venerdì 10 febbraio 2023

L'evoluzione del credito e del debito nel 2023

 

 

di Alasdair Macleod

Le prove suggeriscono che una crisi economica e monetaria per gli Stati Uniti e la sua pletora di alleati occidentali continuerà anche nel 2023.

Questo articolo si concentra sul credito, sui suoi vincoli e sul motivo per cui il quantitative easing ha già avuto un effetto crowding out sull'attività del settore privato. M2 indica la misura in cui ciò ha spinto la base imponibile statunitense in una profonda recessione e gli effetti più ampi sul credito non dovrebbero essere ignorati.

Dopo una breve ripresa dalla crisi sanitaria, è probabile che le finanze statunitensi ricomincino a deteriorarsi a causa di una recessione sempre più profonda dell'attività del settore privato. Il finanziamento dei deficit pubblici dipende dai flussi d'investimenti stranieri in entrata, i quali invece stanno vacillando. L'aumento dei tassi d'interesse e un mercato ribassista in corso rendono difficile prevedere finanziamenti da questa fonte.

Nel frattempo, dalle sue dichiarazioni pubbliche, il presidente Putin è pienamente consapevole di queste difficoltà e una conseguenza del crescente sostegno e coinvolgimento dell'alleanza occidentale in Ucraina rende quasi certo che Putin coglierà l'occasione per spingere il dollaro oltre il limite.


Il credito è di gran lunga superiore ai depositi bancari

L'economia riguarda il credito e il suo gemello di bilancio, il debito. Il debito o è produttivo, nel qual caso può estinguere il credito a tempo debito, oppure non lo è, e il credito deve essere prorogato o cancellato. I soldi non c'entrano quasi mai. Il denaro si distingue dal credito perché non ha alcun rischio di controparte, cosa che invece ha sempre il credito. Il ruolo del denaro è quello di stabilizzare il potere d'acquisto del credito e l'unica forma giuridica di denaro è di natura metallica: oro, argento o rame solitamente trasformati in moneta per una maggiore fungibilità.

Il credito si crea tra parti consenzienti: facilita il commercio, è creato per far circolare le merci esistenti e per trasformarle in beni di consumo. La catena di produzione richiede credito: dal minatore, al coltivatore o importatore, al produttore, al grossista, al rivenditore e al cliente o consumatore. Il credito nella filiera si estingue solo quando il cliente o il consumatore paga il prodotto finale. Fino ad allora, l'intera catena di produzione deve disporre di denaro o provvedere al credito per pagare i propri input.

I fornitori di questo credito includono la più ampia gamma di attori economici in un'economia, così come le banche. Quando parliamo della cosiddetta offerta di denaro come misura del credito in un'economia, stiamo guardando la punta di un iceberg, cosa che ci porta a pensare che il debito sotto forma di banconote e conti di deposito dovuti a privati e imprese sia la misura di esso. I cambiamenti nella propensione al rischio del settore bancario determinano un cambiamento più ampio nelle condizioni del credito non registrato. Dobbiamo accettare che i cambiamenti nel livello del debito ufficiale sono semplicemente sintomatici di maggiori cambiamenti negli obblighi di pagamento nell'economia.

Il ruolo del credito non è adeguatamente compreso dagli economisti. La Teoria Generale di Keynes ha un solo riferimento indicizzato al credito in tutto il libro, il vademecum per tutti i macroeconomisti. Anche il titolo include il termine "denaro", quando in realtà si tratta solo di credito. Von Mises espone il credito in misura considerevole nel suo L'Azione umana, ma questa è un'eccezione. E anche i suoi seguaci oggi spesso non hanno chiara la distinzione tra denaro e credito.

Economisti e commentatori hanno cominciato a capire che il credito non è limitato alle banche, ammettendo l'esistenza dello shadow banking, una definizione vaga per quelle istituzioni finanziarie che non hanno una licenza bancaria ma fanno circolare credito. La Banca dei Regolamenti Internazionali, la quale monitora il sistema bancario ombra, sembra sospettare che le banche ombra creino credito senza l'obbligo di una licenza bancaria. C'è una certa confusione qui: il punto di partenza della BRI è che il credito è appannaggio di una banca autorizzata; l'errore è non comprendere il ruolo più ampio del credito non bancario nell'attività economica.

Ma queste istituzioni, dalle compagnie di assicurazione e fondi pensione alle varie forme d'intermediari e agenti finanziari, creano inconsapevolmente credito lasciando trascorrere del tempo tra un impegno che dà luogo a un'obbligazione e il suo adempimento. Anche il saldo il giorno successivo è un obbligo di debito per un acquirente, o un credito esteso da un venditore. Il contrassegno è un obbligo di credito per entrambe le parti in una transazione. Futures, forward e opzioni sono obbligazioni di credito a favore di un acquirente, le quali possono essere negoziate. E quando un broker insiste affinché un cliente abbia un credito sul suo conto prima d'investire, o per consegnare titoli prima di vendere, si creano crediti e obblighi.

Pertanto il credito ha lo stesso effetto del denaro (che è usato molto raramente) in ogni transazione, finanziaria o non finanziaria. Tutti i debiti nei conti delle imprese fanno parte del mezzo circolante in un'economia, comprese le cambiali e altre obbligazioni negoziabili. E a ogni trasferimento si crea un nuovo credito, debito o diritto di azione, mentre altri si estinguono.

Un sistema bancario fornisce una base per un'ulteriore espansione del credito perché tutte le transazioni di credito sono alla fine regolate in banconote, che sono un'obbligazione di chi le emette (la banca centrale), o attraverso la novazione di un deposito bancario, essendo un'obbligazione di una banca commerciale. Le banche sono semplicemente commercianti di credito e in quanto tali facilitano non solo i propri rapporti, ma tutta la creazione e l'estinzione del credito.

Ecco la ragione per sottolineare la reale entità del credito: è un errore pensare che l'espansione monetaria, o la sua contrazione, misurata dall'offerta di denaro, sia la reale entità di un cambiamento nel credito totale. Le banche centrali, in particolare, agiscono come se credessero che influenzando l'altezza della punta visibile dell'iceberg del credito, possano ignorare le conseguenze per il resto.

Vale anche la pena sottolineare questo punto in modo da poter valutare come se la caveranno le economie dell'alleanza occidentale nel prossimo anno: la NATO, a guida americana, e le altre nazioni che aderiscono alla sua sfera d'influenza. Con il credito bancario che non si espande più e, in alcuni casi, si contrae, e con l'inflazione dei prezzi che continua a livelli distruttivi e una recessione all'orizzonte, è fondamentale comprendere il credito e il suo ruolo in un'economia.

Questa comprensione ci permette anche di valutare le prospettive per l'economia cinese, la quale sembra essere impostata su un corso diverso. Alla luce degli sviluppi geopolitici favorevoli, mentre l'alleanza occidentale sta entrando in recessione, le prospettive per l'economia cinese stanno rapidamente migliorando.


Tassi d'interesse nel 2023

Che la tendenza a lungo termine del calo dei tassi d'interesse per le principali valute fiat negli ultimi quattro decenni si sia conclusa nel 2021, è ormai fuori discussione. Il fatto che questa tendenza abbia favorito un continuo apprezzamento dei valori degli asset è fondamentale per comprenderne le conseguenze. E che l'espansione del credito bancario a sostegno di una crescente pletora di credito finanziario si sia arrestata, comincia solo adesso ad essere compreso. Se guardiamo al tasso di variazione trimestrale di M2, questo è ora evidente.

Da quando l'accordo di Bretton Woods è stato abbandonato nel 1971, non c'è stata una contrazione così seria del credito bancario in dollari come oggi. Dopo un picco correlato alla crisi sanitaria quando il deficit di bilancio del governo degli Stati Uniti è aumentato vertiginosamente, la caduta è contemporanea al crollo delle entrate statali e all'impennata dei costi del welfare.

Nell'anno fiscale 2020 (fino a fine settembre), il deficit del governo federale era di $3.312 miliardi, rispetto a entrate di $3.420 miliardi. Significava che la spesa era quasi il doppio delle entrate fiscali. Parte di quella spesa in eccesso è stata trasferita direttamente sui conti bancari dei cittadini, il resto veniva speso dal governo. Inoltre dal marzo 2020 la FED ha avviato il QE ad un ritmo di $120 miliardi al mese, aggiungendo un totale di $2.600 miliardi in depositi bancari entro la fine dell'anno fiscale 2021.

Deflazionare M2 con il QE per avere un'idea dei cambiamenti nel livello aggregato dei depositi bancari del settore privato, ci dice che il credito relativo al settore privato si stava già contraendo in modo sostanziale nell'anno fiscale 2020-2021. Questo risultato è coerente con un'economia che ha subito una sospensione di gran parte della sua attività. Ciò è illustrato nel nostro prossimo grafico.

In questo grafico il QE viene sottratto a M2 per derivare la linea rossa. In pratica, non si può fare una distinzione così netta, perché il credito QE finisce direttamente nel settore finanziario, ampiamente escluso dal calcolo del PIL. Tuttavia il QE gonfia non solo le riserve delle banche commerciali presso la FED, ma anche le loro passività nei confronti delle compagnie assicurative, dei fondi pensione e di altri membri del gruppo bancario ombra. Una parte minore del QE riguarda le stesse banche commerciali, che per scopi pratici possono essere ignorate.

Attraverso il QE, l'origine del credito da parte dello stato esclude l'origine del credito dal settore privato. Un critico keynesiano potrebbe respingere questoa tesi sulla base del fatto che il QE stimoli l'economia in generale. Ciò può essere vero quando viene applicato per la prima volta uno stimolo monetario, poiché occorre tempo prima che i prezzi si adeguino alla quantità extra di credito. Inoltre il QE stimola i valori dei mercati finanziari e non l'economia inclusa nel PIL, influenzandola solo successivamente in modo indiretto.

Ma quando il QE alla fine si diffonde nell'economia in generale, porta a prezzi più alti per i beni di consumo, effetto confermato dal drammatico riemergere dell'inflazione dei prezzi al consumo. Inoltre le banche regolamentate sono limitate nella loro capacità di creare credito dai vincoli di bilancio e chi è penalizzato sono i mutuatari nel settore privato.

L'impatto negativo sull'economia delle banche che diventano avverse al rischio è ancora poco compreso. Viene ignorato poiché si parte dal presupposto che l'origine statale del credito attraverso i disavanzi di bilancio stimoli l'attività economica. Il QE, invece, ha già spinto il settore privato dell'economia statunitense in recessione, la quale deve ancora riflettersi nelle statistiche ufficiali. Inoltre il fatto che l'onere creditizio aggiuntivo sul sistema bancario commerciale abbia superato la sua capacità di bilancio collettivo è confermato dal reverse repo facility della FED, il quale offre servizi di deposito aggiuntivi rispetto al sistema bancario commerciale. Attualmente pari a $2.200 miliardi, rappresenta la maggior parte del credito creato dal QE avviato dal marzo 2020.

Aggiustato al QE, il calo del livello dei depositi del settore privato è coerente con un crollo economico, nascosto solo statisticamente dall'espansione della spesa pubblica e dalla perdita del potere d'acquisto del dollaro. Le distorsioni economiche derivanti dal QE non sono limitate all'America, ma si ripercuotono anche sulle altre economie avanzate. L'unica compensazione del problema è un aumento dei risparmi del settore privato a scapito dei consumi immediati e della misura in cui assorbono l'aumento del debito pubblico. In questo modo le conseguenze dell'inflazione dei prezzi vengono ridotte, ma in America, in gran parte dell'UE e nel Regno Unito i risparmi non sono aumentati in proporzione al PIL, quindi c'è stato poco o nessun risparmio a compensazione dell'aumento dei deficit di bilancio.


Una crisi dei finanziamenti pubblici

Tornando agli Stati Uniti come esempio principale, possiamo vedere che le statistiche monetarie nazionali nascondono un crollo dell'attività economica nell'“economia reale”. Questa economia reale rappresenta la base delle entrate dello stato. Di per sé questo porterà a un indebitamento pubblico più elevato di quanto previsto, poiché le entrate fiscali diminuiscono e gli oneri del welfare aumentano. E la spesa per interessi, già stimata dal Congressional Budget Office a $442 miliardi nell'anno fiscale in corso e $525 miliardi nell'anno fiscale 2024, è destinata a essere significativamente più alta a causa di prestiti extra non preventivati.

La burocrazia presume ancora che una recessione sarà lieve e breve, di conseguenza i calcoli del CBO non sono realistici in quella che è chiaramente una crisi economica in atto, date le prove del credito bancario. Anche senza prendere in considerazione ulteriori fattori negativi, come i fallimenti bancari che accompagnano sempre una profonda recessione, le stime dei costi d'indebitamento saranno quasi certamente molto più elevati di quanto attualmente previsto.

Oltre alla spesa interna, l'alleanza occidentale sembra intensificare la sua guerra contro la Russia. La spesa per la difesa degli Stati Uniti è già di quasi $800 miliardi e ci si può aspettare che aumenti in modo significativo con l'aggravarsi del conflitto. La stima del CBO per il 2024 è un aumento a $814 miliardi, ma di fronte a una valutazione più realistica di un'escalation del conflitto da quando la previsione del CBO è stata fatta lo scorso maggio, il risultato potrebbe facilmente superare i $1.000 miliardi.

Al volume delle emissioni di debito vanno aggiunte anche le variazioni del costo degli interessi. Gli investitori obbligazionari attualmente tollerano rendimenti negativi nell'apparente convinzione che il calo della domanda dei consumatori in una recessione ridurrà la tendenza dei prezzi al consumo a salire. Questa è certamente la linea ufficiale di tutte le banche centrali occidentali, ma come abbiamo visto la tesi della cosiddetta "inflazione transitoria" ha visto la sua scala temporale spostata ulteriormente nel futuro.

Questa linea di pensiero, che si basa sull'interpretazione delle curve della domanda e dell'offerta, ignora il semplice fatto che un calo generale dei consumi è irrevocabilmente legato a un calo generale della produzione. Ignora anche la variabile più importante: il potere d'acquisto di una valuta fiat e il suo calo che si riflette principalmente nell'indice dei prezzi al consumo a seguito di una svalutazione. In assenza di un'ancora di salvezza che leghi i valori del credito al denaro giuridico, c'è la spinosa questione della fiducia in essa da parte di chi la utilizza. In caso di deterioramento, non solo dovremo ancora vedere le conseguenze del precedente QE sul potere d'acquisto del dollaro, ma è probabile che il costo del debito pubblico rimanga più alto e più a lungo di quanto presumano le previsioni ufficiali.


Ulteriori difficoltà per i finanziamenti pubblici

Ora possiamo identificare le fonti dell'attuale inflazione del credito, che come minimo continueranno a indebolire il potere d'acquisto del dollaro e a garantire la tendenza al rialzo dei tassi d'interesse. Questa conclusione è nettamente diversa dalle aspettative che l'attuale catalogo di problemi che devono affrontare le autorità statunitensi corrisponda a una serie di fattori una tantum.

Possiamo vedere che, in comune con l'Eurozona, il Giappone e il Regno Unito, il sistema finanziario statunitense sarà tenuto a fornire livelli crescenti di credito per finanziare il debito pubblico. Inoltre, dopo una breve tregua dai livelli eccezionali di deficit causati dalla crisi sanitaria, è molto probabile che i deficit pubblici saliranno di nuovo, in particolare negli Stati Uniti, nel Regno Unito e nei PIIGS nell'Eurozona. Non solo queste nazioni hanno un problema con i deficit di bilancio, ma anche con i deficit commerciali. Questa è una cattiva notizia in particolare per il dollaro e la sterlina, perché entrambe le valute dipendono dai flussi di capitale in entrata per bilanciare i libri contabili dei loro governi.

Sta diventando evidente che per quanto riguarda le politiche creditizie, le autorità in America (e nel Regno Unito) si trovano ad affrontare crescenti difficoltà per i finanziamenti pubblici. Possiamo riassumerli brevemente come segue:

• Anche se devono ancora ammetterlo, nonostante tutto il QE fino ad oggi, le prove di una recessione stanno aumentando. È servito solo a nascondere una condizione economica in deterioramento. La FED sta dando la priorità alla lotta all'inflazione dei prezzi al consumo per ora, sostenendo che questo è il problema immediato.

• Insieme al Tesoro degli Stati Uniti, la FED sostiene ancora che l'inflazione è transitoria. Questa affermazione deve continuare ad avere credibilità se vogliamo che i rendimenti reali negativi sui mercati obbligazionari perdurino, una situazione che non può durare a lungo.

• Lo stimolo monetario è limitato dalla mancanza di spazio nei bilanci delle banche commerciali. Ulteriori stimoli attraverso il QE andranno contro questa mancanza di margine di manovra.

• Con le prime prove di un calo dell'appetito estero per i titoli del Tesoro USA, potrebbe diventare sempre più difficile trovare fonti per il finanziamento pubblico, come avvenne nel Regno Unito negli anni '70.

Questo autore ha vividi ricordi di una situazione simile affrontata dalle autorità monetarie nel Regno Unito tra il 1972 e il 1975. A quei tempi, la Banca d'Inghilterra veniva istruita dal Tesoro inglese per quanto riguardava la politica monetaria e spesso i suoi consigli relativi al mercato venivano ignorati dato che non conoscevano i mercati finanziari. Durante il boom Barbour del 1971-1972, la Banca d'Inghilterra soppresse i tassi d'interesse e incoraggiò l'inflazione del credito. Successivamente l'inflazione dei prezzi iniziò a salire e seguirono tardivamente i tassi d'interesse.

Questa si trasformò rapidamente una crisi dei finanziamenti per il governo inglese. Cercò di emettere obbligazioni a un prezzo inferiore a quello che il mercato era disposto a pagare, di conseguenza il tasso di cambio della sterlina finì sotto pressione e, con il perdurare della tendenza all'aumento dei prezzi al consumo, i tassi d'interesse salirono affinché i Gilt venissero sottoscritti. Dopo aver riflesso una situazione in deterioramento, i rendimenti obbligazionari scesero quando la crisi venne momentaneamente risolta. Essa invece ritornò nell'autunno 1973, quando il tasso minimo di prestito della Banca d'Inghilterra fu aumentato gradualmente dal 9% il 26 luglio al 13% il 13 novembre. Ne seguì improvvisamente una crisi bancaria tra i prestatori esposti a proprietà commerciali e diverse banche fallirono. Questo episodio divenne noto come la crisi bancaria secondaria.

Con l'aumento dei rendimenti obbligazionari, i mercati azionari crollarono, con l'indice azionario FT30 che scese da 530 a maggio 1972 a 140 nel gennaio 1975. Il settore degli immobili venne praticamente spazzato via. In un'atmosfera di crisi, le inetti linee di politica del Tesoro inglese continuarono a contribuire a un crescente timore di un'inflazione galoppante. Le emissioni di Gilt a lunga scadenza portavano cedole del 15¼% e 15½%. E infine, nel novembre 1976, l'FMI salvò la Gran Bretagna con un prestito da $3,9 miliardi.

Oggi queste lezioni per la FED e i detentori di asset finanziari denominati in dollari dovrebbero essere istruttive. I futuri aumenti dei tassi d'interesse sono stati sempre sottovalutati e, quando l'errore è diventato evidente, i rendimenti obbligazionari sono saliti e le azioni sono calate. Sebbene la FED sia teoricamente indipendente dal Tesoro degli Stati Uniti, l'approccio ai mercati del Federal Open Market Committee è quello di controllo, che non era tanto condiviso dalla Banca d'Inghilterra negli anni '70, ma rifletteva la visione keynesiana anti-mercato del controllore britannico.

In comune con tutte le altre banche centrali occidentali oggi, la linea di politica ufficiale della FED è quella di negare che l'inflazione dei prezzi sia correlata alla quantità di credito. È raro che il denaro o il credito siano menzionati nelle dichiarazioni del FOMC. Al contrario, l'impostazione dei tassi d'interesse è il tema dominante. E non viene riconosciuto che i tassi d'interesse sono principalmente una compensazione per i depositanti per la perdita del potere d'acquisto – un errore pericoloso quando le finanze nazionali dipendono dagli stranieri che acquistano i vostri bond del Tesoro.


Proprietà estera di dollari e asset denominati in dollari

Negli anni '70 i problemi della sterlina furono aggravati da una combinazione di deficit commerciali e dipendenza della Gran Bretagna dagli investimenti esteri. Insomma, la nazione era, ed è tuttora, carente di risparmi. Di conseguenza al primo segnale di aumento dei tassi d'interesse, i detentori esteri capirono che il governo del Regno Unito avrebbe tardato ad accettare la realtà e si trasformarono in venditori mandando in crisi la sterlina.

Oggi il dollaro è stato protetto da questo destino grazie al suo status di valuta di riserva mondiale. Per il resto, condivide le stesse caratteristiche della sterlina negli anni '70: doppio deficit, dipendenza dagli investimenti esteri e rendimenti crescenti sui titoli di stato.

Secondo le statistiche TIC del Tesoro degli Stati Uniti, nei 12 mesi fino a settembre scorso, i detentori esteri hanno acquistato titoli a lungo termine per $846 miliardi. Scomponendo queste cifre, gli stranieri nel settore privato sono risultati acquirenti netti, mentre i governi esteri venditori netti. Ciò riflette la differenza tra il disavanzo commerciale e la bilancia dei pagamenti: in altre parole, gli importatori investono la maggior parte dei loro pagamenti in dollari.

La tabella 1 mostra la posizione più recente. Nell'ultimo anno il valore totale degli investimenti esteri a lungo e a breve termine in dollari (inclusi i depositi bancari) è diminuito di $3.531 miliardi, a $30.270 miliardi. $2.532 miliardi di questo calo sono stati nelle valutazioni azionarie e, con il recente rally dei mercati azionari e obbligazionari, ci sarà una certa ripresa in questi numeri. Ma sono un'indicazione dei rischi di mercato e monetari assunti dai detentori esteri di questi asset se i rendimenti delle obbligazioni statunitensi dovessero ricominciare a salire. E qui dobbiamo anche prendere in considerazione le relative attrazioni monetarie.


Il declino del petrodollaro e l'ascesa del petroyuan

È in questo contesto che dobbiamo vedere la mossa dell'Arabia Saudita per sostituire i petrodollari con petroyuan. Attraverso le sue linee di politica sul cambiamento climatico, l'alleanza occidentale contro gli egemoni asiatici ha effettivamente detto ai suoi fornitori di petrolio e gas naturale nel Consiglio di cooperazione del Golfo che i loro idrocarburi non saranno più i benvenuti tra un decennio. Non sorprende quindi che il Medio Oriente veda il suo futuro con la Cina, insieme ai suoi associati nell'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, nell'Unione economica eurasiatica e nei BRICS. L'Arabia Saudita ha espresso il desiderio di entrare a far parte dei BRICS. Insieme a Egitto, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Kuwait e Bahrein, anche l'Arabia Saudita è nella lista per diventare partner della SCO.

A legare insieme i membri della SCO sono i piani della Cina per accelerare una rivoluzione industriale e delle comunicazioni in tutta l'Asia, e con un tasso di risparmio del 45% ha il capitale disponibile per investire nei progetti necessari senza indebolire la sua valuta. Mentre l'America ristagna, l'economia cinese andrà avanti.

Ci sono ulteriori vantaggi nei piani della Cina per quanto riguarda la sicurezza e la disponibilità di energia a basso costo. Mentre gli asiatici sostengono a parole l'insistenza dell'alleanza occidentale sul fatto che i combustibili fossili debbano essere ridotti e poi eliminati, i membri della SCO stanno ancora costruendo centrali elettriche a carbone e aumentando la loro domanda di tutte le forme di combustibile fossile. I membri, gli associati e i partner della SCO, che rappresentano oltre il 40% della popolazione mondiale, includono ora tutti i principali esportatori di petrolio e gas in Asia.

Le conseguenze economiche daranno sicuramente vantaggi significativi alla Cina e ai suoi piani di industrializzazione. Mentre ci vorrà del tempo prima che i sauditi dichiarino completamente morto il petrodollaro, il segnale che è pronta ad accettare il petroyuan è importante e avrà conseguenze più immediate. Possiamo star certi che oltre agli imperativi geopolitici, i sauditi avranno analizzato le prospettive relative tra le due petrovalute e hanno concluso che il rischio di perdita del potere d'acquisto dello yuan non è superiore a quello del dollaro. E se i sauditi stanno arrivando a questa conclusione, possiamo presumere che lo faranno anche altri governi asiatici che detengono dollari nelle loro riserve.


È probabile che la Russia rimescoli il mazzo di carte monetario

Con l'alleanza occidentale che aumenta il suo sostegno e il suo coinvolgimento nella guerra per procura in Ucraina, la pressione militare sulla Russia sta aumentando. Se il presidente Putin ha imparato qualcosa finora, è che i tentativi militari di rendere sicura l'Ucraina orientale comportano un alto rischio di fallimento. Inoltre, con l'alleanza che invia armi sempre più letali, le sue prospettive di successo militare stanno diminuendo.

Ad aggravare i suoi problemi militari c'è il recente calo dei prezzi del petrolio e del gas, in particolare di quest'ultimo, cosa che ha allentato la stretta energetica sull'UE. Non c'è dubbio che quanto maggiori diventano questi fattori negativi, tanto maggiore sarà la pressione su Putin affinché ricorra a una soluzione finanziaria.

La strategia di Putin è semplice ed è già stata telegrafata nel suo discorso al Forum economico di San Pietroburgo lo scorso giugno. Capisce la debolezza della posizione del dollaro e per estensione quella delle altre valute dell'alleanza. Probabilmente un'ondata di freddo sull'Europa centrale e orientale contribuirà a far salire i prezzi del petrolio e del gas, aumentando le prospettive d'inflazione dei prezzi, portando così una rinnovata pressione sull'aumento dei tassi d'interesse nelle valute dell'alleanza. Ciò porterà a nuove perdite sulle obbligazioni statunitensi e dell'UE, a ulteriori cali delle azioni e quindi alla liquidazione del dollaro da parte degli stranieri. L'esito finale del Dilemma di Triffin, una crisi finale per la valuta di riserva mondiale, è certamente dietro le quinte.

Con la probabile escalation della situazione in Ucraina, Putin non può permettersi di ritardare. Su un altro fronte, ha autorizzato il National Wealth Fund della Russia a investire fino al 60% in yuan cinesi e al 40% in oro fisico. È coerente con ciò che i sauditi stanno facendo per quanto riguarda il cambio di dollari in yuan, e probabilmente anche qualche lingotto d'oro attraverso lo Shanghai International Gold Exchange. Se questa domanda di oro si estende oltre la Russia e l'Arabia Saudita, allora il meccanismo per la distruzione del dollaro potrebbe accelerare nell'asse russo-cinese.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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