lunedì 30 gennaio 2023

La cricca di Davos è al suo ultimo giro di giostra

 

 

di Tom Luongo

Nel novembre 2021 ho scritto un pezzo intitolato, Have We Finally Reached Peak Davos?. Inutile dire che ho azzeccato la tempistica. Quando si scrive tanto quanto me negli ultimi cinque anni, è facile guardare indietro e indicare le previsioni azzeccate, nonostante abbia anche sbagliato un sacco di cose.

Quel particolare articolo, però, era corretto quasi punto per punto nel valutare lo stato del Grande Reset della cricca di Davos.

Ho scritto un thread su Twitter su questo argomento l'altro giorno, in modo da piantare i prossimi chiodi nella bara della cricca di Davos prima dell'apertura della loro riuonine di quest'anno.

L'obiettivo non è quello di fare tutto bene, ma di avere ragione più spesso di quanto si abbia torto, stimolando il dibattito e la conversazione. Questo è il modo in cui andiamo molto vicino alla verità e/o consolidiamo le nostre argomentazioni in una ricerca senza fine per il miglioramento di tal processo.

Di recente ho scritto un pezzo a riguardo e perché è importante identificare coloro che sono ancora su questi binari, coloro che stanno inziando solo adesso a percorrerli e coloro che invece sono bloccati nella palude dei propri preconcetti.

Bisogna abbracciare e incoraggiare i primi due gruppi e mettere in discussione l'etica di quest'ultimo.

Proprio perché nel 2023 la missione sta iniziando a cambiare: dal tentativo di prevedere cosa faranno questi bastardi globalisti all'aiutare le persone a migliorare le loro capacità di analisi dei dati.

Più persone analizzano criticamente i passi falsi della cricca di Davos, meno tempo dedicano all'abreazione e utilizzano quel tempo risparmiato in modo più produttivo per contrastare i piani della cricca di Davos.

Quindi eccoci qui, mentre Davos 2023 si conclude ed è abbastanza ovvio, osservandone lo svolgimento, che sta crollando tutto il loro castello di carte costruito su una rozza mescolanza di psicopatia e arroganza.

E non è solo perché molti di noi riescono a vederli per quello che sono, comunisti da quattro soldi in abiti costosi, ma perché ci sono nette divisioni che si stanno formando all'interno dei loro stessi ranghi.

Il problema per la maggior parte dei globalisti è che anche loro finiscono per credere alle loro menzogne. Non vedono la tempesta in arrivo, credendo che si tratti di un pericolo che possono tranquillamente gestire.

Quindi guardare lo svolgimento della conferenza di Davos di quest'anno è stato affascinante perché, per la prima volta, la sua lucentezza era sparita. Troppe persone stavano vedendo le pareti di quella camera dell'eco per quello che erano: vecchie, squallide e piene di spifferi.

La cricca di Davos era uscita da dietro il sipario per dichiararsi il salvatore dell'umanità attraverso le idee folli del loro Fuhrer sul transumanesimo, le città in 15 minuti, il mangiare insetti e l'affittare la vostra vita a un'autorità centrale.

Ed è stato facile costruire una contro-narrativa a questa follia: puntare il dito e ridere di loro.

L'odio per la cricca di Davos è cresciuto inesorabilmente.

L'ansia e la paura che questi uomini hanno promulgato sono ora profondamente radicate nelle persone, perché si sentono più vicine alla verità rispetto a ciò che era stato presentato loro in precedenza. Con un Twitter relativamente libero, le opportunità per ulteriori attacchi alla narrativa della cricca di Davos stanno aumentando in modo esponenziale.

E questa è una cosa molto buona.

Alla cricca di Davos piace parlare in termini di inevitabilità del loro futuro previsto, ma è solo una facciata. Gli psicopatici raddoppiano sempre la posta in gioco di fronte alle avversità.

Ma ho notato un certo senso di panico e/o disperazione da parte di molti luogotenenti della cricca di Davos, come Larry Fink di Blackrock che si lamenta di quanto ci stiamo tutti opponendo ai criteri ESG, o al segretario generale della NATO Jens Stoltenberg che esorta tutti a dare più armi per finanziare la guerra in Ucraina definendola la via della pace.

Prestate attenzione all'uso di "la" rispetto a "una" in quella frase. Quando qualcuno vi sta dicendo che c'è solo una strada da percorrere, si tratta di un ultimatum... e sta anche mentendo spudoratamente.

Una delle "vie" per la pace in Ucraina è negoziare onestamente con la Russia. Il presidente ucraino e discepolo di Schwab, Zelensky, è là fuori a dire cose sempre più folli ogni giorno, come ora che pensa che Putin sia morto mentre gli Stati Uniti ventilano l'idea che l'Ucraina riconquisti la Crimea.

Il fatto che fino a questo punto non sia stata messa sul tavolo nemmeno un'offerta ragionevole nei confronti dei russi ci dice che questa guerra è politica e non una sfortunata coincidenza della belligeranza russa.

Ma guardate attentamente il video e prestate attenzione alla disperazione mostrata da Stoltenberg. Sa che la guerra non sta andando bene per la NATO, sa che se qui la NATO fallirà; lui e tutti questi globalisti perderanno non solo il loro posto, ma a livello personale.

Sa anche che sarà sacrificato sull'altare dei globalisti se non riuscirà a consegnare quanto promesso in Ucraina. È uguale all'ammiraglio Piett, che deglutisce nervosamente, di fronte a Darth Vader (Soros).

L'anno scorso a Davos è stato Soros a confutare l'invito a negoziare di Henry Kissinger. Questo scontro tra ottuagenari su ideologia e realpolitik è stato una sorta di passaggio del Rubicone per tutto ciò che riguarda la cricca di Davos.

{E ho sicuramente sbagliato molte cose nell'articolo che ho scritto a riguardo, se state tenendo il punteggio.}

Ignorando il pragmatismo di Kissinger e abbracciando la belligeranza di Soros, la cricca di Davos si è rivelata una camera dell'eco i cui editti stanno facendo precipitare il mondo verso un terribile conflitto, rendendo molto più facile il lavoro dei loro nemici che vi si oppongono.

Sapete che Soros ha vinto la discussione perché di recente il vecchio Henry è stato costretto a fare marcia indietro rispetto alle posizioni espresse l'anno scorso.

Immagino sia per questo che Soros ha annunciato al mondo che non aveva bisogno di andare a Davos quest'anno, ma che sarebbe stato alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco il mese prossimo per dichiarare la Terza Guerra Mondiale.

Allora, dove siamo adesso?

Abbiamo superato il picco d'influenza della cricca di Davos, questo è certo. Quando è trapelata la lista degli invitati di quest'anno, ho trovato affascinante che ci fossero molti di quelli che l'avevano saltata in passato: amministratori delegati di banche statunitensi come Jamie Dimon di JP Morgan Chase. Ce ne sono stati altrettanti che sono andati in precedenza a chiedere la sanità mentale – Putin e Xi Jinping – ma stavolta non hanno nemmeno telefonato.

È stata una settimana affascinante di annunci e titoli altisonanti che dipingono un quadro molto brutto per il futuro della cricca di Davos. Quando li prendete (e il loro tempismo) nel contesto completo, dovrebbe essere ovvio coem andrà a finire.

Ecco un elenco parziale dei titoli di questa settimana:

Saudis Open to Settling Trade Outside US Dollar

New Zealand PM Ardern Announces Resignation

Iran Joins Eurasian Economic Union

Iran’s Oil Exports Return to Pre-Sanction Levels

US Interested in Helping Ukraine Take Back Crimea

ECB Head Lagarde Says Inflation is Still Too High

Dimon Says Interest Rates Must Go Beyond 5%

• Il "BidenGate" acquisisce trazione (qui e qui)

Powell Nemesis Brainard Backs “Higher for Long Rate Policy”

Al Gore Trotted Out to Scare Us with Climageddon!

Morgan Stanley CEO, “Davos is an Echo Chamber”

Ma l'argomento decisivo è questo titolo del Guardian.

La maggior parte di questi eventi sarebbe risultata interessante in qualsiasi momento, ma il fatto che si siano verificati tutti quanti mentre si stava svolgendo Davos 2023 è sbalorditivo. E pensare che così tanti dei partecipanti se ne vadano ancora in giro come se il futuro fosse già scritto a loro favore è altrettanto sbalorditivo.

Non ho intenzione di speculare ulteriormente su ciò che sta realmente accadendo lì, tranne per dire che se sembra che qualcosa sia cambiato radicalmente, è probabilmente in meglio. Schwab se ne andrà dopo aver governato il WEF per 52 anni?

La mia teoria secondo cui i NY Boys e altri grandi banchieri ne hanno finalmente avuto abbastanza di questi psicopatici è corretta e si sono presentati con una nuova serie di regole da stabilire?

È per questo che Bill Gates non c'era?

È per questo che la stampa occidentale servile ora pubblica articoli che non avrebbero mai visto la luce se Schwab stesse ancora vincendo?

Guardate, non sono ingenuo, so che la cricca di Davos è una copertura per un gruppo più grande, più vecchio e più profondo di mediatori di potere. I veri banchieri non hanno pagine su Wikipedia.

Se Larry Fink è un tenente, allora Schwab è solo un colonnello ed è possibile che ora venga sacrificato per proteggere i generali.

Ma perché i generali sentono il bisogno di fare pulizia proprio adesso? Per quanto sia difficile da credere, potrebbero semplicemente aver perso.

A volte le cose non sono più complicate di quanto sembrano.

Hanno avuto la loro occasione e l'hanno mancata.

Non ci sarà nessun panopticon o nessuna cyber-pandemia. Guideremo ancora auto normali, mangeremo carne rossa e vivremo in case con un minimo di privacy. Se riusciremo a evitare la terza guerra mondiale, beh quella è una storia diversa.

Forse la depressione che tutti temiamo è già qui da quindici anni e questo è il suo picco. Nessun fungo atomico, nessun Grande Esercito della Repubblica, solo un gruppo di vecchi perdenti che alla fine escono fuori pista e si schiantano contro il muro invece di allontanarsi vincenti verso il tramonto.

Non credono di aver ancora finito. È quell'abisso tra la loro percezione di potere e la realtà della loro impotenza che determinerà il resto di questo spettacolo dell'orrore. Soros e i suoi pazzi neocon andranno a Monaco e fomenteranno ancor più la guerra.

Ma sapete come si suol dire, no? Occhio a cosa desiderate perché potrebbe avverarsi...

I piani degenerati della cricca di Davos potrebbero finire nel 2023, ma i postumi della loro follia ci accompagneranno per anni.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


1 commento:

  1. Il WEF è un'organizzazione a dir poco sinistra: crede che l'uomo comune sia un idiota (e probabilmente lo è), ma crede altresì che i membri di tale organizzazione siano dei geni (mentre invece non lo sono). Anche loro sono umani, solo più bravi a scuola, o più bravi a mettere i loro nomi sui giornali, o semplicemente abbastanza fortunati da avere gli "agganci" giusti. Senza alcun merito concreto salgono in cima alla scala sociale, come le bottiglie di plastica che galleggiano in una fetida palude.

    Il problema è che quando si guarda più attentamente, la terra che promettono è più una prigione, costruita da "veri credenti" che pensano di sapere cosa è meglio per il resto di noi.
    Ma ammettiamo anche che il WEF possa aver ragione. Forse il pianeta si sta davvero riscaldando, forse potrebbe essere davvero un problema... ciononostante rimangono ancora molte incognite: il pianeta si sta riscaldando a causa di qualcosa che facciamo? Non lo sappiamo per certo. Una terra più calda è una brutta cosa? Non lo sappiamo. Potremmo fermare tal processo? Non sappiamo neanche questo. Staremmo meglio se ci provassimo e quanto costerebbe? Di nuovo, solo punti interrogativi. Ne varrebbe la pena? Chissà?

    Il rischio non è un disastro climatico, ma un disastro causato da linee di politica centralizzate. Non esiste alcun esempio in merito che non sia risultato in una catastrofe: dalle Crociate alle trincee della prima guerra mondiale fino alle giungle del Vietnam sono stati tutti dei disastri. La centralizzazione della conoscenza e del processo decisionale è SEMPRE una ricetta per il disastro.

    Tre cose le sappiamo per certo, però: i combustibili fossili sono 1) più economici dell'energia verde, 2) già disponibili e pronti all'uso e 3) affidabili; fanno quel che devono fare anche quando il sole non splende e il vento non soffia. Sostituire i combustibili fossili con energia "verde", anche gradualmente, ridurrà quasi certamente il tenore di vita della maggior parte delle persone... a vantaggio di pochi. Nel nostro mondo sviluppato, infatti, sediamo su un grosso cuscino di ricchezza reso possibile dalle economie che utilizzano l'energia tradizionale. Se mettiamo insieme correzione dei mercati, guerra e altre calamità, inclinare il mondo intero verso un nuovo sistema energetico, costoso e non testato, è un disastro annunciato... e voluto.

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