è importante capire perché. In questa fase del ciclo del credito, che ha iniziato la sua fase espansiva in seguito alla crisi della Lehman oltre un decennio fa, è normale una forte contrazione del credito bancario nei confronti dei non finanziari. È ciò che alimenta le recessioni e le depressioni periodiche e lo stimolo monetario da parte delle banche centrali ha lo scopo di aiutare i banchieri commerciali a mettere toppe nei bilanci e riprendere coi prestiti.

L'atteggiamento attuale dei banchieri centrali nei confronti del credito bancario risale alla descrizione di Irving Fisher di come il credito bancario in contrazione abbia intensificato la depressione degli anni '30 attraverso la liquidazione del debito, costringendo i valori delle garanzie a scendere e al fallimento di migliaia di banche. Da allora la politica monetaria è guidata dalla paura di una ripetizione dello stesso pattern, ma lo stimolo keynesiano all'inizio del ciclo del credito non fa che aumentare la natura destabilizzante del comportamento dei banchieri commerciali: lunghi periodi di crescente avidità per attività di prestito, intervallate poi da improvvise inversioni dovute alla paura per il rischio di prestito. Il tutto si traduce in un ciclo di espansione e contrazione del credito, che negli ultimi cicli è stato temporaneamente deformato da espansioni monetarie sempre più aggressive insieme ad azioni statali a sostegno delle industrie in difficoltà.

È un approccio tampone che non fa altro che nascondere i problemi piuttosto che risolverli.

Dopo il fallimento della Lehman, un modello simile a quello che si sta verificando oggi (un rapido aumento delle attività bancarie attraverso il QE) è stato seguito da una contrazione del credito bancario che è durata circa quindici mesi. Ma quella crisi riguardava le attività finanziarie nel mercato dei mutui, con effetti a catena sui non finanziari. Per quanto difficile, la sua risoluzione era relativamente prevedibile.

Questa crisi è iniziata nei settori non finanziari ed è quindi più dannosa per l'economia; la sua gravità probabilmente porterà ad una crisi bancaria molto più grande di quella della Lehman e forse maggiore di qualsiasi altra cosa vista dalla depressione degli anni '30.

I banchieri commerciali stanno realizzando solo ora questa possibilità. Per loro il pericolo immediato è associato a questo trimestre appena trascorso, quando la domanda di credito per pagare le commissioni trimestrali aumenta in modo significativo. Le aziende sono già in ritardo come mai prima d'ora, con molti centri commerciali, uffici e fabbriche inutilizzati e affitti non pagati. È questo problema, condiviso dalle banche di tutto il mondo, che a causa della gravità delle attuali condizioni di business rischia di rovesciare il sistema bancario e farlo precipitare immediatamente. L'entità del problema sarà palese nei prossimi mesi.

Escludendo gli effetti successivi, la crisi della Lehman è costata al governo degli Stati Uniti e alle sue agenzie oltre $10.000 miliardi in operazioni di supporto e salvataggio. Questa volta, essendo nel settore non finanziario con effetti a catena per l'economia finanziaria, la crisi è molto più profonda di quella della Lehman e richiederà un salvataggio molto più ampio per le industrie al collasso. Parte del problema sono le catene di approvvigionamento rotte che necessitano di un ponte finanziario. E nulla di tutto ciò può essere fatto senza che la FED finanzi tutto direttamente o indirettamente attraverso un QE. Nonostante la massiccia inflazione monetaria già in atto, non ci sono dubbi sul fatto che la domanda aggregata dei consumatori e la produzione di beni per soddisfarla subiranno un duro colpo quest'anno ed i prossimi, e non vi sono dubbi sul fatto che lo stato necessiterà di un maggior finanziamento monetario.

La disoccupazione di manodopera precedentemente produttiva sta già aumentando drasticamente e, man mano che i fallimenti saliranno di numero, lo faranno anche i numeri dei disoccupati. Supponiamo quindi che rispetto allo scorso anno la produzione di beni e servizi e la domanda dei consumatori diminuiranno di almeno il 25%. Si noti che evitiamo di utilizzare i totali in denaro, poiché sono insignificanti; è lo scambio di lavoro che viene convertito in prodotti e servizi fisici quello che conta.

In questa situazione vengono iniettate enormi quantità di denaro, nessuna delle quali sconfigge i vincoli sull'offerta di beni, né la domanda complessiva in un'economia ad alta disoccupazione. In sintesi, avremo troppi soldi a caccia di troppo pochi beni. C'è solo un risultato, ceteris paribus: il potere d'acquisto del dollaro in termini di beni di consumo si ridurrà notevolmente. Ma l'analisi del sistema bancario centrale lo esclude, associando suddetta formula ad un'economia in espansione e troppo stimolata.

Ciò spiega la stagflazione, la situazione in cui un'economia stagnante nella domanda complessiva è accompagnata da un aumento dei prezzi. Né le altre cose restano uguali. I primi ricevitori del denaro creato ex novo lo spenderanno, facendo salire i prezzi dei beni e dei servizi che acquistano prima che i prezzi di altri ne siano interessati. Tra i primi destinatari c'è il governo federale, che in un anno elettorale è doppiamente improbabile che si trattenga. La distribuzione del denaro statale assumerà sempre più la forma di assistenza ai disoccupati, spostando la spesa verso gli elementi essenziali della vita. In un'economia con un'attività sommessa e che non risponde abbastanza rapidamente da produrre i volumi di prodotti desiderati, i prezzi, principalmente quelli dei beni "essenziali", aumenteranno bruscamente.

Quasi certamente l'indice ufficiale dei prezzi non catturerà questo effetto fino a quando sarà troppo tardi. L'IPC comprende la maggior parte degli articoli acquistati solo occasionalmente dai singoli. La scarsa domanda di beni di prima necessità in presenza di un eccesso di offerta esercita una pressione al ribasso sui loro prezzi, anche in un contesto inflazionistico. È quindi possibile che l'IPC registri un'inflazione dei prezzi minima o nulla in media quando i prezzi dei generi alimentari e dell'energia saranno in forte aumento, in particolare se si tiene conto anche dei metodi statistici progettati per mostrare un aumento minimo o nullo dell'inflazione dei prezzi.

Di conseguenza le banche centrali sono già state gravemente fuorviate dal metodo statistico dell'IPC. E quando i prezzi degli elementi essenziali saliranno alle stelle, continueranno ad aumentare la quantità di denaro in circolazione, distratte dal loro target al 2%. Quando l'IPC lo sforerà sarà troppo tardi, molta acqua monetaria sarà già fluita sotto i ponti.

I politici probabilmente affibbieranno l'aumento dei prezzi di cibo ed energia all'avidità del settore privato, lo fanno sempre e quindi contempleranno l'introduzione di controlli sui prezzi, peggiorando ulteriormente questo risultato.

Allontaniamoci da ciò che sta accadendo e cerchiamo di stimare l'inflazione prossima ventura:
  • Dopo essere cresciuto ad un ritmo medio annuo del 9,5% sin dalla crisi della Lehman, da febbraio di quest'anno la FMQ ha fatto registrare un ritmo di crescita annuo del 98%. I bilanci bancari sono aumentati di poco meno di $2.500 miliardi a marzo e aprile, ma ora stanno iniziando a contrarsi. Seguiranno sicuramente ulteriori aumenti nella base monetaria, compensando la mancanza di espansione del credito bancario.
  • La FED sta sottoscrivendo l'intero mercato del debito societario statunitense nel tentativo di garantire il flusso finanziario a tutti i debitori, aggirando le banche e reprimendo i rendimenti dei mercati. Il mercato secondario per il debito non finanziario nei soli Stati Uniti è di $9.600 miliardi, il che probabilmente richiederà un migliaio di miliardi iniziale circa in acquisti della FED nel prossimo futuro per mantenere soppressi gli spread sui rendimenti.
  • Il trimestre di due giorni fa sarà caratterizzato da un significativo aumento dei mancati pagamenti, ma le richieste di più credito bancario saranno contrastate dalle banche, portando all'improduttività molti dei prestiti esistenti. Sotto il peso dei crediti deteriorati, sarebbe un miracolo se una crisi bancaria non fosse innescata da mancati pagamenti negli Stati Uniti o altrove, dove i sistemi bancari sono ancora più deboli. Ovunque inizi, la FED è impegnata a sostenere l'intero sistema bancario statunitense, insieme a tutti i suoi mutuatari e catene di approvvigionamento interrotte, per evitare che la disoccupazione sfugga al controllo. L'inflazione monetaria richiesta solo per questo potrebbe essere come minimo il doppio del costo della crisi della Lehman.
  • La FED sta inoltre tentando di sottoscrivere l'intero mercato degli asset finanziari, gonfiando la quantità di dollari che vi vengono immessi al fine di mantenere la necessaria fiducia.
  • L'espansione monetaria su questa scala è destinata ad indebolire il dollaro nelle borse estere, poiché gli stranieri liquideranno i loro investimenti (titoli del Tesoro USA e depositi bancari non necessari). Ciò lascerà un disavanzo pubblico che andrà fuori controllo, e se la FED vorrà mantenere bassi i costi di prestito, dovrà anche assorbire le vendite di titoli del Tesoro USA detenuti all'estero che attualmente ammontano a $6.770 miliardi.

Misurato in dollari attuali, anche la quantità di moneta M1 dopo tutto questo finanziamento inflazionistico probabilmente crescerà molto più del PIL degli Stati Uniti, che si contrarrà nettamente in termini di produzione fisica e consumo. Questa è la ricetta per un crollo monetario, come illustrato da John Law in Francia nel 1720.



Finanze dello Zio Sam

Oltre a mantenere attivo e funzionante il sistema bancario, l'altro obiettivo prioritario della FED è garantire finanziamenti al governo degli Stati Uniti. Non vi è dubbio che il suo deficit di bilancio sia già fuori controllo. Prima del COVID-19, la Casa Bianca era già sulla buona strada per un deficit di oltre mille miliardi di dollari. Inutile dire che è stato ampliato a causa della carenze di entrate fiscali e maggiori costi di spesa. A maggio l'ufficio del bilancio del Congresso ha stimato che il disavanzo per i primi otto mesi dell'anno fiscale 2019/20 era più che raddoppiato a $1.905 miliardi, di cui $1.162 sono stati sostenuti solo in aprile e maggio. Se il disavanzo continua a questo ritmo, il risultato dell'esercizio fiscale sarà di almeno $3.000 miliardi.

L'amministrazione presidenziale aveva proposto uno stimolo da $2.000 miliardi, parte dei quali s'è riflessa nelle cifre di aprile e maggio. Il Congresso è andato ancora oltre, proponendo uno stimolo da $3.000 miliardi. Se vengono adottati gli elementi extra del Congresso, possiamo modificare le nostre aspettative e portare il deficit di bilancio ad un tasso annuale di $4.000 miliardi.

La convinzione che cifre di questa portata possano essere raccolte nei mercati ai tassi d'interesse attuali è un errore. Solo una creazione monetaria illimitata può creare attualmente così tanta liquidità.

Prima che arrivasse il virus, la Casa Bianca aveva stimato che i costi di indebitamento annui sarebbero stati di $422 miliardi. Se il deficit aumenta di $3.000 miliardi, suddetta cifra salirà a circa $480 miliardi sulle attuali ipotesi della Casa Bianca. L'onere dei tassi d'interesse già rappresentava oltre il 40% delle stime del deficit di bilancio pre-COVID-19, quindi possiamo capire benissimo perché la FED e il Ministero del Tesoro USA siano desiderosi di mantenere soppressi i rendimenti obbligazionari. In poche parole, se salgono una crisi dei finanziamenti è l'unico risultato.

Sulla scia di una crisi bancaria praticamente certa, è inevitabile che si verifichi una fuga di depositi e asset di rischio verso la sicurezza percepita dei titoli del Tesoro USA. Per un breve periodo, il governo USA sarà in grado di finanziare il suo deficit senza un aumento dei tassi d'interesse. Ma a meno che la crescente emissione di buoni del Tesoro USA non venga acquistata tutta dalla FED, l'effetto economico sarà quello di drenare fondi dai settori finanziari e non finanziari privati. Pertanto è quasi certo che la FED coprirà quasi tutto con il QE.

In sintesi, le finanze pubbliche si ritrovano con il più grande deficit mai registrato. Abbiamo per le mani un disastro economico in via di sviluppo, alimentato non solo dai lockdown, ma da una confluenza di fase di bust nel ciclo del credito e crescente protezionismo commerciale. Non è esagerato suggerire che siamo sull'orlo di una catastrofe economica; una discesa in un'epoca economica buia. Non solo il disavanzo di bilancio sta aumentando a multipli di quello previsto fino allo scorso marzo, ma non vi è alcuna possibilità che scenda tanto presto.

A questa prospettiva possiamo aggiungere altri fattori negativi: la contrazione del commercio transfrontaliero a livello globale è indicativa di un crollo dell'attività commerciale; tendenza ad aumentare il protezionismo commerciale da parte degli Stati Uniti; si sta diffondendo l'isolamento nazionalistico. Queste tendenze sono evidenti per coloro che sanno dove guardare. E per l'America, in un anno elettorale, è probabile che i fattori politici peggiorino le cose.



Come l'inflazione monetaria si tradurrà in prezzi più alti

Possiamo aspettarci di vedere due fasi nel processo di indebolimento del potere d'acquisto del dollaro. La prima sembra essere già iniziata con l'indebolimento del dollaro negli scambi esteri e la seconda sarà un suo rifiuto come mezzo di scambio.

Un anno fa i detentori stranieri possedevano oltre $20.500 miliardi in titoli statunitensi, ai quali devono essere aggiunti depositi bancari, conti di risparmio, ecc., per un totale di ulteriori $6.452 miliardi. In tutto quasi $27.000 miliardi. La contrazione del commercio transfrontaliero e l'isolazionismo che lo accompagna suggeriscono che gli stranieri ora hanno bisogno di meno dollari, portando quindi al rimpatrio dei dollari in eccesso.

A guidare anche questa ondata di vendite saranno gli sviluppi politici. Se verrà eletto Biden, allora tutti i guadagni del dollaro durante l'amministrazione Trump potrebbero andare persi.

Inoltre non dobbiamo dimenticare che, a meno che il tasso di risparmio degli Stati Uniti non salga, in tempi normali un deficit di bilancio più elevato porta a deficit commerciali più elevati. Quando il capitale monetario derivante da deficit commerciali viene riciclato, il deficit di bilancio viene finanziato direttamente o indirettamente dagli stranieri. Infatti questo è il motivo per cui gli stranieri hanno accumulato investimenti in dollari e biglietti verdi, ma se questo circolo virtuoso viene interrotto, il deficit gemello continuerà ad esistere senza che le mani estere continuino ad accumulare dollari. Invece questi ultimi verranno venduti in cambio di altre valute e materie prime.

Pertanto gli stranieri hanno due problemi da tenere in considerazione: il livello delle loro attuali partecipazioni che ora sono troppo alte e le crescenti quantità di dollari nelle loro mani per scambi presenti e futuri. E con il disavanzo di bilancio che sale a $4.000 miliardi, il disavanzo commerciale aumenterà di una cifra simile. A meno che il popolo americano non aumenti i propri risparmi. Potrebbero farlo a breve termine come reazione alla crescente incertezza economica, ma non sulla scala richiesta, né per il tempo necessario a creare uno stock significativo in relazione al deficit gemello.

Nei restanti mesi come presidente, Trump probabilmente risponderà ad un crescente deficit commerciale aumentando i dazi sulle merci importate, estendendo la sua politica commerciale contro la Cina ad altre giurisdizioni. In tal caso, i costi di produzione per i beni di consumo aumenteranno, trainati dalla combinazione di un calo del dollaro negli scambi con l'estero e dall'aumento dei dazi sui beni importati. Diventa quindi un circolo vizioso con gli stranieri che vedono crollare i loro guadagni in dollari, incoraggiandoti quindi a liquidare più delle loro partecipazioni esistenti.

L'effetto di questi fattori alla fine verrà notato dai consumatori americani e influenzerà la preferenza relativa che gli individui avranno tra detenere una riserva monetaria e possedere beni. Una piccola modifica del livello aggregato delle preferenze dei consumatori in questo senso avrà un impatto significativo sui prezzi e se desiderano collettivamente detenere meno liquidità e più beni, i prezzi di quest'ultimi aumenteranno rapidamente. Con il COVID-19 e le mutevoli condizioni economiche, è probabile che le preferenze aumentino per i cosiddetti beni essenziali, in particolare cibo ed energia, e con le capacità dei produttori privati ​​del capitale necessario per espandere la produzione, la loro capacità di rispondere aumentando la produzione sarà fortemente limitata.

Nelle fasi finali di una crisi guidata dall'inflazione, la popolazione non si farà scrupoli se dovrà acquistare beni, fino al punto di vendere proprietà per sopravvivere. Una valuta che nessuno vuole perderà tutto il suo valore oggettivo, questo è ciò che accade dopo tutte le grandi inflazioni monetarie. Una volta che le persone perdono la fiducia nella capacità di una valuta di trattenere potere d'acquisto, iniziano a disfarsene il più rapidamente possibile ed è troppo tardi per stabilizzarla. Questa è stata la storia di ogni valuta fiat che è morta in passato.

L'esempio da manuale fu la grande inflazione nella Repubblica di Weimar in Germania. Lo stato fece affidamento sull'inflazione monetaria come principale fonte di finanziamento. Il crollo finale, quando il popolo tedesco non accettò più il marco cartaceo come moneta per le transazioni, ebbe luogo tra maggio e novembre, impiegando circa sei mesi. All'epoca venne descritto come crack-up boom, il boom finale nei beni e nei valori reali che segna la fine di un'inflazione apparentemente infinita, la rottura completa di un sistema monetario.

Oggi il tempo impiegato per la discesa finale del dollaro nell'oblio sarà fissato dagli stessi valori umani, accelerati dalle comunicazioni e dai sistemi di pagamento istantanei di oggi, rendendo potenzialmente più rapido il collasso.

In conclusione, non lasciatevi ingannare dalla convinzione comune secondo cui un declino dell'economia americana porterà ad un calo dei prezzi. La risposta inflazionistica della FED, che sarà immensa, farà sì che uno tsunami di soldi finirà per andare a caccia di una quantità ridotta di beni necessari.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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