lunedì 2 gennaio 2023

Dogmi malthusiani: come confutarli e come non confutarli

 

 

di Alasdair Macleod

Il Cato Institute ha di recente pubblicato un nuovo libro, Superabundance, il quale dimostra che Malthus, ecclesiastico ed economista del XIX secolo, aveva torto riguardo alla sua teoria sulla popolazione. Malthus riteneva che la crescita della popolazione fosse esponenziale, mentre la crescita delle scorte di cibo e di altri beni fosse lineare. Queste condizioni, sosteneva, erano destinate a portare a carestie, guerre e, infine, al declino e alla morte delle popolazioni.

Malthus scrisse il suo saggio sull'argomento nel 1798. Per oltre due secoli di massiccia espansione della popolazione e uso dissoluto delle risorse naturali, le sue profezie non si sono avverate.

Si potrebbe pensare che un nuovo libro sull'argomento sarebbe superfluo, ma gli autori sembrano essere almeno in parte motivati dal dibattito sul cambiamento climatico, sostenendo che si applica la stessa psicologia della paura del futuro.

Tuttavia ci sono aree grigie in questo libro. C'è una contraddizione tra la sezione iniziale sulla psicologia umana e l'approccio basato sui dati per accertare i cambiamenti nell'abbondanza delle merci nel tempo.

Questo articolo solleva e affronta tali problemi e propone un approccio molto più semplice e convincente, rifiutando l'uso dell'aggiustamento alle valute fiat per determinare i prezzi e utilizzando il denaro reale ovvero l'oro.


Introduzione

L'obiettivo di questo articolo è quello d'illustrare i comuni errori analitici commessi da economisti e storici di ogni genere. L'obiettivo telefonato di un simile esercizio sono le figure dell'establishment socialista, ma il problema con le analisi errate si estende anche ai liberi professionisti. Troppo spesso coloro che simpatizzano con una riduzione dell'intervento pubblico si ritrovano anche a lodare analisi statistiche e macroeconomiche, ignari delle insidie e delle contraddizioni. È questo approccio che deve essere messo in discussione e gruppi di riflessione sul libero mercato, come il Cato Institute, dovrebbero essere consapevoli degli errori in questo approccio.

Il nocciolo della questione è che il ragionamento deduttivo è stato scartato a favore di un approccio basato sull'evidenza. Il problema con le prove empiriche è duplice. Il primo riguarda la loro veridicità: quanto spesso vediamo gli analisti avere dubbi sul se le statistiche emanate dalle agenzie governative siano accurate? E il secondo è l'errore di proiettare matematicamente le tendenze statistiche in un ambiente determinato interamente dall'azione umana.

L'approccio basato sull'evidenza empirica è associato agli economisti moderni, sia keynesiani che monetaristi, una tendenza alimentata dall'evoluzione della matematica e delle scienze naturali. Le scienze umane non sono scienze naturali, eppure anche gli economisti favorevoli al libero mercato continuano a commettere l'errore di trattare l'economia come una scienza naturale.

Per stimolare la consapevolezza su questo problema recensirò, Superabundance, un nuovo libro di Gale Pooley/Marion Tupy e pubblicato dal Cato Institute, opera che cerca di dimostrare l'errore del pensiero di Thomas Malthus: le popolazioni sarebbero cresciute oltre le capacità del pianeta di sostenerle. Un editore pubblicherà un libro su questo argomento piuttosto noioso solo se uno degli autori fosse un membro anziano del suo stesso think tank e l'altro un professore universitario che ha insegnato economia e statistica. Entrambi gli autori hanno tali requisiti: Tupy è l'uomo del Cato e Pooley il professore universitario.

A parte le numerose tabelle di dati elencate come appendici – già nessuno legge le appendici, figuriamoci i dati nelle tabelle – è una lettura scorrevole. È scritto e organizzato in un modo che anche il lettore "profano" possa seguirlo e alla fine della lettura egli, o ella, comprende le ragioni filosofiche e psicologiche supportate dai dati.

Ma chi è interessato agli scritti di un ecclesiastico del diciannovesimo secolo, le cui teorie economiche sono diventate poco più che una bizzarria storica? Diventa presto evidente che il libro è stato ispirato dall'ossessione odierna per il cambiamento climatico, spingendo il lettore ad accettare che le relative teorie catastrofiste sono fondamentalmente un equivalente moderno del pessimismo malthusiano. Malgrado ciò non prende di petto tale questione, presumibilmente perché gli autori sanno che non devono cadere nella trappola del "negazionismo" del cambiamento climatico.

Invece affermando che gli esseri umani sono naturalmente spaventati dal futuro e che la psicologia è una parte importante degli atteggiamenti moderni nei confronti di temi come il cambiamento climatico, il libro diventa rilevante per un pubblico più ampio. E a titolo di conferma, Tupy nei video su YouTube sottolinea che il supporto alle teorie sul cambiamento climatico è alimentato dalle stesse argomentazioni apocalittiche promosse da Malthus.

Come le previsioni di quest'ultimo, il dibattito sul clima potrebbe essere risolto in tempo. È anche possibile che non sarà mai risolto se il pianeta si surriscalda per ragioni diverse da quelle dichiarate dagli apologeti del cambiamento climatico.

Se c'è una critica ai temi filosofici e psicologici che mi sento di muovere nei confronti di questo libro, al di là del suo approccio analitico, è l'eccessivo affidamento sulle citazioni di filosofi ed economisti, antichi e moderni, che soppiantano la loro analisi. Non c'è modo per il lettore di valutare se le virgolette sono state selezionate per dare o meno un pregiudizio all'argomentazione. Sono un sostituto del ragionamento?

Sollevo tale questione perché, citando esperti, gli autori affermano che “nonostante molti miglioramenti, ci siamo evoluti per concentrarci solo sugli aspetti negativi”. Non sono convinto che questo sia vero. Indubbiamente per i media generalisti le buone notizie non vendono copie, mentre le cattive notizie sì, ma questo non vuol dire che gli individui si concentrino solo sugli aspetti negativi. Nella mia esperienza di agente di cambio, ho scoperto che gli esseri umani si comportano diversamente. È sempre stato più facile convincere gli investitori ad acquistare azioni che a venderle e, ceteris paribus, ho scoperto che le masse rispondono all'analisi economica che ispira speranza; quando invece il tema è negativo, i lettori diminuiscono. Piuttosto che una propensione al negativo, trovo che le persone agiscano per evitarlo.

Ammetto che la nicchia dei cupi esista, ma che siano attivisti per il clima, o in una comunità woke, sono una minoranza iperattiva. Inoltre ritengo che le argomentazioni di Pooley e Tupy riguardo l'analisi psicologica siano tutt'altro che convincenti. Un libro di gran lunga migliore su questo argomento è Population Bombed! di Pierre Desrochers e Joanna Szurmak (pubblicato da The Global Warming Policy Foundation), il cui sottotitolo è “Confutare il legame tra sovrappopolazione e cambiamento climatico”. Il loro libro esamina in modo forense la psicologia dietro il movimento per il cambiamento climatico, senza ricorrere a tabelle e dati. Questo è ciò che questo libro avrebbe dovuto fare.


L'errore di Fontenelle

Gli autori citano un matematico francese da tempo dimenticato, il quale più di quattrocento anni fa pose fine al ragionamento deduttivo degli antichi filosofi. Scrivono che Bernard le Bovier de Fontenelle disse che il ragionamento deduttivo aveva fatto il suo corso ed era stato sostituito dalla sperimentazione. Sperimentazione significa un approccio alla scienza basato sui dati.

Non sono riuscito a trovare questo riferimento tanto facilmente, ma è fuori contesto soprattutto perché l'economia doveva ancora essere inventata come branca della scienza. Come matematico, a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo, Fontenelle fu contemporaneo di Sir Isaac Newton, il quale oltre alle sue scoperte in fisica pose le basi per il calcolo differenziale e integrale. Era un momento entusiasmante per Fontenelle, con l'apertura di nuovi confini nella sua vocazione e con i presupposti religiosi e filosofici sempre più messi in discussione dalla scienza. La matematica forniva risposte che minavano le convinzioni esistenti, quindi chissà quali sarebbero stati i limiti di questa scienza in via di sviluppo.

Ma fu un errore respingere il ragionamento deduttivo, in contrasto con le scienze naturali. Mentre la sovrabbondanza riguarda un concetto malthusiano, quando inizi a occuparti di relazioni di prezzo entri nel territorio dell'economia propriamente detta e più specificamente nella catallattica. La validità dell'approccio degli autori dipende dal fatto che la catallattica fa parte della scienza umana, o naturale; se sia corretto adottare un approccio matematico a questo ramo della filosofia, o accettarlo, è statisticamente non quantificabile.

Per quanto riguarda i volumi di valuta e credito e il loro potere d'acquisto, questa è una questione fondamentale da affrontare in qualsiasi giudizio sulle relazioni di prezzo nel tempo. Non pretendo che l'informazione quantitativa manchi di valore cognitivo. Le teorie quantitative dei monetaristi in determinate circostanze possono avere valore predittivo, ma risolvono solo una parte del puzzle dei prezzi. Per comprendere i limiti del monetarismo l'analista deve ricorrere a un ragionamento a priori, o deduttivo. Senza ragionamento deduttivo, le relazioni catallattiche che dipendono sempre dalle azioni umane non possono essere adeguatamente spiegate.

Gli esempi del mondo reale per cui questo è importante sono numerosi, ma ne darò uno che ho studiato negli ultimi anni. Nel 2015 mi sono dato il compito di risolvere il paradosso di Gibson. In parole povere, Gibson osservò che i tassi d'interesse e il livello generale dei prezzi erano correlati positivamente. In altre parole, l'aumento dei tassi d'interesse accompagna l'aumento dei prezzi e viceversa, cotnrariamente a come comunemente inteso oggi.

Keynes scrisse persino che la correlazione osservata era “uno dei fatti empirici più accettati nel campo dell'economia quantitativa”. Sfortunatamente Keynes e altri non furono in grado di spiegare il fenomeno e, di conseguenza, le politiche monetarie di oggi lo ignorano.

Se nella ricerca di una spiegazione si fosse perseguito il ragionamento deduttivo e spiegato il fenomeno, oggi le banche centrali non alzerebbero i tassi d'interesse per controllare l'inflazione, ma lascerebbero invece il compito ai mercati.

Pertanto è un errore respingere il ragionamento deduttivo come fanno gli autori: loro più di tutti dovrebbero saperlo meglio. Guardando la sua biografia, uno degli autori, Gale Pooley, è un economista con istinti di libero mercato; Marian Tupy è strettamente associato al Cato Institute, un think tank orientato al libero mercato. Se quindi sono sostenitori del libero mercato, qual è la base del loro pensiero se respingono argomentazioni ragionate a favore di numeri ambigui?

Se in privato capiscono che l'approccio statistico è sbagliato, sembrano ancora spinti a tentare l'irraggiungibile: dare un significato alla loro argomentazione con il metodo statistico. Anche se l'establishment economico persegue il metodo statistico, tale approccio deve essere scoraggiato perché gli argomenti del libero mercato si basano inevce sull'azione umana.


I problemi con i dati

Citando Fontenelle, Superabundance liquida la conoscenza deduttiva "degli antichi" a favore della sperimentazione. Ciò porta a un conflitto nell'approccio degli autori: la prima parte del libro discute la sua tesi da un punto di vista psicologico, essendo la psicologia una scienza umana e non una scienza naturale. Gli autori procedono quindi a discuteresulla base dei dati, che, ovviamente, sono la materia prima della matematica e delle scienze naturali. Sono affascinati dall'approccio sperimentale di Fontenelle, ma non possono avere entrambe le cose.

Gli autori tentano di dimostrare che, lungi dall'esaurire le risorse del mondo, la rapida crescita della popolazione dai tempi di Malthus non è riuscita a farlo, in base a come i prezzi dei beni sono cambiati nel tempo. Se si può dimostrare che i prezzi sono generalmente scesi tra i tempi e , allora ciò indica che l'offerta è aumentata rispetto alla domanda. E poiché la popolazione è aumentata, la domanda stessa deve essere aumentata, quindi l'offerta è aumentata ancor più velocemente.

Tuttavia non si tratta solo di un semplice confronto tra i prezzi nei punti e . Gli autori tentano di aggirare questi problemi confrontando i salari e ciò che acquisteranno tra i punti dati e poi tentano di aggirare il problema delle variazioni del potere d'acquisto delle valute rapportando i salari al PIL per l'anno preso in considerazione. L'Appendice 2 elenca il PIL nominale medio per ora lavorata in 28 Paesi per ogni anno tra il 1960 e il 2018; l'Appendice 3 lo estende a 42 Paesi.

Di seguito sono riportati i dati OCSE per i 42 Paesi dell'Appendice 3 per il 2019, su cui si basano i dati del libro.

Il PIL per ora lavorata è la stessa cosa della statistica sulla produttività dell'OCSE. Vi è una notevole variazione tra i Paesi, ma l'OCSE non tiene conto della disoccupazione dato che i numeri includono solo quelli registrati e retribuiti.

Ci sono enormi variazioni. L'Irlanda, per esempio, è un'economia basata sui servizi — turismo, servizi finanziari, ecc. e il Lussemburgo è simile. L'acquisto di competenze comporta molte meno materie prime rispetto all'acquisto di merci. L'acquisto di beni avviene in modo preponderante nei Paesi più poveri. Sappiamo anche che le economie avanzate nel loro insieme, le quali costituiscono ben oltre l'80% del PIL mondiale, hanno visto uno spostamento della spesa dei consumatori sempre più verso i servizi e lontano dai prodotti basati sulle materie prime. Questa tendenza da sola mette in dubbio la tesi incentrata sulla statistica e presentata contro la teoria malthusiana.

C'è un ulteriore problema con la produttività. Il database dell'OCSE mostra che in Francia, ad esempio, il PIL medio per ora lavorata nel 2019 era di 77,6 a parità di potere d'acquisto, in Germania di 74,2 e in Gran Bretagna di 64,3. Ma quando si tengono conto delle altissime tasse sul lavoro in Francia, le tasse sul lavoro più basse in Germania e le tasse sul lavoro ancora più basse nel Regno Unito, così come la pressione fiscale sulle società in questi tre Paesi, il lavoratore francese deve produrre più PIL per ora lavorata in modo da giustificare il suo contributo. Aggiustati a questi fattori, assumere un lavoratore britannico risulta essere il più redditizio dei tre. E chiunque vada in Francia saprà che l'economia rurale è prevalentemente un'economia non tassata, con agricoltori e altri che invece raccolgono sussidi statali. Viene chiamato "stile di vita francese" e non si riflette nelle statistiche sul lavoro.

Iniziamo quindi a vedere seri difetti nella statistica del PIL per ora lavorata e più esaminate queste statistiche sulla produttività, più vi rendete conto che difficilmente si avvicinano alla verità.

L'Appendice 4 suddivide il reddito orario in retribuzione per colletti blu e non qualificati, risalendo fino al 1850. Queste cifre possono essere poco più che congetture, perché l'ipotesi che le statistiche ufficiali siano state effettivamente raccolte, o possano essere derivate, non è plausibile.

Finora la tesi basata sui guadagni orari sembra piuttosto debole.

Passiamo ora al lato della spesa. La parte sconosciuta del salario al netto delle imposte e non spesa per i servizi, viene spesa per beni fisici. L'Appendice 6 riduce 50 merci e materie prime a 37, sulla base dei dati della Banca Mondiale. I prezzi vengono presi per il 1980 e il 2018 per ciascuna merce, gli aumenti di prezzo vengono quindi confrontati con il PIL orario derivato per le due date. Poiché la variazione nel tempo del valore del prezzo dei salari è maggiore della variazione del prezzo delle materie prime, la tabella ci dice che esiste un tasso di crescita percentuale annuo composto positivo nell'"abbondanza di risorse personali". Queste cifre sono derivate per ogni merce nell'elenco e per fornire una media.

L'errore fondamentale alla base di questi calcoli è che nessun consumatore acquista merci grezze, la parte riguardante le merci è un elemento minore por quanto riguarda i prezzi quando si prendono in considerazione tutti gli stadi della produzione, i margini tra fornitori, i profitti dei grossisti e dei rivenditori al dettaglio. Né possiamo calcolare i cambiamenti nel tempo di questi fattori variabili.

L'Appendice 14 elenca i prodotti alimentari tra il 1912 (Bureau of Labor Statistics) e il 2019 (prezzi nei Walmart) per l'operaio. Ma dato quanto poco i lavoratori spendono oggi per il cibo rispetto alla proporzione dei loro guadagni spesi un secolo fa, e anche i cambiamenti nelle abitudini alimentari, la tabella ha poco valore.

Infine l'Appendice 16 mostra statistiche simili per le casalinghe tra il 1979 e il 2019. Ma una lavastoviglie, ad esempio, nel 2019 ha ben poca relazione con una nel 1979 e comunque queste appendici avevano lo scopo di sostenere la tesi secondo cui Malthus aveva torto, e che l'espansione della popolazione non avrebbe portato all'esaurimento delle risorse della Terra. In quanto prodotti finali che incorporano altri costi, i beni di consumo non vi rientrano.

Mentre Pooley e Tupy potrebbero affermare che i loro esercizi statistici sono solo illustrativi e che dovremmo solo cogliere il messaggio generale che trasmettono, sarebbe un'ammissione che l'approccio statistico che impiegano ha poco valore nella realtà. Inoltre i promotori di un'economia di libero mercato scopriranno che, dipendendo da statistiche e presupposti instabili, le conclusioni del libro sono facilmente compromesse ed esposte alle critiche dei suoi oppositori.

Se la confutazione di Malthus, il cambiamento climatico e persino le convinzioni macroeconomiche che negano i fondamenti dell'economia umana devono essere affrontati seriamente senza ricorrere alla sola conoscenza deduttiva, allora c'è un modo molto più semplice per affrontare il problema senza lasciare buchi di trama nell'argomentazione. Questo sarà il nostro prossimo argomento.


Misurazione dei prezzi delle materie prime in denaro reale

Consentitemi d'introdurre un'esperienza di vita reale nel tentativo di determinare in che modo i prezzi sono cambiati in un lungo periodo di tempo. Thomas Tweedie si ritirò a Calcutta nel 1844 da una illustre carriera come chirurgo generale per la Compagnia delle Indie Orientali, dopodiché tornò in Scozia e acquistò la Rachan Estate vicino a Peebles per £17.500.

La domanda su quanto quella somma sia equivalente a uno oggi è simile alla difficoltà di calcolare i prezzi delle materie prime in un arco di tempo e . Come ho mostrato, cercare di aggiustare il potere d'acquisto di una valuta all'indietro verso è complicato e le statistiche o non sono disponibili o, se lo sono, sono opinabili. Non è il modo di trovare oggi un valore equivalente per quella somma di £17.500.

Fortunatamente abbiamo un modo semplice per risolvere il puzzle. Nel 1844, mentre era presumibilmente pagato con assegno circolare, il costo era di 17.500 sovrane d'oro, le quali hanno tuttora corso legale. Una banconota da una sterlina, o lo stesso credito in un conto di deposito bancario, era completamente scambiabile nel 1844 con una sovrana d'oro presso qualsiasi banca. Oggi le stesse sovrane sono disponibili a £373 ciascuna, pertanto, nella valuta odierna, Rachan sarebbe costato £6.527.500.

Il denaro reale, al contrario della valuta e del credito, è ancora l'oro non solo per la sterlina ma anche per il dollaro e quelle valute europee che sono state assorbite dall'euro. L'oro è denaro fin dall'epoca romana, formalizzata nel Corpus Juris Civilis di Giustiniano nel IV secolo, il quale consolidava le scoperte dei giurati romani dei secoli precedenti. Che monete e lingotti non circolino, e che monete e credito non possano essere scambiati oggi con le autorità monetarie, non cambia questo fatto. Né l'antipatia delle autorità per l'oro, né i tentativi dello stato di negare la proprietà personale dell'oro e delle monete d'oro cambiano lo status del metallo giallo come forma di denaro reale.

Da quando l'accordo di Bretton Woods è stato sospeso, la valuta è stata disancorata dall'oro perdendo il suo potere d'acquisto rispetto a quest'ultimo. Il grafico qui sotto mostra quanto sia stata drammatica questa perdita sin dal 1970, l'anno prima che Nixon sospendesse l'accordo di Bretton Woods.

Il calo del potere d'acquisto delle valute, in particolare quando si sono completamente distaccate dall'oro, è di gran lunga l'elemento più importante che influisce nel tempo su qualsiasi calcolo dei prezzi. Sappiamo che il denaro reale è solo l'oro, quindi possiamo dire che la sterlina (nell'illustrazione di Rachan) ha perso il 99,2% del suo potere d'acquisto sin dal 1970. Le altre valute sono afflitte dalla stessa "malattia" in modo simile.

La longevità della moneta sovrana britannica, che è stato il gold standard inglese sin dal 1817, rende il calcolo più facile nel caso della sterlina che per altre valute. Per confutare le tesi malthusiane, quindi, la valutazione dei cambiamenti nella disponibilità generale delle merci, facendo riferimento ai prezzi, non ha bisogno di essere estesa lungo molti decenni.

Tornando al tema di Superabundance, lo scopo del libro è illustrare che il dogma malthusiano è sbagliato. Nel perseguimento di questa ricerca, i due grafici seguenti mostrano gruppi di risorse non cicliche quotate in dollari e in oro negli ultimi tre decenni.

Il grafico nella parte superiore mostra un'ampia gamma di materie prime quotate in dollari. I loro prezzi sono stati volatili nel tempo, con la categoria del carburante in aumento del 666% dal 1992 e la media in dollari di tutti i gruppi in aumento del 320%. Ciò è coerente con la perdita del potere d'acquisto del dollaro.

Il grafico nella parte inferiore quota gli stessi gruppi in oro. Si noti che la scala di destra varia meno della metà di quella del grafico nella parte superiore. Sebbene ci sia stata una certa volatilità nelle singole categorie, è notevolmente inferiore rispetto alla quotazioni in dollari e la media di tutte è scesa del 18% in tre decenni. È il grafico inferiore che fornisce la prova che i prezzi in denaro reale e i prezzi delle materie prime nel loro insieme sono rimasti sostanzialmente costanti nel tempo, o sono scesi; pertanto Malthus aveva torto.

Ma per esserne sicuri, dobbiamo prendere in considerazione l'espansione delle riserve auree in superficie: si sono espanse meno rispetto al passato facendo aumentare il valore dell'oro rispetto alle materie prime? Si tratta di un effetto marginale, con le riserve auree in espansione a un ritmo medio annuo dell'1,9% sin dal 1990 rispetto a un ritmo medio annuo del 2,1% dai tempi di Malthus. Inoltre si stima che la popolazione mondiale sia aumentata in media di circa l'1,6% annuo sin dal 1990, in modo simile all'aumento delle riserve auree estratte. Pertanto possiamo dire che l'offerta di oro aggiuntiva è straordinariamente stabile.

Questo non vuol dire che l'oro stesso sia esente dalla volatilità dei prezzi. Come abbiamo visto con i prezzi dell'energia e di altre materie prime, le valute stesse conferiscono loro volatilità e sicuramente faranno lo stesso con l'oro, ma il punto è che se rimuovete le valute fiat dal prezzo delle merci e delle materie prime e le sostituite con l'oro, emerge un quadro più fedele alla realtà per quanto riguarda i valori delle merci.

E nel contesto del libro di Pooley e Tupy, solo ora la risposta alla domanda malthusiana è correttamente data.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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